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ATS, via da Mantova, si può

È giunta l'ora del dialogo provinciale per cogliere l'assist di Letizia Moratti

  15/01/2021

Di Antonio Grassi

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L'emergenza covid-19 ha evidenziato il fallimento dell'attuale sistema sanitario lombardo, centrato sull'ospedale e sul privato. 

È necessario cambiare rotta. 

Medici, infermieri, politici, amministratori pubblici, cittadini di qualsiasi estrazione sociale, frequentatori di bar, giocatori di biliardo, tresette e scala quaranta, sono concordi nel sostenere che la terapia più efficace per curare il sistema malato sia il potenziamento della medicina sul territorio. 

L'Ats Valpana esercita il suo mandato nelle province di Cremona e Mantova e il quartier generale è insediato in riva al Mincio. 

La carta geografica e l'ipotesi di un servizio sanitario più vicino alle realtà territoriale, sconsigliano il mantenimento dell'attuale conformazione dell'Ats.  

La legge regionale 23/2015 ha terminato la sua vita l'anno scorso. Le manovre per modificarla sono già iniziate. 

Nella prima decade di quest'anno la Regione ha nominato Letizia Moratti vicepresidente e assessore al welfare. Appena insediata ha promesso

«La priorità sarà quella di rivedere l'organizzazione in modo che vi sia una maggiore attenzione al territorio» (Cremaoggi, 9 gennaio 2021).  

Per non essere generica, la neo assessora ha precisato

«Il mio primo passo sarà aprire tavolo di confronto con tutti i direttori delle Asst, Ats, degli Irccs accreditati e con i sindacati dei medici e delle professioni sanitarie, ma anche con i presidi delle facoltà di medicina, con il mondo del volontariato e con i sindaci del territorio» (Cremaoggi, 9 gennaio). 

Il momento è favorevole per la revisione dei confini dell'Ats Valpadana e conferire alla provincia di Cremona l'autonomia da Mantova. 

Pochi politici e amministratori pubblici se ne sono accorti. O molti se ne sono accorti, ma non lo hanno sottolineato. Tra questi due estremi, ci sono un'infinità di altre possibilità.  

Ad oggi 24 consigli comunali - 23 cremaschi e 1 cremonese - hanno approvato una mozione che chiede alla Regione di spostare la sede dell'Ats a Cremona o di crearne una autonoma. Nella truppa figura il comune di Dovera, il cui capo in testa è anche presidente dell'amministrazione provinciale. 

Poi i sindaci del distretto Asst di Crema hanno approvato all'unanimità un documento più dettagliato. Nel testo si condivide la posizione dei 24 consigli comunali e si illustrano gli interventi da realizzare negli ospedali di Crema e Rivolta d'Adda. Si sollecita la realizzazione di due presidi socio sanitari territoriali (PreSST) nel Cremasco 

Dal resto del territorio provinciale solo sussurri. I partiti quasi muti. Amministratori pubblici afoni. Non disturbate il manovratore può essere la tattica vincente. Ma sia permesso dubitare. 

Allora la domanda è la seguente. Si vuole una Ats autonoma o no? 

Se no, lo si dica forte e chiaro. Non si perde tempo e ci si mette il cuore in pace. I cremaschi accentueranno la loro propensione a guardare verso Milano. Non è una minaccia, ma il consolidamento di un trend già in atto. 

Se sì, allora è irrinunciabile che l'intera provincia sia unita e decisa. Non significa alzare le barricate contro Mantova, ma organizzarsi per un obiettivo comune e perseguirlo con determinazione e con gli strumenti della politica. Per chi teme che qualcuno rispolveri il vecchio slogan: le barricate chiudono la strada ma aprono la via, può stare tranquillo. Nel nostro territorio questa idea non ha mai avuto grande fortuna anche quando nel sessantotto e dintorni furoreggiava, veniva gridata o scritta sui muri. 

Non dimentichiamo che uniti si vince. In questi mesi il concetto è stato ripetuto incessantemente da diventare un mantra. Vale per la squadra di calcetto, per la caccia al tesoro, per i sindacati, per l'emergenza covid-19. Per i sindaci di un territorio. Per i politici. Per cambiare l'assetto dell'Ats Valpadana. 

Tutti per uno, uno per tutti, grande risultato. Todos caballeros, evvai.  

Si dice che i sogni muoiano all'alba e allora succede che il cavallo s'impianti e non si sposti, che alcuni crociati soffrano di reumatismi e scendano dal destriero, che altri si ricordino di avere un impegno urgente. La falange macedone si ritrova armata Brancaleone, ma senza Vittorio Gassman protagonista e Mario Monicelli alla regia è una boiata. 

Molte volte questo è accaduto nella nostra provincia e le conseguenze non si sono rivelate esaltanti.  

Se si crede nel progetto di una nuova sanità per il nostro territorio è autolesionismo parlare di cremonese, cremasco e casalasco. C'è la provincia di Cremona. Punto, a capo. 

Non è il momento dei sofismi e dei cavilli. Del tengo famiglia, che taglia la testa al toro e non ammette repliche. Del mi sta sui coglioni riferito all'alleato, peso insopportabile che tronca ogni possibilità di dialogo. Delle nobili pippe degli intellettuali e dei politicamente corretti. Delle divergenze strategiche dei von Clausewitz locali che scambiano la politica per il gioco del Risiko. Sono i giorni e i mesi dell'unità, della concretezza. Ci siamo rotti il cazzo di Hegel, anche questo è un vecchio slogan ma, qui e ora, può ancora funzionare. La Moratti è disposta all'ascolto. Approfittiamone. Nel frattempo le tre anime della provincia incomincino a parlarsi. A dialogare tra loro. Yes, we can! 

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