Vai all'archivio notizie categoria L'Eco Dossier

Focus sanità /33

La parola ai lettori e ai rappresentanti istituzionali

  01/01/2025

Di Redazione

Focus+sanit%c3%a0+%2f33

Forniamo di seguito una scheda dettagliata dello stato dell'arte dei progetti che, sotto diversi cieli, convergono verso la realizzazione di nuove strutture ospedaliere (ovviamente passando dalla demolizione dell'esistente). Si tratta di Piacenza, Desenzano e Cremona.

Sanità piacentina: verso una progressiva privatizzazione

A Piacenza vi è un tema del tutto nuovo, mai discusso in pubblico: il finanziamento mediante lo strumento finanziario del partenariato pubblico - privato. Ciò nonostante si insiste a voler costruire un nuovo ospedale senza aver nemmeno fatto un confronto tra questa ipotesi e quella da noi sostenuta di investire nella struttura esistente collocata nel centro città.

Questo è frutto del venir meno dell'importo di € 91.000.000,00, in quanto la delibera della Regione Emilia Romagna del 20.09.2021 prevedeva un finanziamento di € 227.000.000,00 mentre nella delibera del 12.02.2024 il finanziamento è stato ridotto a 135.807.711,94? Dove sono finiti i 91.000.000 che mancano alla contabilità?

Si tenga comunque conto che anche l'importo di € 227.000.000,00 era del tutto insufficiente per costruire un nuovo ospedale. Vero infatti che oggi si parla di un importo pari a oltre i 300.000.000,00, ma è prevedibile che sarà superata la cifra di € 500.000.000,00, con la conseguenza che il privato dovrebbe metterci oltre 300.000.000,00.

Questi dati provano inequivocabilmente che, nella denegata ipotesi in cui venisse adottata tale operazione finanziaria, l'ospedale in futuro non sarà più un ospedale pubblico ma privato. Il canone di affitto comporterà, infatti, per le casse della nostra Ausl una spesa corrente annuale per decine di milioni di euro in quanto lo strumento finanziario del partenariato pubblico-privato prevede la restituzione del finanziamento mediante cessione, in appalto, dei servizi extra sanitari per almeno 30 anni (manutenzione edifici, pulizie, somministrazione pasti, fornitura fonti energetiche, esami di laboratorio, gestione parcheggi).

Nel prezzo di questi servizi viene compreso anche la quota di rimborso del finanziamento. Per operazioni analoghe, in Toscana e in Veneto, l'importo dei canoni è così esorbitante che è perfino intervenuta la Corte dei Conti.

C'è poi da considerare che l'ente pubblico perde il controllo dei servizi (se le pulizie non sono soddisfacenti l'Ausl a chi si rivolge?) Ed ancora la durata è tale che ci domandiamo con quali parametri verranno predeterminati i costi dei servizi fra 10-20 anni.

È una sciagura che dobbiamo evitare.

*****

Si ricorda che, a fronte di ben tre “studi di fattibilità” per la costruzione del nuovo ospedale sulle aree 6 e 5 della Tangenziale Sud, non si è mai ritenuto di far fare un analogo, serio studio per verificare se il nuovo ospedale non lo si possa realizzare mantenendo l'attuale sede di via G. Taverna e apportando le modifiche che la classe medica ritiene necessarie e che, a nostro avviso, si possono attuare senza trasferimento; questa possibilità è stata sempre liquidata con argomenti che occupavano solo qualche paginetta nei suddetti studi…

Ricordiamo che tutti i fabbricati a Ovest del cantone del Cristo hanno al massimo un'anzianità di 30 anni e risulta sorprendente pensare che ogni 30 anni si debba rifare una struttura ospedaliera. Tali fabbricati contengono circa l'80% dei posti letto e, volendo, sono tutti collegabili fra loro, ovviando all'inconveniente derivante dalla struttura “a padiglioni”.

Altra considerazione: i problemi dell'assistenza sanitaria a Piacenza (come in tutti gli altri centri in Italia!) sono dovuti alla carenza di medici e paramedici e la costruzione di edifici nuovi di zecca non risolve il problema: se ci sono fondi disponibili si dovrebbe utilizzarli per migliorare le condizioni economiche del personale e agevolarne i percorsi di carriera.

Oltre a questo motivo fondamentale, ossia NON SVENDERE LA SANITA' PUBBLICA AI PRIVATI elenchiamo gli altri motivi per cui noi siamo a favore dell'Ammodernamento ed Ampliamento dell'OSPEDALE attuale, anziché alla costruzione di uno nuovo in periferia, perché ci sono già i soldi pubblici per fare un “nuovo ospedale in via G. Taverna, nel centro di Piacenza.

I soldi regionali non sono vincolati alla costruzione di un nuovo ospedale, ma possono essere utilizzati per la ristrutturazione edilizia e l'ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico. Lo spazio dove costruire il “nuovo Ospedale” è quello presente tra il Polichirurgico e l'area occupata dal CSM. Il Polichirurgico può essere ampliato di una superficie pari a 43.500 mq. a fronte dell'attuale di 46.854. (46.854 + 43.500 = 90.354) IL TUTTO CON UN COSTO finanziabile con le SOLE RISORSE STATALI rimaste (€135.807.711,04) senza ricorrere all'intervento del privato. La superficie complessiva dell'ospedale “ristrutturato” sarebbe pari a 145.495 mq; invece, il nuovo ospedale avrebbe una superficie ben inferiore, pari a 114.986 mq.

Inoltre, bisogna impedire la cementificazione e il continuo consumo di suolo! Un terreno agricolo di 272.000 mq. (pari a ca. 40 campi da calcio come quello del Piacenza) verrebbe distrutto da una colata di cemento. Non sono sufficienti i capannoni della logistica che stringono Piacenza in una morsa di cemento? Piacenza è la 1° provincia in Emilia-Romagna per consumo di suolo e la 2° dopo Roma a livello nazionale. (rapporto ISPRA 2023)

*****

In conclusione il nostro Comitato sostiene che intervenire sull'ospedale esistente conviene perché

  • non determina l'interruzione di alcuna attività sanitaria;
  • mantiene in funzione un'attrezzatura pubblica storica ancora efficiente e le altrettanto storiche attività commerciali di via Taverna e dintorni, che integrano i servizi offerti dall'ospedale;
  • è meno costoso della costruzione di un nuovo ospedale e permette agli utenti di arrivare con qualunque mezzo, anche a piedi;
  • può cominciare da subito, senza varianti urbanistiche né acquisizioni di grandi aree, e terminare in molto meno degli 8 anni previsti per l'ospedale nuovi.

Infine non comporta l'urbanizzazione di terreni ora agricoli.

Il nostro Comitato cerca da oltre 1 anno di essere ricevuto dalla Commissione Consiliare Territorio e Ambiente del Comune di Piacenza senza successo. All'ultimo tentativo la presidente di detta Commissione ha replicato che noi vogliamo buttare al vento i soldi dei contribuenti!

È possibile insistere, sia pure tardivamente, affinché sia eseguito uno studio di fattibilità per valutare la possibilità di adeguamento e potenziamento dell'ospedale nella sede attuale e dintorni prima di prendere in considerazione qualsiasi ipotesi di trasferimento in una struttura di nuova costruzione periferica? I costi e i tempi dei lavori sarebbero molto inferiori, l'operazione non richiederebbe alcuna variante urbanistica, l'attuale nosocomio non cadrebbe in disuso evitando così le gravi ricadute urbanistiche e socio economiche sulla zona e sui bilanci pubblici, l'ospedale resterebbe nella sua sede storica, dotata di tutte le infrastrutture e servizi e non richiederebbe consumo di suolo attualmente agricolo.

Nel frattempo è recente – risale al mese di novembre 2024 – è stata tradotta in atti la decisione di selezionare con gara d'appalto la ditta alla quale si chiederà di mettere a disposizione dell'AUSL di Piacenza e della Regione Emilia Romagna i 130 milioni di Euro necessari per finanziare la costruzione del nuovo ospedale in estrema periferia lasciando la sede attuale in stato di abbandono.

Piacenza, 23 dicembre 2024

Augusto Ridella (Coordinatore Comitato NOSPEDALE)
Augusto Ridella (Coordinatore Comitato NOSPEDALE)

Stefano Pareti (Membro Comitato NOSPEDALE)
Stefano Pareti (Membro Comitato NOSPEDALE)

Nuovo ospedale a Desenzano, coro di no

Centinaia di adesioni per il comitato ‘Manteniamo l'ospedale di Desenzano sul Montecroce', contro il progetto di un nuovo nosocomio. Formatosi a partire da luglio, il comitato si è presentato ieri, chiarendo di essere apartitico. Gli obiettivi sono chiari: mantenere l'Ospedale di Desenzano sul Montecroce, avere una sanità efficiente e non muri nuovi, evitare l'ennesimo consumo di suolo in aree di pregio ambientale. “Dai documenti esaminati ad oggi sono state rilevate incongruenze e superficialità nell'analisi dei dati ed è per questo che chiederemo un incontro a tutti gli Enti coinvolti in questo progetto per presentare le nostre controdeduzioni e chiedere chiarimenti”. Il comitato vuole capire quali siano le motivazioni che hanno determinato la scelta di Regione Lombardia di costruire un nuovo ospedale in un'area che i desenzanesi chiamano ‘la buca', compluvio dove a 2 metri si trova l'acqua, ma anche quali siano le motivazioni

tecniche e procedurali che impediscono la messa in sicurezza dello stabile esistente. Resta anche il nodo del destino della vecchia struttura ‘vista lago'. “Temiamo possa essere appetibile al privato in barba al lascito di Caterina Bagatta. L'ospedale non è un fatto ‘privato' dei cittadini di Desenzano, ma coinvolge tutti i paesi del bacino i cui residenti, i possessori di seconde case e le presenze turistiche, hanno come punto di riferimento”. L'autunno si preannuncia caldo: il comitato organizzerà gazebo e incontri pubblici nel distretto di Asst Garda, mentre a ottobre ci sarà una grande manifestazione a Desenzano. Progetto alternativo: Il Comitato sta inoltre realizzando un progetto alternativo sulla base dei circa 140 milioni di euro stanziati per l'operazione, che prevedrebbe innanzitutto la completa messa norma del complesso ospedaliero tramite un investimento di una ventina di milioni, compreso il rifacimento degli infissi e dei servizi. A ciò si aggiungerebbe inoltre l'edificazione di un nuovo blocco nella zona a sud est verso il lago attraverso i 120 milioni restanti, consentendo un potenziamento della capacità ricettiva con ulteriori 150 posti letto aggiuntivi (arrivando a 450 complessivi). Area questa già predisposta per un ampliamento tramite un tunnel di raccordo, e che vedrebbe così sorgere anche un nuovo reparto di riabilitazione. Dopo la conferma dell'assessore al Welfare Guido Bertolaso rispetto al possibile piano di interventi all'ospedale di Desenzano, è arrivata la risposta del Partito Democratico, attraverso la consigliera regionale Miriam Cominelli e il vicepresidente del Consiglio regionale Emilio Del Bono. I due, attraverso un comunicato congiunto, sollecitano Regione Lombardia ad aprire con urgenza un tavolo tecnico-istituzionale per rivedere il progetto del nuovo ospedale, criticando l'attuale piano di fattibilità. Cominelli e Del Bono hanno formalizzato la loro richiesta il 3 ottobre scorso con un'interrogazione ufficiale, evidenziando l'importanza di un approfondimento dei problemi riscontrati. «Sin da subito – affermano i due esponenti del Pd – il progetto ha suscitato perplessità tra i cittadini e nelle istituzioni. Il Tavolo politico e il Comitato “Manteniamo l'ospedale di Desenzano sul Montecroce” hanno lavorato intensamente per analizzare la situazione e mettere in luce le criticità». La risposta all'interrogazione dell'assessore Bertolaso viene quindi definita da Cominelli e Del Bono un passo avanti significativo verso una maggiore apertura e ascolto. Come analizza dettagliatamente il Giornale di Brescia, Bertolaso, «ha proposto tre ipotesi di intervento. La prima prevede di chiudere l'ospedale, realizzando un esoscheletro per rafforzarlo (quattro anni di tempo, 140 milioni di euro di investimento), la seconda di intervenire sull'ospedale tenendolo aperto, tramite una ristrutturazione graduale e il trasferimento, duranti i lavori, delle varie sezioni in un “polmone” ospedaliero da realizzare nel parcheggio (dieci anni, 160-165 milioni di euro). Infine rimane l'ipotesi di fare un nuovo ospedale (quattro anni, 140 milioni di euro) nell'area di proprietà della Asst, poco lontana da quello attuale». Doveroso e giusto, secondo loro, è «ascoltare le tante voci critiche del territorio, nella consapevolezza che non devono essere sprecate le risorse destinate all'intervento. Ricordiamo che anche la maggioranza nel Consiglio comunale di Desenzano il 27 settembre scorso ha approvata una mozione, che chiede alla Regione di individuare un'area diversa da quella indicata dallo studio di fattibilità, la cosiddetta “buca” sotto il Montecroce per realizzare il nuovo ospedale di Desenzano, oppure di studiare meglio la possibilità di ristrutturare l'attuale. La necessità ora è di avviare il Tavolo tecnico istituzionale tra Regione, Provincia di Brescia, Comune di Desenzano, Ats di Brescia e Asst del Garda, annunciato da Bertolaso e di farlo con la massima urgenza. Il tavolo deve però essere un vero luogo di condivisione e deve avere l'obiettivo di analizzare, senza pregiudiziali tutte le alternative possibili all'attuale progetto di fattibilità».

Cremona

Mi rifaccio al mio commento precedente: questa improvvisa frenesia di costruire Nuovi Ospedali un po' ovunque risulta sospetta e puzza più di AFFARI che di tutela della salute. Siamo al collasso sanitario e questi si preoccupano di costruire immobili anziché far funzionare l'esistente riqualificando, acquistando nuove attrezzature sanitarie, assumendo medici ed infermieri. il colore della sanità si tinge sempre più di verde... come il colore del dollaro! A Piacenza, a Trento, a Cremona a Brescia...

Probabilmente anche questa è una via da percorrere... ma visto che una via si percorre "camminando" da soli o in gruppo, ma si percorre una via alla volta, invito tutti a scegliersi la via da percorrere.

Enrico Gnocchi, Coordinatore del Movimento per la Riqualificazione dell’Ospedale di Cremona.
Enrico Gnocchi, Coordinatore del Movimento per la Riqualificazione dell’Ospedale di Cremona.

In evidenza

Cose da “palazzinari” e archistar….chi li ferma più?!

Già, d'istinto, c'è venuto di pensare due giorni prima della “prima” della Scala. Classico ed eccezionale evento di rilievo mondiale, suscettibile di ipnotizzare le attenzioni, sollecitate dalla giusta dovizia di presentazioni. Questo Sant Ambroeus, in qualche modo o forse solo di striscio, ha calamitato anche noi cremonesi. Essendo che, a prescindere dall'assenza di quarti di nobiltà artistico-musicale (che pure giustificherebbero la notorietà dell'installazione in occasione della “prima”, ha avuto il suo momento di esposizione anche la nostra archistar; da tempo ingaggiato per allestire, oltre che il progetto, anche la fascinazione del “PARCO DELLA SALUTE”.

Per la cui concreta realizzazione non ci sono (in aggiunta all'escamotage mediatico studiato in termini di diversivo e di sviamento dallo stato comatoso della sanità pubblica del territorio) né definiti percorsi deliberativi né reali risorse. A meno che si voglia irresponsabilmente accreditare il gioco di far scucire al vicino di casa l'investimento necessario. Pare infatti, che la Regione Lombardia, non se si sa se più per incontenibile impulso maturato ai tempi del picco pandemico ovvero per essersi fatta tirare per i capelli dalla claque locale, non riesca (pur non rinunciando mai a giurare che si farà), non riesca a profferire nulla di verificabile sulla voce secondo cui il fabbisogno per la realizzazione sarebbe fornito nell'ordine del 5% dalla Regione Lombardia e del 95% dallo Stato. Ma, a dispetto della fattualità, si è infoltita la schiera dei soccorritori, mobilitati dall'impulso di non mancare alla foto di gruppo dei “poteri” e, soprattutto, dal fiuto delle ricadute dell'”affare”. Angolazione questa che inquadra, non già la prioritaria sollecitudine di fornire la più alta qualità di salute, bensì l'”indotto” di un'operazione, che, comunque la si guardi, è ingiustificabile. Sia alla luce di un enorme spreco di risorse pubbliche sia della conseguente periferizzazione rispetto alla priorità del tema centrale che è costituito dal ripristino del sistema sanitario.

Ma tant'è… Se, come appare dall'importante spottone dell'edizione di ieri del “quotidiano dei cremonesi", si arriva a iscrivere il nuovo ospedale come il punto principale di quello che dovrebbe apparire come un new deal.

Anche qui, in un territorio fondamentalmente conservatore, va facendosi sempre più precisa e salda la consapevolezza che il futuro corre velocissimo e appartiene ai coraggiosi, come ha ammonito Matteo Mazzolari, presidente del Giovani di Cna, nell'intervento su Mondo Business di dicembre, la cui storia di copertina e significativamente intitolata ‘2025 nel mirino'ed e stata dedicata alle previsioni e alle sfide per il prossimo anno. Coraggio, per esempio, e stato quello di prendere finalmente una decisione chiara, assumendosene tutte le responsabilità del caso, sulla costruzione del nuovo ospedale di Cremona, accettando le inevitabili reazioni negative di una parte minoritaria della cittadinanza che invece chiedeva la riqualificazione della vecchia struttura. Presentato a fine 2023, il progetto proposto dallo studio di architettura di Mario Cucinella nel corso del 2024 ha mosso i primi passi e nell'anno che sta arrivando sarà finalmente operativo con la progettazione definitiva e l'aggiudicazione degli appalti.

Interpretazione questa (egregiamente messa a punto dal punto di vista editorialistico dal bravo direttore del “quotidiano dei cremonese”) in cui non c'è la pur minima traccia di pudore per smarcarsi dal sospetto che “alle categorie” (del tutto insensibili alla sollecitudine di guardare alla sanità come elemento centrale dell'equilibrio sociale) interessa “l'indotto”.

D'altro lato… it's democracy… come stupirsi? Vero che la costituency non è mai stata ma chiamata a pronunciarsi. Ma, al di là di questa marginalità procedurale, sarebbe azzardato non ammettere che la sommatoria dei “poteri”, degli aggregati associativi imprenditoriali, i cosiddetti corpi intermedi sociali, il ceto politico-istituzionale e, soprattutto, l'ombra lunga degli influencers mediatici (che conta molto nella manipolazione di un'opinione smarrita quando non neghittosa ad assumere consapevolezze) soffra di una condizione di solitudine.

Lo stesso contrasto all'inarrestabile decadimento del SSN appare incapsulato in modalità che si fermano alla denuncia ad hoc; vale a dire della rara segnalazione pubblica dei picchi di malasanità patiti individualmente. Figurarsi se una coscienza sociale e civile, lobotomizzata da un trentennio di modulo leader stico, possa porsi il problema dell'incompatibilità tra l'opzione del ripristino dei meccanismo della sanità pubblica e “la furbata” del nuovo ospedale.

Non vogliamo azzardare una mappatura del consenso-dissenso dei sentiments (più o meno esplicitamente) espressi. Ma nell'ambito politico-istituzionale per il No al nuovo Ospedale (nonostante la lucida, quasi eroica testimonianza del Movimento coordinato dal dott. Enrico Gnocchi e le migliaia di firme raccolte) è pratica mente “cappotto”. Tutti i partiti (ad eccezione del M5S e della sua consigliera Comunale Tacchini, del candidato civico dott. Giovetti, la Comunità Socialista e, più di recente, del Patto del Nord) sono stabilmente attestati sulla fascinazione della nuova struttura taumaturgica.

Ma, come si avrà modo di dedurre dalla parte introduttiva di questo focus, l'ideona bolle in pentola anche sotto altri cieli. In cui, ad accezione del bresciano (dove i rappresentanti regionali dem sembrano assumere una linea meno ossequiente a quella dei colleghi cremonesi e piacentini) sembra prevalere un sentiment collettivo o di agnosticismo o di posizionamento critico a minimo sindacale, da parte dell'opinione pubblica.

Vero è che nelle due realtà territoriali a noi contigue (ed in qualche modo omologate da questa opzione “strategica) il “progetto” va avanti. Condotto da una “sala regia”, incurante sia di quella che appare l'insostenibilità dell'opzione sia della doverosa verifica della reale rispondenza della medesima rispetto agli effettivi interessi di buona sanità, percepiti dall'utenza e dall'opinione pubblica.

Inutile segnalare che, di fronte ad un investimento di un miliardo per la realizzazione dei tre nosocomi (che, ripetiamo, implicherebbe la rottamazione di tre strutture, che dire obsolete sarebbe controfattuale), risulta ben difficile spiegarsi la ragione per cui la sanità lombarda e quella emiliana non siano riuscite, nel loro ambito, a realizzare il più volte annunciato progetto di periferizzazione strutturale della sanità sul territorio.

Ci è sembrato doveroso fornire ai nostri lettori un quadro più ampio dell'analisi, che dai tempi del Covid, tiene impegnata (o dovrebbe!) l'attenzione di chi opera sul territorio. Dando per scontate le specificità locali, non v'è chi non noti l'omogeneità della soluzione indicata da chi è investito del governo della sanità.

In questi giorni ci siamo a lungo interrogati sull'eventualità di un impegno di armonizzazione del percorso di analisi della situazione e di convergenza su una risposta corale da parte dei tre territori.

Forse potrebbe essere utile un gesto di preliminare “annusamento” delle reali comunanze; in vista almeno di un incontro preliminare dei tre Coordinamenti territoriali.

Gallery

...della “stanza dei bottoni”

...e della “cittadinanza attiva”

Dall'archivio L'Eco Dossier

  domenica 21 settembre 2014

Cremona Art.18 : tentativi di revisonismo sociale (con dolo eventuale)

Matteo Zoppas (Confindustria Venezia): Con l’articolo 18 abbiamo sepolto la meritocrazia, chiuso la porta in faccia ai giovani

  sabato 9 gennaio 2021

1921: La cantonata Storica

Pubblichiamo oggi il contributo inviatoci da Fiorino Bellisario

  lunedì 8 maggio 2023

ECO-Anniversary /1

  mercoledì 3 aprile 2024

Sempre a proposito del 'pacco' /24

Rimani informato!