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"Margherita Marmiroli educatrice"
Lunedì 1 dicembre – ore 20.45 Cinema Portanova – Sala 1 – Crema
Ingresso libero, fino a esaurimento posti

Il nuovo volume del Centro Galmozzi si compone di tre parti. Nella prima, Romano Dasti ricostruisce il percorso esistenziale della Marmiroli. Nella seconda Paola Confortini e Luca Donarini approfondiscono i tratti del suo essere educatrice ed insegnante, facendone emergere le varie sfaccettature. Queste due parti sono corredate ciascuna da una raccolta di testi e di testimonianze utili ad arricchire il quadro delineato ed a fornire elementi di contesto. Nella terza parte è stata raccolta una serie di scritti di Margherita – editi ed inediti – in gran parte non noti anche perché difficilmente reperibili. Dalla lettura di questi testi escono significativamente arricchiti l'immagine della persona e il suo profilo intellettuale. A corredo, il film omonimo di Michele Mariani, ricco di testimonianze e suggestioni. All'evento parteciperà la regista Liliana Cavani, amica di Margherita
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libri
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Come annunciato, il vernissage dell'importante iniziativa artistico-culturale, allestita per rivisitare, a 120 anni dalla nascita, la figura di Dante Ruffini, nonché l'impronta di un esimio artista nel corso del purtroppo breve excursus, prematuramente concluso. Circostanza questa che se non ha concorso ad impinguarne il lascito, è stata compensata in termini sia di caratura artistica sia di valore etico ed idealistico.
L'inaugurazione della mostra (che resterà aperta dal 19 novembre 2025 al 18 gennaio 2026 il Museo Civico Ala Ponzone di Cremona) si è svolta nel primo pomeriggio di martedì 18 novembre presso il Civico Museo, con l'intervento dell'Assessore Rodolfo Bona e dei curatori Marco Ruffini e Sonia Tassini, affiancati dai componenti del comitato scientifico Rodolfo Bona , Sara Fontana ed Angela Pizzimenti. Andrebbe aggiunto e premesso che Ruffini oltre che esimio artista a tutto tondo fu protagonista della scultura cremonese del primo Novecento, oltre che figura di punta dell'ambiente culturale cittadino in quanto socio fondatore e poi presidente dell'Associazione Artisti Cremonesi e socio del sodalizio A.D.A.F.A. (Amici Dell' Arte - Famiglia Artistica), nato nel 1949 dalla fusione degli Amici dell'Arte con la Famiglia Artistica.
Cosi, una settimana fa, avevamo illustrato l'inaugurazione della mostra (aperta al pubblico fino al 18 gennaio 2026), che rientra in un vasto calendario di iniziative dedicate al 110mo della nascita dell'artista. Calendario che avrà come evento di rilievo anche la presentazione della nuova pubblicazione di “Ricordi della mia vita”, curato dal figlio Marco e da Sonia Tassini e patrocinato dalla Società Storica Cremonese, presieduta da Angela Bellardi, e dal Lyceum Club.
La conviviale si svolgerà
MERCOLEDI' 3 DICEMBRE 2025 con inizio alle ore 16,45 in Sala Puerari
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Buon pomeriggio Enrico (ndr: benevolo ed affettuoso vocativo, indirizzato al direttore della testata), è sempre una gioia per me leggere Eco Bacheca, anche oggi l' editoriale sugli eventi culturali pubblicati è molto valido con i passaggi storici ricchi di ideali di libertà e riformismo. Sandro Pertini è stato per me il simbolo di democrazia viva, di libertà, di uguaglianza e amore verso la Patria. Non mi sono mai sentita così orgogliosa di essere italiana come quando era il nostro Presidente della Repubblica.
L.C. – Vicenza 28 dic. 2025
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La lettera della corrispondente in remoto, oltre che farci piacere perché coglie esattamente lo spirito della rubrica, ispirata al duplice scopo di dare, come si diceva un tempo, area di affissione dei manifesti di annuncio degli eventi, ma anche di accompagnare un contributo di esegesi e di cronaca della ricca offerta di eventi, indirizzati all'intrattenimento colto, alla diffusione del sapore nelle sue varie forme, all'approfondimento della caratura e del significato delle rassegne.
Ovviamente noi siamo ben consapevoli della larghezza delle nostre spalle e, conseguentemente, abbiamo allestito e manteniamo una dorsale editoriale congrua per dimensioni e per specializzazione.
Insomma, con questa rubrica (corrisposta dai “numeri” d'accesso, che ci fanno ritenere rapportati ad un bacino contenuto ma “interessato”) tendiamo ad essere uno dei segmenti che operano per l'arricchimento dell'”offerta” di qualità della vita, attraverso, come abbiamo appena premesso, l'elevazione della conoscenza e dello spirito.
E, dato che abbiamo aperto le danze (un po' laterali sul piano strettamente tecnico-editoriale), ci sia consentito (con intendi fecondi) svicolare, affrontando due argomenti, contigui ma marginali alla stretta programmazione delle opportunità conviviali.
Sarebbe inutile e, per alcuni aspetti, fuorviante (almeno rispetto ai nostri intendimenti) chiamare in causa il contesto cittadino, caratterizzato da elementi non univoci in materia di qualificazione dell'apporto edificante di ciò che genericamente si definisce sforzo culturale.
In cui, ça va sans dire, scenderebbe in campo (quantomeno dialettico) l'interazione tra una visione-progetto di finalità (spesso contraddistinta da reciproche aspettative “scambistiche”) e gli indotti discendenti, alcuni dei quali producono ‘ammuina.
Su ciò il ceto dirigente della città deve fare mente locale, se possibile (a livello di consiliatura) con il miglior intento di condivisione nello spirito e nella finalità d un'”offerta”, che, se non deve compiacere (come dovrebbe) panem et circenses, deve avvedersi oltretutto della situazione “in movimento” della città. Che alle consapevolezze del medagliere delle eccellenze riconosciute deve accompagnare la capacità di avvertire almeno le avvisaglie di un profondo mutamento in corso. Ci riferiamo al nesso di causalità tra evocazione di un futuro di città universitaria e obblighi discendenti. Ci riferiamo a quello che dovrebbe essere un imperativo “a darsi una mossa” sul terreno concreto della preservazione (anche fisica) dell'eccezionale patrimonio monumentale, artistico e culturale (che ad ogni pie' sospinto viene evocato come precondizione della Cremona dei Giovani e della Cultura).
Scendendo per li rami di questa disamina (mossa dai migliori intenti edificanti), riteniamo che sia qui il caso di corrispondere, in materia di ridefinizione di cosa è e fa cultura, al senso del bell'articolo, apparso ieri sul settimanale Mondo Padano a firma di Roberto Codazzi. Titolo (già per sé foriero di facile comprensione): “Cremona, Capitale della Cultura? Insieme ce la possiamo fare”. Del cui testo nulla di più possiamo (per rispetto deontologico) e vogliamo (come esortazione a comprarsi il settimanale e a leggerlo)dare. All'amico e valente intellettuale Codazzi abbiamo scritto: “Bel lavoro...complimenti e grazie (per un motivo immaginabile). Se Cremona vuole veramente assurgere ad rango di città accademica, del sapere, della cultura...se...se...non può prescindere dal perno fondamentale dell'eccellenza della sua cultura e storia politica. Hai lanciato un assist che fa onore al Tuo rango intellettuale; conferma il mio proposito di stare sul pezzo; dovrebbe togliere dalla neghittosità la "sala regia". In aggiunta a quanto hai scritto (che spero sciolga i cuori induriti dal pregiudizio) ci sarebbe una circostanza. Il citato Bissol (Leonida Bissolati fu cognato di un tal Carlo Cassola, fratello appunto di Carolina e figli (insieme ad altri tre) di Garzia (letterato e fondatore della Camera del Lavoro di Cremona, de L'Eco del Popolo, dell"Avanti, del Psi. Il tutto insieme a Bissol. Pensa che bella sarebbe una rivisitazione di questi intrecci! Ne scrissi un anno fa su Eco...tamquam non esset...”.
Ecco…magari l'incidentale è un po' troppo specifico; ma l'intento è quello di contribuire a far allargare la visuale sull'estensione del campo dell'offerta di cultura.
C'è, infine, con la continuità con la questione “Capitale della Cultura”. Questione sempre evocata e rimasta nelle sincere aspirazioni della cittadinanza, del ceto intellettuale, dei fruitori (parecchi dei quali sono turisti non residenti ma praticanti le opportunità) e, probabilmente per malefici incroci astrali (o più realisticamente ) per inadeguatezza delle modalità con cui si è operato in direzione del riconoscimento.
Nei giorni scorsi, si sono avuti sentori se non addirittura proclami per la ripartenza della “pratica” (il cui esito positivo determinerebbe un po' di grasso che cola sulle aspettative economiche).
Già qualche anno fa la pratica, incardinata sullo scombiccherato motto delle sorelle gemelle Cremona, Brescia, Bergamo (le due effettivamente marciarono unite e colpirono, nel risultato concreto, disgiunte, in quanto ottennero, loro due!, il riconoscimento:
La versione inedita del nuovo tentativo sembra (erroneamente, per le ragioni che diremo) prefigurare una corsa in solitudine. Oddio, poi, qualcuno azzarda, tra le voci di legittimazione del riconoscimento, anche credenziali molto più vaste che evocano il retroterra di qualità culturale, rappresentato dal territorio.
Ed allora se le cose stanno effettivamente così, ci sia consentita una domanda retorica. Se l'alto rango di questa eccezionale concentrazione di asset storico-monumentali, artistico-culturali, vivacità e continuità di offerta (che magari ha come epicentro il capoluogo) è condiviso con tutto il territorio lungo (da Rivolta d'Adda a Casalmaggiore) 110 km e ben infitto nel corso di 2000 da questa eccezionale concentrazione, perché allora non procedere (per consapevolezza, per visione condivisa del territorio, per aspettative da traguardo) in direzione di un progetto che avesse come obiettivo e timbro evocativo “Cremona provincia della Cultura”?.
Ripetiamo nella consapevolezza che questo territorio (non sempre coeso nelle visioni e nelle strategie) comprende realtà come (in aggiunta al Capoluogo) Crema, Soncino, Castelleone, Soresina, Casalbuttano, Pizzighettone, Piadena, Casalmaggiore (per non dire di almeno qualche altre decine di centri “minori” per entità ma non per caratura) ha tutti i titoli per vedersi riconosciuto vasta area di cultura.