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Un po' di Cassola anche a Cremona

  28/09/2024

Di Redazione

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Carlo Cassola e il Corriere della Sera 1953-1984

A cura di Alba Andreini - 2024 | pp. 1000 | ISBN: 9788896820469 | 60 €

Carlo Cassola collaborò assiduamente col «Corriere della Sera» dall'ottobre del 1953 al marzo del 1984, inizialmente in modo sporadico, soprattutto con la pubblicazione di alcune novelle che trovarono ospitalità nella Terza pagina; successivamente il suo impegno col «Corriere» divenne fisso: dal giugno 1968 avviò una fortunata rubrica intitolata “Fogli di diario” che fu pubblicata, nella veste dell'elzeviro, fino al luglio 1978. In seguito, Cassola continuò a scrivere per il giornale milanese che ospitò articoli di varia natura (recensioni, commenti, elzeviri, polemiche, ecc.), in particolare questa seconda fase della collaborazione di Cassola testimonia il grande impegno pacifista che caratterizzò gli ultimi anni della sua vita.  In tutto pubblicò sul «Correre» 156 scritti: questo volume propone l'intero corpus dei suoi articoli fino ad oggi ripubblicati solo parzialmente dallo stesso Cassola nel 1974 presso Rizzoli, in un volume oramai introvabile che riprendeva il titolo della sua rubrica: “Fogli di diario”. L'opera edita da Fondazione Corriere della Sera, oltre a colmare un vuoto nell'edizione degli scritti di Cassola, consente anche di ripercorrere il suo percorso intellettuale e le scelte che fece per allestire il volume edito da Rizzoli. (tratto da Corsera 7 sett. 2024).

L'interessante ed impegnativa (anche nel prezzo di copertina…ma si vive una sola volta e certi amori, considerati i tempi, vanno coltivati!) realizzazione editoriale (che fa onore a

Corsera) è stata presentata il 19 Settembre 2024 in Sala Buzzati a Milano con l'intervento Alba Andreini Paolo Di Stefano Gian Arturo Ferrari Goffredo Fofi
Matteo Marchesini.

La recensione (almeno nel circuito giornalistico nazionale) finirebbe qui. Non per noi. Sia per un nostro interesse laterale indotto (come si vedrà) sia per il nostro pieno convincimento del valore di iniziative come queste. Che rimettono nel circuito divulgativo filoni giornalistico-narrativi, altrimenti destinati, se non all'oblio, alla rarefazione.

Con danno per la permanenza nella centralità di figure e contributi come Carlo Cassola e nella percezione della platea fidelizzata delle terze pagine (come si diceva un tempo) dei grandi quotidiani. Se non fosse troppo osé penseremmo (cosa già fatta) di avanzare alla Presidenza della Società Filodrammatica Cremonese (con FiloLibri virtuosamente sempre sul “pezzo” della divulgazione libraria e culturale) il progetto di una conferenza che portasse anche a Cremona la diffusione del lavoro.

Fermo restando l'interesse cremonese a non farsi sfuggire (per i motivi che andremo a focalizzare) un'opportunità sinergica.

Dopo di che riteniamo inevitabile un sintetico richiamo della figura e dell'opera di Carlo Cassola, sulla cresta dell'onda (editoriale e cinematografica) qualche decennio addietro, ma ingiustamente periferizzato negli ultimi anni. Sintetico richiamo, agevolato, è giusto premetterlo, dall'opzione pratica di attingere dalle opportunità di quel grande Bignami che è Wikipedia.

Carlo Cassola (breve scheda biografica)

Nacque a Roma, nel quartiere Case Rosse, il 17 marzo 1917, ultimogenito dei cinque figli di Garzia Cassola (1869-1955), giornalista e traduttore originario di Borgo Val di Taro (in provincia di Parma) ma da molti anni trapiantato in Toscana (Grosseto), e di Maria Camilla Bianchi, originaria di Volterra (in provincia di Pisa). Il nonno paterno, Carlo, fu magistrato e fervente patriota italian, che aveva partecipato alle dieci giornate di Brescia ed era poi stato esule in Svizzera per sfuggire alle numerose condanne. A ciclo risorgimentale concluso era poi diventato presidente del tribunale di Volterra. Località dove si era sposato, già cinquantaduenne, con Rosa Belli. Così scriveva Carlo Cassola nel 1966 in una lettera indirizzata a Indro Montanelli. «S'era sposato tardi [...] (e questo spiega perché tra lui e me ci corra un secolo, anzi 103 anni); tuttavia ebbe lo stesso sette figli». Il padre Garzia,  un militante socialista e redattore dell'Avanti!, al tempo sotto la direzione di Leonida Bissolati: «Mio padre era un uomo dell'800. Io lo ricordo così, e non credo di ricordarlo male. Non si rendeva conto che nel nostro secolo i problemi erano cambiati. Non si rendeva conto soprattutto che il nazionalismo avrebbe fatto solo del male e, nell'era atomica, un male irreparabile». La fanciullezza di Cassola «non era quella di un bambino, di un ragazzo felice» la causa della sua infelicità può farsi risalire al fatto che, avendo fratelli molto più grandi di lui.

Questo richiamo biografico è utile ad evidenziare alla curiosa circostanza rappresentata dal fatto che Carlo Cassola (nato nel 1917) diventerà cognato di un altro importante personaggio politico e giornalista, Leonida Bissolati, nato nel 1857 e defunto nel 1920.

Ma su questo aspetto della parentela torneremo una volta abbozzato sommariamente l'enorme produzione narrativa, saggistica e di adattamenti cinematografici.

Alla periferia · La visita · La moglie del mercante · Baba · Le amiche · Rosa Gagliardi · Fausto e Anna · I vecchi compagni · Il taglio del bosco · La casa di via Valadier · Un matrimonio del dopoguerra · Il soldato · La ragazza di Bube · Un cuore arido · Il cacciatore · Tempi memorabili · Storia di Ada · Ferrovia locale · Una relazione · Paura e tristezza · Monte Mario · Gisella · Troppo tardi · L'antagonista · La disavventura · L'uomo e il cane · Un uomo solo · Il superstite · Il paradiso degli animali · Vita d'artista · Ferragosto di morte · Il ribelle · La morale del branco · La zampa d'oca · L'amore tanto per fare · Colloquio con le ombre · Il mondo senza nessuno · Gli anni passano · Mio padre.

I minatori della Maremma (con Luciano Bianciardi) · Viaggio in Cina · Poesia e romanzo (con Mario Luzi) · Fogli di diario · Ultima frontiera · Il gigante cieco · La lezione della storia · Carlo Cassola: letteratura e disarmo. Intervista e testi · Contro le armi · Il romanzo moderno · La rivoluzione disarmista.

La ragazza di Bube · Il taglio del bosco · La visita · L'amore ritrovato.

Ça va sans dire, il grande scrittore del 900 sarebbe entrato nel cono di luce della celebrità con il romanzo La ragazza di Bube (1960), che ricevette il Premio Strega. Le cui fortune presso il grande pubblico furono amplificate dall'omonima versione cinematografica, realizzata fu realizzata nel 1963, da Luigi Comencini, con Claudia Cardinale e con George Chakiris.

Siccome abbiamo opzionato una riproposizione biografica sintetica, non possiamo non accennare (ad usum delphini) al trascorso antifascista e partigiano, parallelo e contestuale al percorso esistenziale.

Insegna per due anni a Volterra dove vive la fidanzata con la quale il 26 settembre 1940 si sposa. Nel 1941 viene richiamato, dopo l'intervento dell'Italia in guerra, prima a Pisa e in seguito a La Spezia. Gli verrà dato l'ordine di far saltare Manarola nelle Cinque Terre ma disobbedisce ai comandi e riesce a sfuggire alla corte marziale grazie alla perdita, dovuta ai bombardamenti, della documentazione accusatoria. Nel 1942 partecipa ad un concorso per la Cattedra di Storia, Filosofia e Pedagogia nei licei classici e scientifici e negli istituti magistrali e inizia la sua attività di insegnamento prima a Foligno e poi a Volterra.

Dopo l'armistizio di Cassibile, Cassola inizia a prender contatti con i gruppi comunisti più attivi nel volterrano e insieme a loro partecipa alla resistenza con il nome di Giacomo, nella ventitreesima brigata garibaldina Guido Boscaglia, come capo della squadra Esplosivisti e di questa esperienza abbiamo testimonianza nel libro a carattere autobiografico, Fausto e Anna. Durante la Resistenza e i mesi di azione partigiana che trascorre nell'Alta Val di Cecina, a Berignone, Cassola ha modo di conoscere la gente del popolo, gli operai, i contadini, i taglialegna e quando ricomincia a scrivere sarà proprio di loro che parlerà e delle loro vicende.  Dopo la Liberazione, avvenuta in Toscana, nell'agosto del 1944, lo scrittore si iscrive al Partito d'Azione nel quale rimane fino al suo scioglimento nel 1946. Dal 1942 al 1946 la produzione scritta di Cassola si interrompe ma nel 1946 egli riprende a scrivere e nello stesso anno pubblicherà in quattro puntate su Il Mondo, rivista quindicinale diretta da Bonsanti e Montale uscita a Firenze dopo la Liberazione, il racconto Baba, che contiene ormai pieni caratteri resistenziali.

Qualcosa di più di una traccia narrativa questo riferimento al ciclo resistenziale. Che, almeno nel caso de La ragazza di Bube, servirà, in un dopoguerra non esattamente idilliaco, a mettere a fuoco (soprattutto a futura memoria) l'aggregato di questioni post-resistenziali rimaste in sospeso.

Questioni che, come in ogni romanzo ed in ogni trasposizione cinematografica, fanno da sfondo (se non proprio strumentale, sicuramente da occasione di inquadramento) al perno della trama che è la storia dell'amore scontroso ma sincero tra un ex partigiano e una contadina toscana. Nella cornice, appunto, di un dopoguerra turbolento. In cui Cassola narra la vicenda, contestualizzata nella campagna toscana del secondo dopoguerra, della contadina Mara che s'innamora ricambiata del partigiano Bube. Ex partigiano, che, come non pochi partigiani, non si era, come si potrebbe dire, ritirato a vita privata. Ma, sollecitato dagl'idealismi della Resistenza che doveva continuare, viene coinvolto in un duplice omicidio Bube e costretto però alla clandestinità e alla fuga dall'Italia.

Per farla breve, Bube dovrà espatriare e mettere nel conto che prima o poi ci sarebbe stato il redde rationem con la giustizia ed un clima che in Italia non avrebbe fatto sconti.

Come è facile percepire, il romanzo di Carlo Cassola, per quanto probabilmente sbilanciato sul filone della narrazione romantica, proporrà (anche a futura memoria) una questione politica, decisamente seria anche per la sinistra antifascista e resistenziale.

Un po' di Cassola anche a Cremona…

Un po' nostro "parente"…potremmo azzardare… questo Carlo Cassola. Figlio di Garzia, fondatore della Camera del Lavoro e del Partito Socialista di Cremona, de L'Eco del Popolo, dell'Avanti. La sorella, Carolina, fu seconda moglie di Leonida Bissolati. Le cui spoglie sono inumate nella Cappella della famiglia Cassola nel settore Pincetto del Verano. Mentre quelle della prima moglie Coggi, della madre e del padre Stefano riposano a Cremona. Avevamo proposto in occasione del 100rio della morte di Bissol una serie di iniziative, tra cui il "gemellaggio" Cremona Roma, imperniato sull'ultima dimora. Non pervenuto...La Civica Amministrazione (quella dell'epoca e quella appena ruzzolata dentro a suono di fanfara) si occupa d'altro.

Ma lasciando la verve polemica, che, come si sarà capito da tempo, costituisce  uno dei nostri perni, torniamo all'albero genealogico dei Cassola.

Garzia, oseremmo, il capostipite del collegamento, nasce a  Borgo Val di Taro, nella provincia di Parma, da Rosa Belli e Carlo Cassola, patriota e magistrato di orientamento radicale e massone, studiò giurisprudenza all'Università di Pavia e divenne uditore giudiziario dopo la laurea. Iniziò ad avvicinarsi al giornalismo e alla politica contribuendo al settimanale operaio socialista «La Plebe» ed unendosi al Circolo socialista pavese. Nel 1894 abbandonò definitivamente la professione forense. Trasferitosi a Cremona, dove fu segretario della Camera del Lavoro, collaborò con il socialista Leonida Bissolati a «L'eco del popolo», rimanendo notevolmente influenzato da quest'ultimo per quanto riguarda l'orientamento politico. Con Bissolati, nel 1895 si spostò a Milano, entrando nella redazione di «Lotta di classe», e successivamente, nel 1897, a Roma, dove divenne caporedattore del quotidiano «Avanti!», collaborando in seguito anche con l'«Avanti! della domenica». Cassola fu arrestato e condannato insieme a Bissolati e altri esponenti socialisti del quotidiano in seguito ai tumulti di Milano del maggio 1898. Tra il 1901 e il 1907 collaborò con articoli di attualità al periodico «Critica Sociale» di Filippo Turati.] Nel 1901 entrò nel comitato direttivo dell'Unione socialista romana e nell'aprile dello stesso anno convolò a nozze con Camilla Bianchi di Volterra.Fu in questo periodo che l'orientamento politico del Cassola si spostò su posizioni maggiormente populistiche e riformiste, influenzato soprattutto dalla sua attività di traduttore delle opere di Paul Magnaud, presidente del tribunale di Château-Thierry, e del politico socialista Jean Jaurès.[1] Nel 1903 decise di abbandonare l'Avanti! con l'arrivo del nuovo direttore Enrico Ferri e si avvicinò a quotidiani di ispirazione riformista come corrispondente esterno per «Il Tempo» di Milano, diretto da Claudio Treves, e «Il Lavoro» di Genova. Ciò comportò una divisione all'interno del socialismo romano, tanto che nel luglio 1905 vi fu una prima espulsione dall'Unione del Cassola, insieme a Bissolati e Ivanoe Bonomi, in seguito revocata.[1] Nel 1912 avvenne la scissione definitiva e Garzia Cassola entrò nella direzione del Partito socialista riformista appena costituitosi. Inizialmente su posizioni di neutralità circa l'intervento italiano nella Grande Guerra, si spostò su ideologie interventiste sul finire dell'estate 1914.[1] Al termine del conflitto mondiale, riprese la sua attività giornalistica come caporedattore e vicedirettore del quotidiano romano «L'Epoca» e come corrispondente di «Il Mattino» di Napoli. Nel 1917 nacque l'ultimo dei suoi, Carlo. Ritiratosi a Volterra, qui trascorse gli ultimi anni, avvicinandosi 8SI DISSE9 a posizioni vicine al fascismo. Circostanza questa che in qualche modo, la scelta della figlia (ovviamente, ammesso e non concesso, fosse stata effettivamente condivisa) di conferire alla Biblioteca Statale di Cremona “le carte” di Leonida Bissolati. Scelta che, invece e più probabilmente, sarebbe derivata dalla circostanza che il padre del fondatore della stampa e del movimento socialista italiano (di ispirazione umanitaria, riformista) Stefano (le cui spoglie riposano nel cimitero di Cremona) fu, una volta smesso l'abito talare, dirigente della prestigiosa istituzione. D'altro lato, è ben nota la resistenza di Carolina, successiva alla morte di Leonida, di fornire affidavit e pretesti al tentativo del fascismo e di Mussolini (in particolare) di iscrivere Bissolati, in quanto patriota e interventista democratico, nel Pantheon dei patrioti fascisti.

Garzia Cassola morì a Volterra il 25 luglio 1955.

Legato Bissolati (Leonida Bissolati)

Legato Leonida Bissolati. Leonida Bissolati (Cremona, 1857-Roma, 1920), uomo politico. Il fondo è pervenuto alla Biblioteca statale di Cremona nel 1940, tramite la donazione della compagna di Leonida Bissolati, Carolina Cassola, per interessamento dell'avvocato Giacinto Cremonesi e consta di 455 unità bibliografiche. Il materiale documentario attesta gli studi del Bissolati e la sua storia intellettuale, costituendo testimonianza importante della vita sociale e politica italiana dal 1896 al 1920. Compaiono in netta prevalenza testi politici e opere storiche, soprattutto sulla storia della politica in genere e in particolare del movimento sindacale e del partito socialista, sia in lingua francese che tedesca. Il cremonese Leonida Bissolati, dopo un'iniziale militanza nelle file del partito repubblicano, fu infatti tra i fondatori del Partito Socialista nel 1892, direttore dell'«Avanti» dal 1895 e parlamentare dal 1897. Il fondo comprende anche opere di diritto ed economia, di sociologia e pedagogia, di geografia socio-politica; interessante è il nucleo di saggi e articoli di Leonida Bissolati, nonché opuscoli e pubblicistica di vari autori, legati ai problemi della politica estera italiana e alla necessità di intervento in guerra dell'Italia nel 1914-1915. Leonida Bissolati fu infatti favorevole all'interventismo, interpretato come difesa dei valori democratici, fino ad arruolarsi volontario e a rimanere ferito durante il conflitto nel 1915. Completano il fondo pochi testi di letteratura, sia italiana che europea. L'edizione più antica è L'Histoire de l'admirable don Quichote de la Mancha, edita a Parigi da Didot nel 1830. Del materiale documentario è stato redatto l'inventario topografico; le relative schede bibliografiche sono inserite nel catalogo generale della Biblioteca statale.

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