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Nel 76° della Liberazione

Le Istituzioni si attrezzano contro l’endemica apologia

  04/02/2021

Di E.V.

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Evidentemente le Norme transitorie non sono bastate per oltre 70 anni, se lo share dell'avversa testimonianza è restato pervicacemente compreso tra la plastica violazione e l'endemica apologia. Insomma, in Italia permane una aliquota significativa di campo politico-culturale e di impulsi più o meno individuali, che non si fa consapevole del cambio di contesto. La Costituzione Repubblicana, nata dal perno principale che è la Liberazione antifascista, è accettata strumentalmente dai bacini orientati sin dal Congresso fondativo del MSI e dal suo motto “Non rinnegare, non restaurare”. Strumentalmente per le prerogative di partecipazione alle dinamiche istituzionali. Sulla sincerità della seconda parte del binomio “non restaurare” non si è mai tratta piena certezza. Anche se è vero che gli eredi morali e teorico pratici del Ventennio hanno manifestato coi fatti la mai troncata continuità con l'impianto autoritario. Lo dice il mai cessato cordone ombelicale con tutti i regimi reazionari succedutisi in tutto il mondo nel secondo dopoguerra. Lo dicono non episodiche prestazioni (dai fatti di Genova in poi) che, sia pure attribuibili ai filoni “militaristi” della galassia neofascista. 

Sul “Non rinnegare”, invece, il proposito non integra né interpretazioni dubbie nelle analisi né discontinuità od affievolimenti di testimonianza. L'aggregato, nel tempo evoluto dal MSI, a Destra Nazionale a Fratelli d'Italia, è sospettabile, nel caso acquisisse per via democratica un consenso maggioritario, di incardinare una transizione che avesse come traguardo il modello di “democratura”, tanto diffuso tra gli Stati con cui FdI ha rapporti di partenariato? 

Un quesito retorico; visto che in tutti questi 70 anni di repubblica e negli ultimi anni in particolare gli eredi del “Non rinnegare, non restaurare” non si sono mai fatti mancar niente sul terreno del negazionismo e della vera e propria apologia. 

Insomma, il sistema liberaldemocratico è, su questo versante, molto apprezzato per le prerogative di esercizio democratico e del mandato elettivo; ma il cuore non mente quando ci si imbatte nell'”idealismo”. 

Raramente, si è avuta consapevolezza condivisa del fatto che non fosse necessario che il proposito di “non rinnegare "fosse espresso esclusivamente nelle forme complottistiche e stragiste. Il valore aggiunto della testimonianza apologetica ai tempi attuali, una volta circoscritta la modalità veteronostalgica praticata da veterans, è rappresentato dalla veicolazione dei tratti genetici dell'eversione antidemocratica. 

Certo che va attenzionata la manifestazione classica del richiamo “ai gloriosi camerati della RSI”, di cui Cremona è stata antesignana in tempi non sospetti ed è restata imperturbabilmente sulla cresta dell'onda. 

Attenzionata e, se consentito, perseguita. Ma la forma maggiormente “pagante” dell'apologia nostalgica è quella “aggiornata”, indirizzata al vasto parterre che, forse non è storicamente molto istruito, ma avverte il richiamo della foresta dell'eversione. 

Quindi, per la Repubblica (non solo per l'ambiente militante e testimoniante della Resistenza) c'è molto lavoro da affrontare. A cominciare dalla chiara qualificazione del reato apologetico e dalla revoca delle condizioni che, per scarsa consapevolezza o per neghittosità, hanno consentito la crescita del fenomeno. 

Si è fatto carico il Consiglio Comunale di Cremona, in tempi recenti, dell'esigenza di restringere il campo delle prerogative che costituiscono un vantaggio per chi abusa degli spazi e delle strutture pubbliche. 

A larga maggioranza il Consiglio Comunale ha deliberato che costituisce condizione ineludibile, per chi usa spazi pubblici per pubblicamente manifestare, “una dichiarazione di rispetto dei valori costituzionali antifascisti e di rifiuto della violenza”. 

Che la qualificazione “antifascista” noi rientri nel radar dei valori e delle prerogative accettate si può anche intuire, nell'aggregato di chi mimetizza la nostalgia sotto le mentite spoglie del sovranismo/nazionalista (variante del complesso aggregato del fascismo, vetero e neo). 

Inaccettabile è, tra persone serie che non si prendono in giro, la giustificazione (dell'astensione, forma suprema della codardia), anzi il combinato giustificativo “non si può essere contro una cosa conclusa da quasi ottant'anni” e “antifascisti si professano coloro che hanno messo a ferro e a fuoco la nostra città il 25 gennaio 2015” 

Su questo secondo ordine di valutazione, è solo il caso di ricordare che, salvo frange minoritarie, l'antifascismo cremonese ha fortemente contestato la legittimità politica e morale dell'auto-qualificazione antifascista in capo ai sedicenti centri sociali. 

Il cui profilo di violenza praticata è del tutto simile a quello dell'opposto versante. 

Ma è proprio su questo terreno che è apprezzabile e pienamente edificante l'intento del Comune di impedire l'uso inappropriato degli spazi pubblici. Da parte sia di chi è reticente nel rendere dichiarazione di piena appartenenza alla cultura ed alla legalità repubblicana sia di chi, al di là degli arbitri lessicali, pratica violenza e sovversione, né più né meno del fronte opposto. 

Sull'argomento ospitiamo l'apprezzata riflessione di Giuseppe Azzoni. E più sotto pubblichiamo, nell'intento di promuoverne le finalità, la Proposta di legge contro la propaganda fascista e nazista.

Opera di Graziano Bertoldi 
Opera di Graziano Bertoldi 

di Giuseppe Azzoni 

Caro Direttore, ho letto con una certa amarezza sul giornale locale che la minoranza del Consiglio comunale di Cremona si è astenuta sulla deliberazione di richiedere, per la concessione di sedi e spazi comunali, "una dichiarazione esplicita di rispetto dei valori costituzionali antifascisti e di rifiuto della violenza". Una astensione, peraltro, che mi è parsa molto formale: il giornale riportava interventi che mostravano piuttosto una sostanziale contrarietà. Ed invece sarebbe stato logico ed importante un comune pronunciamento positivo di tutte le forze che nella Costituzione si riconoscono! Nella citata deliberazione infatti non si fa che ribadirne l'esplicito dettato per applicarlo in materia di competenza del Comune. E lo si fa in modo democratico, rispettoso dei diritti e delle libertà di associazioni e singoli cittadini, semplicemente richiedendo una dichiarazione, una "autocertificazione", di impegno etico a rispettare la Carta della Repubblica. Un consigliere di minoranza ha motivato l'astensione "constatando" che il regime del PNF e quello di Salò non ci sono più da tempo, quindi inutile tornarci su. A me pare invece che abbia ben motivato l'assessore Bona sulla necessità che la terribile memoria storica del fascismo e del nazismo non venga banalizzata e trascurata. Purtroppo, come disse un grande scrittore, quel ventre "è ancora fecondo". Vi sono soggetti che incredibilmente e colpevolmente negano quella storia, la edulcorano, la falsano. Soggetti singoli, associazioni, partiti esaltano aspetti di razzismo ed antisemitismo, praticano violenze di tipo squadrista, seminano odio e nazionalismo deteriore. Sappiamo bene che le guerre e gli stermini voluti dal nazifascismo sono stati fortunatamente sconfitti nel 1945. Ma sappiamo anche che nei decenni successivi gente avvelenata da quelle idee, anche giovani e non solo vecchi nostalgici, ha continuato ad agire, esaltando quella storia e causando persino stragi nel nostro Paese, con gravi pericoli per la democrazia. Ed ancora oggi in Italia ed altrove neofascismo e neonazismo sono presenti, orgogliosi di svastiche, saluti romani e quant'altro. Si ammantano di "legalità" ma rifiutano persino di sottoscrivere una dichiarazione come quella sopra ricordata. Bene fa il nostro Comune ad avere sensibilità su questo tema anche con deliberazioni come questa. 

Gazzetta Ufficiale n. 260 del 20 ottobre 2020 della proposta di legge di iniziativa popolare (20A05730) - NORME CONTRO LA PROPAGANDA E LA DIFFUSIONE DI MESSAGGI INNEGGIANTI A FASCISMO E NAZISMO E LA VENDITA E PRODUZIONE DI OGGETTI CON SIMBOLI FASCISTI E NAZISTI" 

Tale proposta si propone di raccogliere firme dei cittadini per ottenere il rispetto di quanto scritto e sancito nella nostra Carta Costituzionale... "Oggi riteniamo fondamentale che dal basso si riparta per riparlare dei valori della nostra Costituzione e attualizzarli: la Costituzione con la sua XII disposizione transitoria vieta la ricostituzione sotto ogni forma del disciolto partito fascista. È necessario, di fronte all'esposizione, la vendita di oggetti di simboli che si richiamano a quella ideologia che la normativa non lasci spazi di tolleranza verso chi si cela dietro le libertà democratiche per diffondere attraverso la propaganda, l'esposizione, la vendita di oggetti di nuovo i simboli di quel passato tragico. Ripartiamo da una iniziativa popolare dal basso per difendere la nostra Costituzione e i suoi valori." 

Parte la raccolta di firme per la proposta di legge di iniziativa popolare contro la propaganda fascista e nazista. 

Serviranno almeno 50.000 firme per portare la proposta in Parlamento. 

Il 19 ottobre 2020 il Comitato Promotore, presieduto dal Sindaco di Stazzema Maurizio Verona, ha depositato la proposta in Cassazione. 

Sul sito www.anagrafeantifascista.it si trovano le istruzioni e i moduli per la raccolta di firme. 

Si dovrà firmare in presenza, presso l'ufficio preposto nel comune dove si è iscritti nelle liste elettorali, oppure sarà possibile farsi promotori della campagna promuovendo la raccolta di firme. C'è tempo fino al 31 marzo 2021 per firmare: recati nel tuo comune di residenza e firma per la legge antifascista! 

Comunicaci se presso il tuo comune non fosse ancora stata avviata la raccolta di firme.  

Per ogni chiarimento o richiesta, scrivere a info@anagrafeantifascista.it 

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