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Inciampi sulle rive dell'Adda /4

  24/04/2024

Di Redazione

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Gli inneschi dell'iniziativa

A 100 anni dall'assassinio di Giacomo Matteotti sarebbe il caso di iniziare a de-fascitizzare Pizzighettone. La targa per le libertà, diritto sacrosanto di ogni cittadino, è cosa ben diversa dal ricordo dei deportati da Pizzighettone ai campi di sterminio. Quella era la liberazione. 

“La storia non si può riscrivere”, ma è da Pizzighettone, per l'esattezza dalle sue carceri, che “partirono” un numero compreso tra i 400 e i 500 prigionieri per essere deportati nei campi di sterminio nazisti. “La storia non si può riscrivere” ma sono stati gli italiani a vivere sotto la dittatura fascista e a subirne le nefandezze e le atrocità. “La storia non si può riscrivere” ma togliere l'”onore” della cittadinanza pizzighettonese a Mussolini significherebbe evitare che il Comune annoveri nell'albo dei suoi cittadini onorati un dittatore che fece della violenza, del bellicismo, del razzismo elementi  fondanti  del regime,  eliminò la democrazia, emanò le leggi razziali, condusse l'Italia in una disastrosa guerra alleandosi con il regime  nazista, pacificamente considerato  da tutti il male assoluto,  collaborando attivamente con lo stesso e assecondandolo nel suo  farneticante  disegno criminale anche durante la Repubblica Sociale Italiana che si macchiò di orrendi  crimini in danno di partigiani  e della inerme popolazione civile.

Gruppo consigliare “Insieme si Cambia Pizzighettone”.

Apprendiamo da diverse fonti notizie su inaccettabili ed incongrue posizioni da Lei assunte in relazione a proposte della minoranza consiliare su storia e fatti generali e locali del secolo scorso.

Pare per esempio che Ella tenga molto a conservare la cittadinanza onoraria attribuita a suo tempo al duce Mussolini mentre respinge proposte volte a ricordare e commemorare le

In particolare non può servire a negare positive e meritevoli iniziative come quella delle pietre d'inciampo o del ricordo dei giovani incarcerati a Pizzighettone per non piena osservanza verso il regime fascista e le sue politiche militari di guerra.

Non va mai dimenticato che la nostra Costituzione è antifascista, è frutto della Resistenza, cioè dell'unità tra diverse correnti laiche e cattoliche.

ANPI - Il Presidente Gian Carlo Corada. ANPC - Il Presidente Franco Verdi. ANDA - Il Presidente Tiziano Zanisi.

Per queste ragioni la nostra testata scende in campo a fianco del gruppo consigliare e della Associazioni Partigiane, per un dovere di verità storica e di testimonianza civile. Proponendo di caratterizzare, alla luce di quanto qui esposto, una celebrazione della Liberazione, che non sia ispirata dal solito stile 4 novembre reducistico/combattentisco, soprattutto, strumentale a becere utilità politiche), incardinate su inaccettabili equivalenze: condanna sia del fascismo nazismo al pari del comunismo.

Wathever it takes…

…perché (parafrasando Draghi), la mission dell'ineludibile iniziativa (di testimonianza civile e di ripristino di alcune falle storiche, intenzionalmente o non che fossero) presupponeva, considerando le premesse e gli intralci, aveva come inaggirabile consapevolezza il proposito del "Costi quel che costi”.

Una premessa questa quasi surreale. Almeno se raffrontata al sentiment con cui l'iniziativa medesima è stata fin dall'inizio incardinata, come precisa volontà di mettere a dimora nella giusta location una percepibile traccia di ciò che è stato nella storia. Con una sintassi ispirata da verità storica, da tramandare (si sarebbe detto un tempo, quando però i contemporanei erano consapevoli) ai posteri e da valorizzare nel suo contesto. Una valorizzazione che non è un disvalore, nel senso di farci su l'indotto turistico. Ma semplicemente nell'intento di creare le premesse per sviluppi di fecondi brevi viaggi della memoria nel suggestivo e didattico contesto del Borgo murato.

Che, invece, nei propositi della attuale governance comunale, viene eletto a location da paese dei balocchi commerciali.

Sia quel che sia, da oltre un anno la nostra testata si è ritenuta impegnata in prima linea in questa impresa; che era, giova ricordarlo, partita dalla valutazione delle condizioni simmetriche alla fattispecie delle “pietre d'inciampo”. Non in senso strettamente tecnico, come abbiamo doverosamente precisato. Ma lato sensu, per analogica appartenenza di quanto avvenne nel Borgo murato (peraltro, sede nel corso dei secoli di un Ghetto) ai medesimi percorsi di scelleratezze.

Avrebbe potuto essere una testimonianza collettiva. Circostanza questa che avrebbe potuto segnalare una virtuosa propensione trasversale alle buone cause civili.

Non è avvenuto, per le ragioni ripetutamente focalizzate. D'altro lato, il pannel di sabato 20 ha evidenziato, a dispetto delle premesse, le caratteristiche di un gesto di cittadinanza attiva di rango ampiamente condiviso.

Ne sono dimostrazione sia la scesa in campo di tutte le espressioni civili ed istituzionali, della cittadina e della rete associativa territoriale sia un'ampia partecipazione.

In un contesto avvertibile di consapevolezza e di entusiasmo. Peraltro, veicolati dalla sensazione di dover in qualche modo anticipare (su ben altro binario) un modulo celebrativo del 79° anniversario della Liberazione che ( col suo portato di reducismo-combattentismo) poco si confà il vero significato storico.

D'altro lato, che sia questo lo spirito che orienta il l'establishment leghista, lo si deduce dallo speech generalizzato della vigilia del 25 aprile, che traspare in un'allucinante esternazione del sindaco di leghista Seveso “no al corteo, meglio gli alpini dei partigiani. Non sta scritto da nessuna parte che l'ANPI debba prendere la parola”

A Pizzighettone hanno avuto agibilità tutte le espressioni politiche, istituzionali, associative. Ovviamente, pur nelle caratterizzazioni che sono un valore aggiunto, nel medesimo condiviso spirito secondo cui la matrice antifascista è stata, è e sarà la vera matrice dell'Italia Repubblicana.

Non possiamo non ringraziare tutti i protagonisti di questa feconda pagina di approfondimento e di divulgazione storica. Tra di loro Gianfranco Gambarelli, che da anni fornisce con il suo importante impegno lo spunto storico.

Nelle prossime edizioni la nostra testata pubblicherà, in occasione del 79° anniversario della Liberazione ulteriori contributi di approfondimento delle vicende partigiane di Pizzighettone.

Gli interventi

Elisa Mancinelli, gruppo consigliare “Insieme si Cambia Pizzighettone”

Doveroso ripercorrere la storia, anzi la cronaca politica che ci ha portato a volere fortemente, a Pizzighettone, l'incontro di oggi. È da oltre un anno che chiediamo che venga affissa fuori dal museo delle prigioni una pietra d'inciampo per ricordare i prigionieri che furono deportati nei campi di sterminio nazisti. E no, la maggioranza che guida il nostro paese non solo non ha approvato la mozione lo scorso anno perché "le pietre non possono essere messe per i prigionieri pizzighettonesi", non l'ha neanche discussa e non ha preso in considerazione la sostituzione della posa di pietre con una targa. A memoria. Celebrativa di quei tanti che da quella che oggi è piazza d'armi è partito per essere internato nei campi di sterminio. La stessa maggioranza che mantiene la cittadinanza onoraria a Mussolini perché "ormai quello che e stato è stato, la storia non si può riscrivere" e che, ad un anno dalla non discussione della mozione sulle pietre, rinuncia ancora alla possibilità di mettere la targa per i deportati e ammette una targa per la libertà. La libertà, di tutti. Che è diritto sacrosanto. Ma che non è liberazione. No. Libertà liberazione e verità storica le parole che danno il titolo all'incontro. Perché è fondamentale che i concetti siano chiari a tutti, perché non possiamo dare informazioni sbagliate perché come cittadini genitori ed educatori abbiamo la responsabilità di far conoscere la verità alle nuove generazioni. E la liberazione è il 25 aprile, è la battaglia che donne e uomini hanno fatto per liberare l'Italia dal nazifascismo

Prof. Giancarlo Corada, Presidente ANPI Cremona

La deportazione in Germania, nei Campi di lavoro, dei detenuti nelle Carceri di Pizzighettone è assolutamente documentata ed interamente attribuibile ai nazifascisti. Questo ha da essere esplicitamente affermato e scritto in una targa a perenne ricordo dell'avvenuto. La verità storica non si può falsificare. A Pizzighettone, come in tante altre località italiane (circa ventiquattromila sono state le vittime civili di stragi naziste e fasciste frutto di una ben precisa strategia bellica di dominio del territorio; ed ancor più numerose le vittime nei Lager tedeschi) non ha operato un generico Totalitarismo, ma un Totalitarismo ben definito, con tanto di nome e cognome: il Nazifascismo. Con il suo corredo di teorie razziste, esaltazione della violenza, antisemitismo. La vicenda di Pizzighettone, con l'incredibile rifiuto da parte dell'Amministrazione Comunale di porre una targa “in memoriam”, dimostra, se ve ne fosse bisogno, che è finito l'Antifascismo “storico” perché il Fascismo “storico” è stato sconfitto, ma non sono superate le ragioni, i Valori dell'Antifascismo. La moralità delle vite, dei comportamenti di chi si è battuto contro le mostruosità di Nazismo e Fascismo dovrebbero appartenere a tutti noi. L'Antifascismo è oggi una forma della concezione della politica, che prescinde anche dall'ambito cronologico del Ventennio (su cui si fa memoria e si individuano responsabilità), e che si definisce attraverso elementi che appartengono alla realtà del nostro tempo: la tolleranza, la libertà, l'uguaglianza, la giustizia, il rispetto per la dignità umana. Per questo non accetteremo mai il rifiuto di onorare le vittime del Carcere di Pizzighettone.

Prof. Franco Verdi, Presidente ANPC Cremona

Dopo l'intervento, da storico profondo qual è, del professor Corada, vorrei proporre due approfondimenti tematici. Con ulteriori precisazioni e premesse: la Storia va raccontata nella sua interezza, senza manipolazioni, omissioni, censure, pre-comprensioni, imbarazzanti reticenze o afasie; il significato degli accadimenti è autentico a tre condizioni: vivere il presente, ricomprendere il passato, aprire al futuro. Per questo narrazione e testimonianza si arricchiscono nel legame cooperativo e non competitivo, nell'interpretazione della realtà come prova di esercizio di libertà e responsabilità, personale e sociale. Ciò detto, il concetto di Liberazione, giustamente richiamato in primaziale premessa, rimanda ad un'idea un paradigma biblico ben preciso: da una dominazione oppressiva, per un cammino di popolo, verso la terra Promessa, attraverso il mare rosso (la Resistenza) ricevendo le Tavole della Legge (la Costituzione repubblicana). Questa la Storia, questo il valore, la responsabilità l'impegno. Il secondo approfondimento si riferisce alle Pietre d'inciampo che fa da incipit simbolico di questo incontro a Pizzighettone, luogo di deportazione. Il movimento, iniziato da un artista tedesco Gunter Demnig nel 1992, con l'apposizione di una pietra denominata presso le case dei deportati nei campi di sterminio, coglie radici ebraiche (dal talmud, una persona viene dimenticata quando è dimenticato il suo nome) San Paolo (Romani, 9) metto in Sion una pietra di scandalo ma che crede in lui non sarà deluso, Salmo 117, la pietra scartata dai costruttori è diventata testata d'angolo. Ecco perché la resistenza, ieri oggi sempre, significa stare dalla parte degli oppressi. Dal loro sacrificio un mondo nuovo, più umano e più giusto.

Giancarlo Bissolotti, Consigliere Comunale capogruppo

Ringrazio di cuore chi ha avuto l'idea di pensare e di proporre questo intenso e significativo “momento di ricordo”. Ma perché ricordare? Conosciamo il detto del filosofo spagnolo George Santayana: “chi non è capace di confrontarsi con il proprio passato, è condannato a riviverlo eternamente” Noi vogliamo ricordare perché è la nostra coscienza che ce lo impone, perché la coscienza personale e sociale, è motore o contrappeso delle azioni umane, soprattutto le controbilancia quando chi esercita potere declina nell'ubriacatura del poter fare ad arbitrio, della frenesia di porre se stesso oltre la ragionevolezza. Si cerca di allontanare la memoria di ciò che è stato, tutte le volte in cui azioni ed espressioni hanno il fine di ridurre, fino ad annullare, la distanza politica, che è costruzione e gestione della società e l'industria dell'intrattenimento. Per evitare o anche solo stemperare questo bisogna esercitare la memoria e la consapevolezza e stimolare la cultura, che è condizione necessaria alla consapevolezza. Perché dunque questo momento di ricordo? Perché noi esseri umani siamo impastati di memoria; ognuno di noi è il risultato di quello che è stato, o meglio, della macerazione di quello che è stato. Ricordare vuol dire avere più strumenti per contestualizzare, il che aiuta a promuovere il riconoscimento della dignità e della natura dell'umano. Ricordare è anche un modo per sviluppare la ricerca della verità dei fatti, il cui fondamentale problema non riguarda tanto l'esistenza (quella che magari altri trovano più conveniente negare) quanto invece la sua accessibilità. Ricordare è anche imparare a conoscersi, diventare consapevoli che attraverso le nostre fatiche siamo chiamati a chiederci “come devo vivere per rimanere umano e cosa significa esserlo?”. Ricordare aiuta anche ad imparare a distinguere la bellezza del mondo e chi di questo dà forse ragione, o almeno ci può sembrare così. Pensiamo allora a quegli uomini che anche da Pizzighettone partirono, ma non solo loro, a tutte quelle donne, quei bambini, quegli adulti vecchi che si avviarono verso quella cancellata, o altre cancellate simili, in quello o altri periodi della storia, dopo essere stati trasportati come oggetti sempre più sfatti e puzzolenti. Facciamolo non solo nel “giorno della memoria” o in altri giorni simili, ma ogni volta che vediamo ed ascoltiamo qualcuno che guarda a i campi di concentramento e di internamento e a tutto ciò che essi hanno rappresentato con superficialità, persino con sufficienza o con colpevole favore ripresentando gesti e concetti che portarono a far attraversare qui cancelli a milioni di uomini e donne.

Matteo Cigognini segretario dei Giovani Democratici

Per me è un po' emozionante essere qui oggi perché la Resistenza fu un movimento giovanile soprattutto, banalmente perché fu una guerra civile e di liberazione e la guerra da sempre la combattono i giovani. Giovani di estrazione sociale e istruzione differenti, con ideali diversi ma tutti accomunati da una grave domanda che si dovettero porre: continuo a vivere la mia vita quotidiana, sapendo di dover sopportare privazione della libertà, oppure lascio tutto per imbarcarmi in un'esperienza incerta, consapevole che potrei morire, per dare un senso alla mia esistenza e reclamare un presente migliore? Fortunatamente molti scelsero la seconda, restituendo dignità al nostro paese nell'immediato dopoguerra e garantendoci un futuro di pace, libertà e giustizia. Eppure oggi la memoria vive un cortocircuito: vuoi perché i testimoni di quella stagione sfortunatamente sono sempre meno, vuoi perche la scuola spesso non si impegna di educare cittadini. Fatto sta che parte dei giovani non è consapevole di cosa si festeggi e ricordi il 25 Aprile. Fortunatamente noi oggi non ci troviamo di fronte al tragico dilemma che affrontarono i nostri coetanei 80 anni fa circa. Dobbiamo però ricordare che lo stato delle cose non è immutabile e che anzi la storia può prendere pieghe particolari in 10-15 anni. Per questo è importante coltivare la memoria, per essere consapevoli che il comodo mondo in cui viviamo è una conquista, non un eterno stato di fatto.

Gianni Grazioli – ANPI Pizzighettone

Le recenti prese di posizione delle associazioni partigiane e del gruppo consigliare “Insieme per Pizzighettone” contro le chiusure del Sindaco e dell'Amministrazione comunale alle richieste di cancellazione della cittadinanza onoraria concessa a suo tempo a Mussolini, oggi sempre più oscena ed immotivata, ed ancora contro la esposizione di una “Pietra d'Inciampo” o di una targa similare da collocare nei pressi dell'ex carcere delle mura a memoria dei 400-500 reclusi deportati verso i campi di lavoro e di prigionia tedeschi, ci hanno indotto a pensare una commemorazione diversa ed alternativa al 25 aprile istituzionale organizzato dall'Amministrazione comunale stessa, sempre più svuotato da qualsiasi richiamo alla liberazione dal nazifascismo ed alla Costituzione Repubblicana.   Questi elementi ci impongono la esigenza di ripensare ad una presenza nel nostro territorio delle forze che con l'ANPI fanno della libertà, della liberazione e della pace il messaggio universale della Costituzione Repubblicana ed antifascista.

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