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Lettere all'ECO /64

  16/06/2025

Di Redazione

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REFERENDUM

lo specchio della nostra debolezza

Caro Eco del Popolo, ho letto i contributi sull'esito del referendum dell'8-9 giugno. Io penso che una riflessione sugli appuntamenti referendari che hanno avuto successo andrebbe fatta. 

Ho buona memoria e ricordo molto del referendum del 1974 sul divorzio, che fu il primo dell'Italia repubblicana. Quell'appuntamento sanciva uno dei principi  della Costituzione: la sovranità popolare che non si esprimeva soltanto attraverso le elezioni e la delega agli eletti della funzione legislativa, ma interveniva direttamente su una legge del Parlamento, in quel caso la legge che aveva introdotto il divorzio. E forse non fu casuale che a promuovere quella consultazione popolare fosse stata la destra (Gabrio Lombardi con l'appoggio dell'Azione Cattolica, della CEI, della destra DC e del MSI, partito sempre pronto a fare proprie le battaglie più reazionarie). A sinistra, penso soprattutto al PCI, il referendum era uno strumento guardato con un certo sospetto: la sovranità popolare espressa in quel modo appariva un azzardo. Piu disinvolti apparvero i partiti laici e i socialisti. 

Votò l'87 per cento degli aventi diritto, oggi ci sembra un'enormità, perché in quel 1974 era ancora forte l'onda lunga di un ciclo di lotte che aveva attraversato gli anni Sessanta e parte dei Settanta. Quel voto fu anche un voto contro la DC. Un anno dopo la sinistra conquistò la guida delle principali città (Roma, Napoli, Torino, Milano, Genova) e nel 1976 le elezioni politiche videro insieme il picco dei voti e il fine corsa di quella stagione.

I referendum successivi (legge Reale e finanziamento pubblico dei partiti) si svolsero nel giugno del 1978 con un clima politico ormai mutato; quelli del 1981 videro sempre sconfitti i radicali (e il Movimento per la vita sul quesito relativo all'aborto). Fine di una stagione e calo sempre più pronunciato dei partecipanti. Da quel momento lo strumento referendario subì torsioni e abusi che lo misero in crisi.

L'ho fatta un po' lunga ma sono convinto che le battaglie referendarie siano state un momento virtuoso sempre e soltanto quando sono state accompagnate da una spinta reale della società come fu in quel 1974. Senza quel ciclo di lotte sociali e culturali che lo aveva preceduto non si sarebbe vinto alcun referendum. 

Per concludere, devo dire che l'Italia di questo ultimo decennio non ha nulla a che vedere con quella di quegli anni. È un Paese regredito, privo di conflitti forti, con le nuove generazioni che non si fanno avanti. Una palude, insomma. In queste condizioni non vi erano possibilità di trascinare al voto la maggioranza degli aventi diritto e il referendum è stato non un terreno di conquista ma lo specchio della nostra debolezza.

Alberto Piazzi – Bruxelles 12 giugno 2025

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Un problema di quorum o di quid

Innanzitutto, un vivo ringraziamento ad Alberto, che è un compagno amico reale e non immaginario da mettere in campo per supportare un rango di internazionale del nostro parterre di lettori e corrispondenti. E' vivo, operante e, nonostante le caratterizzazioni di 50 anni fa quando diradammo le frequentazioni militanti (lui, come lo storico padre capo del circolo Pizzighettonese, nel PCI ed il sottoscritto, lotta …come si suol dire…insieme a noi. Difficilmente nella stessa formazione (perché da 30 anni noi siamo apolidi, ma non disertori dell'idea). Ma sicuramente nel medesimo campo politico-culturale (in cui non è difficile si ritrovino analogie, almeno di interpretazione degli accadimenti, tra militanti ex PCI ed ex PCI. Ne è dimostrazione il suo contributo, pacato e razionale, che tradisce la propensione ad un approccio non di maniera od imposta da ordini di scuderia alla difficile ermeneutica dell'esito del referendum.

Sia quel che sia la lettera di Piazzi merita di essere riscontrata da almeno pari impegno di analisi. Che richiederà, come il solito, un nostro splafonamento dai normali step della soglia di attenzione e di misura espositiva. Vabbé ….rimborseremo gli insoddisfatti…

Per adeguatamente controdedurre stamani abbiamo “ravanato” intensamente la stampa nazionale. Da cui abbiamo estratto spezzoni che sottoponiamo ai lettori.  Lo Russo, sindaco di Torino sostiene che il referendum é la fotografia di un elettorato spaccato tra diritti e questione sociale. E tanto per non farsi mancare niente di analisi surrealistica, il primo cittadino aggiunge la solita nota da Cicero pro domo sua di demagogia: il Paese è così vecchio che l'economia si bloccherebbe senza immigrazione (come dicono i soliti industriali). Spiegazione monca, ma meno inveritiera di quello dell'obbligo ad accogliere tutti i diseredati che fuggono da privazioni,  dittature, illiberalità...e che perciostesso in forza di ciò dovrebbero essere accolti a prescindere. Senza se, senza ma, senza limiti, senza minimalistici approcci ed indirizzi gestionali, in grado di preservare i valori umanitari universali e la tenuta e sostenibilità del sistema-paese. Il nostro, che dovrebbe continuare a sistemizzare, nei fatti e in progressione nella sistemazione legislativa, nella prassi corrente (data per incoercibile per effetto della prevalenza del populismo sulla norma) il dogma di un modello irrazionale e pregiudizievole ispirato dall'idea quintomondista di "un dentro tutti". In Italia, ça va san dire, col pieno arbitrio di valicare ogni cm dei 7000 km di confine (che da tempo sono a tutti gli effetti una teorica entità geografica); e sotto la guida di quella specie di "Spectra" che è diventato il combinato di cultura antioccidentalistica e di ong, che si sovrappongono ai poteri ordinamentali e esercitano un sovrapotere di fatto.  Che regola quei flussi, che invece dovrebbero essere programmati, filtrati, gestiti. Nell'interesse, si ripete, della tenuta del paese come impatto socioeconomico e come impatto di sicurezza, quella effettiva e quella percepita. Con un'ulteriore specifica (per quanto ci riguarda, di totale contrapposizione al dilagante buonismo, incardinato dalle correnti culturali e politiche di scuola antioccidentale), che riguarda l'esigenza di un razionale riavvolgimento dei filoni che hanno impattato nelle urne referendarie. Il cui filone "migratorio" non è stato, come par voler far credere Lo Russo, un no contest, un tie, bensì un cappotto, da 80 a 20. Un cappotto che dovrebbe pesare sulle percezioni realistiche del presente e delle consapevolezze per il futuro. Che impone visioni illuministiche e correlate alla praticabilità.  Esattamente il contrario di quanto si è dispensato finora. A base di governances frutto di demagogia ( tra cui l'irresponsabile insegnamento della penultima "cathedra" pietrina) e di prassi di fatto. Nell'attesa, a forza di spallate, di codificazioni sempre più azzardate o se si vuole irrealistiche, di imboccare il non ritorno della tenuta e la deflagrazione della coesione comunitaria ( di cui il sentiment elettorale referendario è diventato severo segnalatore). La cittadinanza, la stragrande maggioranza, ben lontana da impronte razziste e xenofobe (se non quelle conclamate dalla narrazione dell'area di centro-destra), ha mandato un segnale: è giunto il tempo (prima che si debbano adottare i modelli di contrasto e di deterrenza adottati dai socialisti spagnoli, dai civici francesi, dai laburisti d'oltremanica) di girare un'altra pellicola di scuola "neorealistica" in cui vengano contemperate (con esclusione di riserve compiacenti per aggiramenti, come i "ricongiungimenti" e il permanente contrasto temerario nelle sedi giurisdizionali) de facto.

Perché (e lo diciamo rivolti ai circoli centrodestrorsi vera situation room delle venature sovraniste), ci sarebbe da riformare anche la legge  di cui si deve essere grati al senatore missino Mirko Tremaglia, ministro per gli italiani nel mondo nel governo Berlusconi II. Che, anche grazie alla compiacenza dei DS nazionale e di un parlamentare cremonese, metabolizzò centinaia di migliaia di italiani "aggiuntivo". Di cui è rivelatore un dato passato sotto silenzio: Solo il 23.8 dei residenti all'estero (la gran parte dei quali è la riserva impinguata dalla legge Tremaglia diventata bacino del peggior clientelismo per vorace parassitismo di spesa e per scambio elettoralistico) ha partecipato, a dimostrazione di una percezione attenuata, alla contesa.

Caro Lo Russo, si contenga  nella narrazione interessata "il ceto medio ha paura del futuro. Ora serve più sicurezza (dice Lei, minimizzando) sociale".

In cui è evidente il ricorso arbitrario all'evocazione del solito  ceto medio. Il Paese, nel fermo ripudio di qualsiasi compiacenza verso influenze "revisioniste", provi, imboccando un responsabile impulso per il superiore interesse comunitario, a guardare nell'ottica universale e trasversale

Prima che l'istituto referendario ulteriormente si logori con un non improbabile effetto domino su tutta l'impalcatura liberaldemocratica, è rigorosamente dovuto un sussulto (soprattutto, dalla parte da cui sono venuti i boatos, vale a dire la vasta area liberaldemocratica e riformista) in grado di imboccare un credibile percorso di resipiscente resilienza attraverso un organico progetto mobilitazione civile di riforme in sede legislativa

In Italia nulla è più definitivo del provvisorio. Specie nei casi diffusi di una provvisorietà concepita ed usata come espediente per traguardare oltre è contro le procedure stati di fatto

Non possiamo concludere senza citare un opinionista da noi molto stimato, Aldo Cazzullo, che allargando la visuale dell'indotto delle migrazioni, afferma: sulla questione della sicurezza la sinistra rischia di perdere Milano (e, aggiungiamo noi) molto altro! Degli immigrati abbiamo bisogno. Ma se l'amministrazione comunale (noi ci allarghiamo: tutta l'intelaiatura amministrativa) non si fa una ragione dell'ineludibilità del rapporto cisto benefici, si avviterà il meccanismo del non ritorno.

Oltre ad un consistente smottamento di costrutti ed equilibri incardinati in decenni, dovremmo prendere atto del sentiment change in atto e provare a controllarlo con un ravvedimento operoso.

L'opinionista di L'Espresso scrive nell'edizione uscita ieri: è il momento della vicenda (il default referendario) politica di una comunità democratica che diventa inaggirabile soglia morale.

Non bastano più indignazioni ed evocazioni di carattere generale. Sulla sinistra, lato sensu, incombe il dovere di riflettere e progettare. Sfociando in una proposta capace di tenere insieme diritti e sicurezza, accoglienza e regole, cittadinanza e responsabilità.  Il tutto declinando alla luce dell'inaggirabile monito di percepire il senso di insicurezza quando non di paura nei confronti di processi di assorbimento rispetto ai quali il sentiment della cittadinanza autoctona, se non proprio a valenza assoluta, viene prima nella priorità.  Almeno di quella tracciata dalle anime belle e dei portatori di interessi

Un problema di quorum o di quid

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Il caldo torrido di questi giorni non aiuta certo la gente a meditare su quanto sta accadendo nel nostro territorio e in tutto il mondo. Le guerre in atto sono ben altra cosa che le “piccole vicende domestiche” che infiammano i cuori di chi in ogni caso sa che guardando ciò che gli succede sulla porta di casa, e cercando di dare un contributo per risolvere “problemi importanti”, contribuisce a creare una cultura democratica contraria alla delega e alla sopraffazione e all'inganno di chi detiene il potere.

Secondo un piano ben confezionato secondo “la strategia della comunicazione” dai dirigenti dell'Asst di Cremona, più che nel rispetto delle leggi che prevedono in questi casi che la gente comune venga informata PRIMA di ogni decisione importante sull'ambiente e sulla salute, c'è stato l'ennesimo incontro nei giorni scorsi del Direttore Generale Dr Ezio Belleri con gli operatori sanitari di Cremona Solidale e con gli ospiti di questa struttura.

L'illustrazione sempre più romanzata delle eccellenze che ai cremonesi porterà il nuovo ospedale sono state ancora una volta ben accolte da tutti. Ovviamente tutti i presenti all'incontro, non resi edotti delle possibili alternative, ma solo prendendo atto delle criticità furbescamente elencate nell'attuale edificio ospedaliero, hanno applaudito e votato positivamente “in anonimato” alla costruzione di un nuovo ospedale come sorgente di una nuova vita per la sanità cremonese.

Viene citato nell'articolo di cronaca de La Provincia anche una ultra novantenne che commossa si dispiace in quanto si rende conto che probabilmente non vedrà “l'ospedale/terra promessa”…

Ma inesorabilmente, in quanto si può incantare/tacere alla gente, ma alla lunga questa potrebbe chiedere informazioni precise… ed allora “si vedrà la nudità del re” … e non è un bello spettacolo… il relatore ha dovuto snocciolare numeri (accoglienza-accesso, parcheggi, ascensori, emergenza-urgenza, piastra chirurgica, aree ambulatoriali, mamma-bambino, caratteristica delle camere di degenza, posti letto) tutto questo confrontando ciò che si farà nel nuovo e ciò che ORA c'è nell'attuale Ospedale dopo decenni di negligenze e di incuria

Nulla di più scorretto e ai limiti della liceità.

Dal primo progetto dell'arch. Cucinella presentato il 30 novembre 2023 e acclamato con certezza come edificio, e ospedale più bello del mondo, si sta scivolando piano piano a presentare un edificio sempre meno “bello” e sempre meno “grande”, con 2 piani in meno e con 150 posti in meno. Ma Belleri lo presenta a tutti ancora come ospedale mirabolante, non parlando dei tagli apportati al primo progetto e non parlando delle possibilità alternative di un recupero edile e funzionale dell'attuale Ospedale rispetto alla prima versione del nuovo, ma ancor più evidente confrontando una riqualificazione del “vecchio” verso il nuovo “ridimensionato”. Quando sarà costretto a parlare anche dei costi …. Se mai avrà il coraggio di dichiararlo anche alla stampa… ci sarà da piangere!

Mi viene in mente quando Ulisse tornato nella sua terra stanco e vestito di pelli entra nella sua casa invasa dai Proci (dal greco “pretendenti”)… che lo deridono e lo scacciano pensando a lui come uomo un tempo forse potente ma ora un pezzente… e il coro di vergini che parlano di lui nel poema omerico ne descrivono la storia e la forza ancora latente e prorompente … la forza che alla fine emerge e che soverchia gli impostori.

Il nostro Ospedale ha fatto tante battaglie e subito tante “offese” da Proci incompetenti… ha l'età di Ulisse, e ancora come Ulisse può, una volta rifocillato, pulito e vestito (ristrutturato) andare per il mondo (della sanità) ad insegnare ancora, se ancora avrà in se le capacità mediche di chi ci vorrà lavorare.

Grazie per l'attenzione

Enrico Gnocchi - sostenitore del "movimento per la riqualificazione dell'Ospedale di Cremona

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INVIATO ALLE SOSTENITRICI E SOSTENITORI DEL MOVIMENTO

ricevo una segnalazione dalla nostra sostenitrice Emanuela Tosi...  che non posso fare a meno di girarvi, con ancora più disappunto di altre occasioni simili in quanto le bugie del Dr Belleri aumentano ogni volta che ripete la sua presentazione/vendita del "prodotto" nuovo ospedale.

Leggete con attenzione e vedrete che il ridimensionamento, altre volte solo accennato, ora viene sempre meglio specificato.

Questo significa, a mio avviso, che durante la verifica del progetto di fattibilità tecnico ed economica...(PFTE) qualcuno gli ha detto che i soldi non sono sufficienti per il megagalattico 1° progetto Cucinella e quindi "si taglia" di qua e di la.

Sto completando uno schema, una parte principale della proposta del progetto da noi fatta nel dicembre 2024, dove integro i dati conosciuti fino ad allora con questi ultimi dati di oggi, per far conoscere a chi avrà la pazienza di leggerlo le differenze e le RIDUZIONI/TAGLI eseguite sul primo progetto Cucinella.

Spero che questi "cedimenti" dell'Asst stimolino molti di voi che leggete a riprendere una operatività con fiducia di essere nel vero, e convincere altri anche inviando lettere ai media... per es. chiedendo e facendo presente a tutti "perchè ad oggi nell'attuale ospedale ci sono SOLO 428 posti letto? a me pare ovvio, perchè attuando una riduzione dei posti letto del 2° progetto Cucinella si rischiava di avere ORA più posti letto del futuro nuovo ospedale... e quindi in questo ultimo anno piano piano si sono eliminati nell'attuale Ospedale molti letti per poter appunto dire che nel nuovo ce ne saranno di più!!!

grazie.

Buona notte 

Enrico Gnocchi

PS Belleri ripete "il coinvolgimento" delle persone...

APPROVAZIONE E CONSAPEVOLEZZA, «IL PERSONALE DEVE ARRIVARE PREPARATO»

Ogni partecipante del pubblico, sessanta persone circa, ha lasciato in modo anonimo la sua opinione, compilando un questionario specifico.

NON VUOLE PERO', E CE LO HA RIBADITO AD UNA NOSTRA SPECIFICA RICHIESTA, MISURARE L'OPINIONE DELLA GENTE, DI TUTTA LA GENTE DELL'ASST attraverso una CONSULTAZIONE POPOLARE... con i limiti che oggettivamente si possono rilevare e con le nostre modeste forze noi la stiamo portando a termine! e per questo fin da ora devo ringraziare coloro che in diversi modi hanno collaborato a costruirla e realizzarla

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a proposito di “promozioni”, riceviamo dal lettore A.P.

Capisco che per qualcuno l'unica partita vista in vita sua sia coincisa con la campagna elettorale, ma due parole su una polemica sollevata da un esponente del centrodestra vanno dette.

Sì, i ragazzi della Cremo sono saliti sul tavolo in sala Consulta. Ci sono rimasti venti secondi, poi sono stati subito invitati a scendere.

Sì, abbiamo deciso di aprire il palazzo comunale alla squadra, e a me pare un bel gesto di ospitalità da parte della città verso chi ci ha fatto emozionare.

È vero anche che un trattore ha fatto un giro per il centro: niente di apocalittico. Con le forze dell'ordine abbiamo scelto di non intervenire, ma di accompagnare, come spesso accade quando la gente festeggia in strada.

Alla fine i cremonesi hanno festeggiato con entusiasmo e, tutto sommato, con misura.

Il mio intento rispetto a questa vicenda è un monito a riprendere la compostezza e l'essenzialità del gesto politico della sinistra. Grazie

Invito a pubblicare la dichiarazione postata su FB dal Sindaco.

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Se il Borgomastro occupasse più tempo per prevenire (anche le polemiche) o meno per attizzarle, si diraderebbe quest'aria ammorbante che aleggia su Cremona ogni giorno che il buondio dispensa.

Mi scuso, ma di replicare anche qui la dissertazione sindacale, non si parla proprio.

Sarebbe fare il gioco di un nemico che vive solo di astiose polemiche.

Quanto al nocciolo. Questi eccessi di relazionalità e convivialità mi irritavano anche ai tempi dei nani e ballerine di Craxi. 

La mia chiosa è stata più che severa congrua al gravità fattuale rispetto ad un contesto generale "mosso". In materia di sicurezza (di cui pagano le conseguenze non i tutelati per censo bensì il ceto dei sans dents, reso tale dalle fragilità da anagrafe e da quoziente socioeconomico). Questo establishment non è la soluzione del problema. Ma la principale scaturigine di una problematica obiettivamente complessa. Che richiederebbe, almeno nel profilo didascalico dell'esternazione del ruolo pubblico, un'ispirazione alla sobrietà, compostezza, massì severità.  Almeno nelle locations istituzionali. Del che ho già scritto nella chiosa. Ai tempi della mia militanza giovanile il mio riferimento comportamentale era il profilo degli Zanoni, Coppetti, Vernaschi, Dolci (e a Pizzighettone, Cabrini, Giusto Corbani, Tuo papà). Sul rapporto politica/sport Cremona fortunatamente (e da sempre) non ha le ombre che gravano sullo scenario generale. Per merito di un comparto politico consapevole e serio. E di un ambiente sportivo (tra cui la tifoseria) responsabile e sano. Circostanze queste, permanenti (anche grazie al timbro didascalico del "patron" che sostiene anche l'Università, il Museo del Violino, la clinica La Pace ecc) negli attuali scenari cittadini. Confesso, non sono riuscito (sia per intimi convincimenti personali sia per effetto delle percezioni di alcuni lettori) ad inquadrare l'accadimento nella fattispecie bagatellare. Di cui sono responsabili più che i tifosi e alcuni protagonisti "sul campo verde" di una innegabile impresa (per inciso, molto ben remunerata) gli "investiti di mandato". Notoriamente deputati del riferimento civile della comunità  e della tutela dell'inviolabilità del Pantheon cittadino. Una messa in carico questa elementare; ma cionondimeno disattesa. Se si pensa al tratto conviviale di un anno fa. Non è che  voglio metterla giù dura. Ma mi sconcertano sia il tratto imprevidente e inconsapevole di questa "ditta" di scappati di casa sia una improvvisata e giustificante narrazione dei fatti e delle responsabilità.  Che la cosa sia stata segnalata da un capogruppo di opposizione non cambia niente nei fatti. E non mi sorprende. Come non mi sorprende (come dicono nel nostro comune borgo, i know my chicken) i silenzi del contrapposto campo di raccolta

Per mia fortuna non accedo a face book. Circostanza che mi evita la sgradevolezza di eventuali incroci. La stanchezza (non riconoscibile alla condizione di questi scansafatiche che oltre al danno incassano dai 70000 euroni in su) non è nè esimente nè attenuante del fatto gravissimo. Il "poco credibile" (per il quale non ho votato e non voterei mai e non farei votare) ha perso per 100 voti. Io faccio giornalismo non militante. E non mi esimo dell'etica di rappresentare testimonianze critiche. Specie, come nel caso, se condivisibili. Mi farebbe piacere che fosse la sinistra (cui idealmente mi riferisco) ad interpretare il senso critico di certe situazioni. Mi riferisco al disastro Tamoil, alla sanità, alla crescita a macchia d'olio della speculazione edilizia, al prepotente monopolio di A2a...per dirne alcuni. Ma  la Giunta preferisce rapporti di complicità sottobanco con segmenti di destra. Ti ringrazio per il contributo dialettico. Quando fai una rimpatriata, fammelo sapere

Dall'archivio L'Eco Forum dei lettori

  lunedì 16 giugno 2025

Lettere all'ECO /64

  sabato 16 gennaio 2021

Iniziato il programma vaccinale alla RSA Mazza di Pizzighettone

La lista “Pizzighettone al Centro” chiede trasparenza sui criteri di identificazione dei soggetti per l’ammissione al trattamento

  lunedì 14 giugno 2021

TRENORD: il nuovo contratto di servizio parte malissimo

Abbiamo ricevuto da Dario Balotta presidente ONLIT (Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti)* e molto volentieri pubblichiamo

  venerdì 18 dicembre 2015

Cremona sta decidendo A proposito di A2A/LGH

Tra poche ore il Consiglio Comunale di Cremona verrà investito della ratifica dell’indirizzo proposto dal LGH, la Holding, che comprende Aem Cremona, Scrp Crema, Astem Lodi, Cogeme Rovato, Asm Pavia, di cedere il proprio pacchetto di controllo ad A2A. Che è la Holding risultante dall’integrazione, avvenuta qualche anno fa (non sempre in contesti idilliaci) tra Aem di Milano e ASM di Brescia.Le opinioni di Giuseppe Azzoni e di Virginio Venturelli

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