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L'EcoRicordi: Flaviano Gagliardi

Se n’è andato improvvisamente e silenziosamente; così come, d’altro lato, fu sempre il profilo misurato e pacato dei suoi comportamenti ed, in fondo, del suo carattere. Ai contemporanei, il suo nome dirà poco, dopo l’epilogo della vicenda del Partito Socialista, di cui negli ultimi quindici anni era stato il conducente della macchina operativa

  19/11/2016

A cura della Redazione

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Ma a dire il vero, per l'innata riservatezza e per la dote quasi naturale di voler sempre stare al proprio posto, di lui, specie all'esterno, ci si sarebbe accorti quasi di sfuggita.

In realtà, dalla fine degli anni Settanta, quando era entrato nell'apparato della Federazione Provinciale del PSI, il suo impegno si sarebbe fatto sentire. L'organico che fino a quel momento era stato numericamente non trascurabile ed impegnativo dal punto di vista del sostentamento economico, si sarebbe ridotto all'essenziale rappresentato dai collaboratori “tecnici”. Il cui lavoro, per la mole di attività organizzativa interna ed esterna, era basilare per una forza politica, che, in quegli anni aveva oltre 4.000 iscritti in provincia, oltre 500 amministratori comunali, decine di dirigenti ed attivisti nel sindacato e nella cooperazione e che, soprattutto, esprimeva eminenti responsabilità al vertice delle istituzioni locali e nel Parlamento nazionale.

La Federazione Provinciale aveva fatto tabula rasa, da tempo, per necessità e per scelta, della figura degli apparatikni, vale a dire dei quadri politici professionali a tempo pieno.

In quell'epoca si realizzò la transizione verso il format del volontariato dei dirigenti. Gli adempimenti operativi sarebbero stati assolti, appunto, dai quadri tecnici. Gagliardi ne fu per quindici anni il perno; in un rapporto di separatezza (per la quale occorreva disporre delle necessarie consapevolezze) con le funzioni di direzione politica. Anche se ciò, nella quotidianità dell'essere sempre sulle barricate, appariva poco. Quel che è vero è che Gagliardi seppe sempre restare al suo posto di uomo essenziale dell'apparato organizzativo, sulla cui dedizione e discrezione tutti i dirigenti potevano contare.

E, poiché chi scrive ebbe la fortuna di condividere con Lui un lungo impegno comune, è facile, in questo momento, avvertire insieme al dolore della perdita anche il significato di quella stagione. Le numerose ed impegnative campagne elettorali a sostegno del parlamentare “nazionale” Claudio Martelli, del Sindaco Zaffanella e di altri esponenti di primo piano, le grandi manifestazioni popolari ed i comizi, le feste dell'Avanti, che, avendo come epicentro quella provinciale delle Colonie Padane, si snodavano ogni estate in almeno altre sessanta località della provincia.

Già, i Festival dell'Avanti! Croce e delizia dell'agenda annuale politico-organizzativa. Ogni anno dovevano essere all'altezza di un partito di massa, che oltretutto aveva l'ambizione di fare concorrenza a quello dell'Unità.

Dovevi prepararne il programma. Soprattutto, dovevi mettere insieme l'”organico” di almeno trecento volontari, dovevi allestire le strutture e gli impianti. Poi, dulcis in fundo, dovevi smantellare tutto, restituendo alla comunità il Parco nelle stesse o in condizioni migliori di come l'avevi preso in consegna. Ma dopo il botto dell'ultima serata, la mattina dopo era iniziato il fuggi fuggi (verso le ferie, verso la ripresa del lavoro, verso un legittimo relax dopo una corvée che per molti durava un mese).

Ed, allora, Flaviano si sobbarcava l'incombenza maggiore: tenere unite le file dei volontari che assicurassero lo sganciamento.

E, poi, c'era la preparazione e la stampa delle numerose edizioni de L'Eco del Popolo. La testata che, ad un tempo, era strumento di propaganda (specie elettorale) e  occasione di confronto e dibattito.

Che, prima sotto la direzione di Zanoni e poi del sottoscritto tenne testa ad un impegnativo confronto con il prestigio del passato e, poi, tentò la strada dell'apertura e della modernizzazione.

Anche di questo settore Gagliardi costituiva l'elemento prezioso, per la raccolta puntuale degli articoli, per la predisposizione del menabò, per i rapporti con la Tipografia Gerevini di Piadena (il cui titolare Franco è scomparso di recente), per la correzione delle bozze ed, infine, per la stampa e la diffusione.

Non meno impegnativa era la filiera elettorale; soprattutto, quando, si trattava di coordinare la presentazione di liste in un centinaio di Comuni. Avevamo gli stessi incombenti dei grandi partiti (la Dc ed il Pci), senza averne il fisico. Per di più non veniva mai meno l'impulso a guerreggiare sempre con il rivale cugino maggiore della sinistra. Il più delle volte le beccavamo. Altre volte ci prendevamo le nostre belle soddisfazioni. Come nella primavera del 1985, quando in occasione della presentazione della lista per il Comune di Cremona riuscimmo, se ci si passa l'espressione, a “fregare” la concorrenza ponendo il Garofano in cima alla scheda.

Con compiacimento dei dirigenti della Federazione e con euforica soddisfazione delle collaboratrici Paola e Sonia e della leva della Federazione Giovanile Socialista; il cui attivismo Gagliardi contribuiva a motivare.

Il nostro più diretto collaboratore era altresì dotato della capacità di guardare avanti. La Federazione di Cremona fu, all'inizio degli anni Ottanta, una delle prime a livello nazionale a dotarsi dell'informatizzazione delle procedure (conserviamo ancora il computer IBM, insieme alla stampante, all'incisore, al ciclostile, alle macchine da scrivere elettriche Olivetti). Del cui funzionamento era diventato l'artefice.

C'era attaccamento  (anche molto oltre il ragionevole dovere) all'impegno che ci eravamo assunto. Non è che il sottoscritto si tirasse indietro; ma, quanto meno come consapevolezza dei moniti famigliari sull'intollerabilità nei confronti dello “sfruttamento” di Flaviano e delle impiegate della Federazione (che, a voler essere sincero, evidenziavano una sorta di “sindrome di Stoccolma”), dopo le 21 si doveva alzare la voce perché ognuno raggiungesse moglie e figli e le giovani ragazze i fidanzati.

Cosa che raramente succedeva perché, tanto per continuare a parlare di politica, veniva consumato il “rito del bianchino” (l'uso del diminutivo è un evidente ossimoro) con Flaviano, appunto, Oddino, Italo, Ferruccio, Franco…

Quella stagione sarebbe finita; come finiscono tutte le cose di questo mondo. Ma i nostri destini non si sarebbero separati (se non dalla morte).

Avremmo continuato a testimoniare i nostri ideali con le modalità che i tornanti della storia ci avrebbero riservato.

Gagliardi sarebbe stato a presidiare la Federazione (con il riscaldamento spento d'inverno) fino all'ultimo. Mi avrebbe aiutato (con Bruno e Gianmario) a recuperare la parte significativa delle suppellettili e delle “carte”.

Nel frattempo, avrebbe continuato, insieme alla compagna Maria ed a fianco del suo omologo della DC Giuseppe Zanotto, ad operare nella Commissione Elettorale Mandamentale.

Contemporaneamente, avrebbe affiancato Coppetti e Dolci con un prezioso supporto operativo alla presidenza dell'ANPI.

Certo la frequentazione quotidiana si sarebbe stemperata. Ma il rapporto umano, fondato sulla stima e sull'amicizia, non sarebbe venuto meno.

Pensate un pò, avvertito dalla signora Giovanna delle criticità delle ultime settimane, l'avevo rampognato durante la degenza in ospedale perché aveva rifiutato la degenza riabilitativa. L'avevo intrattenuto in piena lucidità due giorni prima della scomparsa; parlando sì degli sviluppi clinici, ma anche informandoci reciprocamente di politica e di compagni.

Ci mancherà!

E.V.

La camera ardente si è tenuta presso la Casa di Cura Ancelle Il funerale  si è svolto nella mattina di sabato novembre nella Chiesa del SS. Sepolcro di Via Aselli di Cremona 

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