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ECO-Welfare /46

  30/08/2025

Di Redazione

ECO-Welfare+%2f46

forum La parola ai lettori e ai rappresentanti istituzionali:
Abbiamo ricevuto e molto di buon grado pubblichiamo il contributo di Enrico Gnocchi - sostenitore del "movimento per la riqualificazione dell'ospedale di Cremona

In questi due anni di opposizione alla costruzione di un nuovo ospedale da parte del "movimento per la riqualificazione dell'Ospedale di Cremona" ci siamo sempre chiesti se quanto da noi proposto in alternativa fosse plausibile, non per il nostro limitato punto di vista economico, sanitario e sociale, ma per quanto nel mondo della sanità è avvenuto e sta avvenendo attorno a noi in un'area dell'Italia settentrionale.
Più studiavamo il problema, più ci si informava che cosa stesse accedendo in Lombardia, Emilia, Trentino, Veneto e limitrofe, più scoprivamo che il percorso per l'edilizia sanitaria, con l'opzione riqualificare l'esistente o costruire nuovo, era maledettamente uguale in ogni città.
In ogni situazione simile a Cremona, il percorso è stato:
- valutazione sommaria della possibilità di riqualificare l'ospedale esistente, renderlo sufficiente per le esigenze del territorio e, attuare quanto da decenni si sa sulla ottimizzazione dell' organizzazione sanitaria
- aumentare le strutture territoriali che possano fare da filtro ad un utilizzo indiscriminato dell'ospedale attraverso un utilizzo improprio del Pronto Soccorso.
Gli enormi interessi economici che spingono la sanità pubblica verso altri obiettivi hanno stravolto questa logica ed allora fondi che potevano essere sufficienti per la sola riqualificazione sono stati artatamente dichiarati insufficienti e sono stati proposti ospedali eccessivi nella struttura, giustificando l'indispensabilità della funzione alberghiera (camere singole, paesaggi caraibici con fiori, piante e laghetti) sacrificando altre funzioni ospedaliere.
Così sarà fatto nel riprogettato "progetto Cucinella" per l'ospedale di Cremona.
Ma tutto questo ridimensionamento non è finito, i soldi non bastano.
Allora si è chiesto ed ottenuto dalla Regione Lombardia altri 158 milioni che si aggiungono ai 280 milioni stanziati nella gara internazionale dove l'allora direttore generale Giuseppe Rossi il 30 novembre 2023 garantiva allo stupefatto e incredulo presidente Fontana la fattibilità dell'impresa del secolo con "solo" 280 milioni.
Le ripetute, ma poco rassicuranti, dichiarazioni dell'attuale DG dr Ezio Belleri, che i 438 milioni per il ridimensionato nuovo ospedale saranno sufficienti e non si farà ricorso al project financing, ci hanno insospettito e, alla luce di quanto sta avvenendo in situazioni simili, confermato il triste destino di Cremona.
Avremo un ospedale, aborto del progetto illustrato il 30 novembre 2023 e da tutti voluto (nulla di più falso!), con meno piani e meno posti letto e con la prospettiva di ripagare gli interessi e il capitale al privato per 20 o 30 anni per ripianare il debito di milioni da lui anticipati, tanti milioni, per poter terminare la struttura ospedaliera.
Gli esempi sono molti. In questi giorni ci è giunta notizia del costruendo (da molti anni) ospedale di Cavalese in val di Fiemme...
Le chiediamo per cortesia di far conoscere ai suoi lettori quanto sta avvenendo in Trentino e di premettere quanto abbiamo soprascritto con una analisi della nostra situazione cremonese.
La nostra tesi, avendo gli stessi "materiali e metodi" di casi simili sparsi in Italia, trascinerà Cremona alle stesse conclusioni.. o meglio agli stessi continui rimandi.. fino a che negli anni nessuno si ricorderà chi ha deciso e di chi è stata la
responsabilità di non aver fatto la cosa più semplice: utilizzare i fondi già disponibili e sufficienti per riqualificare l'attuale Ospedale..

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P.S. - Un appello: Per chi ancora non l'avesse letto, si allega un recente editing del giornale locale, cassa di risonanza modulata e corretta a piacere dei "potenti", delle vicende del nuovo ospedale.
COMUNICATO STAMPA
IL MOVIMENTO DENUNCIA: “CI NEGANO I DOCUMENTI SUL NUOVO OSPEDALE DI CREMONA. CITTADINI TENUTI ALL'OSCURO SU COSTI E PROGETTI”
Cremona, 4 agosto 2025
Il Movimento per la Riqualificazione dell'Ospedale di Cremona denuncia pubblicamente la sistematica e ripetuta chiusura da parte dell'ASST di Cremona, che da mesi nega l'accesso a documenti fondamentali relativi al Progetto di Fattibilità Tecnico-Economica (PFTE) del nuovo ospedale.
Nonostante due richieste di accesso civico, inviate a giugno e luglio 2025 e pienamente fondate sulla normativa vigente, la Direzione Generale ha opposto un netto rifiuto, sostenendo che “i documenti richiesti non sono definitivi”. Ma si tratta di documenti già formalizzati, trasmessi
ad altri enti e utilizzati pubblicamente dalla stessa ASST per giustificare scelte progettuali
.
Anche il Difensore Civico della Regione Lombardia e il Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (RPCT) dell'ASST hanno confermato il diniego, contribuendo di fatto a impedire ogni forma di controllo civico su una delle più grandi opere pubbliche mai realizzate nella nostra provincia.
Se i documenti verranno rilasciati solo a gennaio 2026, come dichiarato dalla stessa ASST, sarà troppo tardi per ogni opposizione legale o istituzionale. La cittadinanza rischia di essere estromessa da ogni possibilità di valutazione o intervento.
Il Movimento ha quindi trasmesso una nuova richiesta di riesame al RPCT e una nuova segnalazione al Difensore Civico regionale, ribadendo il diritto dei cittadini a conoscere i dati tecnici ed economici di un progetto da centinaia di milioni di euro.
Nel frattempo, si chiede con forza che le istituzioni regionali e i media locali facciano luce
su una vicenda che tocca non solo la trasparenza, ma la qualità e la sostenibilità del futuro sistema sanitario cremonese.
Movimento per la Riqualificazione dell'Ospedale di Cremona
Per contatti e approfondimenti
Email: movimentoriqualificahcr@gmail.com
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“Intervenite con lettere di risposta!!! facciamoci sentire... io ho sempre meno voce e non posso scrivere ogni giorno una lettera!!!
Ieri la band di Tiziano Chiesa "la Corte del Re Sole" ha avuto un grande successo... abbiamo mosso le acque stagnanti di una Cremona sempre più in coma... Allego anche alcune foto.
Ringrazio i sostenitori che sono venuti in pz a sostenerci anche con donazioni.
Abbiamo raccolto 231 euro e 29 firme che si aggiungono alle firme che finalmente ritornano ad aumentare su change.org (ad ora siamo arrivati a 6024 firme... non escludiamo l'opportunità di portare al protocollo dell'Asst e a Belleri anche solo altre 100 o 200 firme. Temono che la gente ancora ci segua e ci sostenga. Ognuno ritorni al faticoso lavoro di raccolta firme presso amici e parenti... vedrete che ci saranno dei frutti, abbondanti forse no, ma velenosi per chi dovrà accettare questa forma di partecipazione.”
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Enrico Vidali, direttore de L'Eco del Popolo, ci invia quanto segue a commento dell'allegato:
"Tutto il mondo è paese (per i cialtroni e faciloni che promettono e turlopinano i cittadini). Il punto di caduta della dirittura conclusiva del percorso (partito dappertutto dalla certezza assoluta di fare ex novo e di impiegare i soldi che ci sono) è sempre il projet financing. La location dei disperati e dei furbi. L'ospedalino di Cavalese promesso ai cittadini sulla base del sicuro finanziamento di 35 mln, costerà in 20 anni col projet financing 120 mln. Mutatis mutandis (nelle proporzioni) come quello di Piacenza. Perché deve essere chiaro che la compagnia di giro degli esecutori (edilizia e finanza) non è fatta di benefattori." Credo che ci sia poco da aggiungere, se non che questo argomento deve essere sviluppato con una bella letterina ai media.... spero che qualcuno dei sostenitori in elenco se ne occupi.”
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Da radio scarpa:

CHIOSATelegrafico, ma molto utile a smantellare la faciloneria sparsa a larghe mani sull'indefettibile (come diceva “lui”) “raggiungimento della meta”. Come è facile percepire dalla lettura di tutti questi ampi e documentati contributi, non solo la meta è immaginaria; ma seguendo l'aforisma (ogni percorso inizia da un primo passo), il primo passo è ben lungi dall'essere intrapreso. Se non nell'immaginifica esternazione dei “poteri”.
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In barba alla narratio facilor dei “poteri”, confluenti fino a poco tempo fa sulla vulgata “negazionista” circa la fattualità e la consistenza del default del SSN. Finché hanno potuto, hanno controfattualmente negato; poi traccheggiato nell'assurda versione della scaturigine del Covid. Adesso, anche perché volano gli stracci sui ballatoi della politica e del sistema istituzionale (alle prese con l'indotto della genialata delle funzioni “concorrenti”). Siamo, come si suol dire, “ai materassi” dentro i poli e tra le nomenclature a prescindere dalla
omogeneità di appartenenza. Gobbi e Magnani spiegano dettagliatamente il perché, nella brochure che sponsorizziamo.
Chi sono i 4,5 milioni di persone che rinunciano alle cure? Perché nel Sud Italia l'aspettativa di vita è più bassa? Come si scardina il meccanismo inceppato delle liste d'attesa? Un viaggio-inchiesta nelle disuguaglianze della Sanità in Italia. La fotografia, purtroppo impietosa, di un sistema - un tempo eccellenza del welfare e orgoglio italiano nel mondo - che di universale ha ormai ben poco. Ogni fascia di esclusione è documentata attraverso storie vere, raccontate in presa diretta da pazienti o professionisti sanitari, e interviste a esperti che analizzano i dati, evidenziano i trend, portano alla luce le cause dei vari fenomeni e indicano possibili rimedi. A completare il quadro, i contributi di celebrità del mondo della musica, dello spettacolo, dell'arte e dello sport che si fanno testimonial e sostenitori di una Sanità realmente inclusiva dove la salute è davvero per tutti.
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“L'estate sta finendo e un anno se ne va…” immelanconivano i Righeira. La nostra è stata (almeno come percezione tipica dei portatori di ingravescente aetate) breve, ma, pur qualcosa compiacendo all'ozio recharging (di cui solo gli inclini al pressapochismo fanno a meno), molto edificante dal punto di vista dell'alimentazione dei “depositi”.
Soprattutto attraverso uno sforzo di allungamento del visus a contesti territoriali che, in materia di welfare, presentano, pur nella scontata caratterizzazione, significative analogie rispetto all'analisi che da anni la nostra testata sviluppa attorno al processo regressivo (quanti-qualitativamente) del Welfare (lato sensu) e, specificatamente, del comparto sanitario-ospedaliero.
La cui narrazione in capo ai poteri (legislativi e gestionali) si è vieppiù sviluppata controfattualmente alle nefaste opzioni strategiche (incardinate da anni e a dispetto delle apparenti competenze concorrenti) e alle concrete performances sul campo e, diciamolo con franchezza, spudoratamente menzognera.
Con questo Focus (giunto all'edizione 46) riprendiamo il leopardiano “lavoro usato”attorno ad una problematica (la Sanità) che è diventato, sarebbe sbagliato negarlo, un filone soverchiante nell'asset editoriale della nostra testata. Ovviamente per i motivi di opzione aderenti alle priorità di testimonianza civile e sociali che sono impliciti nella nostra eredità storica.
Insomma siamo ancora qui… a ribadire le ragioni per cui da anni e in rapporto sinergico con il Movimento denunciamo l'”asfaltatura” della sanità pubblica e, nella sua versione aggiornata, del Welfare in generale.
Interpretazione, questa, ovviamente ricusata dai vari livelli istituzionali (legislativi, governativi, regionali e nella versione delle competenze concorrenti), attraverso campagne divulgative manifestamente controfattuali. E ovviamente ricusatissima dal più potente sbarramento di fuoco ad alzo zero, che è l'apparato comunicativo della ASST.
Verissimo quanto il Coordinatore dottor Gnocchi controdeduce alla mia segnalazione provocatoria. In Trentino, diversamente da noi, ci sono una sanità che pur "malciapada" tiene ancora e una costituency civile che sa ancora non perdere di vista il valore della denuncia dialettica. Anche nei consensi istituzionali (soprattutto, della rete territoriali). In Provincia Autonoma si discute e ci si contrappone. Non sulla scelta strategica della nuova struttura. Ma sulla procedura del progetto. Punto su cui c'è un approccio di realistica consapevolezza (sui percorsi, sugli oneri, sui tempo). Ripeto: diversamente da noi. Stimo (ripercorrendo il tracciato
dedotto dalla cronaca giornalistica)che tra il loro punto d'approdo della procedura e il "nostro" (ad essere precisi, quello dell'aggregato fatto di Regione, direzione Asst, Istituzioni locali, "poteri" datoriali, informazione) ci sia un sensibile gap. Rappresentato da tre anni di adempimenti di legge (comuni per tutta la fattispecie statale e discendente dalle regole comunitarie). Questi almeno tre anni sono bellamente "schivati" dall'autocrazia locale. Per di più in Trentino l'unico problema che non c'è è il finanziamento. Qui i soldi ci sono. Mentre da noi si tergiversa sulla reale sostenibilità finanziaria. Si giura che c'è. Ma in capo ai livelli decisionali superiori, che non hanno mai dato assicurazioni in merito (indispensabili per la credibilità dell'opera e per l'avvio concreto della procedura). In aggiunta a tutto ciò, la Provincia Autonoma, consapevole di quanto premesso (vale a dire di tempi mediolunghi) non smantella gli ospedali di valle e, ciò che più importante, riqualifica la struttura ospedaliera esistente (un po' in affanno, anche a causa dei precedenti cicli amministrativi, ma di discreti standards prestazionali). Ultimo ma non ultimo: sulla sanità si discute, ci sono misura, si lotta. Perché i cosiddetti "corpi intermedi" sociali e civili fanno (a partire dai Sindacati e dai Comuni) fanno la loro parte.
Alla prossima!

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