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1921: La cantonata Storica

Pubblichiamo oggi il contributo inviatoci da Fiorino Bellisario

  09/01/2021

Di Redazione

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Prosegue l'arricchimento del Forum "L'Eco 100° Livorno" col contributo di Fiorino Bellisario. Già alto funzionario di importanti IPAB, il Dott. Bellisario, iscritto e praticante al Registro dei Revisori contabili e legali, è stato in passato presidente del Collegio dei Revisori della CARIPLO e presidente del Comitato Regionale di Controllo, nonché Direttore dell'Opera Pia Poveri e Vergognosi di Bologna. Lunghi e significativi i suoi trascorsi politici in qualità di dirigente cittadino e provinciale del PSI ed istituzionali, fino a ricoprire il ruolo di vice presidente della provincia di Cremona (1975-1980). Dal 1984 è CEO di una società operante in campo industriale. È stato tra i Soci Fondatori dell'Associazione Emilio Zanoni, del cui Consiglio è attualmente membro.

Fiorino Bellisario (al centro con la cravatta)
Fiorino Bellisario (al centro con la cravatta)

La scissione del Partito Socialista consumatasi a Livorno dal 15 al 21 Gennaio 1921, così come è ricostruita nel volume di Ezio Mauro con il titolo “LA DANNAZIONE.1921. LA SINISTRA DIVISA ALL'ALBA DEL FASCISMO“, giustifica il termine usato per riassumere l'effetto negativo dell'esito disastroso che produsse il risultato del XVII Congresso del Partito Socialista per quasi un secolo nella sinistra italiana. Per meglio comprendere il clima del primo dopo guerra nel paese e il ruolo del Partito Socialista nella società come nei luoghi di lavoro, basta ricordare che per mantenere l'ordine pubblico, furono cooptati come ausiliari nell'Arma dei carabinieri dei giovani rientrati dal fronte.

La politica nel PSI era condizionata dalla posizione del massimalismo socialista, ispirato dal leninismo rivoluzionario vincente nella Russia bolscevica, terra promessa della rivoluzione. Il libro di Ezio Mauro è ben documentato e steso con estrema cura ed impegno narrativo tale per cui risulta comprensibile il dibattito e ciò che si andava allora costruendo. L'affermazione del Partito Socialista (ottenuta prima di quegli anni) si scontrò con la violenza del nascente pericolo fascista, ma anche con la propria componente "massimalista" che osteggiava i ben noti "riformisti" socialdemocratici. Personaggi di cui veniva richiesta l'espulsione dal Partito, come Turati o Bissolati. Gli esponenti massimalisti prepararono il congresso ispirati dai metodi conosciuti nella Russia bolscevica, dove il loro leader, Giacinto Menotti Serrati, trascorse (prima del 17° congresso appunto) alcuni mesi. La pressione della Unione Sovietica sulla sinistra Europea e la ricostruzione dei lavori del congresso nel libro è pressoché attendibile, a partire dal riassunto dei contributi dati dai vari partecipanti. I più famosi e già conosciuti dalla platea e dalla base (la cui partecipazione era funzionale al mantenimento dell'ordine e per applaudire gli autori), il cui orientamento dato dai loro interventi evidenziò il ruolo di Lenin e delle direttive da lui impartite: la rivoluzione doveva passasse attraverso la conquista del Partito Socialista e l'espulsione dei "riformisti" (presenti anche nel sindacato CGdL).

L'effetto più dannoso ed immediato è stato la mancata valutazione dell'imminente pericolo fascista e quindi la mancanza della contrapposizione unitaria a quella disgrazia. Altro effetto immediato è stata la nascita del PCI del quale, io, potrei fare solo una analisi politica. Il giudizio storico lo lascio agli autori di un altro libro, pubblicato per ricordare questo centenario. Il giudizio di questo altro libro, "QUANDO C'ERANO I COMUNISTI. I CENTO ANNI DEL PCI FRA CRONACA E STORIA" credo che esprima qualche perplessità ed è sostanzialmente la storia del PCI, con la ricostruzione del ruolo dei vari dirigenti, "prima bravi, ma poi...").

Il centenario dalla scissione del Partito Socialista induce a fare riflessioni e confronti su come un evento eccezionale, quale la prima guerra mondiale, incise nelle condizioni economiche, sociali, politiche e, quanto avesse generato di nuovo nei comportamenti delle singole nazioni, con i nazionalismi che furono la causa di molta fame e tanti morti.

L'epidemia in corso può creare altrettanti effetti eccezionali, ma che presentano un aspetto diverso da quello di una guerra mondiale, ovvero, la constatazione che questa guerra si vincerà solo se l'umanità intera sarà capace di affrontarla coesa. Senza, ovviamente, dimenticare tutte le altre "battaglie" oggi essenziali (oltre il covid) che si potranno vincere solo se saremo in grado di superare sterili contrapposizioni ed egoismi, quali prodotti dei più beceri nazionalismi (vedi TRUMP: "America First"). Un internazionalismo solidale e razionale, fondato sui principi di pace e di pari dignità fra tutti i popoli del pianeta: energia, fabbisogno alimentare, salute, ecologia...da quali posizioni ideologiche partire? Dai principi religiosi comuni verso la pace mondiale? E poi? Da quali principi politici ripartire? Indovina un po'... 

Fiorino

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