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Dossier sanità /29

La parola ai lettori e ai rappresentanti istituzionali

  25/09/2024

Di Redazione

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Firme raccolte

Oggi abbiamo consegnato in Regione le 100mila firme raccolte per cambiare la sanità in Lombardia, tra cui quelle dei cittadini e delle cittadine della provincia di Cremona. Una volta validate, entro 9 mesi il consiglio regionale dovrà discutere la nostra proposta di legge, sapendo che la proposta è stata sostenuta da migliaia di lombardi. 

Matteo Piloni – Consigliere Regionale PD

Comitato per la difesa della sanità pubblica e dell'ospedale di Cremona

Borghetti, Piloni, Rozza: è questa la sinistra lombarda?

Il PD: 1, 10, 100 o nessuno? Perché porsi e proporsi 'a geometrie variabili' sul territorio vuol dire 'non esserci' non nel senso che si sparisce ma che si diventa trasparenti o camaleontici all'insegna del 'sono come tu mi vuoi' dove il 'tu' sono i poteri forti, se a questi e non ai cittadini si presentano i progetti che ne decidono i destini. Questo spiega perché oggi a Cremona e in Lombardia (non a Brescia, a Pesaro, in Toscana ecc.) la politica di destra faccia il paio con quella di una sinistra per nulla alternativa che sposa facili slogan ('Sì ai nuovi ospedali') e chiude gli occhi sul-le implicazioni di ciò che proclama. Punta su una raccolta firme pro sanità pubblica e non bada al cementarsi dei presupposti per cui questo obiettivo resterà un enunciato. Il PD lombardo (bresciano escluso) non realizza che si difende la sanità pubblica investendo ora su organizzazione, personale, tecnologia e che puntare su ambiziosi pro-getti è condannare la difesa del SSN a restare un enunciato perché non c'è denaro per tutto e perché intanto il pri-vato colonizza il settore e poi riportare al pubblico ciò che il privato ha fatto suo è mission impossible. Ci sono an-date senza ritorno come l'attualità insegna: chi colonizza una terra la fa sua e non torna indietro.       

Dopo un assedio logorante al 'fortino' del PD regionale costato da ottobre 23 infiniti appelli, diamo conto di quan-to raccolto nel confronto dell'11/09. Il consigliere Borghetti (capogruppo Commissione Sanità) ribadisce ciò che ci ha scritto il 02/08 "Non conosco il progetto del nuovo ospedale ma molti esperti limitano il ciclo di vita degli o- spedali a 20-30 anni e realizzare il nuovo ospedale è una buona notizia”. La consigliera Rozza, che fissa a 50 gli anni di vita dei nosocomi, in forza della sua qualifica di infermiera precisa che gli ospedali 'vecchi' sono ricettacoli di virus e infezioni e i muri nuovi un plus per il personale. Il consigliere Piloni conviene su tutto, lui che a propo-sito di grandi opere (v. tratta Cremona-Piadena) su cui pesi "l'aumento costi, il mancato coinvolgimento degli u-tenti, il consumo di suolo” scrive “Ogni decisione va presa avendone presente la fattiva, concreta sostenibilità e la certezza di tempi e risorse". Come si concilia il monito a decidere delle grandi opere in maniera ponderata dati alla mano col 'Sì comunque ai nuovi ospedali' scandito all' unisono dai consiglieri, Piloni incluso?

Dire 'Sì comunque ai nuovi ospedali' è puntare sull'uovo oggi (con fondi solo per i muri) pagato dai cittadini e la-sciare la gallina dalle uova d'oro ai privati. È così che si salva (con arroganza) il SSN? Mentre il privato colonizza assit ai privati il territorio, il PD raccoglie firme pro sanità pubblica e sposa senza argomenti un progetto bipartisan che è un assist ai privati.

Cercasi PD (ancora), quello che non si affida a facili assiomi ma si misura coi dati di realtà e non dimentica che la democrazia vive del confronto coi cittadini che non vanno messi all'angolo declassati a inopportuni improvvidi di-sturbatori dei manovratori. La democrazia non conosce le porte chiuse ma solo le 'piazze' del libero, dovuto con-fronto. Portando argomenti, non assiomi. A Cremona e in Lombardia come altrove.

G. Franzoni - R. Vacchelli
G. Franzoni - R. Vacchelli

Se è permesso… Il SSN à la carte

…un incipit ispirato da autocompiacimento, indotto dalla constatazione che dal picco pandemico in poi la nostra testata ha fatto bene ad “investire” sulla sanità come palinsesto editoriale fondamentale. Di una dorsale editoriale che vuole colmare le lacune (o forse le studiate svogliatezze) dell'editoria, cartacea e digitale, nei confronti di un tema che, invece, pretenderebbe centralità. Perché, dopo questa lunga temperie di dissolvenze e o di interessate interpretazioni, non v'è chi non veda (e i due liberi contributi che pubblichiamo lo attestano, magari in dissonanza) la fattualità della denuncia.

Che non tange i grossi movimenti politici; essendo diventata prerogativa dei movimenti che, come su altre tematiche, stanno portando avanti i valori della cittadinanza attiva.

Sarebbe omissivo e sgarbato non sottolineare virtuosamente l'uovo fatto fuori dalla cesta del gruppo consigliare regionale del PD, che pur con una dose di indeterminatezza (che vogliamo esorcizzare, nella speranza che il movimento prevalente della sinistra sbarchi sulla giusta sponda, della testimonianza e della lotta, nelle sedi legislative e nel contesto politico e sociale).

Sul tavolo c'è, nella nostra realtà territoriale, la vexata questio del “pacco”, rappresentato del progetto deviante del cosiddetto “nuovo ospedale”. Senza nulla togliere al valore della testimonianza dei movimenti, sarebbe il dito della segnalazione e, non la luna, che rappresenta l'osservatorio universale per una analisi completa.

Ormai, siamo in molti a bordo del fronte che denuncia (insieme, ovviamente, all'impellenza del contrasto al “pacco”) la visuale completa della condizione in cui la sanità pubblica da anni sta scivolando (con accelerazione coincisa col picco pandemico) verso lo sprofondo e verso la metamorfosi da diritto universale costituzionalmente scandito a vicenda di mercato.

Un tempo lo dicevamo in pochi. Più recentemente, addirittura, organi giurisdizionali dello Stato, denunciano questa devianza che lede l'impianto fondamentale della Repubblica.

La Corte dei Conti:

Non si può sottacere che la grave crisi di sostenibilità del SSN non garantisce più alla popolazione un"effettiva equità di accesso alle prestazioni sanitarie, con intuibili conseguenze sulla salute delle persone e pesante aumento della spesa privata...Da un Ssn incentrato sulla tutela del diritto costituzionale siamo davanti a tanti sistemi sanitari regionali, sempre più basati sulle regole del libero mercato.

Un importante editorialista, Giangiacomo Schiavi scrive oggi su Corsera:

Milano e Lombardia sono la punta avanzata di questa tendenza: invece di creare una concorrenza tra pubblico e privato si è soffocato il pubblico, condizionato da una cabina di regia più politica che tecnica e da direttori generali che ne sono fedele espressione. É l'era dell'ospedale businnes.

Questo lo scriviamo noi: I medici sottopagati vanno nel privato, i giovani (la cui formazione universitaria e post è a carico dello Stato) emigrano. Il paziente che non può attendere è obbligato ad essere solvente. Ma anche questo non serve a tagliare i tempi dell'attesa. Su cui grava, oltre che una manifesta compiacenza ad indirizzare la domanda solvente al privato (Asst di Cremona inibisce in alcuni reparti in regime intra moenia le prestazioni chirurgiche), anche il gravame delle prestazioni (che fanno cassa) provenienti dalla domanda extraregionale. Per cui la Lombardia incassa 780 mln annui (rimpinguando il proprio flusso flash, ma allungando le liste e stressando la sostenibilità del sistema regionale.

Da ultima, una significativa esternazione da altro organo indipendente. La FNOM CeO Censis:

Il frutto incandescente dell'aziendalizzazione della sanità, del primato dei vincoli economici sul diritto alla cura della salute, del dominio degli autocrati (di partito e o di sottomissione) sulle figure mediche e paramediche, sulla loro passione, sul loro valore etico e professionale, correlato alla missione di occuparsi della sofferenza.

Occorre altro per stigmatizzare la progressiva, inarrestata, inarrestabile ritirata della sanità pubblica e della correlata socioassistenziale derivazione del mandato costituzionale, degli equilibri di forza sociopolitica e di quell'eccezionale stagione riformatrice del ciclo anni 60 e 70?

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