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Dossier sanità /28

La parola ai lettori e ai rappresentanti istituzionali

  12/09/2024

Di Redazione

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Asst Cremona: conferenza dei sindaci, al voto per il rinnovo delle cariche

I nuovi eletti acclamati all'unanimità

All'ordine del giorno della Conferenza dei sindaci che si è riunita nel pomeriggio di lunedì 9 settembre c'era l'elezione dei rappresentanti con incarico in scadenza. Come previsto dalla riforma sanitaria del 2021(Legge regionale 22) e nel nome dell'integrazione e della collaborazione con il territorio, la conferenza si è svolta nell'Aula Magna dell'Asst di Cremona ed è stata aperta dal Direttore generale Ezio Belleri.

Belleri ha ringraziato i sindaci per il lavoro che svolgono ogni giorno a fianco dei cittadini, sottolineando come la collaborazione con l'Asst di Cremona sia fondamentale per agire in rete sul territorio a vantaggio dei servizi sanitari e socio sanitari.

Le cariche per rinnovare i nuovi eletti

La votazione dei partecipanti alla Conferenza dei sindaci è stata finalizzata alla nomina del presidente e vice presidente, dei componenti del Consiglio di rappresentanza e del componente del Consiglio dei sindaci di ATS Val Padana. Non solo. Al voto anche le nomine del presidente e del vicepresidente dell'Assemblea dei sindaci di distretto.

Il voto è stato palese ed è avvenuto per acclamazione all'unanimità.

Conferenza dei sindaci

Presidente: Andrea Virgilio (Sindaco di Cremona).

Vice Presidente; Filippo Bongiovanni (Sindaco di Casalmaggiore.

Consiglio di rappresentanza

Nominati di diritto: Andrea Virgilio Presidente Filippo Bongiovanni Vicepresidente.

Componenti: Elisa Cammi (Assessore Soresina)Federica Ferrari (Sindaco Piadena)Maria Maddalena Visigalli (Sindaco Grumello).

Assemlea sindaci distretto di Cremona

Presidente Andrea Virgilio Vice presidente in carica* Luca Moggi (sindaco di Pizzighettone) *(non è stato eletto oggi).

ATS collegio

Andrea Virgilio (Sindaco di Cremona), Roberto Oliva (Sindaco Scandolara Ravara).

Se la bellezza non fa per forza rima con la cura

"Un nuovo modello di edilizia sanitaria dal quale emerge una visione olistica della salute e del benessere, un ospedale come spazio di interazione sociale, per lo svago, per accrescere il valore del benessere e della cura della persona. Insomma, l'Ospedale come luogo attivo per l'incontro, l'interazione sociale e come punto di riferimento per la comunità, animato da spazi di socialità e luoghi introspettivi per la cura ed il benessere fisico e mentale. Nello stesso tempo l'Ospedale come un ambito di naturalità e biodiversità urbana".

Siamo a Cremona, Lombardia, ove l'attuale Ospedale, vecchio di cinquant'anni, verrà demolito per far posto, a pochi metri di distanza, ad una nuova struttura, orgoglio architettonico e ben descritta nelle righe precedenti. A pochi metri di distanza significa che per almeno 8-10 anni (tempi previsti per la sua costruzione) i ricoverati potranno godere della vista di un immenso cantiere appena al di là del vetro della loro finestra, respirare polveri sottili, medie e gagliarde, non riuscire a riposare per il rumore, familiarizzare con le moderne tecniche costruttive e con la mano d'opera specializzata. Poi, una volta edificato il nuovo ospedale, sarà necessario demolire l'attuale che, detto fra noi, è perfettamente funzionante e svolge egregiamente la sua funzione.

A ben vedere la manutenzione lascia un po' a desiderare ma, invece di individuare le responsabilità dei Direttori Generali che si sono succeduti negli ultimi vent'anni (alcuni finiti sotto processo, altri sospesi dall'Ordine dei Medici, altri ancora assai imbarazzanti…), Regione Lombardia decide di impiegare duecentocinquanta milioni di Euro per un nuovo edificio e trenta milioni per la demolizione dell'esistente. In realtà, facendo bene i conti, la spesa reale viene stimata in 512 milioni (più di mezzo miliardo), a fronte di 160 milioni per la ristrutturazione dell'attuale struttura (messa a norma compresa) e facilmente realizzabile, vista la possibilità di separazione a blocchi. Non c'è male, per una Sanità pubblica che fatica a trovare nuove risorse per garantire un normale funzionamento della assistenza sanitaria ed ospedaliera. Tra i sostenitori della necessità di abbattere l'attuale edificio e costruirne uno nuovo appena di fianco, giova sottolineare la compattezza della Politica regionale e dei potentati locali, del tutto indifferenti alle proteste di migliaia di cittadini ed alla loro raccolta di firme contro la demolizione dell'ospedale attuale.

Interessante anche sottolineare le motivazioni a sostegno del progetto: si sostiene, ad esempio, che la bellezza è parte importante della cura e quindi un Ospedale nuovo (e bello, ma qui si tratta di opinioni) costituisce un elemento fondamentale per migliorare l'assistenza sanitaria. Se quindi la bellezza è la cura, in caso di infarto è consigliabile farsi ricoverare in un posto bellissimo e, nel caso la struttura dell'ospedale verso il quale l'ambulanza si stia dirigendo non assecondi il senso estetico del paziente e dei suoi familiari, pare opportuno chiedere ai soccorritori e all'autista di fermarsi a bordo strada per consultare il catalogo degli ospedali più belli d'Italia. Se invece la diagnosi è quella di un tumore, allora siamo molto più fortunati: abbiamo po' di tempo davanti e quindi, in attesa dei sei-otto mesi di attesa necessaria per ottenere una PET, ci si può guardare in giro alla ricerca dell'Ospedale più bello che c'è e pazienza se quello che ti piace di più si trova in Arabia Saudita. Con quello che costa la Sanità privata (oggi l'unico modo che garantisce la riduzione dei tempi di attesa) conviene prenotare un volo per Riyad e farsi ricoverare al King Adbulazi General Hospital. Bello è bello e quindi, se la bellezza è la cura, certamente le aspettative di guarigione saranno molto migliori che in un Ospedale costruito cinquanta anni fa. E poi magari in Arabia Saudita si risparmia pure.

Insomma, da medico ospedaliero con lunga esperienza sia di sanità pubblica che di una sanità privata tra le migliori in Italia, pensavo che un buon Ospedale dovesse disporre di personale preparato, motivato e coinvolto, strumentazione e tecnologia avanzate, buona organizzazione, adeguato supporto informatico, minore carico burocratico/amministrativo sugli operatori, ottima accoglienza per i pazienti e magari un investimento continuo sulla formazione del personale. Evidentemente sbagliavo. Almeno a Cremona è la bellezza (bellezza?) che fa la cura e l'Ospedale diventa un” luogo attivo per l'incontro, l'interazione sociale e punto di riferimento per la comunità, animato da spazi di socialità e luoghi introspettivi per la cura ed il benessere fisico e mentale”.

Non si finisce mai di imparare, soprattutto in Medicina.

Pietro Cavalli – Genetista – già responsabile del Reparto dell’ASST di Cremona Contributo tratto, su autorizzazione dell’autore, da quotidianosanita.it
Pietro Cavalli – Genetista – già responsabile del Reparto dell'ASST di Cremona Contributo tratto, su autorizzazione dell'autore, da quotidianosanita.it

Operare per il bene di tutti…

Caro direttore, mi chiedo come il Comitato del No al nuovo nosocomio, così carino ma poco utilizzabile per la cura dei malati, non ottenga massime adesioni dalla popolazione e, ancora più grave, incassi invece l'indifferenza dell'Amministrazione Comunale... Tirando le somme si é abbracciata la decisione piovuta dall'alto, accettando costi più che ragguardevoli per una struttura inutile, anzi dannosa per il nostro ambiente. Sanità pubblica? Si vedrà!! Sanità privata? Si è già visto! Purtroppo, la linea del governo attuale segue alla grande questo indirizzo…. Rivolgo poi il pensiero alla criticità di quanto sta avvenendo o già avvenuto. Desidero cambiare l'angolazione per formulare un diverso giudizio …In teoria in Regione dovrebbero essere presenti persone più che dotate di buona preparazione e intelligenza.

Fontana in primis. È mai possibile che un qualsiasi Cuccinella architetto di grido (lo si può affermare perché il nostro è un urlo di dissenso unico) li abbia stregati nel “vaneggiare “l'edificazione di un costosissimo nuovo nosocomio …?? La malizia contadina si risveglia … scacciando il pensiero che nella realizzazione di una grande opere, vedi per esempio il ponte sullo stretto di Messina, il denaro si volatilizza …già ancor prima di iniziare, chissà perché …poi i costi si moltiplicano all'infinito …

Non sia prevalsa un'illuminante idea …

Anche qui, visto i tempi che corrono, il tesoretto teoricamente messo da parte si sta sciogliendo come neve al sole …però in cassaforte è difficile esplorare … facile invece non concedere migliorie al “vecchio” nosocomio perché Cuccinella con la sua bacchetta magica farà apparire un complesso avveniristico, qui nella Cenerentola Cremona …

Tutti soldi messi da parte? Non credo …non ne abbiamo e men che meno ne arriveranno…

Tasche cucite quindi ma per proteggere che cosa? Aria fritta? No grazie!

Tra pochi pochissimi anni non vi sarà alcun hospice a Cremona, alcun servizio pubblico ma cliniche private che amplieranno i vari reparti e via di seguito …

Due piccioni con una fava? Perché no, anche Tre!!!

Mi dolgo per tutti i cremonesi che in buona fede, estraniandosi, ne saranno vittima e per chi ha donato diversi risparmi per rafforzare opere a beneficio di anziani e malati. Rafforzo il mio No all'eliminazione del nostro nosocomio e alla realizzazione di un malevolo ostico pericoloso miraggio. A questo modo non si dovrà poi giustificare la realtà di ritrovare tante tasche vuote!! Che cervelloni dimostra di avere chi ci governa da lassù. Rafforzo il mio No all'eliminazione del nostro nosocomio e alla realizzazione di un malevolo ostico pericoloso miraggio. A questo modo non si dovrà poi giustificare la realtà di ritrovare tante tasche vuote!! Che cervelloni dimostra di avere chi ci governa da lassù. Grazie, gentile direttore, per l'ospitalità ricevuta...  Mi ha confortato un'ultima considerazione proferita dal nostro Pontefice: operare per il bene di tutti non e' comunismo ma CARITÀ è AMORE.

Clara Rossini, Cremona
Clara Rossini, Cremona

Whatever it takes?

La chiosa di questa bella edizione (la 28!) del Focus Sanità riuscirebbe alla grande anche se si limitasse alla sola “cimasa”, costituita dall'inventiva grafica di Giorgio Mantovani, che nelle sue ideazioni mette abilità grafica e virtuosi rimandi cognitivi.

A forza di “esternare” (vuotamente e controfattualmente), i “poteri” (tra di loro solidali, al limite ed oltre dell'inciucismo), come in tutti I percorsi di assuefazione alla dipendenza, si sono convinti, in assenza di strumenti e propositi di correzione della rotta di dissesto della sanità pubblica, che l'imbroglio del “pacco” corrisponde a verità.

E' fuori discussione che la linea editoriale della nostra testata é, pur dando spazio a testimonianze controtendenziali, é schierata. Cosa che fa avvalendosi di importanti supporti argomentativi, tra cui, nella presente circostanza, la riflessione di Clara Rossini e l'approfondita analisi del dottor Cavalli, in cui non é difficile ritrovare elementi che rinviano ai contenuti del “controprogetto” di Giorgio Mantovani.

L'impressione è un po' quella che, in attesa (quasi messianica) dell'inversione dei fattori che incardinassero la precisa volontà di riannodare la trama sfilacciata dei cardini riformisti della sanità pubblica come diritto universale, si opera con un colpo al cerchio e uno alla botte.

La solita surreale balla del nuovo ospedale, come offa per sviare la percezione dell'entità e delle dimensioni del disastro e la suggestione correlata a narrazioni controfattuali che, incardinate su mozziconi di “novità”, ecco la formula con cui si tenta di reggere l'impatto, tirando a campare.

Vero è che il quadro della situazione sanitaria è raggelante in tutta la realtà nazionale.

Il rilievo è talmente realistico che anche il governo nazionale ne appare consapevole. Se fa l'annuncio, con l'aria di esternare un cambio di passo strategico,che l'extragettito tributario di 4 mld andrebbe interamente all'incremento del fondo ministeriale destinato alla spesa sanitaria. In sé una buona notizia che sperabilmente inverte la ormai consolidata tendenza, attraverso tagli numerari e o contenimento di fatto operato attraverso il non allineamento al PIL, alla riduzione della spesa sanitaria. Ormai palesemente sacrificata anche in Regione Lombardia. Dove diventa improbo affrontare vaccinazioni come quella contro la bronchiolite. Per quanto i più avveduti ed onesti sanno che per invertire la rotta sarà necessario ritornare ai presupposti ideali del riformismo di fine anni Settanta e, soprattutto, iniettare ingenti risorse, nella spesa corrente e negli investimenti strutturali, in campo sanitario.

La Regione Lombardia è più colpevole di altri poteri. Perché, anche quando annuncia innovazioni apparentemente positive, non fornisce un quadro esatto della realtà. E

È il caso delle strutture sanitarie territoriali.

Dal quadro di monitoraggio dell'istituto di ricerca Mario Negri emerge che operano, sulle 195 dichiarate per entro il 2026, solo132. Attive solo figurativamente. Vale a dire con "unzione" di apertura (che fa numero per esigenze narrative). Ma quasi del tutto sottodimensionate.

Le targhe ci sono. Ma: i medici di medicina generale sono presenti solo per il 40% (dovrebbero essere h24). In queste situazioni i medici sono nell'ordine di tre per struttura e collaborano con gli infermieri mancano gli strumenti per sottoporre agli accertamenti basici. I macchinari sono presenti e funzionanti nelle strutture solo al 60%. A macchia di leopardo un Punto unico di accesso, come sportello di orientamento degli utenti. Già come declinare i draghiani imperativi del “a qualsiasi costo” con la merkeliana determinazione del “Wir schaffen das”.

Chiudiamo la riflessione con un amaro rimando all'annuncio della mission della Conferenza (con cui abbiamo aperto questo editing. Dice il Capataz (con poteri assoluti e monocratici): “… Come previsto dalla riforma sanitaria del 2021(Legge regionale 22) e nel nome dell'integrazione e della collaborazione con il territorio); lasciando intendere che gli eletti (prescelti con la medesima linea ispiratrice con cui si sarebbe voluto eleggere il nuovo Consiglio Provinciale) sono dotati di prerogative e poteri che possano in qualche maniera incidere nella determinazione delle linee programmatiche e gestionali in capo all'ASST. Credeteci… tutta fuffa!

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