2024: cosa è stato fatto
Progetti in corso e ringraziamenti: facciamo il punto
Ezio Belleri (direttore generale) incontra i giornalisti, venerdì 20 dicembre 2024 alle ore 11.
Cosiddetta trasparenza
Grazie per le comunicazioni che mi mandi. Questo focus sanità/32 mi porta ad una considerazione politica - amministrativa che mi sono sempre dimenticato di sottoporti. In ogni città le ASL sono le aziende più importanti del territorio in termini economici e sociali. Ci troviamo, da quando sono state abolite le USL, un direttore generale che gestisce " da solo" l'azienda più importante sul territorio provinciale. Qualsiasi azienda privata e non, e di dimensioni anche più piccole, hanno un consiglio di amministrazione. Invece abbiamo il cosiddetto "tecnico" che da solo gestisce un bel po' di roba! Le superate USL avevano i " comitati di gestione" che rappresentavano la partecipazione dei cittadini alla gestione. Anche questa è stata una decisione mai contestata subita alla faccia della cosiddetta trasparenza!!
Il pifferaio, si fa per dire, magico
Siamo in conflitto d'interessi (doverosa premessa della chiosa).
Per esigenze famigliari nelle ultime settimane abbiamo recentemente ciabattato in ospedale. Dove, grazie alla valentia degli operatori, abbiamo affrontato e risolto criticità. Ma percepire quella moltitudine di incrociata umanità dolente (per di più anziana e, diciamo, "modesta", per lo più accompagnata dal volontariato, che se non ci fosse...) e il senso di precarietà della somministrazione di un servizio di rilevanza costituzionale, ci ha prostrato. Molto e molto irritato irritato. Cosa che abbiamo manifestato a una compagna dem, un tempo al vertice cittadino del PD. Che ho occasionalmente incrociato nel percorso di guerra, che è diventato l'accesso a quella che dovrebbe essere una normale somministrazione di servizio, in un Paese minimamente normale.
Le ho chiesto a che cosa serve un partito sedicente di sinistra se non riesce ad indignarsi per questa ingiustizia e ad organizzare una organica testimonianza di lotte. Ma questo è un inserto che arrischia di depistare dalla riflessione principale.
Che è da tempo la sostanziale inaccessibilità ad un servizio sanitario che volesse restare minimamente ancorato al senso di una riforma sanitaria, nominalmente vigente, ma sostanzialmente svuotata.
Possiamo, senza tema di smentita (o di querela), affermare che (ripetiamo, al di là della sempre riaffermata nei fatti dedizione/valentia di tutto l'apparato medico, paramedico, tecnico), che il segmento più attivo di tutto il sistema in capo all'Asst è la “Comunicazione”. E non c'è da stupirsi perché è così universalmente in tutta la giurisdizione sanitaria regionale.
Ed allora, sul punto che diviene la scaturigine del complesso dei segmenti per ogni analisi e riflessione, prendiamo il toto per le corna. Senza di che arrischiamo di far confondere la nostra testimonianza con tutto il resto che è un chiacchiericcio, spesso ad usum delphini.
: Gloria Riva su Espresso: "la grana più grande della sanità pubblica italiana non sono le liste d'attesa, i macchinari obsoleti, i posti letto mancanti, la carenza di personale. Il problema del Ssn è la narrazione. La politica, maggioranza e opposizione, che mentono ex aequo (perché la spending review è stata iniziata dai governi di csx e proseguita da quello di cd) sul definanziamento, continua a parlare di Ssn universalistico. Nulla di meno fattuale, sol se si pensi al reale aggregato dell'incapacità o non volontà della politica (tutta!!!) fare scelte suscettibili di invertire la rotta e una colpevole tendenza che incessantemente ha massimizzato la negazione del diritto alla cura. La giornalista parla di "apoteosi della disuguaglianza". Che, in un conteso generalizzato di disfacimento del sistema, finisce per favorire, per dinamiche di censo, le posizioni privilegiate a danno degli "ultimi". E nel ragionamento (anche perché si parla insistentemente di welfare, anglicismo che si riferisce lato sensu al benessere) ci sta oltre che la sanità propriamente detta quella che una volta si definiva "assistenza”. Vale a dire il socio-sanitario-assistenziale che, stanti i dati, colpisce (anche se sull'argomento c'è una diffusa bipartisan disinformazione) la parte più debole della fascia meno protetta dal punto di vista delle tutele in capo alla Costituzione. Perché si tratta dell'area anagrafica più attempata, meno scolarizzata, a più basso reddito, per di più gravata da patologie che, sia pure tipiche delle fasce d'età avanzate, hanno rilevanza clinica. E come tali dovrebbero essere in carico al trattamento, non già alle famiglie.
Già…la narrazione…che si sviluppa motu proprio ma anche o forse prevalentemente col meccanismo “embed”, vale a dire di inclusione. Per effetto del quale si opera una comunicazione di notizie “controllate” e per interposizione; in modo che, per effetto di una dissolvenza o di una periferizzazione della fonte, l'inequivocabile fattualità della gragnuola di notizie, spesso corroborate, ad esempio, dal combinato disposto tra esigenza di esposizione mediatica della macchina ed un sostanziale ritorno delle operazioni “buon cuore” (i libri, le pagnottine e quant'altri gadgets di scarso valore ma suggestivi per diffuse menti diciamo non molto speculative), appaia incontrovertibile.
Non sappiamo se gli operatori delle altre testate siano stati morsi dalla tarantola, che affligge l'intelaiatura dei nostri principi deontologici. Ma, anche se fosse vero che nella nostra testimonianza hanno un ruolo i bacini idealistici, non ci pare che sia possibile schiodarci dai convincimenti etico-professionali cui abbiamo ispirato la missiva di risposta all'invito della Direzione dell'Asst.
Ringrazio per l'invito, che non lascerei inevaso, se riuscissi a destreggiarmi con il portato delle "code". Ad ogni buon conto, prego darmi per "accreditato". A nome Vidali Enrico direttore dell'Eco del Popolo. Testata "indipendente", ma "testimoniante" sul tema sanità. Quindi, indisponibile sia ad occupare sedie nell'interesse dell'audience del soggetto convocante sia a venir meno alla deontologia giornalistica. Che, nel caso della conferenza stampa, imporrebbe la prerogativa "dialettica" (della facoltà del "parterre" di porre eventualmente quesiti, ovviamente attinenti "al punto" presentato dal "padrone di casa". Resto, con i preannunciati limiti circa la effettiva partecipazione fisica, in attesa di riscontro. Al contempo ringraziando per il gesto ed ogni bene augurando.
Poiché non siamo nati sotto il pero e, poiché, soprattutto, siamo ben consapevoli del divario delle forze in campo, faremmo a meno di dire che non ci aspettavamo né nessun riscontro (magari anche solo formale) né nessuna preventiva delucidazione (che, se diramata, avrebbe potuto concorrere ad un'interlocuzione serena e fattuale.
Il messaggio di riscontro, ça va sans dire, è rimasto inevaso. A prescindere e o dispetto di questa postura poco deontologica del “convocante”, non lasciamo inevasa la “pratica”.
La conferenza-stampa, che ha visto protagonista assoluto il “padrone di casa” (con un parterre di collaboratori sottoposti e di operatori dell'informazione, che non si sono posti i nostri “svolazzi” deontologici). Il quale, come riportato pedissequamente dalla stampa embedded, l'ha raccontata su.
Nel tentativo impossibile di manzonianamente “troncare e sopire” qualsiasi minimale impulso a chiedersi e chiedere conto dello stato agonico della sanità pubblica. Che nel nostro territorio ha superato i picchi delle conseguenze di smantellamento del sistema con cui lo Stato (lato sensu) dovrebbe assicurare l'esercizio del diritto (costituzionalmente stabilito) alla cura universale della salute.
Se ci fosse consentito, ispireremmo la nostra chiosa ad un passo dell'editoriale del sempre da noi apprezzato professor Mario Monti, quando, a proposito a proposito di "scollamento" tra comunicatori e destinatari osserva:
...il premier comunica spesso con l'opinione pubblica, ma preferisce modalità unilaterali ai confronti in conferenze stampa tradizionali.
Aggiungendo che le modalità unilaterali svicolano dall'obbligo al confronto. Il timbro comunicativo della Direzione Generale (che ha investito molto, diversamente di quanto imporrebbe il core business imposto dalla cura della salute, sulle priorità comunicative, facendo del Servizio Relazioni Esterne, a dispetto delle carenze prestazionali una invencible armada) pretende, anche a colpi di immancabili mattinali diretti agli iscritti alla mailing list degli operatori, molto di più. Molto di più della premier che, va riconosciuto, di questa propensione alla comunicazione senza "impicci”, risponde agli elettori. La figura del Direttore, anche se il modem comunicativo soprattutto sul piano della derivazione concettuale e della vocazione è uguale a quello dei profili autarchici, non assistita, a dispetto dell'investitura monocratica, dell'assenza di meccanismi a rendere conto, di sistematica carenza di prerogative relazionali "dal basso", è un'entità non "investita" di mandato istituzionale come furono (e come ricorda Franco Benaglia)gli organi delle USSL, nominate e controllate dalle istituzioni territoriali). Anche se i titolari del vertice (scelti “fiduciariamente" dai superiori organi regionali) si comportano (con minore o maggiore intensità, modulata anche dallo stile personale) come se fossero, oltre che per l'ampia quasi monocratica giurisdizione, organi giurisdizionali. Che, come nel caso dell'attuale (anche se molto meno del predecessore) "boiardo" (che non è una brutta parola), pretende di ipnotizzare i corpi intermedi della struttura comunitaria (in particolare la nomenklatura amministrativa e associativa) e, per il tramite del sistema informativo, l'opinione pubblica. Sulla base di una presunzione (che diventa, se non altro per ragioni di deontologia e di richiamo ai fondamentali civici ed etici, una intollerabile pretesa) di usare, si ripete, in aggiunta all'imponenza delle bocche di fuoco sempre spianate ad alzo zero rappresentate dal costante supporto "reparto" stampa, il maggior dipartimento ospedaliero, un parametro relazionale. Che pretende, come abbiamo anticipato e come ribadiamo, di "usare" l'informazione editoriale come un passa parola. Livello a cui sarebbe destinata la stampa se continuasse il modulo che ispira le conferenze stampa indette dalla Direzione. La cui mission è comunicare da parte del vertice Aziendale autoreferenzialmente al segmento intermedio della comunicazione editoriale e per il tramite di esso trasmettere (in assenza di qualsiasi prerogativa se non proprio "dialettica") scodellare all'opinione pubblica.
D'altro lato, che la nostra pervicace interpretazione dello stato delle cose in materia di “asfaltatura” del SSN sia in linea con la fattualità, è dimostrato, oltre che dall'osservazione empirica, anche dal recentissimo pronunciamento da parte del massimo responsabile politico-istituzionale lombardo.
Il quale, come avviene ad ogni fine anno, ha dato “le pagelle”. Praticamente tutte le testate hanno riportato “Pagelle ai vertici della Sanità Lombarda. Con voti in calo di 7-10 rispetto al 2022. Che lasciano intendere, fa sapere l'Assessore, "la volontà di cambiare le cose".
Ora bisognerebbe, se non altro per reciproco rispetto tra governanti, stampa e cittadini, fissare “i fondamentali”. Innanzitutto in materia di parametri che costituiscono la base della valutazione prestazionale.
A fine anno è tempo di bilanci per ASST: il direttore Generale di ASST Ezio Belleri fa il punto dell'anno appena trascorso, tra obiettivi raggiunti e problemi da risolvere.
aveva assicurato il convocante alla conferenza-stampa, che, svolta in totale assenza di normali prerogative assicurate alla libera informazione, ha finito per attaccare l'asino dove voleva il padrone.
Con un'arida elencazione di numeri e di voci enunciati secondo l'utilità di far percepire la sostenibilità di questo modello di sanità ed in ogni caso l'assenza di opzioni alternative.
Fare il punto della situazione a fine anno è sempre importante per rendersi conto di come sono evolute le cose nel corso dei mesi e fare un parallelo con l'anno precedente per capire se la direzione intrapresa è quella corretta e se gli obiettivi fissati ad inizio anno sono stati raggiunti.
preconizzava il “padrone di casa”. Senza dire niente dei parametri di riferimento per un modulo gestionale che fosse minimamente ancorato al ripristino dell'intelaiatura di una sanità pubblica, non contro-riformata da un'aziendalizzazione che ha avuto come mission prevalente l'accompagnamento della spending review, che ha tagliato le risorse destinate ad un comparto fondamentale per la sostenibilità di un accettabile equilibrio sociale.
Nei prossimi editing svilupperemo quel rapporto dialettico sulle singole questioni gestionali che il format della comunicazione senza contraddittorio ha impedito ed impedisce.
Per il momento concludiamo questa riflessione rilanciando l'opportunità di uno sforzo di armonizzazione delle analisi e delle consapevolezze e di convergenza dell'azione di cittadinanza attiva (soprattutto, nel rapporto coi corpi intermedi territoriali delle istituzioni, della politica, dell'associazionismo categoriale).