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L'Eco del Popolo... e fanno 135

Fanno 135 primavere: ad multos annos…ancora e per nuove testimonianze civili!

  08/01/2024

Di Redazione

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Qualche giorno fa, esattamente lo scorso 5 gennaio (genetliaco della nostra testata), preannunciando la ricorrenza, ci siamo fatti prendere la mano. Sul terreno, se non proprio dell'autocelebrazione, sicuramente della riaffermazione, rivolta a quei naviganti che non hanno appeso al chiodo gli impulsi idealistici e la testimonianza civile, della volontà di continuare la mission. Testimonianza, dettata dal pessimismo della ragione e dall'ottimismo della volontà che fu dei nostri fondatori e che resta negli auspici di una (ahinoi) ristretta cerchia di “amatori”.

Siamo ben consapevoli dei limiti, nostri e dei contesti correnti. Limiti che discendono dai profondi sconvolgimenti epocali che hanno provocato lo spiaggiamento di tutto quanto è stato il nostro mondo di riferimento. Se non altro dal punto di vista dell'ancoraggio alle ragioni della nostra militanza politica e giornalistica.

Anche non volendo essere troppo condiscendenti nei confronti dell'impulso a voler essere fedeli a noi stessi, soprattutto nella conservazione dell'intelaiatura del pensiero che ci ha formato e che ci ha motivato ed attivato nella militanza e nella testimonianza civile, renderemmo un cattivo servizio a tale determinazione se astraessimo da consapevolezze implacabili. Il prima delle quali fa capo alla nostra condizione di non appartenenza all'asset politico-istituzionale. Vale a dire, come abbiamo ribadito più volte di recente, di condizione di apolitude rispetto alle logiche, alle dinamiche, alle prerogative che presiedono al modello teorico-pratico di questa liberaldemocrazia. Che dovrebbe guardare ogni giorno al proprio perno fondante ed ispirante, che è la Costituzione Repubblicana; ma che sta diventando sempre più simile ad una holding in cui operano “ditte”. La cui sollecitudine maggiore non è la partecipazione universale dei cittadini alla via pubblica, bensì la progressione di un modello di polarizzazione della politica, praticata con un percepibile profilo mutuato dalla fiction. Che sotto altri cieli ha condotto ad un modello, non dichiarato ma praticato, che si chiama democratura.

Sia ben chiaro, non vogliamo dire esplicitamente che sia questa la fattispecie in atto o semplicemente in itinere in Italia. Ma il totale distacco tra i vertici di quelli che con molto ottimismo ancora si definiscono movimenti o partiti che dir si voglia, e di quelli che i neologismi recenti definiscono corpi sociali intermedi, i vecchi organismi di massa, del tutto avulsi come i primi da una pratica costante di partecipazione dal basso (ridagli con la sintassi passatistica), è manifesto.   

A noi diversamente dal cinematografico compagno intellettuale organico Mario che nel film “La terrazza” amaramente osservava: “Il futuro è passato e non ce ne siamo nemmeno accorti", sarebbe restato, secondo la chiave interpretativa corrente nel presente, solo il passato. Ma della metamorfosi del sistema politico-istituzionale, proiettato sull'asfaltatura di quella che un tempo veniva definita partecipazione popolare, ci siamo accorti, diversamente da Mario, in diretta.

E non ci riferiamo solo ai markers interpretativi (quali la diserzione del voto) presi comodamente come esimente per analisi più fattuali ed impegnative.

Ci riferiamo al combinato disposto tra disaffezione della cittadinanza alla vita della democrazia e tutti quei meccanismi che sono stati introdotti nella filiera istituzionale, proprio per ghettizzare gli ultimi e la maggioranza dei cittadini. Con over dose di fiction, come abbiamo detto più sopra, praticata mettendo mano ai paradisi artificiali di leaderismo e a tutte le surrettizie “riforme”, presentate come indispensabili efficientamenti dell'ordinamento democratico, ma in realtà finalizzati allo snaturamento dei capisaldi della Costituzione.

Il tutto, ovviamente, condito con l'aiutino costituito da un obiettivo appannamento della capacità critica di percezione, di interpretazione e di consapevolezza delle masse.

Questo processo involutivo, i cui sviluppi ed il cui approdo sono percepibili ma non stimabili fino in fondo, si avvale molto della disinformazione, meglio sarebbe dire della risultanza del mix tra desuetudine dell'opinione pubblica ad approfondire ed appiattimento dei media sugli standards qualitativi/deontologici che si stima possano essere congrui alla domanda.

Nei contesti nazionale ed europeo operano i correttivi che rendono accettabile il livello dialettico dell'informazione. Ma, scendendo per li rami, nelle realtà locali (come la nostra) l'offerta dialettica si rarefa. E, senza poter dire di sistemi monopolistici della filiera giornalistica, si è in presenza, per chi ovviamente voglia percepire la realtà, di un'intelaiatura informativa non esattamente vocata ad assicurare una comunicazione dei fatti e dei fermenti, esauriente e plurale.

Ce ne siamo accorti, in particolare in questi ultimi tre anni, caratterizzati dall'emergenza pandemica, che come tutte le emergenze non poteva non valersi sia degli svolazzi retorici sia dell'inclinazione ai compiacimenti verso le responsabilità gestionali. E, nei tempi più recenti, abbiamo avvertito una certa progressione della tendenza a contatto con la gestione, mediatica, politica ed istituzionale, del progetto per l'ospedale più bello dell'universo; cui ha corrisposto un'inaspettata (per noi che pure siamo attenti ai sentiments) reviviscenza di gesti individuali e collettivi di cittadinanza attiva. Che si sono radicati e sviluppati come conseguenza della costituency etica, culturale e sociale, che, nonostante la quasi totale assenza di par condicio di informazione, sta avendo la meglio sugli ostracismi.

Ecco, insieme al nostro core business di recupero delle fonti, di approfondimento, di divulgazione e di attualizzazione della “nostra” storia, abbiamo ritenuto negli ultimi mesi di aprire nella ragione sociale della nostra avventura editoriale, inaugurata 135 anni fa in Corso Vittorio Emanuele civico 28 (corrispondente all'esercizio della Marcella) per “festeggiare il centenario della Bastiglia ed il trentesimo della guerra di indipendenza, un ulteriore occhio di vetrina. Vocato a correggere (almeno a tentare) le distorsioni introdotte da un ordinamento di fatto che coniuga abitualmente le logiche di un potere sempre più oligarchico con l'ausilio, diciamo la manina, di un'informazione orientata.

È questa la consegna almeno del nostro prossimo decennio.

Ça va sans dire, non rinunceremo alle finalità d'istituto cui abbiamo fatto cenno più sopra, afferenti alla divulgazione storica. Capitolo in cui ricomprendiamo una serie di iniziative (una degna celebrazione del centenario della morte di Leonida Bissolati, l'installazione in Corso Vittorio Emanuele del bassorilievo del volto del nostro fondatore realizzato dal maestro Coppetti, il “gemellaggio” delle tombe, quella effettiva del Verano di Roma, ed elettive di Cremona). Soprattutto, le iniziative sinergiche, come ricorda Clara Rossini (figlia del Sindaco, Gino, che nonostante la malattia invalidante e la quasi indigenza, rinunciò all'appannaggio deliberato all'unanimità dal Consiglio Comunale), con l'Associazione Zanoni (Emilio, Sindaco socialista successivo, che alla morte donò i suoi averi al Comune di Cremona).

In primis il riordino ed il conferimento dell'archivio della Federazione Socialista e del Circolo Turati (quello del Raggruppamento delle Brigate Matteotti è già avvenuto in occasione del 70° della Liberazione) all'Archivio di Stato. In modo che le fonti materiali di questa lunga e complessa storia siano salvate e possano essere oggetto e stimolo per un approfondimento degli studi.

Da tale punto di vista, non rinunciamo a rendere pubblico il fatto che di tanto in tanto studenti universitari si rivolgono a noi per la consultazione e per un indirizzo nella ricerca. Alcuni si sono laureati con tesi redatte anche grazie questo lavoro propedeutico.

Ultimo ma non ultimo, c'è il progetto di digitalizzazione dell'intera produzione dei 135 anni (ovviamente al netto delle sospensioni, come nel periodo della reazione sotto Bava Beccaris, e della chiusura durante il Ventennio.

Oltre tutto questo impegnativo progetto si avvarrebbe delle provvidenze riconosciute alle testate storiche, presso cui si era attivato, con esito incoraggianti, l'allora sottosegretario Luciano Pizzetti.

Ma al di là di questo aspetto, che, nella normale analisi dei costi-benefici di qualsiasi importante impresa è solitamente determinante, l'iniziativa che ha trovato segnali fecondi da parte della Direzione della Biblioteca Statale. Che dispone praticamente di quasi tutti i numeri in uscita (la copertura dei buchi sarebbero assicurata dalla raccolta parziale in nostro possesso.

Resta sullo sfondo la realistica ponderazione dell'impegno operativo per cui riteniamo di non avere spalle sufficienti. Da anni abbiamo segnalato a chi di dovere la valvola del ricorso delle borse di studio e del servizio civile. Ne parliamo da anni, a iosa e forse ad nauseam, con chi di dovere. Ma evidentemente non buchiamo l'audience. Ci dispiace molto introdurre nella rievocazione di questi 135 anni, che farebbero orgoglio sotto altri cieli amministratori mediamente informati e motivati, questa nota critica. Nel senso di autocritica nei confronti della nostra incapacità di convincimento. Ci ha sempre, negli ultimi trent'anni ispirato il modello della partnership. Soci Istituzionali dell'Associazione Zanoni sono il Comune Capoluogo e la Provincia. Avevamo proposto vent'anni fa la costituzione di un Centro della Memoria Storica, in cui coordinare il lavoro permanente di salvaguardia delle fonti e di divulgazione dei numerosi sodalizi che operano nel territorio.

Questa partnership dei Soci Istituzionali evidentemente funziona dove i medesimi ritengono a loro insindacabile giudizio esistano le condizioni di affinità elettiva.

Dopo tante conferme, ne prendiamo atto. E ne prenderemo le misure.

Indubbiamente, siamo consapevoli (come nel suo piccolo l'ultimo Pontefice emerito) della nostra condizione di ingravescente aetate e, soprattutto, del blocco della filiera di formazione di nuove leve. Ma fin tanto che la lucidità e le forze ce lo consentiranno con Vasco continueremo a cantare “Eh, già, siamo ancora qua”.

L'augurio dell'Associazione Emilio Zanoni

Anni fa, quando accettai (pro tempo…  era l'intesa…e alla ricerca di nuovi talenti) la presidenza dell'Associazione Emilio Zanoni, mi ritrovai circondata da tante emerite, belle persone che per una vita avevano seguito gli ideali del primo socialismo. Personalmente ricordo mio padre che, non potendo più essere considerato (per età e invalidità rimediata in trincea nel 15/18) partigiano combattente, raggiungeva i vari paesi della zona parlando ai contadini issandosi su un trattore. La debolezza della gente sta (nei contesti correnti) nel non conoscere quanto sia importante il proprio valore. Da sempre i difensori del popolo, operai contadini il cosiddetto proletariato, si sono adoperati per combattere le tante ingiustizie: nel 1889 Leonida Bissolati fondò l'ECO DEL POPOLO,,  gloriosa testata che ancora viene oggi onorata, degna di vedere festeggiati i suoi 1 3 5 Anni. 

Complimenti, caro direttore. Onore a lei e a quanti sentono battere ancora nel cuore il desiderio di rispettare e quindi non dimenticare quanto operato per il bene di tutti.

Il caro professor Mario Coppetti è deceduto mentre perfezionava il suo ultimo lavoro dedicato a Leonida Bissolati. Sembrava quasi che le sue mani accarezzassero quel volto, con grande stima e ammirazione. Grazie MARIO, grazie DIRETTORE, grazie LEONIDA e ancora AUGURI per il trentacinquesimo dell'ECO DEL POPOLO. Soprattutto, un'esortazione ai lettori e ai collaboratori della testata e ai sostenitori dell'Associazione Zanoni a lavorare insieme ancora per molti anni.

Un applauso, tanto i applausi e un abbraccio grande 

Clara Rossini (Presidente dell’Associazione Emilio Zanoni)
Clara Rossini (Presidente dell'Associazione Emilio Zanoni)
Il numero inaugurale del 4-5 gennaio 1889
Il numero inaugurale del 4-5 gennaio 1889
Il fondatore, Leonida Bissolati, effigiato con la “coinquilina” Marcella Filippini, esercente l’omonima osteria, location-covo in cui vennero alla luce le voci e le organizzazioni del socialismo cremonese e nazionale.
Il fondatore, Leonida Bissolati, effigiato con la “coinquilina” Marcella Filippini, esercente l'omonima osteria, location-covo in cui vennero alla luce le voci e le organizzazioni del socialismo cremonese e nazionale.
Prima Sede legale della testata in Corso Vittorio Emanuele, 28
Prima Sede legale della testata in Corso Vittorio Emanuele, 28
Ingresso della prima stamperia.
Ingresso della prima stamperia.
Il basso rilievo del volto realizzato da Coppetti, le cui duplici copie in bronzo avrebbero dovuto essere collocate all’ingresso dell’Osteria della Marcella e alla tomba di famiglia Cassola/Bissolati nel settore Pincetto del Verano a Roma.
Il basso rilievo del volto realizzato da Coppetti, le cui duplici copie in bronzo avrebbero dovuto essere collocate all'ingresso dell'Osteria della Marcella e alla tomba di famiglia Cassola/Bissolati nel settore Pincetto del Verano a Roma.

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