Questa foto la ritrae a 18 anni, giovane e felice.
Un giorno di pioggia dell'autunno del ‘44 fu prelevata al mattino presto da un manipolo di uomini in divisa e rinchiusa in uno scantinato. Più tardi, fece conoscenza con un uomo grosso il doppio di lei. La minacciò: “Sia chiaro che esci da qui solo dopo averci detto dove si trova tuo marito”.
La sera, dopo quattro ore di buio, ‘Nesto Depoli, fattore, bussò alla porta del suo padrone. Disse poche parole: “E' tutto il giorno che mia nipote cerca sua madre, che nessuno sa dirmi dov'è”.
“Tua figlia Rina?”
“Sì, lei.”
Circa mezz'ora dopo venne liberata. Camminò per cinque chilometri con i piedi nel fango, il cuore a mille e la mente sulla bimba da allattare. Arrivò a casa sporca, sfinita, piena di odio e di rabbia ma soddisfatta e fiera di sé.
Oggi avrebbe compiuto 99 anni. Buon compleanno mamma.
Così…se la ricorda (non esattamente dal punto vista visivo, perché sarebbe nato qualche anno dopo) la sua mamma… Alberto Piazzi. Calma e gesso…rassicuriamo…non intendiamo minimamente fare concorrenza al paginone di necrologie dei più titolati “concorrenti”.
Vero è che ci é sembrato conveniente aderire alla segnalazione a mezzo whatsap con cui Alberto anzi il “concittadino” Alberto (di cui nei giorni scorsi abbiamo pubblicato una significativa riflessione sulla “decelerazione” socio-economica del nostro comune Borgo pizzighettonese) ci segnalava un “compleanno” (postumo). Quello della sua mamma. Ne diamo volentieri conto al nostro pubblico di lettori, non, si ripete, per “allargare” la rubrica; semplicemente perché ci pare utile incrociare la memoria privata di Alberto con la nostra. La sua mamma (quasi coetanea di quella di chi scrive qui) l'abbiamo conosciuta. Perché in “paese” ci si conosceva tutti. Specie se la mamma era moglie del segretario del “circolo” del PCI e (al di là dei diversi, legittimi timbri caratteriali) un “capo”. Il “capo” di un partito (il PCI) importante ma non egemone (perché per molti decenni i socialisti gli diedero, come si suol dire, “la polvere”).
Piazzi senior, oltre che riconosciuto idealista, era un leader locale tutto d'un pezzo. Dirigeva incontrastato il circolo PCI (ma, anche se in coabitazione col PSI, “il “circolo” cooperativo, di cui in un momento di default della disponibilità di “banconieri, se ne assunse la gestione (coinvolgendovi l'intera famiglia).
Per quanto si guardarono per anni in cagnesco le due sezioni (quella togliattissima del PCI e quella nenniana del PSI) in realtà i due partiti coabiteranno in una partnership che riguardava il Sindacato CGIL, la Commissione Interna della Pirelli e, fino a che durò il “maggioritario” (1964), l'alleanza nel gruppo consiliare minoritario in Comune.
Per le ragioni anzidette, non v'é chi non veda il fondamento della nostra pretesa di scriverne nella posizione di “visti da vicino”. Allargandone, se lecito, la visuale del memoir. Più per immagini che per testi. Ha ragione Alberto Piazzi quando descrive per sommi capi la mamma con un perentorio “18 anni, già donna”! Lo era la sua, ma lo erano (anche se non tutte affacciantesi a prove di clandestinità antifascista e, nel divenire, moglie del capopopolo comunista), tutte. Più che per obbligo, per propensione da dna entravano nella filiera lavorativa (quasi totalitariamente la fabbrica-paese Pirelli), si occupavano (con dedizione della famiglia) e, frequentemente, di testimonianze ideali.
Ecco, perché ci é stato facile aderire al ricordo di Piazzi. Una famiglia indiscutibilmente comunista, ma, al di là del forte profilo militante, in qualche modo venata da partenariato (essendo imparentata con la socialista “Alba Camozzi”, attivista politica e sindacale, prematuramente scomparsa).
Corrediamo, riservandoci di riprendere in prosieguo l'argomento, questo testo con le immagini ricevute. Anche nell'intento di esortare a non disperdere quel che resta di fonti documentali di una storia che sarebbe erroneo non ricordare.