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Sul punto, meglio essere chiari

Manifestazione di ieri a Roma delle organizzazioni sindacali

  17/10/2021

Di Redazione

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Caro Direttore, ho visto pubblicate su Eco del Popolo le riflessioni scritte di getto sotto l'impulso del turbamento suscitato dalla percezione della violenza e dell'odio trasmesse nelle nostre piazze e nelle nostre vie cittadine da frange neofasciste ed estremiste. 

Scrivevo e ribadisco che dobbiamo sempre e comunque condannare queste violenze al di là del loro colore politico. Domani in piazza ci saremo noi, spero numerosi, per affermare la democrazia ed i veri valori della libertà. 

Ciò annotavo nell'intenti di trasmettere queste mie percezioni ai lettori. 

Ieri a Roma non poteva andare meglio! Uniti si vince! Che bello manifestare pacificamente senza odio né violenza, nel rispetto reciproco e nella testimonianza del valore democratico. 

Cordiali saluti. 

C.L. Vicenza, 17 ottobre 2021 

Non si sa se per interpretazione del ruolo ovvero per inclinazione ad un certo cinismo accumulato nel tempo, non si ha difficoltà ad ammettere un basso tasso di ottimismo nei confronti dell'evoluzione dei fatti incardinati dall'assalto alla sede centrale della CGIL. 

Si deve ammettere che, pur nella persistenza di un clima pesante, rivelatore (nella più favorevole delle ipotesi) di una incoercibile impermeabilità degli apparati cognitivi e delle coscienze collettive a mettersi sul pezzo della perdurante calamità biblica e ad immedesimarsi nel discendente dovere di coesione, l'andamento ed il risultato della manifestazione sindacale di ieri costituiscono una robusta boccata d'ossigeno. 

Non solo per quanto giustamente argomenta C.L. (Che bello manifestare pacificamente senza odio né violenza, nel rispetto reciproco e nella testimonianza del valore democratico!); ma, soprattutto, da un lato, per un risultato mobilitativo dagli esiti tutt'altro che scontati (normalmente in quella piazza i Sindacati portavano il triplo di manifestanti!) e, dall'altro, per la “bella” risposta all'attacco dei nemici del sindacato e della democrazia.  

Giusta la proposta di una rete per la difesa della Repubblica contro i rigurgiti reazionari. La libertà di vax, come ad abundantiam si è dimostrato, è il pretesto. La mission è lo smantellamento delle conquiste popolari, che si difendono tutti i giorni, e, ormai non è più un mistero imperscrutabile, il definitivo disassamento del modello liberaldemocratico (foriero, dall'immediato secondo dopoguerra, di importanti conquiste sociali e civili). 

Gli avversari devono sapere che non hanno sconti su questo terreno e che la rete antifascista, proposta dalle centrali sindacali (finalmente approdate ad un alto tasso di unitarietà), difenderà la Costituzione tutti i giorni. 

Non tutto è oro ciò che ha luccicato nelle ultime ventiquattro ore. Sicuramente c'è stata un'inversione di tendenza. Il Sindacato, infatti, è ternato a rappresentare, per la sua capacità di mobilitazione popolare, l'asse portante, insieme all'associazionismo politico, all'antifascismo, alle istituzioni l'asse portante della tenuta democratica. 

Oltre alla metafora sul luccichio dell'oro, dovremmo aggiungere che la mobilitazione e lo spirito della mobilitazione hanno costituito un test rassicurante, ma non esaustivo. 

Nelle stesse ore in cui il sindacato testimoniava democraticamente nella capitale istituzionale, nella capitale “morale”, in cui scattò la scintilla della Liberazione, si svolgeva una contromanifestazione, dai profili non esattamente coesi, ma sicuramente rivelatori di una volontà sfascista. 

Domani, come direbbe Rossella, sarà un altro giorno. Farà bene il Sindacato a riscoprire, in aggiunta al proprio core business di difesa dei lavoratori, il proprio ruolo di partner fondamentale della difesa repubblicana. Farà bene l'intero arco costituzionale a fungere da catalizzatore per la ripresa di uno sforzo titanico volto a conseguire universalmente la coesione nell'identificazione nei valori antifascisti. 

Sappiamo a cosa andiamo incontro. Ma non rinunciamo ad esortare noi stessi ed il campo di cui ci sentiamo parte a manifestare una testimonianza antifascista “essenziale”. Che conceda poco o nulla alla ritualità militante ed all'impulso di valersi dell'esclusività della testimonianza (come è avvenuto anche nel recente passato) in termini di normale dialettica di campo. 

Il momento è grave, come abbiamo spesso insistito in questi giorni. Una gravità su cui pesa, come nei momenti più allarmanti, un combinato disposto tra (apparentemente) opposte eversioni. 

Qualcuno (che come noi ha attraversato gli anni 70) ha fatto ieri un parallelismo attenuato (a favore degli scenari correnti) tra questi e gli anni di piombo. 

Ci piacerebbe associarci a questa ottimistica interpretazione (del “Cinese”). Non lo facciamo per scongiuro scaramantico e per lettura realistica dei fatti. Che non inducono a percepire la Piazza S. Giovanni come la metafora di una missione compiuta. Resta, infatti, in tutta la sua complessità, una missione da condurre fino in fondo.

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