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Sempre a proposito del “pacco” /11

  17/11/2023

Di Redazione

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Ri-pubblichiamo sulla nostra testata sia la locandina di annuncio dell'evento conviviale, che per la prima volta vedrà riuniti gli aderenti e i sostenitori del Movimento, sia le istruzioni per l'uso diramate dal presidente Enrico Gnocchi. Il quale opportunamente ricorda che si tratta di una svolta significativa per un movimento nato a fine luglio, che, a dispetto di una palpabile strategia di ostracizzazione mediatica e/o di non cale (sia dei detentori della rete informativa sia, salendo per li rami, dell'aggregato di poteri politici ed imprenditoriali) ha concretizzato in poco più di 3 mesi un discreto lavoro di informazione ai cittadini di Cremona e provincia.

Abbiamo distribuito circa 6.000 volantini e raccolto più di 2500 firme.

A questo proposito invito tutti coloro che hanno ritirato dei moduli per le firme a portarli sabato in assemblea, ricorda l'attivissimo coordinatore di questo importante strumento di cittadinanza attiva, che viene quotidianamente collaudato, grazie all'entusiasmo ed all'abnegazione degli aderenti, ogni giorno sul campo.

Molte persone alle quali abbiamo consegnato il volantino si sono espresse favorevolmente a sostegno del nostro obiettivo, e hanno assicurato la presenza in assemblea.

Come sostenitori-primi firmatari non dobbiamo far mancare la nostra presenza.

Sicuramente Fontana, sottolinea ancora Enrico Gnocchi, è stato invitato dal DG Dr Rossi alla festa pirotecnica di presentazione del progetto vincitore... ecco perché credo che anche noi dobbiamo lanciare una bella "fontana" di luci/firme...

Non credo di dover dare a nessuno alcun consenso o divieto, l'obiettivo della petizione è chiaro, chi firma la petizione è parte del movimento... cose forse banali, ma che ci fanno stare uniti e lavorare nella stessa direzione.

Per coinvolgere gli abitanti di tutta la provincia penso sia quasi d'obbligo. Per ora non ne abbiamo la forza e quindi ben venga il vostro aiuto. Infatti quando abbiamo lanciato la petizione l'abbiamo configurata, secondo i parametri di change.org, come petizione "locale", non nazionale o mondiale, intendendo il locale come territorio omogeneo provinciale. Anche se per change.org credo intendano locale un territorio di raggio di x (?) km... non so quanti.

Infatti ci sono firme di città periferiche come Milano, Brescia, Mantova e Piacenza...

Meglio di così, per chiarezza ed immediatezza, l'evento conviviale, che si svolgerà in una location ineguagliabile per prestigio e comodità, non avrebbe potuto essere presentato.

Alzare lo sguardo e distinguere tra …luna e dito

Facciamo, per utilità comune di trasparenza e percezione delle intenzioni, l'ermeneutica del titolo, che richiama pur sempre la funzione visivo-cognitiva, ma che è animato principalmente da un richiamo allo sforzo di non farsi sviare.

Perché, e lo scriviamo ancor prima del picco pandemico e del disastro conclamato della rete sanitario-ospedaliera territoriale (per il vero ben manifesta da almeno due decadi), il confronto dialettico su un tema (che noi riteniamo prioritario nell'ottica di una equilibrata dimensione di giustizia e di sostenibilità sociale e civile, si sta giocando (ad opera dei padroni del vapore) sul terreno mellifluo dell'insincerità quando non dello sviamento fattuale e intenzionale.

Solo qualche giorno fa osservavamo che da un lato si accetta un presente senza futuro, dall'altro ci si abitua all'incertezza degli eventi, determinati non dal volere popolare ma dal prevalere dell'arroganza a prescindere.

Ed è, questa, la fattispecie dei cardini, che, al di là della dorsale del sistema liberaldemocratico e dei suoi meccanismi relazionali e comunicativi, lentamente, come se il nostro modello pubblico fosse autocraticamente mite, si è andato consolidando e stratificando una regressione generalizzata. Sul complesso delle conquiste civili e sociali che, dalla Costituente in poi, fecero dell'Italia un quasi paese socialista.

Il culmine fu raggiunto dalla stagione riformista degli anni 60 e, parzialmente, 70 con la “spallata” delle riforme fondamentali della Costituzione Repubblicana: sanità, istruzione, lavoro.

Come sia andata a finire con la transizione tra le prime due repubbliche è noto.

Clamorosa la discontinuità nella cura della salute. E, se è permesso, della strumentazione gestionale pubblica.

Ecco, perché è giunto il tempo di alzare lo sguardo da una quotidianità di servizi ormai negati a tutto tondo ai cittadini che più ne avrebbero bisogno. E, come esorta il titolo, di non farsi ipnotizzare dal “dito” (il meccanismo principale di sviamento dai fatti giorno per giorno e dalle strategie, non dichiarate ma ben percepibili).

Se è consentito a noi editori di una testata, diciamo, resa solo parzialmente indipendente da idealismi inestirpabili, diciamo con chiarezza che da sabato necesse alzare il tiro. Sul piano politico e etico morale dell'intero dossier. Incorporando, nella visione complessiva del rifiuto del misfatto, la denuncia di 30 anni di gestione di controriforma del diritto alla salute, di asfaltatura della rete territoriale, di umiliazione degli organici medici e paramedici. È in corso, abbiamo anticipato, un'operazione di regressione dell'esercizio di un fondamentale diritto di rilevanza costituzionale. L'ospedale inaugurato a fine 1970 e realizzato da un grande afflato collettivo in cui popolo e ceto dirigente furono un tutt'uno, fu e deve continuare ad essere un modello di cittadinanza attiva e, se non proprio di autogestione, di partecipazione e di controllo, civile ed istituzionale, dal basso, come si diceva un tempo. Come succedette a partire dal ripristino democratico dell'immediato secondo dopoguerra, in cui la sollecitudine maggiore in capo all'establishment elettivo e alla cotituency della cittadinanza attiva quella di riannodare il filo delle priorità della cura della salute e dell'efficientamento strutturale. Avremo modo, nel prosieguo, di pubblicare il risultato delle nostre ricerche storico-documentali; ma già qui ribadiamo che la sollecitudine per l'edificazione del delendo nosocomio fu perseguita ed attuata con la lucida determinazione del combinato degli investiti di mandato istituzionale e dell'intera cittadinanza, nonché dall'apporto quasi esclusivo del "buon cuore" dei cittadini, delle loro donazioni e dei loro lasciti. Che permisero una grande realizzazione strutturale e gestionale tuttora valida ed emblematica di un modo di interpretare i servizi sociosanitari. Nella nostra lunga vita abbiamo avuto l'opportunità e l'onore di conoscere quella "squadra" di visionari generosi e capaci. Il tandem della presidenza (il cattolico dott. Priori e la sua vicepresidente socialista Maria Galliani), i grandi segretari amministrativi Cottarelli e Majori, i grandi direttori sanitari come Lanzarini, i grandi primari, medici e paramedici. Che, insieme all'istituzione comunale (dal Sindaco Gino Rossini prematuramente scomparso nel 1948, ad Ottorino Rizzi, Giovanni Lombardi, Arnaldo Feraboli, Vincenzo Feraboli, Emilio Zanoni) e ai cittadini fecero grande il modello di una sanità sostanzialmente pubblica. La distruzione del nosocomio è la metafora dell'affossamento della riforma sanitaria di 40 anni fa e della prevalenza della sanità capitalista. Chi avrebbe pensato che saremmo approdati al un modello più ingiusto di quello vigente  e giustamente vituperato negli Usa?  Già...non è solo un problema di distruzione di risorse e di un investimento, ammesso che si farà effettivamente, improvvido che sottrarrebbe risorse alla sanità territoriale, a danno dei cittadini marginalizzati. Già, ma anche questa è un'opinione personale, da sabato bisognerà alzare il tiro della denuncia etico morale e incardinare fortissimamente la centralità della “luna”.

La demolizione di una struttura ancora valida, anche se meritevole di uno sforzo di efficientamento reso indispensabile dall'incuria quando non dall'intenzionalità colpevole della trascuratezza, è l'autobiografia del degrado e, se è consentito, dell'irreversibile collassamento dell'intelaiatura sociale e della civiltà, che faceva perno sul municipalismo e sul valore della partecipazione popolare alla vita pubblica.

Già…tutto asfaltato; se si pensa che sul tema il pacchetto di mischia preposto alla vita cittadina e territoriale ha dato vita, negli ultimi tre anni, a quell' “inciucio” (termine messo a punto da “mi chiamo Giorgia” per vituperare qualsiasi imbroglio trasversale) si è consumata la convergenza quasi totale del corpo elettivo.

Un'attivista del Movimento scriveva ieri nella corrispondenza interna: speriamo davvero che non siano solo firme ma presenze.

Ci permettiamo aggiungere, alle firme che sono cospicue e alle presenze alla conferenza di domani che lo saranno, anche una forte mobilitazione civile e sociale.

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