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Riforma amministrazione periferica: Handly With Care!

Dallo smarrimento all’assuefazione all’assenza di punti fermi. Riflessioni a margine del Convegno “I piccoli Comuni, da risorsa a problema? Il futuro dei piccoli” di un anno fa e degli approfondimenti dell’Assemblea di Casale Cremasco di sabato scorso

  07/03/2016

A cura della Redazione

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Eravamo stati facili profeti, quando, alla fine del settembre di due anni fa, prevedendo che il sentiment degli ambienti interessati avrebbe presto ceduto all'impulso di passare dallo smarrimento all'individuazione di punti fermi, organizzammo, in vista dell'appuntamento dell'11 di ottobre per l'elezione del Consiglio di area vasta (destinato a succedere all'ex Consiglio Provinciale), un confronto tra i protagonisti predestinati. Protagonisti dello snodo riformatore che, partendo dall'archiviando livello intermedio, inevitabilmente avrebbe investito il modo di essere e di operare dell'intera intelaiatura amministrativa (o avrebbe dovuto, se, ben s'intende, fosse progredito il combinato tra riforma costituzionale e riforma burocratica e semplificazione).

Nulla, assicurarono i paladini dell'abbozzata riforma istituzionale, sarebbe restato come prima; a cominciare dalla palude delle procedure paralizzanti e dei poteri prevaricanti; che frenano l'efficienza della macchina pubblica e producono, a costi elevatissimi, servizi scadenti.

Ora è del tutto evidente, come è nitidamente emerso anche nell'ampio confronto scaturito dalla conferenza organizzata nel marzo 2015 in San Vitale dal quotidiano La Provincia, che, se la finalità istantanea della rottamazione del vecchio ordinamento è il conseguimento di significative economie di scala nella spesa pubblica, il suo senso strategico punta inequivocabilmente, se non proprio a rovesciare un calzino di settant'anni, a modernizzare significativamente la struttura pubblica. Che denuncia la sua senescenza, ma anche le cattive posture accumulate nel tempo.

Che l'ordinamento scaturito dalla, come un po' enfaticamente e per secondi fini si tende ad conclamare, più bella Costituzione, non risultasse da tempo conforme ai ripetuti tagliandi delle prove sul campo e, soprattutto, alle conseguenze dei profondi mutamenti registrati (sempre tardivamente) nella realtà nazionale e, soprattutto, in quella mondiale, ben prima l'aveva percepito un altro “nuovo corso” della politica italiana. Quello un po' baldanzosamente imboccato oltre trent'anni fa da leader socialista; che fece della riforma istituzionale il fulcro della sua testimonianza.

E.V.

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