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Luigi Covatta

È scomparso stamane a Roma Luigi Covatta, dirigente di spicco del PSI

  18/04/2021

Di Redazione

Luigi+Covatta

Del PSI, che concluse il suo ciclo nella prima metà degli anni 90, e del piccolo partito che ha cercato di continuarne la testimonianza. Covatta non disertò; continuando a fornire il suo contributo in un settore che gli è sempre stato congegnale: l'approfondimento teorico ed il giornalismo. 

Lunga e ricca la sua esperienza nel campo politico ed istituzionale, in cui approdò a significativi livelli di responsabilità. Dal 1979 al 1994 è stato Parlamentare socialista. Da luglio 1986 è stato sottosegretario alla Pubblica istruzione nel Governo Craxi II, poi con lo stesso incarico nel governo Goria e nel governo De Mita, fino a luglio 1989. Ricoprì poi la carica di sottosegretario ai beni culturali nel governo Andreotti VI e nel governo Andreotti VII. Dal 1992 al 1994 è stato vicepresidente della Commissione parlamentare per le riforme istituzionali. Dal 1993 al 1994 è stato presidente della Commissione Lavoro del Senato. Molto ampio anche il cursus giornalistico, con collaborazioni a La RepubblicaIl MattinoL'ItaliaAvanti!Relazioni socialiSettegiorniMondoperaioIl Corriere della SeraIl Riformista e Le Ragioni del socialismo. Dal 2009 ha diretto il mensile Mondoperaio, rivista fondata da Pietro Nenni.  

Molto significativa anche la sua produzione di saggi politici: Menscevichi. I riformisti nella storia dell'Italia repubblicana, Marsilio Editori, 2005 - Diario della Repubblica, Diabasis, 2006- La legge di Tocqueville. Come nacque e come morì la riforma della prima Repubblica italiana, Diabasis, 2007. 

Saggi che, in questi anni, hanno mirabilmente aiutato ad acquisire le giuste consapevolezze sulle ragioni della discontinuità e della fine della Prima Repubblica; nonché dell'evanescenza del movimento socialista. 

Di seguito pubblichiamo, in questa rubrica de L'Eco del Popolo dedicata al ricordo di eminenti figure di socialisti e democratici, il profilo ed il saluto tratteggiato dal Direttore dell'Avantionline. Che completeremo con un nostro memoir. 

MAURO DEL BUE DEL 18 APRILE 2021L'EDITORIALE 

Per Gigi Covatta 

Ciao Gigi, il più simpatico degli antipatici, il più dolce dei burberi. I socialisti non dimenticheranno i tuoi contributi fondamentali all'elaborazione di un progetto socialista, quale fu quello di Torino 1978, di un programma quale si determinò alla Conferenza di Rimini del 1982. Provenivi dal mondo cattolico con Livio Labor e Gennaro Acquaviva a dimostrare che era il Psi e non il Pci il naturale approdo della tradizione cristiana. Ti ho conosciuto quando, trafitto dall'ansia e dalla fatica e con una valigia pesante tra le mani, ti scaraventasti nel mio ufficio di segretario del Psi di Reggio Emilia annunciandomi la tua candidatura alle elezioni del 1979 nel mio collegio. Mi hai sempre riconosciuto che nella mia provincia hai ottenuto le preferenze promesse. I socialisti erano brave persone. E anche disciplinate dalle mie parti. Siamo diventati amici. Tu eletto al Senato a Ferrara ed io eletto deputato nel 1987 nel collegio di Parma. Anche se ci dividevano le correnti: tu lombardiano e io autonomista. Avevo per te la stima e anche un po' la soggezione, che si deve agli intellettuali, a coloro che avevano letto tonnellate di libri e vivevano a Roma in piccoli appartamenti inondati da colonne di volumi che finivano per nascondere il mobilio. Sei stato vice presidente della commissione bicamerale Iotti-De Mita per le riforme istituzionali, poi al governo, sottosegretario alla pubblica istruzione e ai beni culturali. Hai anche presieduto la commissione lavoro del Senato. Ci siamo ritrovati dopo le macerie del Psi, tu direttore di Mondoperaio e io dell'Avanti. Ci eravamo sentiti ieri l'altro e oggi sei sparito. Senza un preavviso, senza un editoriale. I socialisti ti ricorderanno con una doverosa testimonianza di affetto e di stima per quello che ci hai lasciato e che non verrà disperso. Te ne sei andato in una notte, come ha voluto ricordare la tua Nicla, dopo aver fumato la tua ultima sigaretta. Una delle tante, una delle troppe… 

Una bruttissima notizia. Improvvisa, inaspettata, dolorosa. Anche per me che non sono stato intimo dello scomparso. Condivido la rivisitazione della figura, sul piano umano, politica, sociale e culturale. Anche i più impenitenti "laici" del socialismo italiano accolsero nel 1972, dopo la sconfitta elettorale del MPL (Movimento Politico Lavoratori, naturale confluenza dell'ACPOL- Associazione Cultura Politica), come una rara beneficiata di quei tempi avari coi nostri slanci riformisti. Andrebbe, più che rivalutata, equamente rivalutata quella testimonianza portata avanti da quei socialisti nè più nè meno di noi, ad eccezione dell'opzione cristiana. Grande il loro contributo al riformismo per le politiche del lavoro. Che travasò nei nostri depositi teorici il pensiero, molto più moderno ed avanzato, della sociologia e del sindacalismo gradualista e riformista.  

Del valore di quelle singole personalità e di quella squadra pensante, che erano insieme il Sindacato Cattolico e le ACLI, ho avuto, oltre che per storica conoscenza, anche dettagliata conferma nel corso della conferenza di due anni fa a Castelleone centrata sulla figura di Pierre Carniti, uscito come gli altri dal Centro Studi di Firenze. Un profilo apparentemente discontinuo nel curriculum della “ditta” socialista italiana. Più tardi, a dimostrazione di una certa arretratezza, si sarebbe scoperto che la maggior parte dei componenti della segreteria del PSF ai tempi di Mitterand professava il cristianesimo. 

Belle menti, quelle di Labor, Covatta, Acquaviva. Per citarne alcuni. Frequentandoli, sia pure a distanza, avvertivo in loro una forte coesione culturale ed una evidente complicità relazionale. Negli anni 80, venne a Cremona, come vescovo monsignor Fiorino Tagliaferri, potenziale cardinale e, si sussurrava, Segretario di Stato (giubilato a Viterbo, forse in pregiudizio al suo profilo aperturista). Era stato l'assistente spirituale di questa nidiata di laburisti “credenti”.  

Conobbi dal "mio" (in senso territoriale) Vescovo particolari (a me) meno noti, ma molto lusinghieri, del loro valore. Negli occasionali incroci (istituzionali) il vescovo Fiorino, sapendo della mia appartenenza al Comitato Centrale, mi incaricava di un saluto "agli amici che sa".  

Va aggiunto che in quegli anni di inizio 80 era in corso l'operazione della revisione concordataria, in cui, per quanto nei modi felpati, un significativo contributo venne da Gennaro Acquaviva, già capo della Segreteria di Craxi e a quei tempi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. A distanza di tanti anni da quella stagione, la riflessione critica del vissuto tende ad una simpatizzazione postuma anche del profilo burbero disegnato da Del Bue sulla personalità dello scomparso. Una espressione inusitata anche in senso caratteriale in un ciclo in cui gli appartenenti al cerchio magico della nomenclatura privilegiavano il tratto "piacione". (e.v.)

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