Non foss'altro che per la progressione numeraria sarebbe agevole percepire una diffusa tendenza a “stare su pezzo” della segnalazione di un sentiment popolare in materia di decoro urbano.
Di buon grado (oltre che per un certo verso, di convinta adesione alla denuncia) pubblichiamo una parte dei contributi che ci sono giunti. In particolare da parte di Matteo Tomasoni, che, dopo la rinuncia alla funzione di Presidente del Comitato di Quartiere Po, non ha appeso la verve critica al classico chiodo. Divenendo una sorta (lo diciamo con senso di simpatia e di apprezzamento per la costanza e la competenza) di “cittadino Otto” (riferimento cinematografico Non così vicino- A Man Called Otto)
FONTANE, TOTEM, PROMESSE…e (in barba alla “rigenerazione”)
DISASTRI GESTIONALI… (quarto)

Matteo Tomasoni: IL DEGRADO NON HA COLORE POLITICO...CREMONA MERITA DI PIÙ
I BUSTI SOTTO IL COMUNE VANNO RIPULITI
Gentile direttore,
si parla ancora di incuria sotto il palazzo del Comune, cortile Federico II. Anche quest'anno siamo arrivati al giorno della commemorazione di una data storica come il 25 Aprile e la storia cremonese appare quanto mai sbiadita e vittima di anni di mancata manutenzione.
CORREDO FOTOGRAFICO




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Da circa due mesi segnalo: nel *Parco ex Colonie Padane* lato argine maestro, botola contenente contatori dell'acqua è sprovvista del sigillo di chiusura.
Nelle vicinanze abbiamo giochi per i bambini, un vero e proprio trabocchetto, soprattutto per i più piccoli.
Mi pare non più rinviabile e a vantaggio della sicurezza chiedo il ripristino regolare.
Preoccupato stamani, ho raggiunto il *Parco delle ex Colonie Padane* e la situazione è rimasta la stessa. Ho parlato con una signora responsabile della Cooperativa che cura la manutenzione del Parco stesso, evidenziando la criticità. Persona gentile e disponibile mi ha affiancato un addetto alla pulizia ed insieme abbiamo riportato la piastra di copertura alla sede originale.
Ho ringraziato la signora e la persona che mi ha affiancato. Il prato è ritornato ad essere percorribile, in tutta sicurezza.
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Elenco tre situazioni sintomatiche di un degrado che avanza nella nostra città.
La fontana dedicata ai "Caduti per la libertà" in via Palestro è crollata. La manutenzione è di competenza dell'amministrazione provinciale era da anni è senza acqua e spesso ridotta ad una vasca per raccogliere rifiuti.
Le altre fontane cittadine spente, senza acqua o interrate.
Solo tre dei busti e delle lapidi presenti in cortile Federico II sono stati ripuliti con macchine a getto di vapore.
Gli altri restano sporchi di guano dei piccioni e con scritte illeggibili. L'ultima pulizia seria delle lapidi e dei busti risale alla visita del Presidente della Repubblica del 25 maggio 2021.
Le arcate del cortile Federico II sono state restaurate e rinforzate, restano in (non) bella vista i profilati metallici.
I sampietrini continuano a staccarsi con effetto domino. La qualità degli interventi per cercare di bloccarli è veramente indecente.
Forse i nostri amministratori dovrebbero organizzare una gita a Mantova o Brescia per vedere dal vivo come vengono gestiti verde, pulizia, centro storico, e il decoro in senso generale. Concludo dicendo che nella mia lettera non c'è nessuna polemica politica.
Le due città menzionate hanno, come Cremona, amministratori di centro sinistra. Dove sta la differenza? *Grato dell'attenzione*
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Alessandro Portesani, capogruppo di Novità a Cremona.


Il degrado e l'incuria nell'area delle ex Colonie Padane arriveranno in Consiglio Comunale. Alessandro Portesani, capogruppo di Novità a Cremona, insieme al collega Cristiano Beltrami, ha depositato un'interrogazione a risposta verbale al Sindaco e alla Giunta.
“Nel nostro atto vogliamo conoscere quale sia la ripartizione esatta degli obblighi di manutenzione ordinaria e straordinaria tra Comune, gestore (Consorzio Sol.Co / Coop. Gruppo Gamma) ed eventuali sponsor, come da convenzioni vigenti e loro eventuali proroghe. C'è poi il tema dell'attuazione del contratto di sponsorizzazione per la manutenzione del verde: durata, rinnovi, importi stimati/erogati, attività effettivamente svolte e controlli di esecuzione”.
“Ci sembra importante far conoscere a tutti i cremonesi quali siano gli interventi programmati e con quale cronoprogramma per il ripristino dei giochi e delle aree ludiche attualmente inagibili. Fondamentale è conoscere entro quali date sarà ristabilita la piena fruibilità delle Colonie. Ci sono poi altri capitoli: lo standard di qualità/manutenzione (livelli di servizio, frequenze di taglio del verde, pulizia, controlli di sicurezza) che sono previsti contrattualmente e come vengono monitorati”.
“Noi di ‘Novità a Cremona' vogliamo capire un altro dettaglio importante: quante segnalazioni di degrado o guasti sono pervenute all'Amministrazione nell'ultimo anno sull'area delle Colonie Padane e con quali tempi medi di presa in carico e risoluzione. E in che modo il Comune coordini i grandi eventi con la manutenzione, per evitare che l'uso intensivo aggravi l'usura delle strutture senza tempestivo ripristino” – continua l'esponente politico d'opposizione.
“La trascuratezza di questo contesto urbano, riqualificato grazie alla Fondazione Arvedi Buschini, è un vero schiaffo a tutti coloro che si sono impegnati a ridare alla città uno spazio di così grande importanza per i cremonesi”.
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CHIOSA EDITORIALE

DECORO URBANO…da decimo livello della graduatoria del vicequestore Rocco Schiavone
Difficile collocare specularmente, date la vastità delle segnalazioni e, soprattutto, una certa sovrapponibilità dei contenuti, l'interlocuzione, avviata coi mittenti.
Segnaliamo, come spunto incipitario, correlato all'ineludibile riscontro dell'infittirsi in materia delle rassicurazioni da parte del governo comunale, l'ammonimento che prima o poi qualcuno verrà a vedere il bluff (magna promisisti …parva videmus). In quanto appare sempre più chiaro l'impulso della macchina municipale ad uscire dall'assedio di una critica sempre più circostanziata e vasta con l'artificioso ricorso alle promesse. Ricorrendo ad una narrazione, diciamo, esagerata (rispetto ai dettami stilistico-relazionali e rispetto alla giustificazione dei contenuti reali della controdeduzione). Al solo scopo di esorcizzare excursus prestazionali molto oltre il limite della decenza. Quando non addirittura allo scopo di depotenziare in corso di polemica fondate contestazioni di risultato. Sarebbe il caso, per non fare nomi ma per segnalare il picco della spudoratezza, dell'Assessora Pasquali (il cui carico pendente di "affanni" amministrativi appare inversamente proporzionale al requisito di preparazione), incappata in un filotto di”pestate”. Cui tenta di reagire (non rinunciando, come nel caso dell'affaire “calcestre”, a slanci divulgativi in materia d'uso di materiali) con mirabolanti suggestioni veicolate nell'opinione pubblica come se potessero astrarre dai disastri in corso. Sullo specifico (se non altro per non farci prendere per i fondelli) controdeduciamo telegraficamente (per quanto la materia, invece, meriterebbe una trattazione particolareggiata. Agli immemori e agli interessatamente disinformati ricordiamo che la pavimentazione in calcestre della superficie dei giardini di Piazza Roma (diventata Piazza Giovanni XXIII) fu una genialata del secondo e terzo quinquennio del ciclo incardinato dalla seconda repubblica cremonese. La precedente pavimentazione, realizzata solo qualche anno prima e a seguito di una attenta valutazione estetica e soprattutto funzionale, opzionò il modulo degli “autobloccanti”. Meno Parco Versailles, ma più adatti ad una manutenzione costante e a poco costo, soprattutto a questioni pratiche di deambulazione dei frequentanti “fragili”.
Ma, come verrebbe d'impulso, ci sarebbe da osservare che quasi tutti questi ultimi trent'anni sono stati pervicacemente consumati in una sistematica strategia vocata a fare il contrario dei cicli precedenti (anche quando questi integravano, con convinzione e con successo di risultati, l'apprezzata partecipazione del PCI, in teoria, ascendente dell'attuale “campo” che governa la Città e gran parte del territorio). D'altro lato, non ci si può astenere dal segnalare che l'opzione “calcestre” fu coeva dello spianamento del preesistente arredo urbano della quasi contigua Piazza Cavour. Cui si impose, con proditoria soppressione dei giardinetti e della piantumazione diffusa, la attuale “spianata” (per di più arricchita dalla allucinante “pensilina”). Comunque, ci pare di poter dire che in generale, sull'irreversibile picco del degrado del decoro urbano, si sarebbero esaurite le parole. Ma non, come dimostra la pertinace, encomiabile consapevolezza e volontà di testimonianza di numerosi cittadini e, ovviamente, della minoranza consiliare, non tutta e non sempre sul pezzo (che in ogni caso deve fare opposizione....se non altro per guadagnarsi la pagnotta). Nella consapevolezza, se non altro, del disastro di un ceto dirigente, in parte investito di mandato elettivo ed in parte di ruolo dirigente quasi sempre assegnato "per vicinanza" alla "ditta", responsabile (a fare tempo dal cambio di passo del 1990 della "giunta anomala pci-dc") dell'innesco (mai arrestato e men che meno invertito) di una spirale oscurantistica di degrado fatto di cedimento totale del decoro, incidente negli standards avvertiti e pulsanti di qualità della vita dei cittadini e dei potenziali accoglibili dall'appealing insistito della città del bello, del sapere, della storia, dell'arte, del saper vivere (di cui, in teoria, Cremona sarebbe depositaria), in un quadro di una potenziale e ben avviata deriva di non ritorno. Del che è specchio simbolico il segmento la pretesa bislacca di usare (con intenti iconici fuorvianti) i fondi risarcitori dell'inquinamento Tamoil per interventi di ripristino del decoro (in omaggio alla "rigenerazione urbana" e, soprattutto, alla sempre più urgente necessità di porre rimedio agli sfregi operati con la malagestio dell'ultimo terzo di secolo.
Si tratta di una tendenza che collide con ambizioni controfattuali e forse smargiasse, ma che, soprattutto, appare del tutto inconsapevole di un persistente vulnus controtendenziale sia al diritto della cittadinanza di vivere in contesti urbani decenti sia al rispetto delle preesistenze civili della Città. Il cui picco sarebbe rappresentato, ça va sans dire, dall'ultimo disastro di un'interminabile ecatombe: il crollo su se stesso del monumento dell'artista Ruffini alla Libertà. Che, come acutamente segnala Tomasoni, rappresenta un caso evidente di colpa, almeno in vigilando di livello interistituzionale (Comune, che dovrebbe attenzionare il decoro generale, soprattutto dei presidî simbolici ed Ente Provincia, proprietaria del manufatto artistico e dell'edificio). Quasi patetica l'esortazione del Sindaco che, autopromossosi a gran cerimoniere della prima campanella di inizio d'anno scolastico, esorta i Remigini ad allargare gli sguardi. A poca (e almeno ideale) distanza dall'epicentro del flop dell'accortocciamento (per trascuratezza) del Monumento alla Libertà dell'imbocco della cittadella degli studi di via Palestro. Location che per i testimoni delle campagne a sostegno permanente dell'antifascismo e della Repubblica (da trasmettere alle nuove generazioni) non avrebbe potuto trovare più pertinente contiguità. Come dimostra l'imbarazzata narrazione dell'impatto del fattaccio e della necessità di provvedervi, il monumento di Ruffini è crollato a causa di mezzo secolo di colpevole trascuratezza. In barba, ripetiamo, al suo valore storico e simbolico. Chiuderemmo non adeguatamente questa cavalcata critica sul degrado urbano, se non trasmettessimo ai nostri lettori sia lo sconcerto suscitato sia la ferma volontà di contribuire al rimedio. Che deve essere consapevole, immediato, adeguato e portatore di un valore aggiunto di testimonianza civili. Come Eco del Popolo abbiamo proposto alle Associazioni Partigiane e all'Assessore alla Cultura prof. Bona (che hanno tempestivamente e positivamente riscontrato) una iniziativa di approfondimento del valore dell'opera e il lancio di una campagna di raccolta fondi. Per il rapido ripristino e per uno sforzo di valorizzazione civica e storica



Per avviarci (veramente) alla conclusione di questo excursus di fatti (ahinoi, che l'abbiamo scritto) approdato (per l'ampiezza e per la difficoltà a restare asciutti) ad una sorta di “zibaldone” (di cui facciamo ammenda), inanelliamo un altro "gioiello" del salotto buono dell'asset del patrimonio storico-monumentale, che, in aggiunta al valore del decoro, presenta un implicito requisito simbolico: il Parco delle Colonie Padane. Per il suo valore sia di combinato architettonico-paesaggistico sia di presidio di opportunità sociali-ricreative. Discendenti (per quanto la sopravvissuta struttura edificata risalga al XXennio) da una certa continuità rispetto alla preesistenza (ma questo la santa insipienza appunto lo ignora) del progetto municipalistico della ricreazione educativa delle "Colonie estive" messo a punto dalla “Giunta Rossa” del 1914. Di cui la nostra testata tentò, senza molti esiti se non un riuscitissimo convegno storico in occasione del 100rio, una resilienza cognitiva.


