
abbiamo deciso di continuare a raccogliere le adesioni all'appello nazionale contro l'abbattimento dello stadio di San Siro dopo aver raccolto in pochi giorni più di 500 firme.
L'appello ha avuto un grande successo e, come avrai visto, c'è stata anche l'adesione del regista inglese Ken Loach. Molte firme sono di architetti, ingegneri, docenti, persone legate al mondo dello sport e dello spettacolo.
Se sei d'accordo e se non hai già inviato la tua adesione fallo ora inviando una email a
comitatosimeazza@gmail.com indicando Nome, Cognome, Qualifica professionale anche pregressa, Città.
Ringraziandoti per la tua collaborazione ti alleghiamo nuovamente l'appello.
Roberto Biscardini
NO ALL'ABBATTIMENTO DELLO STADIO DI SAN SIRO
La dimensione dello scempio a Milano non sarebbe solo una questione milanese.
La proposta avanzata dalle società di calcio Milan e Inter di abbattere lo Stadio Meazza a San Siro per costruire un nuovo stadio, da finanziare attraverso la cementificazione di tutte le aree verdi che oggi gli stanno intorno, è una grande operazione immobiliare concepita al solo scopo di sanare i bilanci delle due società, senza alcun vantaggio ambientale, economico e urbanistico per la città e per il mondo del calcio. Non c'è infatti nessuna ragione per abbattere lo stadio Meazza, se non quello di fare business con la speculazione delle aree intorno.
Questo appello si rivolge ad architetti, storici, intellettuali, sportivi, artisti, musicisti, personalità del mondo dello sport e dello spettacolo italiani, ma anche stranieri, nella convinzione che lo Stadio Meazza sia patrimonio mondiale dell'umanità e che vada preservato e protetto per le prossime generazioni. Un patrimonio che deve essere difeso da tutti e non solo dai cittadini milanesi e dai tanti comitati e associazioni che da anni si battono contro questo disegno scellerato.
Lo Stadio Meazza è uno dei simboli di Milano e del calcio a livello internazionale, al punto da meritare l'appellativo di “Scala del Calcio”.
Il suo valore risiede sia nella sua storia sia nella sua architettura, abbastanza unica per la stratificazione di quattro fasi costruttive nel corso del XX secolo: Alberto Cugini e Ulisse Stacchini per il primo impianto del 1925-1926, Giuseppe Bertera e [Mario] Perlasca per il primo ampliamento del 1938-1939, Ferruccio Calzolari e Armando Ronca per il secondo ampliamento del 1954-1955, infine Leo Finzi, Enrico Hoffer e Giancarlo Ragazzi per il terzo e ultimo ampliamento del 1986-1990. Lo stadio ha ospitato celebri partite ma anche famosi concerti, rimasti nella storia.
Un po' come lo stadio di Wembley a Londra, purtroppo demolito e sostituito negli anni 2002-2007 da uno stadio più moderno: nel film Bohemian Rhapsody per la sequenza del famoso concerto dei Queen del 1985 fu necessario ricostruire lo stadio con un modello tridimensionale fatto con il computer: facciamo in modo di evitare che il Meazza abbia la stessa fine.
Per quanto riguarda l'architettura del Meazza, la fase più significativa è quella del 1955, quando l'impianto originario, già modificato e ampliato negli anni ‘30, viene avvolto dal cosiddetto secondo anello, con un sistema di rampe che definiscono l'architettura esterna, conferendole un forte dinamismo di carattere espressionista: il fluido andamento delle rampe, in contrasto dialettico con l'emergere delle strutture verticali e dell'intradosso delle gradinate, è di grande bellezza e forza espressiva. Si tratta di una sorta di Guggenheim Museum gigante, dove il sistema dei percorsi di salita diventa architettura traducendosi in spazio, materia, volume.
Anche se l'architetto Armando Ronca e l'ingegnere Ferruccio Calzolari non hanno la fama di altri architetti e ingegneri italiani, come per esempio Gio Ponti e Pier Luigi Nervi, il loro lavoro resta un esempio alto di architettura moderna a livello mondiale.
L'architettura del terzo anello, costruito per ultimo, si raccorda coerentemente con il secondo anello, come mostrano il raccordo delle gradinate in alto e le torri formate da un nucleo pieno e da rampe elicoidali che le rendono simili a gigantesche molle. Il tutto è coronato da una poderosa struttura in acciaio a grandi travi reticolari di acciaio verniciato di rosso, figura inconfondibile nello skyline di Milano. La qualità dell'architettura del Meazza è confermata da varie pubblicazioni e da uno studio condotto nel 2003 dal sito inglese TicketGum, dove il Meazza si è classificato come miglior impianto italiano e quinto in Europa. Difendere lo Stadio Meazza da una possibile distruzione è una questione nazionale e non solo locale, è una questione culturale e di civiltà che coinvolge tutti.
Le adesioni all'appello vanno inviate a comitatosimeazza@gmail.com indicando Nome, Cognome, Qualifica professionale anche pregressa, Città.
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Da che c'era, l'amico arch. Roberto Biscardini, ci ha inviato una ulteriore segnalazione che, a beneficio del sodalizio (in cui militiamo entrambi) pubblichiamo, invitando rispettosamente i lettori a prenderla (a fin di bene) in considerazione:

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Due macchie infangano la sua storia
Pizzighettone è una bella cittadina, anzi bellissima. Due macchie, però, infangano la sua storia. Una, la cittadinanza onoraria concessa a Mussolini nel 1924. Due, la consegna ai nazisti di 400 uomini rinchiusi nel reclusorio nel 1943.
Purtroppo queste due macchie vergognose della storia non si possono cancellare, si possono però lavare revocando la cittadinanza al duce e apponendo una targa sulle mura dell'ex reclusorio in memoria dei 400 prigionieri deportati nei lager nazisti. Due atti doverosi, se non fosse che gli amministratori comunali in carica si oppongono. Hanno la maggioranza e ne hanno la facoltà, ma devono sapere che queste due vergogne pesano come due macigni sulla storia di Pizzighettone. E anche sulle loro coscienze.
Alberto Piazzi – Bruxelles 27 aprile 2025




Sul fatto segnalato da Alberto Piazzi ovviamente la nostra testata proseguirà nei prossimi giorni il proprio impegno editoriale.
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Il voto sui referendum dell'8 – 9 giugno
di Virginio Venturelli
Domenica 8 e lunedì 9 giugno, saremo invitati ad esprimersi su cinque referendum abrogativi.
Quattro hanno per oggetto la cancellazione di alcune norme vigenti nel mondo del lavoro, quali sinteticamente: le regole che impediscono il reintegro sul posto di lavoro in caso di licenziamenti illegittimi, quelle riducenti le tutele, rispetto al passato, delle lavoratrici e dei lavoratori, quelle liberalizzanti l'utilizzo del lavoro a termine, nonché quelle che – in caso di incidente sul lavoro negli appalti – limitano la responsabilità alle imprese subappaltatrici.
Il quinto, penalizzato nel dibattito rispetto ai primi, quello che mira al dimezzamento (da 10 a 5) degli anni di residenza necessari alle persone con cittadinanza straniera per ottenere quella del nostro Paese.
Come noto, per la validità delle consultazioni, la Costituzione prevede l'espressione del voto della maggioranza degli aventi diritto, oggi assai problematica dato il costante calo degli elettori partecipanti sia alle elezioni politiche che amministrative. Tale questione rischia di acuirsi notevolmente, viste le posizioni delle forze politiche tutt'altro che stimolanti l'interesse dei cittadini alla vita pubblica, prettamente di natura tattica e strumentali assunte nella consultazione referendaria. Lo schieramento del centro destra, contrario alle abrogazioni proposte, anziché motivare le ragioni del NO, invita sostanzialmente, i propri elettori, a disertare le urne con l'obiettivo di far mancare il quorum del cinquanta per cento più uno, mentre quello del centro sinistra chiama al voto il proprio elettorato, su delle basi pregiudiziali, senza alcun progetto unitaria, sostituente le norme che chiede di cancellare.
Gli appelli a votare 5 Si, fanno tabula rasa delle variegate posizioni assunte, nell'ultimo decennio, dalla “ sinistra di governo” in particolare, nelle politiche del lavoro, accantonano perentoriamente il riformismo a favore di un populismo inconcludente.
A fronte della situazione sopra riassunta e pur consapevole dei limiti insiti nel confronto elettorale in esame, ritengo opportuno non contribuire allo svilimento dello strumento referendario, recandosi quindi ai seggi e votare secondo le proprie valutazioni.
Personalmente voterò SI alla riduzione degli anni di residenza necessari per chiedere la cittadinanza, e parimenti SI sulla responsabilità solidale del committente, dell'appaltatore e del subappaltatore, negli infortuni lavorativi, mentre non esprimerò alcun parere sui tre quesiti riguardanti parti della normativa ( job act ) regolante i rapporti di lavoro, dissentendo dalle contorsioni del PD e dalla sua campagna politica, che imputa agli altri ciò che non ha affrontato allorquando aveva responsabilità di governo.
Nel merito, ben più utile e comprensibile sarebbe un rinnovato e articolato impegno per il superamento delle resistenze della maggioranza parlamentare attuale sulla definizione del salario minimo legale, come sulle organizzazioni sindacali, in attuazione degli articoli 36 e 39 della nostra Costituzione.
Art 36 Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantita` e qualita` del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a se´ e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa e` stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non puo` rinunziarvi.
Art 39 L'organizzazione sindacale e` libera.
Ai sindacati non puo` essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge.
E ` condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica.
I sindacati registrati hanno personalita` giuridica.
Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il
Contratto si riferisce.
Stante la situazione in essere che vede 1,2 milioni di lavoratrici e lavoratori pagati meno della soglia di povertà e 8,5 milioni di italiani a rischio indigenza o esclusione sociale, al di la degli esiti del referendum., è tempo di condividere tra maggioranza e opposizione parlamentare, formalmente l'estensione dei contratti più rappresentativi a tutti i lavoratori e le lavoratrici dei settori collegati. E' tempo di bandire i contratti collettivi che non garantiscono i princìpi costituzionali, cosi come anche le rappresentanze sindacali inadempienti gli obblighi previsti.
E' tempo di integrare i contratti di valenza nazionale, con riconosciute contrattazioni territoriali finalizzate a rispondere più puntualmente alle variabili soglie di povertà esistenti tra i diversi contesti economici e sociali che si distinguono nel nostro Paese. Queste sarebbero gli argomenti di un confronto serio ove misurare le capacità di un governo e la credibilità di una opposizione.
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Con l'importante testimonianza di Venturelli, proseguiamo il percorso editoriale fin qui limitato dalla nostra testata all'ambito degli annunci di Bacheca. Da qui apriamo un confronto tra coloro che vogliono partecipare. Con l'avvertenza di curare il livello dialettico, a discapito di eventuali velleità militanti. Venturelli è stato chiaro e ha rivelato il lato “dialettico” di un panel che non può entrare comodamente nel radar di chi testimonia i convincimenti politici al di fuori di qualsiasi recondita aspettativa di ritorni. Che sono rappresentati, a parere di scrive, da un intento "normalizzatore" sopravvenuto nella leader dem nei confronti dei manifestamente contrari, dei recalcitranti testimonial di quel che resta dell'operazione di omologazione del "campo largo". Rivolto alla convergenza con Giuseppi, ma anche, come dimostra, l'operazione referendaria, all'approfondimento definitivo del csx nei perimetri della sinistra demagogica e massimalista e incardinata nella linea guida opposta ai canoni della sinistra riformista, lib-dem-lab- Al di là delle specifiche tutto induce a percepire che mission e contenuti della campagna, fortemente connotati in senso didascalico strumentale, denotano un ben percepibile baricentro (per di più per effetto del V quesito riservato a più "generose" condizioni per l'acquisizione della cittadinanza) in una cultura politica massimalista. Ed è quanto indurrà molti dell'area riformista a non assecondare, nelle modalità che riterranno, queste aspettative.