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Lettere all'ECO /27

Riceviamo e molto di buon grado pubblichiamo

  06/07/2024

Di Redazione

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CGIL Cremona

Coop Cremona Po, Cgil: “i lavoratori non sono merce da spostare a proprio piacimento”

Cremona, 2 Luglio - Il 24 giugno è stato comunicato dalla dirigenza della Coop Cremona Po che, a fronte di quello che l'azienda considera un esubero, 12 dipendenti saranno trasferiti al punto vendita di Brescia, con un preavviso di soli 10 giorni, senza aver precedentemente avviato un confronto con le lavoratrici, i lavoratori e i loro rappresentanti sindacali e senza considerare i forti disagi che questa azione causa a lavoratrici e lavoratori e alle loro famiglie.

Già il 29 giugno, dopo la ricezione delle prime lettere di trasferimento da parte di 4 dipendenti e la dichiarazione dello stato di agitazione (proclamato il 26 giugno), i sindacati hanno convocato un'assemblea straordinaria in cui si è definito il blocco delle ore straordinarie e supplementari e si è indetto uno sciopero di tutto il personale del punto vendita per l'intera giornata di sabato 6 luglio.

FILCAMS CGIL sottolinea quanto una decisione del genere impatti sulla gestione economica e familiare dei dipendenti.

Quella che ci è stata comunicata è una decisione a senso unico che disumanizza il lavoro.” - dichiara Angelo Raimondi, Segretario Generale FILCAMS CGIL Cremona - “Nel merito l'azienda, ha dimostrato di considerare i propri dipendenti come la merce che mette sugli scaffali e che sposta a proprio piacimento, pensando di poter obbligare dei lavoratori a viaggiare per oltre 110 km al giorno per lavorare anche solo poche ore, con forte impatto in termini economici, ma anche di gestione della vita personale e famigliare e della conciliazione vita-lavoro, una decisione che riteniamo inaccettabile sotto tutti i punti di vista”.

Anche il metodo adottato dalla dirigenza dell'Ipercoop è parte integrante delle motivazioni della mobilitazione: “Stiamo parlando del 10% del personale del punto vendita a cui è stato comunicata una decisione presa unilateralmente,” - specifica il Segretario Generale FILCAMS - “senza alcun rispetto per il lavoro e senza convocare i sindacati per cercare una soluzione condivisa in grado di conciliare le esigenze aziendali e quelle del personale dipendente, una decisione che crea un precedente allarmante sia per i dipendenti del punto vendita di Cremona, sia per quelli degli altri punti vendita Coop, ma anche per tutto il comparto della Grande distribuzione”.

Sabato 6 luglio con Cisl e Uil saremo di fronte al Cremona Po” - conclude Raimondi - “e la mobilitazione non si fermerà fino a quando non avremo delle risposte concrete sotto forma di azioni che ci garantiscano che a chi lavora sia riconosciuta la dignità che merita”.

La coop sei tu… proprio?

Una risposta retorica ad un'affermazione che, in termini di efficacia identitaria, non lascerebbe scampo…ovviamente se si astraesse dalla realtà e da una corretta rivisitazione della “nostra (la loro! Ndr) storia. Che ad usum delphini di una vulgata, finalizzata ad una fidelizzazione non solo ideale, viene propinata sul sito.

“1984 - Il 1° Gennaio dalla fusione di Unicoop Lombardia, dall'Unione Cooperativa di Cremona e dal Consorzio di Pieve Emanuele nasce Coop Lombardia, recita l'editing di Quale consumo. E più sotto rievoca le circostanze di uno dei meno veritieri auto accreditamenti. Vale a dire, il rimando a quel Bob Noorda, grafico e architetto olandese, che firma l'immagine coordinata dei punti vendita e quasi contemporaneamente viene lancialo lo storico slogan "La Coop sei tu chi può darti di più"

Già chi può darti di più di una company, sorta dalle radici popolari in forza di uno afflato autogestionario indirizzato ad assicurare ai soci una parvenza di economia dal basso e una certezza di calmierazione delle condizioni di approvvigionamento, e passata in un battibaleno dall'accompagnamento (che almeno costituiva una garanzia di aderenza ai perni idealistici) del retroterra della sinistra politica e sociale ad un controllo di fatto di un'oligarchia di tecnocrati auto-referenziali e auto selettivo, si atteggia nei fatti ai comportamenti con cui demonizza la concorrenza.

Ci sia consentito, nella nostra posizione di appartenente (ab bacula) al movimento cooperativo (dai tempi dell'UCCC di Pizzighettone) di eccepire, contestualmente ad una vibrata denuncia nei confronti della deriva della cooperazione dai cardini etico-idealistici originari. Di cui la vertenza collettiva ingaggiata dalla CGIL (cui idealmente aderiamo) è incontrovertibile segnalatore e ulteriore conferma.

Che organismo di massa è un aggregato associativo che esterna la certezza per i socie e consumatori di essere essi la coop, pur essendo venuti meno da anni il retroterra ideale e una sia limitata parvenza di compartecipazione, se il management si comporta nella gestione delle risorse umane né più né meno dei gruppi privati?

D'altro lato, non è, per la coop, la prima volta.

Come avevamo segnalato alcuni anni addietro quando attenzionammo la vicenda della chiusura del Raviolificio Bertarini segnalando la circostanza che nella filiera di controllo societario ci fosse una rilevante partecipazione del partner cooperativo (emiliano).

E contestualmente segnalammo lo stillicidio con cui Coop Lombardia (infischiandosi dei propri soci) chiuse tutti i market (ad eccezione dalle galline dalle uova d'oro di Cremona e di Crema) insediati nel territorio provinciale.

Sostenendo l'azione dei Sindacati di categoria delle tra centrali, segnalavamo anche  la disdetta del contratto integrativo da parte di  Coop Lombardia. Nonché, pressappoco nella medesima temperie, la denuncia da parte della RSU di invivibili condizioni nell'ambiente di lavoro.

Con la delocalizzazione del posto di lavoro (per le modalità, molto simile ad una deportazione) di numerosi addetti (che, a parità di trattamento, non potrà non modificare in pejus le condizioni logistiche ed economiche) il “padrone” sta facendo di meglio del concorrente (che è un capitalista di nome e di fatto).

Vabbé, poi, di tanto in tanto, questa accozzaglia dirigenziale pervenuta ad un buon posto di comando attraverso percorsi militanti, abbozza gesti di sinistra (come quando qualche anno fa, ammiccando al diffuso sentiment anti israeliano, annunciò di espungere dal menù dei prodotti ortofrutticoli le banane prodotte dai kibbutz). In qualche modo anticipando una tendenza, che si sarebbe ben radicata nell'ambiente della sinistra politica e sociale.

Ma riconosciamo che questa è una divagazione. Perché l'epicentro di questa denuncia (che vuole essere di sostegno ai lavoratori ed al Sindacato) è rappresentato da un profilo di gestione delle risorse umane che sarebbe insostenibile per un datore “padronale” conclamato ma che diventa intollerabile per un padrone che pratica la vessazione dei propri collaboratori e che, per di più, prende per il culo (si prende per il culo!!!) i propri clienti ed i propri Soci.

La Coop siete voi! Lo siete da quando avete vandalizzato il movimento della cooperazione estirpando le radici popolari e la gestione associativa. Lo siete quando, in omaggio ad una politica aziendale di ottimizzazione dei profitti, non vi fate scrupolo alcuno a rispettare il lavoro.

Come ultima, disperata, didascalica risposta c'è solo una campagna di boicottaggio della catena Coop, fin tanto che non saranno ripristinate le condizioni minime di agibilità della funzione dei Soci e di rispetto dei lavoratori.

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