REFERENDUM 
era un suicidio politico…
Approfitto delle note che mi hai mandato per esprimerti alcune mie considerazioni sul referendum dell'8 e 9 giugno. Chi fa politica in posti dirigenziali deve avere la capacità e il coraggio di affrontare le cose preventivamente e poi il coraggio di decidere autonomamente su quanto ritiene giusto. Ho detto alla segreteria Nazionale del PSI che era un suicidio politico seguire supinamente questo referendum. Non convinti aderiscono alla manifestazione di Roma e non Milano e non hanno neanche fatto salire sul palco il segretario. Non si sono ancora accorti che questa sinistra di oggi non è per niente riformista ma massimalista anni ''50.
Piacenza, 14 giugno 2025 – Franco Benaglia 
P.S. “: Ieri hanno annunciato che il 21 giugno vanno in piazza per difendere l' Iran contro gli attacchi d'Israele”
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Innanzitutto, un vivo, sincero ringraziamento a tutti i lettori che seguono le nostre edizioni, soprattutto a quelli che lo fanno “in remoto” (nel senso che sono extraterritoriali all'epicentro della nostra testata ed al bacino di analisi). Tra questi, appunto, Franco Benaglia, un quasi coetaneo di anagrafe e di excursus militante (nel suo caso anche con importanti ruoli amministrativi).
Il suo riscontro, supportato con un lessico secco ed immediato, ci fornisce una assist che non poteva non indurci a focalizzare convenientemente un segmento della vicenda referendaria, per il vero già analizzato, ma che nella gerarchia tematica si impone nitidamente, a livello di centralità. Il lavoro, appunto. Poi, diventa sempre più evidente che se non proprio tutta fuffa, il beef era, è e sarà anche nel prosieguo a base di suggestioni. Fosse stato possibile, nel carniere avrebbero potuto comodamente entrare la politica estera, il radicalismo verde e quant'altro.
Ma quando la griglia degli accessi all'istituto referendario non dà chances procedibili, ci si deve accontentare. D'altro lato, non si può dire che la materia emendabile tramite diretto responso popolare non sia stata adeguatamente accompagnata da eventi dimostrativi.
Que reste-t-il di concreto di questo azzardo? Già…perché è del tutto evidente la carenza motivazionale del progetto di cambiare le sorti del principale segmento.
Ci riferiamo ai quesiti, diciamo così, laburisti. D'altro lato, è ormai del tutto evidente che il “ventaglio” dei quesiti era stato composto abbastanza sapientemente (per quanto ovviamente nel possibile), in modo da ottimizzare il rapporto tra carica suggestiva della mobilitazione e risultati concreti dilatati nel tempo e tutti da verificare. Cerchiamo noi, entrando a piedi giunti in una dialettica utile solo alla dilatazione polemica, di fornire qualche spunto di riflessione. Dando ovviamente per scontata l'esigenza di un generale “drizzone” al baricentro di un mercato del lavoro, che ha perso punti.
Senza aumento della produttività ottenuta con l'ottimizzazione del più elevato equilibrio diritti e doveri risultante della compartecipazione non si incrementa il valore aggiunto. Vera scaturigine dell'adeguamento dei trattamenti salariali e degli accessori. Ben oltre i frange benefits. Con una organica politica di contratti nazionali e soprattutto aziendali finalizzati a rendere organica e stabile la pratica del welfare accessorio cogestito proiezione del salario differito. Tra cui il tfr di scorta (come fu in alcuni previdenti ed illuminati gruppi, come Olivetti e Pirelli)e il mutualismo integrativo socio-sanitario in grado di allargare i benifits al retroterra famigliare. Solo con questi perni condivisi, che affondano nella logica della cogestione e del mercato sociale, sarà possibile riattivare, con l'intervento dello Stato come senior partner istituzionale, un sistema di relazioni industriali che per alcuni aspetti preesisteva al ciclo della finanziarizzazione dell'economia
La delicata congiuntura che caratterizza il processo di transizione imporrebbe un rafforzamento delle relazioni industriali capace di coinvolgere appieno i corpi intermedi (imprenditoriali e sociali) con un ruolo pubblico di regolatore e di sostegno.
Ciò presuppone, nell'interesse generale, che ognuno faccia la propria parte e resti nel proprio perimetro pertinenziale. Mentre è di tutta evidenza l'impronta della metamorfosi perseguita da Landini e dalla Cgil verso un format sindacale che travalica il proprio storico profilo per diventare (magari a mezzadria con campi più o meno allargati) soggetto politico di rappresentanza della cultura populista e massimalista. Nei cui range i termini programmazione, concertazione, cogestione sono assolutamente banditi. Saremmo di parte se non sottolineassimo il dovere paritario in capo ai due corpi intermedi in campo. Della difficoltà, diciamo così, del massimalismo politico e sindacale abbiamo già detto, soprattutto a proposito della nonchalance con cui ha riscontrato la novità del provvedimento legislativo in materia di compartecipazione.
Su questo piano comprendiamo molto meno lo scarso entusiasmo della parte imprenditoriale. Il cui leader locale dichiarandosi interessato (partecipazione Si) mette le mani avanti (purché competente…il nodo cruciale riguarda gestioni e decisioni).
Con cui il “fenomeno” fornisce del rango cognitivo della controparte uno scampolo di percezione quanto meno irriguardosa).
L'"impresa" del referendum, la sua autonarrazione, soprattutto, le ricadute della debacle hanno tatuato addosso al partner sindacale e a quello politico il tatuaggio indelebile della transizione alla cifra, al brand della sinistra populista radicale. Che ha cominciato ad armeggiare attorno allo scontato impulso a definire, secondo i propri scopi, i non collaboranti come segmenti sussidiari della controparte imprenditoriale retriva e collaboranti dell'area governativa di destra. Si scordino Landini e Schlein di poter riattivare le logiche e le metodiche delle testimonianze oscurantiste che neanche il ciclo della cinghia di trasmissione (in cui i senior protagonisti furono Togliatti Di Vittorio Lama Brodolini) ebbe l'ardire di imporre.
L'amico Benaglia, dato che c'era, ci ha fatto, estrapolando la chicca dell'annuncio della manifestazione del 21 giugno vanno in piazza per difendere l' Iran contro gli attacchi d'Israele, un lancio che non può essere tralasciato..
Grazie, Franco. Il passato che si ripete. Nel giugno 1967 a seguito dell'attacco arabo, spintonato da URSS, ci fu la stessa mobilitazione PCI. Con le giovanili PSI PSDIPLI PRI organizzammo una contromanifestazione riempiendo la piazza del Comune. Sono caduti i muri, cambiati nomi e simboli. Ma non è minimamente scalfito il pregiudizio contro l'Occidente liberaldemocratico.
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Tariffa “puntuale” (sic!)

In questi giorni stanno arrivando ai cittadini cremonesi i bollettini di pagamento della TARIP per il 2025. Come era prevedibile non mancano le spiacevoli sorprese.
Quando nel 2023 venne introdotta la TARIP nel Comune di Cremona, la maggioranza assicurò la popolazione che il nuovo metodo di calcolo avrebbe favorito i cittadini più virtuosi secondo il principio “produci meno rifiuti, paghi di meno”.
I dubbi sollevati allora dalla minoranza e ribaditi in Commissione Bilancio nel Consiglio Comunale nell'aprile scorso, oggi sono diventate certezze. Tutti i nuclei famigliari, indipendentemente dal numero di componenti, dovranno produrre meno rifiuti, trasformando la propria casa in una grande piazzola ecologica, e dovranno pagare di più. Esattamente il contrario di quanto promesso dalla maggioranza e dalla Giunta Comunale
Infatti, raffrontando i dai e e gli importi relativi a situazioni reali, abbiamo la dimostrazione oggettiva e inconfutabile che i cittadini cremonesi dovranno produrre meno rifiuti indifferenziati (dal 25% al 30% rispetto al 2024) e dovranno pagare di più. In taluni casi la percentuale del rincaro sarà addirittura il doppia rispetto a quanto dichiarato dalla Giunta Comunale.
E' questa la ragione che ha spinto l'Amministrazione Comunale a non presentare in Consiglio Comunale le simulazione degli effetti reali della nuova TARIP, nonostante siano stati richieste a più riprese dal capogruppo di Forza Italia Andrea Carassai. E' prassi consolidata che ogni variazione tariffaria venga accompagnata da una serie di simulazioni per valutare gli effetti reali delle decisioni.l sui contribuenti.
La Giunta di Cremona non le ha prodotte, o forse le ha prodotte e non le ha presentate pubblicamente.
Tutti avrebbero compreso che la narrazione sul “contenimento dell'aumento” al 4,3% dichiarato dall'Assessore Simona Pasquali, non è vera, ma risponde alla consueta logica della propaganda. La stessa logica che ha spinto gli amministratori a sostenere che l'aumento della TARIP era imposto da ARERA, mentre in realtà è una facoltà del Comune applicare gli aumenti. Paradossalmente la percentuale dell'aumento è più elevata per le famiglie con più componenti, come risulta dalla tabella che alleghiamo.
Se poi il nucleo famigliare nel 2025 conferirà il medesimo quantitativo di rifiuti indifferenziati autorizzati con la TARIP del 2024, l'aumento della tariffa potrebbe superare facilmente il 10%. I quantistici di rifiuti indifferenziati eccedenti la nuova soglia fissata dall'Amministrazione, saranno addebiti a conguaglio.
Se poi consideriamo che l'esecrabile fenomeno dell'abbandono dei rifiuti è esponenzialmente aumentato dall'introduzione della TARIP, incentivato anche dall'evidenza che i nuclei famigliari virtuosi vengono penalizzati dall'attuale metodo tariffario e che l'attività di svuotamento dei cestini e dello spazzamento delle strade è del tutto insufficiente ad assicurare un livello accettabile di decoro urbano, ci domandiamo quale vantaggi abbia portato questo modello alla città.
Se aggiungiamo inoltre che APRICA S.p.A., società partecipata da A2A S.p.A. gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti in forza di un affidamento ad AEM spa avvenuto nel 1999, abbiamo completato il quadro di una situazione che presenta tante ombre e poche luci.
Per avere risposte a tutti questi quesiti che i cittadini ci stanno ponendo, abbiamo ritenuto necessario presentare un'interrogazione a risposta scritta, nella speranza di ottenere quei chiarimenti che fino ad oggi sono mancati.
Abbiamo una sola certezza: dall'inizio del mandato la Giunta Comunale ha aumentato tutto ciò che poteva: TARIP, oneri di urbanizzazione, IMU, ecc., confermando una tradizione consolidata. Quando governa la sinistra aumentano le tasse.
Andrea Carassai Forza Italia Jane Alquati Lega Alessandro Portesani novità a Cremona



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“puntuale” as usual …

Nel dar conto, con senso di apprezzamento, dell'iniziativa istituzionale della parte prevalente dell'opposizione consiliare e nell'accennare almeno all'ulteriore iniziativa di focalizzazione della natura “contrattuale” della gestione del servizio da parte di Aprica, che è subentrata a LGH, che er subentrata ad AEM, caliamo anche noi a mo' di chiosa rafforzativa il copia incolla di un appunto inviatoci da un conoscente. Che ci ha segnalato, oltre ai “brutti” modi relazionali del gestore, anche particolare che sarebbe utile approfondire.
Già l'immagine sopra pubblicata dice molto oltre il necessario e la decenza del tratto relazionale del gestore nei confronti dell'utenza.
Andando con ordine. Come noto, a tariffa è per metà fissa (a babbo morto). Cioè paghi anche se non conferisci un grammo. La parte "puntuale " invece è determinata dal numero dei conferimenti. Con i sacchetti azzurri se ne facevano tre o 4 all'anno. Con i conferimenti tagati ( essendosi ridotta almeno di 4/5 la volumetria del conferibile, moltiplichi almeno per 4 (a parità di volume complessivo) il numero degli accessi e quindi la tariffa per la parte "puntuale". La tariffa complessiva (scaturita dalla somma del fisso e del variabile) aumenterà secondo me di 60-70 euro. Ovviamente per noi che generosamente abbiamo "strappato" ad Aprica il privilegio della dotazione dei cassonetti taggati. Mentre in molte altre situazioni continuano a funzionare i sacchi azzurri e le pattumiere d'ordinanza. Insomma...becchi e bastonati. A parte la violazione da parte del gestore del servizio della proprietà comune. Per la quale nulla è stato educatamente chiesto. Semplicemente si è costituita una servitù di fatto, che potenzialmente incardinerebbe un'usucapione e che già da adesso limita le prerogative d'uso per i condomini e, quel che più grave, produce a loro danno un aggravio tariffario. La cosa era stata segnalata dall'amministratore condominiale ad Aprica. Non ha neanche risposto.
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Caro EdP scrivo un po' in controtendenza alla modesta audience che il ceto dirigente ha riservato ad un argomento in realtà degno di essere percepito come edificante gesto di resipiscenza civile e di resilienza comunitaria.
Mi riferisco all'iniziativa sinteticamente titolata “giovani e futuro” con cui il consiglieri provinciale Raglio ha avanzato la proposta di costituire “un tavolo di confronto permanente” come leva istituzionale per rafforzare la collaborazione tra scuola, enti formativi, imprese ed istituzioni. In tal modo favorendo il rapporto tra i diversi livelli istituzionali ed i territori.
Mi ha piacevolmente sorpreso l'adozione dell'iniziativa anche da parte di un giovane esponente di altra parte politica ( Simi, dirigente di Forza Italia).
Per il resto amaramente si percepisce una certa neghittosità politica e civile nell'affrontare coralmente e trasversalmente uno sforzo di resilienza della politica territoriale nei confronti di una crisi di identità e di azione delle istituzioni basiche del territorio.
Si rinnovano i Comitati di Quartiere (di cui dobbiamo ringraziare i “volonterosi”, ma non il Comune neghittoso e del tutto avulso dall'imperativo di fare squadra territoriale ed interistituzionale).
La proposta di Raglio condivisa da Sini pare, senza troppo esagerare, i cuori perché viene da giovani dirigenti politici.
Fosse la volta buona.
San Bassano – 12 giugno 2025 Giancarlo Achilli


Bravi...spero che la Nomenklatura, la "ditta" governance, non lasci cadere la proposta portatrice di consapevolezze e di intenti fecondi. Che, volendo ben guardare, hanno background nei contesti di 60 anni fa. Quando la Provincia e il Comune Capoluogo (Ghisalberti e Merzario presidente e vice e Vernaschi e Meazzi, Sindaco e vice) costituirono la Consulta Giovanile (Provinciale e Comunale). Funzionarono bene fino a metà anni 70. Per il niente che contò allora e che conta oggi, ne feci parte. Ne fa fede la foto della medaglia d'oro consegnata a fine mandato nel 1965 dall'assessore prof. Persico, collega di un altro assessore del Manin (ma, nessuno è perfetto!, socialista), prof. Fresco. Pazienza...i tempi di allora imponevano di reclutare i civils servants comunali da quei curricula. Non già dagli attuali bacini di scappati di casa vocati al bandacadabra.
Che volete la leva di nuove reclute destinata alla vita pubblica funzionava così.
E, dato che ci siamo, una nota aggiuntiva (per me melanconica) la medaglia al merito è stata recentemente razziata con tutto il contenuto della mia cassaforte. Ed insieme ad altre 10 predestinati, quasi tutti anziani e, come direbbe il Sindaco e la Consigliera Comunale Loffi, increduli. Forse anche un po' incazzati e portatori di pulsioni “securitarie”.
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