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Lettere al direttore

  11/07/2023

Di Redazione

Lettere+al+direttore

Templi del sapere in affanno

Carissimo direttore, quando a scuola captavo discussioni tra i miei alunni che portavano, anche se in buona fede, richieste senza valide motivazioni, al di sotto delle loro reali capacità intellettive, li guardavo con aria delusa, tanto da essere arrivata ad esclamare: “Ma per favore, non mi cadono le mutande perché indosso i collant “. 

Ora fortunatamente è estate e gli anni volati via non aiutano certo a comprendere le motivazioni di una vecchia maestra che scorrendo il giornale apprende come il desiderio di dare priorità allo studio deve cercare di vederlo rispettato dalla comunità dove dimorano. 

La gentile Signora Direttrice della Biblioteca Statale Raffaella Barbierato si è prodigata nel prendere qualche accorgimento nell'immediato, ma dichiarando che il personale alle sue dipendenze è un terzo di quello che dovrebbe essere … Naturalmente non è nelle sue possibilità compiere miracoli, ma è triste notare come in una cittadina dove si è riusciti a dar  vita  ad alcune facoltà ospitate in pregevoli sedi universitarie non si sia andati oltre per facilitare le ore di studio in ambienti altrettanti ricettivi e confortevoli. Così d'ensemble mi scorrono davanti i tanti nominativi che ( da quanto?) non ricevevano offerte di lavoro per onorare il proprio reddito di cittadinanza … il poter ruotare il periodo di ferie estive con chi ha gli edifici scolastici chiusi …i generosi volontari che potrebbero comparire tra gli alunni delle ultime classi delle secondarie … quante idee obsolete non è vero? Tutte dettate dalla presunzione di voler essere utile a chi HA DIRITTO ALLO STUDIO senza essere obbligato a rivolgersi al privato anche in questo ramo essenziale per un buon vivere comune, un futuro migliore.

Un cordiale saluto e ad maiora …se si rispetteranno nuovi modi di agire 

Clara Rossini, 9 luglio 2023, Cremona
Clara Rossini, 9 luglio 2023, Cremona

Buon pomeriggio, anche a me allarga alla speranza il cuore leggere di ragazzi che protestano per orari più flessibili e stanze idonee allo studio alla Biblioteca comunale di Cremona. Spiace sentire continuamente dall'Amministrazione che mancano i fondi e nonostante le richieste della Direttrice non ci saranno cambiamenti in futuro. Giusto fare un forum su Eco del popolo perché è giusto fare conoscere l'altra faccia della medaglia "giovani". Con i raccapriccianti fatti di omicidi di ragazze per futili motivi, a dimostrazione che molti giovani si stiano quasi disumanizzando e di questo i giornali ne hanno dato ampio spazio, è consolatorio che altri ragazzi abbiano voglia di studiare. La foresta che cresce non fa rumore ma dovrebbe almeno fare riflettere. Abbiamo bisogno di sperare in un futuro migliore e solo giovani impegnati, volenterosi ce lo possono garantire.

Caterina Lozza,10 luglio 2023, Vicenza
Caterina Lozza,10 luglio 2023, Vicenza

Indispensabile una road map

Innanzitutto ci sia consentito esprimere apprezzamento e ringraziamento alle nostre due affezionate lettrici, che con lungimiranza di percezione e levità di eloquio hanno raccolto, dall'informazione quotidiana (su cui spadroneggia), un tema su cui noi non possiamo essere così lievi di speech. Per quanto dovremo badare al sodo del problema ed evitare toni da rissa.

Ciò premesso, non potremo far sconti alla descrizione del fatto, quale effettivamente è, e alla risalita nell'individuazione delle responsabilità. La denuncia ha come epicentro la rivendicazione di spazi ed opportunità per la piena (o comunque, una più ampia) fruizione di un perno fondamentale per l'acquisizione e lo sviluppo del sapere, che è la Biblioteca Statale. Di sguincio l'occasione sarebbe propizia per allungare la visuale anche alla situazione in cui versa l'Archivio di Stato, i cui servizi d'istituto come si sa riguardano la conservazione degli atti pubblici, ma che, col tempo e la valentia degli operatori, ha finito per acquisire una fondamentale complementarietà nell'approfondimento e nella ricerca. Di cui si avvalgono studenti, ricercatori, giornalisti, autori.

Entrambe le strutture statali, pur mantenendo un elevato rating di efficienza presso il bacino dei fruitori, sono incamminati alla proverbiale canna del gas.

Lo spending review nei confronti di una spesa corrente bulimica ed incontenibile e di un indebitamento statale monstre si è applicato, senza distinzione di campi, sistematicamente con tagli verticali.  Tagliando nella sanità (i servizi ma non gli sprechi) e nell'istruzione. A Cremona gli organici di Biblioteca Statale e di Archivio di Stato sono un terzo della pianta. Entrambi i segmenti hanno ottimi vertici e dispongono di organici di eccellente professionalità (oltre che abnegazione).  Alcuni quiescenti dell'archivio continuano a lavorare da volontari. Come alcuni esterni ricercatori che supportano la Direzione. Roma è lontana. La Regione lontanissima.

Sul punto, ovviamente, è ineludibile una battaglia civile che sappia essere di testimonianza ma anche di lotta. Ovviamente, come ha dimostrato la composta “occupazione” studentesca, di tratto gandhiano.

Ma non troppo, ovviamente! La mobilitazione ha già sortito un qualche effetto. Mediatico, ma non solo. Perche, in aggiunta alla totale solidarietà rivolta ai richiedenti spazi e opportunità di fruizione di un servizio (garantito in contesti di normalità civile), ma anche alla Direzione e agli operatori tutti della Biblioteca Statale (noi aggiungiamo dell'Archivio di Stato).

Sorprende la sorpresa dei politici, che sembrano essere diventati consapevoli del problema tardivamente, tanto tardivamente.

Nonostante che le strutture, pur in capo all'amministrazione statale, logisticamente operino spalla spalla con l'amministrazione locale.

Al punto tale (ma ce lo ricordiamo solo noi, anche se ogni tanto parlando dello sconcio della sistemazione di Largo Coppetti) segnaliamo che il Comune si era anni fa attivato per la realizzazione di una mediateca a ridosso della Pinacoteca e della Biblioteca (e a pochi metri dall'Archivio).

Per quanto periclitanti in termini di risorse, dovrebbero, a questo punto,  intervenire le istituzioni locali. Nonostante che la “giurisdizione” sia in capo allo Stato.

In primis perché, proprio perché Roma si dimostra neghittosa se non del tutto avulsa alle problematiche locali (specie da quando alcuni storici investiti di mandato parlamentare sono cessati), il problema l'abbiamo in casa (anche solo rilevandolo a livello di essenzialità di servizio).

In secundis, perché la claudicanza segnalata dagli studenti, va vista e percepita in un'ottica diversa dal passato. Cremona, grazie alla determinante e visionaria generosità di una famiglia particolarmente generosa ma anche lungimirante, sta cambiando pelle. E sta imboccando, con un gioco di squadra che vede scendere in campo atenei un tempo lontani dalla nostra realtà territoriale, la dirittura d'arrivo di una conversione di mission destinata ad una vocazione di città universitaria.

Rango aspirato per decenni in passato, ma diventato a portata di mano negli ultimissimi anni.

Se la previsione è di un bacino di 4000 studenti universitari, distribuiti nel campus insediato in quella che una volta era il distretto delle Caserme e negli altri segmenti universitari, proiezione degli altri atenei di riferimento, allora non è difficile prevedere che per reggere la mission occorrerà cambiare mentalità, pelle, criteri ispiratori delle strategie del governo cittadina.

Un “pasto caldo” l'abbiamo già avuto dalla Fondazione Arvedi e, sia pure con una dimensione più modesta ma non meno significativa, dalla Fondazione Stauffer (per inciso, non sfuggirà la circostanza che le radici di questi due filantropi provengono da fuori Cremona).

A questo punto, ci pare di dover aggiungere che fortunatamente l'”aiutino” della Fondazione Arvedi-Buschini sarà attenzionato e assistito fino a renderlo, diolovoglia!, prevalent partner  nella definizione e nel monitoraggio delle strategie.

Si diceva un tempo “aiutati che il ciel ti aiuta”. Almeno a livello di un ruolo di completamento; che potrebbe essere il rimbalzo della prospettiva di “città universitaria” (dei saperi, delle specializzazioni musicali e liutarie) di forte attrattività a livello mondiale al primissimo posto delle priorità dei programmi amministrativi.

Per decenni sono andate di pari passo le delusioni degli autobus perduti a livello della città del sapere e della cultura e la totale trascuratezza nel salvaguardare e recuperare all'antico splendore ed alle nuove funzioni uno straordinario patrimonio storico ed architettonico. Che secoli fa costituì la struttura del ciclo aureo dell'universitas studiorum e del formidabile patrimonio conventuale. Che, nel presente e nelle prospettive appena delineate, non può non diventare la struttura portante della nuova Cremona.

Ciò per dire che una municipalità se non proprio indolente sicuramente a freno tirato in termini di capacità di sognare deve cambiare assolutamente registro.

Per decenni si è investito in politiche di attenzione alla qualità della vita (molto orientate al perseguimento di aspettative “scambiste”). Il pericolo di perdere il treno non ammette né amnesie né basse soglie di consapevolezza strategica e di coerente governance.

Sotto questo profilo i “poteri” istituzionali sono imbattibili a livello di “annuncite”. Se dipendesse dalla narrazione, tutto il distretto del centro storico, scrigno di vestigia storico-monumentali, sarebbe belle pronto all'uso (per la necessità di centri di aggregazione studentesca e di strumenti di allargamento della funzione strettamente scolastica, nonché per i supporti logistici).

Come dimostra la vicenda dell'assoluta inadeguatezza di due entità sostanzialmente basiche (come la Biblioteca e l'Archivio dello Stato, i cultori della priorità mediatica dovranno cambiare assolutamente registro.

Siamo ad un anno dalla conclusione della Consiliatura. E francamente ci infastidisce molto l'idea che la governance ritenga di ammansire l'opinione pubblica all'insegna del “fateci lavorare” (nel prossimo mandato, s'intende.

Molto più congruo sarebbe che emergesse la volontà e l'abilità di sostenere gli annunci con ben dettagliate road map. Ad iniziare dalle piccole cose, come può apparire la vicenda del funzionamento della Biblioteca.

“Flussi” e aspettative

Caro Direttore Eco, oggi leggo su Corriere a firma Luciano Fontana la risposta: nessuno abbandona il proprio Paese, se non per fuggire da guerre, miseria, persecuzioni. Anche buona parte dell'Occidente si trovò più o meno un secolo fa in questa condizione. Alcuni migrarono dando beneficio a sé e alle nazioni accoglienti, al cui progresso contribuirono significativamente. La gran parte restò sulle radici e si rimboccò le maniche. Nella testimonianza civile per ordinamenti sempre più democratici ed avanzati. Nel lavoro e nella solidarietà comunitaria. Non si può girare la testa dall'altra parte nei confronti dell'arretratezza di altri quadranti geopolitici col motto se la vedano un po' loro a casa loro. Ma c'è un limite dettato dai numeri del fenomeno, alla sostenibilità del portato di un'accoglienza senza limiti e programmazione, alla difficile metabolizzazione in un consolidato periclitante di suo in termine di coesione e di identificazione in un modello, significativamente discontinuo rispetto ad una provenienza fatta di criticità ma anche di pervicace riluttanza ad integrarsi nell'intelaiatura dei contesti d'approdo. Non sfuggirà ( e se sfuggirà è solo per effetto di un pervicace underground dogmatico) la percezione del crescente fenomeno delle dichiarazioni in capo ai migrantes approdati. Il cui bagaglio motivazionale in materia di aspettative nello scenario di approdo e accoglienza inappuntabilmente esce dal perimetro del successo, più che nel lavoro di cui avremmo bisogno, nell'arte varia, del calcio e dello spettacolo. Con l'aggiunta di attivare hic et nunc le rimesse alla famiglia rimasta in patria (che ha finanziato il transfert). Come se non ci fosse una tipologia autoctona eccedente, in materia di aspiranti al mantenimento parassitario e alle attività "creative" e molto remunerate. Evidentemente il messaggio prevalente del nostro appealing è questo: un popolo di calciatori e cantanti (miliardari), disposti ad imbarcare altri milioni di talenti. Incrementati dalla fattispecie di decine di migliaia di non accompagnati. Potenziali users di un ascensore sociale, cui si accede senza precondizioni. Anzi con l'evidenza che l'emancipazione, immaginata nel modello occidentale sul binomio bisogno e merito, verrà resa problematica da questi indotti prodotti da inconsiderati comportamenti.

Ecco, caro Eco, sono queste le riflessioni indotte dalla risposta di Fontana al lettore del Corriere. Cosa ne pensi? Vive cordialità.

Maria Luisa Orlandelli, 11 luglio 2023, Cremona

Cara e gentile lettrice, l'argomento che focalizza con il Suo contributo, è entrata più volte nel radar editoriale della nostra testata.

I “flussi” come i diritti civili di ultima generazione rappresentano un bacino dialettico in cui viene imposta una sorta di polizia del galateo sociale...se qualcuno non dice qualcosa nel modo giusto, non solo pensiamo chesia nostro compito correggerlo e rimproverarlo, ma diamo un giudizio sul suo carattere e sulle sue intenzioni. Credo che questo faccia sentire le persone sotto attacco e ci faccia allontanare da fasce di opinione pubblica, di testimonianza politica, di elettorato che dovrebbero essere nostre naturali alleate.

Già ma da anni ha preso la direzione della stanza del bottino della sinistra la gauche au caviar. Autoreferenziale e dogmatica, soprattutto, avulsa dalle percezioni e dalle consapevolezze della gente comune. Per la quale il timbro dell'accoglienza dovuta senza se e senza ma necessita quanto meno di approfondimenti e correzioni di rotta.

In poco più di un semestre i dati dimostrano che i salvatori della patria in materia di contrasto si sono consegnati ad un consuntivo disastroso (il doppio di approdi rispetto ai cicli governativi precedenti). E non è che sul punto possiamo rimettere il dentifricio nel tubetto di un andamento elettorale che ha premiato la destra soprattutto sul versante delle migrazioni e dell'aspettativa di un senso di sicurezza.

Il tema è tremendamente serio, per essere affidato alla vulgata populista ed all'appealing affidato alle pulsioni qualunquistiche.

Già (come dimostra un articolo tratto dalle pagine dell'Eco del 1947) anche noi italiani sia stati un popolo di migranti. Ma est modus in rebus!

Fontana pone come premesse consapevolezze di profilo strutturale e ciclico. Anche quasi 80 anni fa Argentina e Italia, ai capi opposti del tavolo del fabbisogno di lavoro, dimostravano di avere una visione strategica. L'Italia paese in uscita era attrezzata ad assicurare un approdo a chi domandava di migrare per lavorare. L'Argentina, a sua volta, era perfettamente attrezzata ad accogliere. Strumento fondamentale di queste politiche il dipartimento dell'immigrazione della Marina della Repubblica Argentina, di cui per qualche tempo fu responsabile il cremonese Giuseppe Spinelli.

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