Nella prima mattina del 26 aprile di due anni fa Mario Coppetti lasciava la vita; un passaggio inesorabile di ogni esistenza, suscettibile di generare rammarico nelle coscienze ancor nitide come la sua e di gettare nello sconforto chi sopravvive. Lasciava la vita in un'età avanza, raggiunta quasi con baldanza, soprattutto dal punto di vista della lucidità delle consapevolezze dei contesti in cui stava chiudendo l'esistenza e del pieno controllo della memoria dei trascorsi, dell'incrocio degli accadimenti, delle scelte operate nel dover e nel volersi schierare.
In ciò dimostrando una rara capacità di lettura e di interpretazione dei fatti e, soprattutto, collocazione dettata dalla coerenza.
Lasciava la vita agli albori di una giornata, su cui pesava il dolore indelebile dell'ancora recente scomparsa dell'amata moglie, appena attenuato dalla messa in moto dei meccanismi della quotidianità: le relazionalità famigliari, la “preghiera laica” rappresentata dalla lettura dei quotidiani e dal riordino delle “carte”, l'irrinunciabile gesto artistico, perno centrale della attività.
Da qualche mese era impegnato a concludere il calco medaglione, dedicato al suo principe dell'ideale socialista in previsione del centenario della scomparsa (2020) e del correlato 131° anniversario della fondazione della testata socialista L'Eco del Popolo. Vi si era buttato, nonostante il progressivo esaurimento delle energie e nonostante qualche criticità clinica tamponata dalle sollecitudini affettive e mediche della figlia Silvia e del genero Bruno.
Ufficialmente non se ne sarebbe potuto avere contezza, in quanto da qualche mese aveva operato sotto copertura, mosso dal presumibile desiderio di “fare una sorpresa” alla vasta schiera di estimatori e discepoli.
Ma, come si suol dire, il drappo che celava il semilavorato una volta era caduto nel corso di un'intervista e l'effetto sorpresa era venuto meno; anche gli interlocutori più vicini erano stati al gioco.
Il giorno precedente, 73° anniversario del Liberazione, ricorrenza che nella sua gerarchia dei valori non aveva la benché minima equivalenza, avrebbe voluto assolutamente non “bigiare” la celebrazione pubblica (sarebbe stata la prima volta).
Gli affettuosi suggerimenti in senso contrario al proposito non potevano far altro che iscrivere gli amici all'elenco degli inaffidabili e dei guastatori.
Ne uscì un patteggiamento: avrebbe seguito da casa l'evento pubblico, delegando la figlia a render pubblico il suo messaggio.
Sarebbe stato, sia pure a distanza fisica dalle celebrazioni, il suo ultimo 25 aprile.
La mattinata successiva, rioccupato il suo adorato atelier e messosi al banco di lavoro, diede gli ultimi tocchi al volto di Leonida Bissolati, oggetto di numerose realizzazioni artistiche; addormentandosi dolcemente. La fine dei giusti.
La sua multiforme, intensa e prolungata attività, spaziata nel campo educativo, artistico, culturale, politico, istituzionale ne ha fatto, già in corso d'opera, un riferimento simbolico di valore comunitario.
Per specchiato idealismo, per esemplare coerenza, per evidente dedizione verso la comunità.
Noi che gli siamo stati molto vicini (al ritmo di almeno un contatto anche solo telefonico giornaliero) abbiamo percepito la preoccupazione, forse anche l'ansia di far vivere questa sua testimonianza anche dopo il trapasso.
Dispensando a chi lo chiedesse o anche a chi ritenesse attrezzato a trasmetterla nel tempo la memoria discendente da una quasi naturale predisposizione a capire e a ricordare gli avvenimenti di quasi un intero secolo.
Da questo punto di vista, è doveroso riconoscere che si deve a lui se a particolari della storia politica ed amministrativa, come ha dimostrato il convegno di qualche mese fa, è stata fornita una sistemazione congrua.
Encomiabile, a dir poco, la sua volontà di salvaguardare, di catalogare (attraverso il lavoro di Giuseppe Azzoni), di conferire all'Archivio di Stato il consistente deposito che lui definiva “le mie carte”.
Per non parlare della disposizione con cui, attraverso una fondazione, continuerà a vivere il suo atelier/mostra permanente. A beneficio degli estimatori dell'arte scultorea e dei giovani artisti che vorranno specializzarsi.
D'altro lato, che la Cremona, cui tanto si era dedicato, non fosse tanto propensa ad archiviare la figura per effetto della scomparsa fisica, risultò implicito sin dalla cerimonia di commiato.
E, a seguire, con la reiterazione dei gesti di riconoscenza che avevano scandito l'agenda degli ultimi anni: il compleanno alla Filodrammatica, di cui era stato socio, le mostre, gli approfondimenti.
Ci sarebbe stata anche la mostra antologica, se non ci fosse stata di mezzo la tragedia della pandemia.
Ci saranno sicuramente anche le iniziative con lui progettate. Per l'Eco del Popolo e per il centenario di Bissolati. Celebrazioni per le quali la famiglia, generosamente, ha fatto fondere due esemplari del volto (che saranno collocati a Cremona ed al Verano).
Continuerà, altresì, l'impegno divulgativo della sua eccezionale testimonianza umana, artistica e civile.
Fortunatamente, siamo stati previdenti. Oltre ai suoi scritti, la sua narrazione è stata salvata in video ed in voce.
Ieri, 25 aprile, l'emittente Cremona 1 diretta dall'amico Mario Silla ha mandato in onda l'intervista realizzata da Dario Murri.
Oggi, 26 aprile, secondo anniversario della scomparsa,questo articolo incorpora il video, liberamente accessibile, la docu/intervista raccolta dall'operatore culturale Bonfatti Sabbioni e prevalentemente indirizzata alla messa a fuoco della testimonianza di Coppetti a fianco dei Fratelli Rosselli propugnatori dell'antifascismo e del socialismo liberale.
Un lavoro che fa di Coppetti, al momento dell'intervista, l'ultimo dei testimoni viventi della vicenda rosselliana; come si ebbe modo di rilevare nel corso della conferenza di un anno fa alla presenza del prof. Valdo Spini presidente della Fondazione Fratelli Rosselli.
Nei prossimi giorni, un secondo approfondimento occasionato dal secondo anniversario sarà corredato dall'altra importante intervista promossa dal presidente della Società Filodrammatica, Giorgio Mantovani e realizzata con l'intervento di Agostino Melega.
Da cui, diversamente dalla prima più tematica in quanto prevalentemente dedicata alla militanza politica, esce un ritratto più ampio della sua ricca personalità
Esattamente un anno fa ci raccogliemmo per un saluto di fronte alla sua tomba. Avremmo voluto farlo anche oggi. Ripeteremo questo gesto di omaggio appena possibile.