È il tempo delle svolte decisive
Le elezioni regionali in Campania, Puglia e Veneto, hanno confermato le coalizioni uscenti: il centro destra come il centro sinistra, hanno vinto già dove governavano, senza particolari segnali di riscossa ove già erano minoranza.
Improvvidamente, un po' tutti si sono rallegrati dell' immobilismo risultante, scansando ogni seria riflessione sulla crescente indifferenza e rassegnazione manifestata da oltre la metà dei cittadini, che non hanno partecipato al voto.
La politica ed i Partiti, sempre più autoreferenziali, non sono più ambiti di confronto democratico, rappresentanti la maggioranza degli elettori, ma ormai soggetti chiusi e assecondanti solo le rispettive militanze, anziché perseguire obiettivi più rispondenti alle attese generali degli elettori.
Da nessuna parte si sono ascoltati propositi concreti, indicazioni e disponibilità tese ad invertire la situazione, volti a riguadagnare la credibilità perduta con la riconsiderazione delle rispettive opzioni politiche, a ri-motivare un elettorato stanco delle continue e sterili contrapposizioni tra gli schieramenti, ad ascoltare quanti non premiano coalizioni “ larghe” perseguite solo per battere quelle avversarie, ed altresì critici nei confronti dei Partiti personali, privi di visione e storica cultura politica.
Protagonisti in questo senso dovrebbe essere, i socialisti in senso lato, Italia Viva, Più Europa, i movimenti civici e cattolici riformisti, ciascuno ancora dedito al proprio orticello, anziché proprio preoccuparsi di riscattare gli errori compiuti in occasione delle elezioni europee del 2024, con la corresponsabilità, allora, di Azione, ed oggi anche con il nuovo Partito Liberaldemocratico.
Tra le forze citate non ci sono oggettivamente, posizioni ideologiche contrastanti, ma assai ampiamente integrabili per avviare la formazione di una federativa opzione politica di stampo laburista.
La prospettiva appena delineata esige due premesse fondamentali perché possa decollare e contrastare la sfiducia dei cittadini ed i danni del bi-populismo.
Primariamente, la condivisione della reintroduzione di un sistema elettorale proporzionale, con sbarramento attorno al 5%, che restituisca agli elettori la scelta della cultura politica, nonché i rappresentanti della stessa, attraverso i voti di preferenza.
Secondariamente, l'accantonamento delle ipotesi centriste, equidistanti tra lo schieramento di centro destra e quello del centro sinistra, in quanto fortemente penalizzate nel sistema elettorale vigente, a favore di una più efficace partecipazione, alla costruzione di coalizioni alternative a quelle promosse da Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia, perché migliorino la coesione delle stesse, sia negli indirizzi governativi nazionali che sulle questioni internazionali, sempre più importanti e dirimenti.
Dopo tanti auspici, è il momento delle svolte decisive attuandole già nelle scadenze amministrative previste prima delle elezioni politiche generali del 2027, senza altri tatticismi.

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Forum
Recentemente, a seguito delle conclusioni della convention tenutasi a Montegrotto Terme, l'Associazione Liberalsocialista (costituitasi per iniziativa dei compagni fuorusciti dal PSI) si è costituita in Movimento. Dotato di un pur provvisorio organigramma politico ed operativo e, lo ricordiamo, di una testata nazionale, La Giustizia rinata per iniziativa di Mauro Del Bue, con la quale il nostro Eco del Popolo è in qualche modo gemellato.
Nel convincimento di fare una cosa utile (e comunque correlata alla mission di questa rubrica dedicata appunto alle tematiche della Sinistra ed, in particolare, alla questione socialista) pubblichiamo, traendo dall'ampio confronto in atto sul sito chat tra gli aderenti (sito cui accediamo come “simpatizzanti) pubblichiamo una interessante parte di progetti di aggregazione organizzativa delle risorse ideali di coloro che ritengono riavviabile la testimonianza del socialismo lib-lab. Che come abbiamo dimostrato rappresenta qualcosa di più di ipotesi praticabile.
Che dire…il confronto continua.
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Il valore delle idee
In un'epoca segnata da trasformazioni economiche, crisi ambientali e smarrimento politico, torna attuale la necessità di un rinnovato Socialismo liberale, una sintesi che sappia recuperare lo spirito riformista e la tradizione laica e moderna riuscendo a co-niugare libertà individuale e giustizia sociale. Il socialismo liberale non è un compromesso, ma un progetto di emancipazione fon-dato su tre pilastri: la centralità della persona, la responsabilità individuale e la fun-zione regolatrice ma non soffocante dello Stato. In un contesto dominato da populismi e tecnocrazie, la riscoperta di questa visione rappresenta una bussola per rinnovare la sinistra, riportandola su un terreno pragma-tico ed umanista. Un nuovo socialismo liberale dovrebbe saper coniugare innovazione e solidarietà: so-stenere l'imprenditorialità diffusa, tutelare i diritti del lavoro nell'economia digitale, promuovere un welfare dinamico e inclusivo, garantire uguaglianza delle opportunità senza appiattire i meriti. Oggi l'intuizione di quel pensiero è più viva che mai: la libertà senza giustizia è privile-gio, ma la giustizia senza libertà è oppressione. Il futuro politico dell'Italia — e dell'Europa — dovrebbe ripartire proprio da qui.
Siamo socialisti e del socialismo abbiamo acquisito la sua straordinaria tradizione ri-formista e umanitaria. Ma siamo convinti dell'estrema attualità di un suo efficace e produttivo rapporto con la tradizione del liberalismo sociale. Per questo ci vogliamo definire socialisti liberali. Turati ha aperto le porte alla collaborazione coi governi libe-rali dei primi del secolo scorso contestando le involuzioni autoritarie e demagogiche del socialismo rivoluzionario, Carlo Rosselli teorizzò col suo libro pubblicato nel 1930 il socialismo liberale, Saragat e il Nenni del dopo 1956 seppero rompere col comuni-smo, Craxi praticò il lib-lab dopo essersi ricongiunto appieno col riformismo. Siamo gli eredi di una luminosa tradizione oggi spesso volutamente ignorata. Siamo i vincitori di una lunga competizione a sinistra, siamo stati dispersi da una grottesca criminalizzazione politica. Vogliamo risorgere perché da queste fonti si può seminare per un fu-turo migliore in questi tempi difficili e per taluni aspetti perfino drammatici. Abbeve-rarsi agli ideali, al valore delle nostre idee per rilanciare la politica e per nobilitarla.
Il socialismo liberal-socialista, come delineato nei 10 punti di Montegrotto, rappre-senta la sinistra riformista, democratica e liberale che storicamente ha unito libertà civili, progresso sociale e modernizzazione dello Stato; una nostra auspicabile futura alleanza federativa potrebbe:
- difendere le libertà: dalla parola alla stampa, dalla religione alla parità di genere, contro ogni forma di populismo e autoritarismo;
- promuovere giustizia sociale: attenzione ai più vulnerabili, ai giovani, alle donne, alle nuove povertà e ai ceti medi in crisi;
- riformare lo Stato e le istituzioni: favorire trasparenza, meritocrazia (quella vera), partecipazione popolare e innovazione tecnologica al servizio dei cittadini;
- costruire una politica internazionale etica e solidale: sostenere i popoli in lotta per libertà e diritti, rafforzando un'Europa unita e autonoma;
- integrare pubblico e privato nella giusta misura: rinnovando scuola, sanità e welfare, senza ideologismi e con efficacia concreta.
Un'alleanza tra socialisti liberali e liberal-democratici potrebbe creare un polo riformi-sta completo, credibile, stabile e autonomo capace di guardare avanti senza subire condizionamenti esterni. O per lo meno ci dovrebbe provare. Potrebbe diventare la collocazione ideale di chi, a sinistra, vuole costruire un futuro che coniughi libertà e giustizia, metodo e passione civile, progresso sociale e merito. Oggi i cittadini non chiedono però solo sfaccettature di ideologia: ma domandano, esausti e con tanta concretezza: sicurezza, buste paga più vicine agli standard europei e servizi più efficienti, dai trasporti alla sanità, fino alla scuola. La nostra sfida è co-struire una politica che sappia rispondere a queste esigenze reali, senza rinunciare ai valori di libertà, equità e progresso che ci contraddistinguono e che sono contenuti dell'Atto costitutivo del Movimento allegato a margine della presente.
Proviamo allora, in dieci punti a dire chi siamo, cioè chi sono i socialisti liberali il cui movimento ha preso forma a Montegrotto il 4 di ottobre. 1) La nostra identità contiene ancora le grandi intuizioni del socialismo riformista di Filippo Turati che possiamo così sintetizzare: il socialismo come evoluzione costante “delle cose e delle teste”, fatto di avanzamenti sul piano sociale e di istruzione, di educazione, di cultura del ceto inferiore. Il socialismo come massima dimensione della democrazia, come processo elettorale e poi come rispetto per le minoranze, escludendo qualsiasi forma di dittatura sia pur proletaria, e affidandosi al gioco elet-torale. Il socialismo come fedele risposta, in termini di equità e di libertà, al cambia-mento dei tempi. Ma anche come profonda revisione del marxismo, come definitiva abiura di una dittatura sia pur provvisoria, come intreccio inestricabile tra socialismo e liberalismo, dunque come socialismo liberale primo interprete del quale fu Carlo Rosselli e fedele prosecutore il Psi degli anni ottanta con il suo Lib-Lab. 2) Non c'è nessuna incompatibilità tra socialismo e liberalismo. Vi è anzi necessaria simbiosi. Può esservi infatti un socialismo non liberale, ma non è quello che inten-diamo professare. Il socialismo deve essere fautore di tutte le libertà (di organizza-zione politica, di parola, di stampa, di religione, di parità dei sessi, di rispetto delle scelte sessuali di ognuno). Non si confonda il liberalismo col liberismo, che è una sorta di filosofia del libero mercato senza vincoli statali e che è superato dalla globa-lizzazione. Dunque i socialisti liberali mettono al primo posto, come suggeriva Pertini, il tema delle libertà e si battono in Italia e nel mondo per difendere quei principi ovunque siano calpestati. 3) Una sinistra delle libertà deve promuovere solidarietà verso tutti i popoli che com-battono per la loro indipendenza e verso tutti coloro che combattono contro ditta-ture e autarchie. Dunque non solo deve operare all'interno del Paese perché l'Italia diventi una democrazia perfetta superando il suo attuale livello di imperfezione, ma deve apertamente schierarsi dalla parte di quei Paesi, come l'Ucraina, che da tre anni combattono una dura lotta di resistenza contro l'invasore russo, sostenendola econo-micamente e militarmente, così come deve schierarsi contro tutti i terrorismi com-preso quello palestinese, che ha progettato e attuato il massacro del 7 ottobre 2023, ma ugualmente condannando l'attuale governo israeliano per l'orribile strage nei confronti della popolazione di Gaza. Pacifisti autentici, i socialisti liberali salutano l'av-venuto accordo attraverso il piano di pace di Trump e l'unione in esso di tutto il mondo arabo sunnita. Il ruolo di un'Europa unita diventa a questo proposito determi-nante come terzo polo tra l'alleanza di Shangai e l'America di Trump e il suo imput di “far da sé”. Un terzo polo, certo alleato con gli Usa, un terzo polo di stampo occiden-tale, ma con un'autonoma capacità di difesa (bene il Defense arm lanciato dalla Von der Leyen anche se si tratta ancora di piani nazionali), e con ministeri della difesa, de-gli esteri e delle finanze sovranazionali. Gli stati uniti d'Europa siano anche la nostra parola d'ordine. Sbagliato e risibile lo slogan leghista secondo il quale ad un'Europa debole potrebbe corrispondere un'Italia forte. Ad un'Europa debole corrispondono nazioni europee deboli. 4) La lotta per i diritti civili degli anni settanta meravigliosamente guidata dai socialisti e dai radicali, da uomini del calibro di Loris Fortuna e di Marco Pannella, ha raggiunto obiettivi avanzati e impensabili per l'epoca: la legge sul divorzio, la legge sull'aborto, il diritto di famiglia, il voto ai diciottenni. La battaglia referendaria sulla giustizia giusta e in particolare per introdurre la responsabilità civile dei magistrati è stata vinta coi re-ferendum del 1987 ma bloccata, con una legge sbagliata, in Parlamento. Da allora nessuna lotta per la giustizia giusta è stata più appannaggio della sinistra e oggi si as-siste a un paradosso e cioè che la riforma per la separazione delle carriere dei magi-strati, per lo sdoppiamento dei Csm e per la loro elezione tramite sorteggio (per eli-minare la logica dei partiti dei magistrati), sia opera della destra. I socialisti liberali che appoggiano questa riforma sono contrari a una sinistra illiberale e succube della magistratura politicizzata, che già nel biennio giudiziario, con una sorta di colpo di stato, ha impedito la chiarificazione ideale e storica a sinistra. La sinistra delle libertà non ha ovviamente nulla in comune col campo largo dove i riformisti e i liberali sono un'esigua minoranza rispetto ai massimalisti e ai populisti. E naturalmente non ha nulla a che vedere con una destra ancora largamente infatuata di falsi miti. I socialisti liberali contestano questo assurdo bipolarismo all'italiana che è la causa della bassa partecipazione al voto e delle scarse prestazioni di governo da parte di chi vince le elezioni. 5) Il dogma di un socialismo classista è superato. Di quale classe se quella operaia è divenuta una esigua minoranza? La classe dei lavoratori? Ma quali lavoratori? Quelli dipendenti? Cioè il socialismo dovrebbe rappresentare gli interessi anche dei manager di stato, dei primari ospedalieri, dei direttori degli organi d'informazione che sono, anche loro, lavoratori dipendenti? E non delle partite Iva, degli artigiani, dei commercianti, dei tecnici, degli imprenditori che soffrono la crisi? il dialogo coi ceti medi? Ma oggi cosa sono i ceti medi? Dai dati Istat, in un'Italia che non si riesce a censire con esattezza a causa della vasta evasione ed elusione fiscale, si è passati dalla progressiva terziarizzazione a quella che l'Istat definisce la demediocetizzazione, cioè alla crisi di questo ceto, o alla sua crisi parziale. Oltretutto risulta che i ceti medi sarebbero costituiti secondo la denuncia dei redditi anche dai gioiellieri, dai dentisti, da una vasta pletora di imprenditori che guadagnerebbero solo quanto serve per vi-vere. E' credibile? Se, come disse Nenni, il nostro compito “è portare avanti chi sta in-dietro” occorre innanzitutto farsi carico del bisogno di chi soffre la povertà. Sempre seguendo il rapporto Istat del 2024 il 23,1% della popolazione italiana è a rischio po-vertà o esclusione sociale. Qui più che alle classi sociali bisogna pensare alle situa-zioni. Un conto è una persona non sposata che guadagna 1300 euro al mese, un conto è una persona che guadagna 1300 euro al mese, con moglie che non lavora e un figlio o due a carico. Nel primo caso si tratta di una condizione sostenibile, nel se-condo di una condizione di povertà. Ma la vera emergenza italiana è costituita dai bassi stipendi, fermi addirittura da vent'anni e che tra il 2019 e il 2024 hanno perso il 10,5% del loro potere d'acquisto. Questo dipende in parte dalla bassa produttività italiana, la più bassa rispetto ai grandi paesi europei, ma anche da una contrattazione sindacale che ha sempre considerato i salari subalterni ai cosiddetti diritti, vedasi i re-ferendum della Cgil, e che tuttora considera la legge approvata su pressione della Cisl che propone l'associazione dei lavoratori, sul modello tedesco, nei consigli aziendali (dunque anche per la discussione sui salari) come un'ipotesi da scartare. 6) Il nostro socialismo liberale non contrappone pubblico e privato, ma semmai ne tenta una conciliazione. Sempre di più il ricorso dello stato al mercato diventa irrinun-ciabile per l'economia. Non può esistere un mercato fai da te senza sovvenzioni, age-volazioni, divieti, limiti, suggerimenti. I socialisti furono fautori dell'economia di piano che ebbe suggello coi primi governi di centro sinistra e costituendo apposito mini-stero. Ma anche lo Stato non può far da solo, nei servizi soprattutto, per tutelare e rafforzare il suo welfare. Anche il welfare socialdemocratico deve essere rivisitato e trasformato in quel che definimmo già negli anni ottanta come “società solidale”. Spaventa questa subalternità nei servizi, una subalternità acritica, nei confronti del pubblico. Siamo sicuri che la sanità pubblica, che la scuola pubblica, che l'assistenza e la previdenza pubblica siano modelli? Un socialismo liberale non contrappone pub-blico a privato ma offre la possibilità a tutti i cittadini di usufruire del pubblico e del privato. Rinnovandoli, efficientandoli con il ricorso alle nuove tecnologie. Ricordate il famoso bonus da offrire alle famiglie per scegliere la scuola che desiderano per i loro figli? Era intuizione di Claudio Martelli. Certo vanno evitate speculazioni, eccessivi profitti, malversazioni. Il costo per allievo o paziente nelle strutture private a carico dello Stato non deve essere superiore a quello delle strutture pubbliche. Il socialismo del XXI secolo deve saper affrontare il grande tema dell'immigrazione, distinguendo tra immigrazione regolare e irregolare, tra diritto d'asilo e migrazione economica. Il diritto d'asilo è tutelato in Italia dall'articolo 10 della Costituzione, e va esercitato da quanti fuggono dalle guerre e anche dalle dittature. Tutto questo va coniugato con la tutela della sicurezza e dell'ordine delle città e dei suoi cittadini. 7) Anche l'emergenza dei giovani e del lavoro femminile (siamo su questo la Ceneren-tola in Europa) deve trovare un posto rilevante nel nostro socialismo. L'occupazione e la qualificazione del lavoro giovanile e femminile è il vero tallone d'Achille di un rilan-cio occupazionale (sono decisamente aumentati i contratti a tempo indeterminato, in parte merito di quel Jobs act che si intende abolire). Perché non pensare a un patto intergenerazionale e non continuamente alle pensioni, tra scaloni eliminati e legge Fornero da sopprimere? Non ci accorgiamo che così facendo tuteliamo i già tutelati? 8) Infine il merito. Un socialismo che non lo riconosca e non lo valorizzi sarebbe fuori dalla storia. Anche del Psi, che con la conferenza programmatica di Rimini grazie a Claudio Martelli lanciò allora l'alleanza tra merito e bisogno. In realtà per bisogno si intendeva soprattutto quello relativo alle nuove povertà pensando di avere ormai ri-solto quelle vecchie o materiali. Oggi non è più così, il mancato sviluppo, vincoli euro-pei che tagliano gli investimenti, una classe politica inadeguata hanno fatto crescere le povertà materiali. E per quanto riguarda la valorizzazione del merito basti elencare i numeri delle risorse scientifiche e intellettuali costrette a riparare all'estero. Il me-rito è oggi non riconosciuto e umiliato. 9) Il socialismo o è revisionista o non è. Una volta il socialismo era revisionista per un confronto ideale (Bernstein, Bauer, Mondolfo, lo stesso Ivanoe Bonomi con il volume “Le vie nuove del socialismo”). La lotta per la difesa dello stato liberaldemocratico è tremendamente attuale, visto che lo stesso è messo in discussione o ignorato nella gran parte del mondo e quando è vigente come in Italia è denso di contraddizioni. La democrazia italiana va letteralmente capovolta. Occorre ridare al popolo, sottraen-dolo alle oligarchie di partito, il potere di scegliere i parlamentari reintroducendo le preferenze o il sistema uninominale. Occorre che le giunte regionali e comunali siano compatibili con la funzione di consigliere, evitando, anche qui, che si costituisca un comitato di nominati più importante di un consiglio di eletti e che si eleggano i consi-gli provinciali, essendo le province entità storicamente riconoscibili e insopprimibili al contrario delle regioni. Una grande riforma dello Stato e delle sue istituzioni può es-sere affidata a un'assemblea costituente da eleggere a suffragio universale e con me-todo proporzionale. 10) L'elaborazione di un socialismo del futuro deve necessariamente costruire un si-stema di rapporti con la tecnica che sta invadendo il mondo. Le nuove tecnologie aprono confini nuovi e problemi tuttora irrisolti e si sostituiscono ormai al linguaggio rimodulandolo e anche semplificandolo. L'Intelligenza artificiale se non gestita e go-vernata aprirà nuovi orizzonti in cui molti lavori saranno eliminati e se ne invente-ranno dei nuovi. Questi strumenti sono in mano di pochi e anche la grande finanza e la stessa economia mondiale rischia di finire in mano agli stessi. La rivoluzione tecno-logica propone un nuovo problema di libertà e di diritti. La politica sarà, già lo è, stret-tamente legata agli interessi di costoro. Il socialismo del futuro dovrà avere a cuore valori come pluralismo, parità di accessi, equità fiscale nei confronti di questi colossi, ruolo dello Stato nella scansione di diritti, limiti, divieti. Un socialismo liberale non può abdicare al ruolo del pubblico senza ignorare le scoperte scientifiche e tecniche che ci porteranno a vivere in un mondo nuovo.
Con l'occasione, auguro a tutti Voi ed alle Vostre Famiglie un sereno e Felice Natale un Buon Anno nuovo.
Fraterni saluti
Graziano LUPPICHINI
Referente locale Associazione Movimento Socialista Liberale
In allegato il link di collegamento al sito internet del Movimento, da dove provvedere direttamente alla richiesta di adesione, unitamente alle modalità di pagamento della quota associativa per il 2026. https://socialistaliberale.it/domanda-di-ammissione-come-socio-dellassociazione-socialista-liberale/
Coordinamento pro-tempore: Oreste Pastorelli, Rita Cinti Luciani, Mauro Del Bue, Riccardo Mortandello, Giovanni Crema.