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La sinistra e la questione socialista /54

  16/10/2025

Di Redazione

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Riprende e continua, come da tanto tempo (ne fanno fede i precedenti 53 editing tematici) la rubrica dedicata all'approfondimento e al confronto sullo stato della sinistra e, specificatamente, sulla questione socialista. L'assist un po' provvidenziale ed un po' obbligato è rappresentato dall'indotto/trickledown dell'ultimo election-day della Regione Toscana. Che, per consuetudine e per desuetudine, si presta (come è facile percepire dal diluvio mediatico) sia ad un factchecking della tenuta del sistema politico sia ad una riflessione sulle progressioni (semmai ci saranno) del complesso di testimonianze incardinato dal confronto (si fa ovviamente per dire) di questa (come delle recenti precedenti) tornata. Trattandosi, poi, di una rubrica vocata all'approfondimento ed al confronto tematico della condizione in cui opera il “pacchetto” La sinistra e la questione socialista, sarebbe gravemente colpevole una eventuale trascuratezza dei segnali che in tale ambito sono pervenuti (di sguincio) dalla campagna elettorale e dalla sua posto produzione alla luce dei dati e dei potenziali sviluppi. Ma, dovendo andare per ordine (se non altro per non influire sulla tenuta della soglia di attenzione dei lettori, peraltro messi a prova dalla consistenza dell'editing), mettiamo in fila i segmenti. Annunciando un primo troncone, dedicato alla ripresa di un contributo del compagno Valdo Spini (che ha accettato di inviarci un suo punto di vista sull'esito del verdetto che riguarda la Regione in cui risiede ed in cui opera fattivamente) e di una parte del lungo editoriale de La Giustizia. Seguiranno l'editoriale di Virginio Venturelli e le lettere pervenute da alcuni lettori. Che ringraziamo per un contributo, che rappresenta il sale di uno sforzo editoriale vocato alla salvaguardia delle fonti teoriche del socialismo e della sostenibilità della “pretesa” di attualizzarle nei correnti contesti.

RASSEGNA DELLA STAMPA CORRELATA

La riconferma di Eugenio Giani e il suo successo

(Il Presidente Giani, il candidato di cd Tomasi alla Tribuna elettorale coordinata da Valdo Spini)

Ci abbiamo creduto fin dal primo momento.  Ci siamo battuti con coerenza per la sua ricandidatura. Personalmente poi, ricordo il giovane socialista venuto a darmi una mano nelle mie prime campagne elettorali,   la sua elezione designato dalla sinistra socialista a segretario comunale del Psi fiorentino. Di qui la sua elezione a consigliere comunale e successivamente  assessore in Palazzo Vecchio. Poi il percorso è stato suo in piena autonomia ma in sintonia di valori e  anche di impostazioni nel rapporto politico  con l'elettorato.

Valdo Spini – Presidente del Circolo-Fondazione Rosselli; già Vicesegretario Nazionale del P.S.I.; Già Ministro della Repubblica

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Strano il destino  di Aldo Repeti

In Toscana è andata esattamente come nelle previsioni. Che l'ex socialista Eugenio Giani sarebbe stato confermato presidente era un elemento pressoché certo. Ci si interrogava piuttosto sulle modalità di questa vittoria, su chi avrebbe avuto lo scettro di seconda forza del centrosinistra, su quanto avrebbe impattato l'alleanza forzata ed incompresa con gli ex grillini e, spostandoci nel centrodestra, quale sarebbe stata la performance della Lega vannaccizzata. Il PD ha a lungo temporeggiato sulla conferma o meno di Giani, sottoponendo ciò all'accettazione dello stesso da parte dell'ex grillino Conte per lo stucchevole e vuoto mantra del “testardamente unitari”. Alla luce dei fatti con o senza i voti degli ex grillini Giani sarebbe stato comunque eletto. Ma gli elettori ed iscritti del PD si sarebbero risparmiati volentieri mal di pancia ed acquisti smisurati di Malox. Gli ex grillini invece sprofondano rovinosamente con circa meno 59.000 voti. Al dunque l'operazione “unitaria” è servita a dare una bombola di ossigeno proprio agli ex grillini. Di contro anche la Toscana paga in termini di assenteismo con un meno 435.000 votanti rispetto al 2020. Il PD perde circa 126.000 voti rispetto al 2020. Anche l'estrema sinistra fuori dalle coalizioni oggi come nel 2020 perde molti voti circa 22.000. Buona la performance della Casa Riformista nata da una intuizione di Renzi raccogliendo, peraltro, il fallimentare progetto di Avanti che in origine comprendeva Azione, +Europa, PSI e PRI rimasto presto orfano di Azione  in dissenso con l'accordo PD-M5. AVS, in controtendenza rispetto alle altre regioni consegue un buon più 14.000 voti. Nel suo complesso comunque il centrosinistra perde 184.000 voti. Anche la destra in Toscana, diversamente da Calabria e Marche, paga l'assenteismo con un meno 140.000. Ma in questo campo è stato decisivo il tracollo della Lega che con un meno 298.000 suggella il fallimento della greve vannaccizzazione di un partito nato con una vocazione territoriale e trasformatosi nell'epigono del peggior interprete del brodo colturale di Salo'. Anche in Toscana come nelle altre regioni performance positiva di Forza Italia e Noi moderati che, insieme alla lista di Tomasi danno complessivamente un risultato positivo all'area moderata di centrodestra con un più 107.000. Fratelli d'Italia segue il trend positivo conseguendo un più 121.000 voti drenandoli in larga parte dalla Lega (d'altronde perché votare una brutta copia se l'originale oltretutto si presenta più accattivante?). In sostanza si confermano, pur in un quadro di vittoria del centrosinistra, una scarsa presa identitaria a dimostrazione che le manifestazioni di piazza non hanno drenato voti se anche l'estrema sinistra paga l'assenteismo, una confermata ricerca di riformismo e moderatismo con affermazione delle relative componenti nei due schieramenti e con le sonore disfatte del moderno e becero populismo di Lega e M5S. Rimane insoluto il doppio tema di come recuperare il consenso degli astenuti e come possa il centrosinistra conquistare voti spostati nel centrodestra. Veniamo infine al titolo sul destino. Bene, un ex socialista viene confermato presidente della Regione; dalla legislatura 2015/2020 un socialista non siede in Consiglio Regionale. Oggi si era aperta la seria e concreta possibilità che una socialista, grazie allo straordinario successo con ben 1014 preferenze personali (cose che voi umani non potete comprendere!) potesse essere eletta nel collegio di Livorno. Destino cinico e baro! La legge di Murphy è sempre in agguato. Il collegio scatta a Pisa, e già questo per le storiche diatribe di campanile, si presterebbe ad un titolo crudamente sarcastico del Vernacoliere. Ma il sottotitolo è che l'ottima performance dei due candidati socialisti di Pisa, con un complessivo 1412 di preferenze, consente proprio alla lista di Casa Riformista Pisa di posizionarsi quarta e di superare i voti della lista di Livorno con uno scarto di 4 voti, consentendo l'elezione di un ex socialista. Ex socialista amico stretto e sodale del commissario regionale del PSI, che proprio per rilanciare i socialisti toscani e riportarli in consiglio regionale, fu mandato dal segretario nazionale a commissariare la federazione toscana rea di esprimere dissenso verso la sua segreteria. Chi può regalare una miglior sceneggiatura al mitico Mario Cardinali direttore del Vernacoliere? Magari qualcuno si incarichi di spiegare al commissario il significato della preposizione latina “ex”! Dispiace per la brava socialista livornese, volto fresco e competente socialista, su cui è possibile costruire un futuro riformista interessante e su cui ora magari il commissario col suo segretario nazionale, tenterà di mettere il cappello!! Una nota personale, come toscano, livornese e cascinese, devo riservarla per ringraziare di cuore la socialista livornese per il suo straordinario risultato, per ringraziare i socialisti pisani artefici di una prestazione personale di rilievo ed in ultimo un pensiero ed un augurio al consigliere regionale neoeletto del Pd di Livorno, persona che stimo ed apprezzo sinceramente. Ora rimaniamo in attesa della Campania, della Puglia e del Veneto.

ALDO REPETI

Autore. nato a Livorno nel 1968 esperto in materia di sicurezza sul lavoro, lavora presso una azienda di smaltimento rifiuti. Socialista riformista. Ha ricoperto la carica di Segretario Provinciale del PSI della Federazione livornese, in due periodi dal 1994 al 2002 e poi dal 2013 fino al 2023. Già Segretario Regionale della Toscana e più volte membro del Consiglio Nazionale e della Direzione Nazionale. Ha svolto fino al 2022 anche il ruolo di arbitro di calcio prima ed osservatore arbitrale poi.

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chat

Non foss'altro che per essere conseguenti alla nostra positiva percezione della convention di Montegrotto, comunichiamo ai nostri lettori che in aggiunta alla autorevole testata La Giustizia, il laboratorio comunicativo dell'Associazione liberalsocialista, si è dotato di un canale chat, aperto agli aderenti. Per “bagnare” l'esordio, copia incolliamo uno stralcio colloquiale dedicato all'esito delle elezioni toscane.

* Purtroppo io non posseggo la verità e neanche la sfera di cristallo. Mi complimento con questo articolo del caro compagno Aldo Repeti ma si è avverato puntualmente ciò che avevo previsto quando fu commissariata la Toscana venendo dall' ignobile commissariamento del Veneto Spiace quanto è avvenuto ai bravi e brave compagni/e toscani che questa follia megalomane e antidemocratica abbia privato la gloriosa tradizione socialista di questa terra di subire questo affronto che richiederebbe una cacciata di questi noti trafficoni. Dico noti perché per me e per finire con Nencini sapevamo bene e da anni che personaggio erano. Io e gran parte dei compagni veneti ci siamo presi l' ideale socialista e gli abbiamo lasciato il 2 per mille......

* Nessun socialista eletto in una lista che supera l'8% ….

* Purtroppo su Renzi ho perso ogni speranza, non cambierà mai. La lista Casa Riformista ha avuto un ottimo risultato in Toscana, circa 8%, era formata da Italia viva, Psi, Più Europa, formazioni civiche laiche.

Ha eletto 4 consiglieri, 2 di Italia Viva, 1 di Più Europa, 1 laico civico.

Renzi da ieri sera dice e dichiara " la mia lista". Come finirà? Merita che lo mandino a quel paese e la sua casa dei  sogni svanirà.

* Francamente il panorama riformista, liberal democratico socialista popolare, chiamatelo come volete è desolato e desolante. Tanta supponenza in tanto pochi è un fenomeno da parte di antropologhi e psicologhi di massa. Chiunque osservi può notare come ciascun politico di questa area costituisca il proprio partitino o associazione, salvo poi addensarsi frettolosamente in vista della elezioni. Ciascuno difende il "proprio patrimonio culturale e politico" e diffida degli altri. Che dietro vi sia autentica difesa della propria identità o meschini calcoli politici non cambia il risultato: la totale ininfluenza. Scusate ma è dai tempi sii Alleanza democratica che vedo ripetersi lo stesso copione fatto di personalismi, settarismi e  scissioni dell'atomo; non ci credo più. Buon lavoro e buona fortuna!

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GLOSSA esplicativa del “campo”:

Il Presidente riconfermato Giani con Schlein

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forum lecodelpopolo@gmail.com

Prime disobbedienze  incoraggianti, nei socialisti

Dopo aver letto sul pregevole sito on-line “La Giustizia” la presentazione della iniziativa promossa a Montegrotto dalla Associazione Socialista Liberale, nonché il conseguente documento  programmatico approvato,  confesso  di  non  avere trovato  nulla  di  radicalmente   ostativo   ad  un confronto  aperto   con altre organizzazioni  di  ispirazione socialista, prima di dialogare con le forze  liberaldemocratiche.

La  voce  dei  socialisti,  sempre  più  debole  ed   ininfluente  in  ogni  ambito, non  ha  proprio  bisogno  di  nuove  divisioni  e giravolte  nelle  alleanze, per  riacquistare  vitalità e  ascolto.

Sia  pure  con  qualche diversa  accentuazione,  nell'area socialista nessuno  disconosce  l'attualità  del  socialismo liberale,  per  cui nessuna  aggregazione  contraddittoria  e senza  anima  politica, andrebbe  assecondata.

Al riguardo,  fermamente  vanno  contrastate  l' autoreferenzialità,  i veti ed i risentimenti  personali, che continuano  a  minare  i rapporti  tra  i dirigenti  delle organizzazioni, delle associazioni, dei  circoli e delle  fondazioni,  che  si  richiamano  al   socialismo italiano.

Da parte dei  rispettivi  iscritti,  nessuna  più  accondiscendenza  dovrebbe  essere  riservata  a  coloro che a cascata, si  sentono autorizzati ad  atteggiarsi  allo stesso modo negli  ambiti  locali,   in ossequio  alle  imposizioni e  direttive  dei propri  referenti nazionali o regionali.

Qualche  disobbedienza  incoraggiante si stanno annunciando in diverse Regioni,  per   cui  l'avvio di una nuova fase ricostituente della  storica tradizione  socialista  italiana, non è poi tanto una ipotesi velleitaria.

In questa ottica vanno ricomprese anche le dimissioni ( localmente respinte ) del Segretario  provinciale del Psi,  apertamente  critiche  nei confronti  dei   vertici  del  Partito  lombardo,  e   quindi  motivo di  riflessione  seria  per  tutti i socialisti cremonesi,  a distanza di ben  oltre due anni dal Congresso provinciale.

L'occasione è propizia  per  una esame  onesto  della  situazione in essere  all'indomani  delle  preesistenti  Comunità  socialiste  del cremasco, del  cremonese e del casalasco,  che hanno deciso di  estinguersi  nel 2023, a favore della ricostituzione del PSI.

Rispetto  agli auspici  allora  indicati:  un chiarimento della linea politica, un progetto di società motivante i tanti elettori sfiduciati,  una militanza unitaria, ancorchè  dialettica, nello stesso Partito, lo sviluppo dei rapporti con le forze riformiste,  oggettivamente sono più  i risultati mancati,  che quelli conseguiti. 

L'assetto dell'area socialista in senso lato, a differenza di quanto pensato, non si è per nulla ricompattata nel PSI,   ma addirittura   ulteriormente  sfilacciata

Per  riaprire  un  dialogo  oggi  inesistente,  credo  sia  possibile solo  attraverso il  ripristino  di  una  Comunità  socialista  provinciale,  aperta  a tutti,  che non  cancella  né sostituisce le istanze  presenti,  ma  punterà  a rilanciare la comune  cornice  ideale,  insieme a proposte e programmi amministrativi, funzionali alla rinascita dei socialisti cremaschi, cremonesi e casalaschi,  nonché indirettamente degli italiani.

VIRGINIO VENTURELLI

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Dividersi per unire

“E' nato un movimento, non l'ennesimo partitino. Un movimento che vuole unire e non dividere”. Così inizia l'editoriale sul giornale online La Giustizia di Mauro del Bue il quale, per unire i “socialisti”, ha creato con altri sodali un nuovo gruppetto a Montegrotto. Mi domando: cosa faranno questi signori per unire, cito letteralmente, i socialisti riformisti e liberali,  di estrazione laica e cattolica (personalmente avrei aggiunto anche libertari)? Leggendo le loro argomentazioni riassunte nell'editoriale non ho trovato nulla di straordinariamente diverso dal pensiero dominante nell'area socialista. Interessante per la verità sarebbe sapere anche  chi finanzierà il movimento. E infine mi chiedo: quando anche raggiungessero  l'obbiettivo di riunire i socialisti (mi sembrano alla ricerca dell'Araba Fenice) cosa intendono fare, un partito? Per restare sul tema di chi vuole unire anziché dividere parliamo anche del neonato  Circolo Giacomo Matteotti, “la nuova casa del dibattito politico democratico, liberale e socialista”   come da loro dichiarato e con la loro bellissima esortazione “ E' l'ora di dare”. Si certo, è l'ora di dare ma anche è l'ora di fare! Chissà perché non è piaciuta questa nuova casa al gruppetto di Montegrotto. Tutti questi compagni hanno tante belle parole, tanti proclami, tante buone intenzioni ma forse dovrebbero rileggersi e ricordarsi alcune frasi di Pietro Nenni: “Il socialismo è portare avanti tutti quelli che sono nati indietro.” “Un fatto, anche il più modesto, conta più di una montagna di ipotesi.” “Tra la destra e la sinistra c'è un abisso incolmabile, perché la destra vi dirà sempre che è pronta ad aiutare chi resta indietro - e lo scrive sui manifesti, - la sinistra invece non chiede aiuto per loro, ma li fa camminare con le proprie gambe.” Ma perchè non ci spiegano, al popolo socialista,  perché non può essere l'attuale PSI il contenitore nel quale contribuire alla affermazione del socialismo riformista, liberale,  laico o cattolico, libertario? Non piace l'attuale segreteria? Lavorate e impegnatevi per cambiarla non fatevi il proprio inutile gruppetto!Impegniamoci per migliorare il PSI e non arrovelliamoci solo di come potremmo essere migliori in un partito migliore. Bisogna sporcarsi le mani, raggiungere il popolo socialista e riportarlo con noi, a votare per noi, per entrare nelle istituzioni e fattivamente incidere sulle politiche locali e nazionali. Certo che  bisogna fare le tessere raccogliere il 2 per mille per finanziarci e restare indipendenti e soprattutto dedicare tempo e risorse personali. Non c'è nulla di disonorevole in tutto questo. Cari compagni del movimento di  Montegrotto e del Circolo Matteotti se non vi va di sporcarvi le mani resterete come “pensatori “radical chic di Capalbio, tante parole e pochi fatti. Augurandomi di non giungere alla amara riflessione di Filippo Turati   “Come sarebbe bello il socialismo senza i socialisti.”

Silvano Bonali

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T. F. (sigla di un importante “collega” trasmigrato a Milano per importanti ruoli giornalistici, ma legato a Cremona, al punto di leggere ogni edizione dell'Eco):

 Questione socialista: concordo con il tuo commento e con la chiosa troisiana che sempre vale e ancor di più in questo contesto

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G.S. (rivolto al recente panel locale del PSI dedicato all'ultima fatica editoriale di Bobo Craxi): Le ultime affermazioni di Maraio sono tutte rivolte verso il centro. Tuttavia il personaggio è poco affidabile e sottoposto alle indicazioni di De Luca. Inoltre ho colto segni di ulteriore dissenso interno.  Se così fosse io mi rassegno a coltivare la mia famiglia e così non mi prendo delusioni e malumori. 

Ps. Un pezzo della mozione di Montegrotto è preso dal libro di Bobo.

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chiosa editoriale: Come direbbe la Torah, c'è una stagione per ogni cosa

L'entrée non poteva e non può prescindere dalla ripresa dell'appello, inviato in via riservata a Valdo Spini: “Grazie, Valdo. Spero sempre che Tu (mio coetaneo, commilitone e riferimento mio e di tanti dirigenti e militanti socialisti, per di più quelli come me che ritengono “prima tessera” il rango di Socio della Fondazione Rosselli) prima o poi (meglio prestissimo) scenda in campo a dirimere le posture divaricate delle testimonianze socialiste ed avviare uno sforzo teso alla armonizzazione dei convincimenti e alla convergenza dell'impegno in vista di una rinnovata Costituente riformista socialista. Un abbraccio”. Con il che dichiariamo serviti tutti quelli che ritengono (a torto o…a torto) che la postura esclusivamente di servizio editoriale de L'Eco del Popolo e la nostra (mia, di Virginio e di molti altri veterans socialisti) sia esclusivamente di riluttanza a farsi reclutare in format ectoplasmi replicanti un passato che (almeno come replica) non può risorgere.

Ma sull'argomento torneremo. C'è da giurarci, visto che la verve con cui in questi trent'anni (pur privi di tessera e di orpelli finalizzati a mantenere un rango e, soprattutto, in totale dispregio del feticcio del copyright su nome, simbolo e, tenersi forte, rappresentanza, negli attuali contesti, dei 133 anni di esistenza del Psi) non ci ha privato del piacere e del dovere di “militare” con la forza dell'idealismo.

Chi vivrà vedrà e verificherà la sostenibilità della ricollocazione sulla scena di un movimento aspirante al rating di partito. E non come accade dal 1994 ad un ectoplasma, che, barcamenandosi in fattezze prestazionali prive di posture, di spazi, di prerogative di reale autonomia e di mandato della "base" degli iscritti, di indiscutibili metodiche di aderenza dei gruppi dirigenti all'investitura e agli indirizzi della costituency, soprattutto, se espressi in sede congressuale, si è limitato e si limita ad una cooptazione di discutibile dignità ed utilità. Requisiti e circostanze questi quasi mai verificati nell'excursus di questo decorso trentennio, incardinato dall'inizio di quella che si può ben definire "diaspora" e caratterizzato dall'impulso a voler protrarre la testimonianza militante, oltre l'evidenza dell'impossibilità.  Accettando (forse per eccessodi generoso idealismo) ruoli e posture, che non è offensivo definire ancillari. Quasi sempre manifestati (proprio per rendere credibile il “servizio”) con un under statement molto simile ad un dumping (teso a non infastidire il senior e prevalent partner e a disincentivare eventuali concorrenti).

Qui ed ora ci limitiamo a sviluppare l'argomento (della sostenibilità di un ruolo nell'attualità e nel futuro della cultura del socialismo liberale e laburista) in generale, estraendo uno spaccato analitico dalla recente congiuntura elettorale.

Già… "Un segnale chiaro dalle urne" (poi derubricato nel sottotitolo a "boccata d'ossigeno della Schlein") sillaba su Corsera l'editorialista Massimo Franco. Per non dire dell'immancabile vittoria sulla controparte destrorsa, uno specchietto deformante anche delle più generose intenzioni idealistiche, se privo di adeguate e condivise basi progettuali per la gestione del "dopo". Come avviene dall'inizio della "transizione" alla seconda repubblica; temperie in cui l'"altra metà del cielo" (la sinistra postcomunista impinguata dal centro cattocomunista) ha avuto come unico specchietto orientativo l'ansia di vincere e di conquistare la governance. É avvenuto qualche volta. In capo a qualche "aggregato" di players non esattamente univoci sul piano né di ascendenze comuni né di programmi strategici. Né più né meno del contesto attuale, caratterizzato, come e più di allora, dalla pulsione di aggregare testimonianze incompatibili, all'insegna della totale trascuratezza di accettabili basi progettuali. Per i fondamentali di un governo alternativo alla destra nelle scelte e nei fatti e per l'avvio di un ciclo capace di avviare una seria trasformazione della fase della post-globalizzazione, nel senso del richiamo al modello del laburismo e del socialismo democratico

Si è parlato a proposito di Casa Riformista risultata se non proprio determinante sicuramente importante per l'esito dell'election day della Regione Toscana di "contenitore civico-moderato". Forse in relazione al posizionamento favorevole e non proprio defilato di Renzi. Una siffatta definizione (in qualche modo suffragata dagli endorsements degli ultimi giorni del leader della Leopolda) specialmente se irrobustita da coerente e concreta conseguenzialità, chiuderebbe il cerchio dei tormenti identitari di uno spazio per il magma dei pretendenti al ruolo genericamente chiamato "centro moderato". Che in questo caso ha scelto di essere "centro" del "campo largo". E che ha fatto il proprio vernissage in Toscana terra scaturigine della carriera napoleonica di Renzi e che in qualche misura può motivare una simile opzione "di radici". Si tratta di sapere se tale opzione, per caricarsi di un rango strategico, ha qualche probabilità di uscire da una visuale regionale e diventare linea nazionale. Intendendosi ovviamente correlata alla metabolizzazione di sé nella prospettiva di continuità nella stabilizzazione dei cardini dell'alleanza tra csx, sinistra radicale e sinistra populistica.  La cui consistenza aggiuntiva è stata quantomeno ridimensionata dall'esito delle urne. Per autodefinizione le ascendenze del Governatore rieletto Giani vengono da un "romanticismo da vecchio socialista lombardiano". E forse anche per questo l'investitura al primo governatorato non fu esattamente una passeggiata come i preliminari (con tutta la campagna) per il secondo non sono stati un dinner. In ogni caso la vicenda apre uno squarcio di percezioni più nitide circa il (supposto) sdoganamento di un "centro moderato" nel contesto e nelle prospettive strategiche (quindi, non solo elettoralistiche) del "campo".

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Dall'archivio L'Eco Politica e Istituzioni

  mercoledì 15 gennaio 2020

La sinistra e la questione socialista

Con i contributi di Paolo Carletti, Virginio Venturelli e Tommaso Anastasio

  mercoledì 11 settembre 2024

L'ECO-Repubblica:
'Io voglio scegliere'

  lunedì 16 maggio 2022

Tribuna Elettorale - Crema

Riceviamo e pubblichiamo il contributo di Virginio Venturelli

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