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Forum "sinistra riformista"/2

Contributo di Adriano Volpari

  01/05/2022

Di Redazione

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Caro Eco del Popolo, oggi doveva essere un bel giorno. Il giorno in cui ricordare e festeggiare i 130 anni dalla fondazione del Partito Socialista. Ho girato per Cremona alla ricerca di una copia dell'Avanti. Ma a Cremona non vendono il Riformista. Solo nelle grandi città. Chi aveva prenotato è rimasto deluso. Era l'occasione per mostrare agli altri che ci siamo ancora. Orgogliosi di essere Socialisti. Ma alla fine se ne è andata anche l'ultima lacrima di rabbia. Si fossero ricordati che questa è la terra di Bissolati. Ciao.  

Cremona, 30 aprile (vigilia del Primo Maggio) Adriano Volpari 

Riscontriamo, immediatamente e molto di buon grado, la segnalazione dell'amico Adriano. Se non altro per un dovere di reciproca simpatia dovuta tra coloro che da sempre amano tenere le posture (metaforiche) dritte. 

Forse siamo stati precipitosi (per effetto del solito impulso di accoglienza di tutte narrazioni che lasciano trasparire un ritorno militante della testimonianza socialista organizzata nella forma militante) a “sparare” l'annuncio. Del ritorno nell'agone editoriali stico della beneamata testata, di cui, come giustamente sottolinea Volpari, fu fondatore e Direttore Leonida Bissolati. 

Dopo l'annuncio fornito dalla conferenza stampa del Segretario Nazionale Enzo Maraio circa il ripristino dell'Avanti! della domenica (in panino col quotidiano Riformista), non abbiamo aspettato che seguisse l'Intendence. Semplicemente abbiamo presunto che fosse già stata incardinata la filiera della diffusione. Come il nostro lettore, ci siamo rivolti alla nostra edicola di fiducia, apprendendo, però, che il Riformista, oltre ad uscire solo alcuni giorni alla settimana (fatto che nella crisi generalizzata dell'editoria cartacea costituisce già un miracolo!), non arriva nella nostra contea. 

Era stato così anche per l'Avanti! mensile di Milano (che è in distribuzione solo a Milano ed in qualche altra città). Ce ne eravamo fatto una ragione, accendendo un abbonamento annuale, che assicurava la spedizione a mezzo posta. 

Finché c'è vita, c'è speranza che questi impicci operativi trovino una soluzione. Perché, deve essere ben chiaro, che ogni neonata testata espressione di idealismo e di militanza è una luce che si accende nella speranza di invertire la tendenza che negli ultimi trent'anni ha fatto tabula rasa del modello di vasta partecipazione popolare alla vita pubblica. 

C'è un'ultima chiosa al messaggio ricevuto e qui riscontrato. Riguarda il profilo simbolico del 130° anniversario della fondazione del PSI che viene cucito addosso all'annuncio dell'iniziativa editoriale. Come abbiamo segnalato privatamente al nostro interlocutore il PSI fu effettivamente fondato 130 nel 1982 a Genova, ma a ferragosto. Cambia poco. Importante è che ci sia qualcuno che, in posizione verticale, ricordi quell'accadimento simbolico e tutto quanto sarebbe sedimentato, nel molto bene e anche con qualche caduta, nella lunga storia. Una storia non del tutto cancellata da titanici e perseveranti accanimenti, interessati a praticare sforzi di oblio e di escomio dalla vita politica di tutti coloro che ritenessero inconclusa quella mission. Da questo rapporto sinergico tra ricorrenza della fondazione del PSI e ritorno in servizio di un (ulteriore) Avanti! (domenicale o feriale che fosse, a condizione che possa essere diffuso e letto!) deve, però, a parere di chi scrive qui, che non può essere sminuito né usato ad usum delphini il nesso di interdipendenza tra i due fatti. Che devono funzionare come messaggio didascalico. Sempre che, ovviamente, ciò possa essere nelle intenzioni della sala regia (come è accertato nel sentiment diffuso della platea socialista).  

Chi vivrà saprà. Anche se c'è da giurare sul fatto che, almeno per quanto ci riguarda, non spegneremo tanto facilmente il riflettore su un percorso che potrebbe essere l'ultima chance per reinstallare, come abbiamo più volto postulato, un riferimento, ideale e militante, di rilevanza socialista e di sinistra riformista. Percorso per il quale non ci stancheremo, neanche ad nauseam, di dichiarare condizione necessaria almeno l'intenzione di un progetto comune e inclusivo, prodromo di una Costituente del movimento liberal socialista. 

E, da questo punto di vista, la partnership editoriale tra Avanti e Il Riformista costituisce, se si tengono a mente i precedenti della testata fondata dall'indimenticabile Macaluso e la Costituente del 2007) un buon presagio. 

Diciamo subito che al di sotto di tale standard di ambizioni non siamo, per quanto ci riguarda (da impenitenti socialisti, che non si sono reinventati una stagione nella seconda repubblica), interessati ad approdi che, magari già nella fase di punzonatura, di ripiego. 

Abbiamo i nostri giocattolini (Associazione Zanoni, Eco del Popolo, Comunità Socialista, qualche riferimento nei Comuni e nell'associazionismo sociale e culturale): più di quanto si possa sperare (per chi ovviamente si ritiene appagato dal “minimo sindacale” di non disarmare la testimonianza ideale).  

Ovviamente, auspichiamo il percorso di convergenza. Che è insito nell'endorsement in cui ci siamo avventurati alcuni giorni fa e con cui abbiamo annunciato l'intenzione di partecipare come “simpatizzanti” al tentativo di rilancio di un movimento socialista. 

E che, c'è da giurarci, si manifesterà nel ruolo di sostegno dialettico destinato a diventare sempre più concreto approssimandosi l'assise congressuale di cui fa menzione il Segretario Enzo Maraio (che, come si ricorderà, è stato graditissimo ospite/protagonista di recenti iniziative locali). 

Maraio nei giorni scorsi ha rilasciato un'importante intervista ad un importante testata edita a Genova (città in cui si voterà a giugno). 

Ne riportiamo il testo nella nostra gallery, allo scopo di allargare la visuale di chi fosse interessato anche ai dettagli di operazioni in corso.  

Il bravo ed attivissimo compagno Maraio avrà sicuramente tempo ed opportunità per precisare, al di fuori, diciamolo sinceramente, dei doveri di aggancio sinergico al motivo per il quale sta ciabattando tutto il territorio nazionale, i capisaldi della mission di rovesciare (come un calzino) quanto resta della storia militante ed organizzativa del PSI. 

Siamo sicuri che quanto è restato, per le ragioni anzidette nella proverbiale penna, uscirà come progetto politico circostanziato non ci darà motivo di contrapposizione. 

Già, sin d'ora però, non possiamo trattenerci un “Mmm...” in rapporto alla prospettiva politica in cui il PSI circoscrive la propria convergenza con partners elettivi. 

Poniamo con molta benevolenza (ma anche con chiarezza), la questione del nesso logico e motivazionale dell'opzione di convergenza del PSI nei confronti dell'operazione esplicitata da Letta in occasione del recente congresso di Art. 1 (il movimento di Speranza e di Bersani), finalizzata a dare un'intelaiatura alla realizzazione del “campo largo” (il perimetro in cui dovrebbero star dentro PD, Art.1, PSI e, non si percepisce nitidamente, il M5S). 

Una benevolenza che, però, non può trascurare bellamente le dissolvenze, le amnesie, le contraddizioni implicite ed esplicite nel percorso delineato da Maraio. 

Una (la più vicina temporalmente) per le tante: stiamo giustamente dalla parte degli aggrediti e ci mettiamo insieme con la "sinistra" Nato scettica, che tra l'altro non ha mai aderito al PES? E non facciamo una minima menzione ai segmenti della sinistra riformista, il cui leader (ora fuori dal PD) fu determinante a traguardare il suo partito alla famiglia socialista europea (con il quale, per di più condividiamo il gruppo parlamentare al Senato)? L'unica spiegazione, in aggiunta all'approssimazione, che si può generosamente dare a questa reviviscenza di afflato verso un "campo" egemonizzato da un asse dem derenzizzato, è che al vertice del rilanciato PSI frullino nella testa la tentazione di fare la stampella. Pro domo sua (qualche briciola di mandato elettivo, in coerenza coi cicli aurei di Boselli, Villetti, Nencini, che marginalizzarono e annichilirono il rating ed il rango del movimento socialista italiano). Se, invece, come si spera, la linea abbozzata da Maraio sottintende uno sguardo più lungo, diretto alla formazione anche in Italia di un movimento di socialismo liberale e laburista, plurale e inclusivo (come nella tradizione e nelle più recenti versioni europee), questa testimonianza sarebbe preziosa. Per i socialisti come per tutta la sinistra. Quanto alle alleanze locali non si può non far presente, per chiarezza e per coerenza, che, nella nostra realtà territoriale, la Comunità Socialista si sta muovendo non nella direttrice del "campetto" del continuismo dell'egemonia dem riflessa preferenzialmente col gruppettismo radicale, rifondarolo o populistico, bensì della convergenza riformista. Manifestamente (adesso a Crema, un anno fa a Pizzighettone, tra un anno sperabilmente a Cremona) accolta come progetto di programma e di testimonianza comune dal PD. Mentre a Crema la seconda gamba del "campetto" (di Letta) va da sola. L'intervista di Maraio è comunque apprezzabile, perché apre un bel dibattito e, c'è da sperare, prelude a quel congresso socialista costituente. Senza del quale...ognuno per sé e le illusioni per tutti. (e.v.)

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