Ai nostri lettori, interlocutori, inserzionisti…innanzitutto, grazie per il costante rapporto, fatto di attenzione a questa rubrica e di alimentazione dei contenuti della medesima. Che, lo diciamo con schiettezza, fa fatica a reggere i ritmi.
Ragion per cui, come avevamo già annunciato, il format non sarà solo di annunci, ma anche di cronaca di eventi, da noi annunciati e seguiti nel loro svolgimento. Ovviamente fa piacere alla nostra testata ed al suo retroterra idealistico, storico e culturale che gran parte dei pannel dedicati all'approfondimento storico si sia infittita, nelle ultime settimane, di proposte che riguardano il nostro “pantheon”.
In tal modo, la nostra filiera focalizzata sulla ricca offerta di divulgazione e di cultura (di cui diamo atto a tutti) coglierebbe l'opportunità di una informazione completa. Almeno continueremo a provarci. Pur nella consapevolezza dei nostri limiti tecnici ed operativi.
Comunque, ripetiamo, grazie a tutti.
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Luigi Garlando scrittore e giornalista di punta della Gazzetta dello Sport, noto soprattutto per alcuni libri entrati nell'elenco dei classici per i ragazzi, come Per questo mi chiamo Giovanni, dedicato alla vita e all'esempio di Giovanni Falcone, torna in libreria e a Cremona con il suo ultimo libro: Sandro libera tutti, edito da Rizzoli. Parlando del suo libro Garlando dice di avere voluto raccontare ai giovani questo grande uomo, la sua vita, il suo coraggio, il suo amore per la libertà e la pace, un uomo che può “continuare ad essere un esempio, con la convinzione che non esistano argomenti per grandi che non possano essere raccontati anche ai più piccoli”. In cento capitoli veloci ed emozionanti, Luigi Garlando compone il ritratto intimo di un ragazzo eccezionale che con la sua lezione di umanità ha fatto la storia del Novecento italiano. Sandro Pertini, figlio di una famiglia agiata, da grande vorrebbe fare l'ebanista. L'Italia dei primi del Novecento è un paese in fermento: la distanza tra ricchi e poveri è enorme, il vento del socialismo scuote le piazze, l'entusiasmo interventista spinge alla guerra. Crescendo, Sandro capisce che non è il legno ciò che vuole modellare, ma la società. Per renderla migliore, perché sia un luogo di giustizia e libertà per tutti. Cresce in lui la passione per la politica, quella che ha a cuore le persone e il bene comune. Sarà questa spinta a determinare la sua esistenza, a consentirgli di sopportare gli anni di carcere, di lottare contro il fascismo, di impegnarsi giorno dopo giorno per la neonata Repubblica italiana, fino a diventarne il presidente. Il presidente più amato dagli italiani. “Sono onorato di ospitare in Sala Puerari la presentazione del bel libro di Luigi Garlando dedicato a Sandro Pertini, partigiano, socialista e politico antifascista italiano, figura centrale della lotta partigiana e della resistenza contro il nazifascismo, che gli costò la prigionia e l'esilio”, dichiara l'assessore alla Cultura Rodolfo Bona, che aggiunge: “Indimenticato Presidente della Repubblica dal 1978 al 1985, Pertini fu simbolo di unità nazionale incarnando i valori di libertà, pace e giustizia sociale, principi che ribadì con forza durante tutto il suo impegno politico, diventando figura di riferimento, soprattutto per le giovani generazioni. Ringrazio pertanto la libreria Timpetill e l'autore Luigi Garlando per questa bella occasione di ripercorrerne la biografia con particolare attenzione ai più giovani”.
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DARIO LA FERLA E IL SUO «TEATRO DANZA» A CREMONA
Il coreografo siciliano dirigerà al Centro Next due giornate di laboratorio Coreografo, coreo regista, terapeuta e danza-terapeuta. Sono queste le alte qualifiche di Dario La Ferla, personaggio di spicco del panorama artistico italiano e non solo, con un curriculum a dir poco sbalorditivo. Ebbene, La Ferla sarà ospite del Centro Culturale Next di via Cadolini 20 per dirigere un laboratorio intensivo di teatro danza, riservato agli iscritti della UILT, l'Unione Italiana Libero Teatro, il 29 ed il 30 novembre. “Siamo onoratissimi di aver con noi un personaggio come Dario La Ferla - ci dice con orgoglio Paolo Ascagni, presidente nazionale della UILT - Stiamo parlando di un coreografo e “danz'attore” che si è formato alla scuola del grandissimo Maurice Bejart e che ha lavorato con teatri, compagnie di danza, istituti ed enti di livello mondiale. Ha collaborato con personaggi come Zeffirelli, Falqui, Bolognini, Quartucci, Ovadia e moltissimi altri, i cui nomi valgono oro per gli addetti ai lavori. Da oltre trent'anni opera come coreografo e docente per la «Fondazione Indra» e l'«Accademia del Dramma Antico di Siracusa»… Che dire? E' davvero una grande emozione, per la UILT, per il nostro Centro ed anche per la città di Cremona”. Il seminario di La Ferla si intitola “Corpi di luce” ed è uno stage intensivo ispirato alle dinamiche del teatro danza. Come ci spiega Francesca Rizzi, responsabile del Centro Studi della UILT Lombardia e direttrice artistica del Centro Next, “sarà l'occasione, per gli attori e performer della UILT, di immergersi per due giornate in una esperienza umana ed artistica di altissimo livello. Si lavorerà sulle tecniche di base del teatro danza e, come dice Dario con il suo modo di parlare sempre molto evocativo, se ne esploreranno i linguaggi ‘possibili', dando spazio alla corporeità, l'immaginario in azione, il rapporto del corpo con la luce ed il buio. Insomma, l'arte della danza incrocerà il reale ed il simbolico”. Per il Centro Culturale Next si tratta dell'ennesimo, prestigioso riconoscimento di livello internazionale, che va a premiare un percorso artistico rigoroso e coerente. I locali di via Cadolini hanno accolto alcuni dei grandi protagonisti della storia del teatro d'avanguardia, di sperimentazione e di impegno sociale: Cathy Marchand del Living Theatre, Jordi Forcadas del Teatro dell'Oppresso, Eugenio Barba e Julia Varley dell'Odin Teatret. Ed a tal proposito, è bene ricordare che il Centro Next è riconosciuto ufficialmente come una delle Sedi Itineranti della Fondazione Barba-Varley, la rete di diciotto associazioni sparse per tutto il mondo e legate dalla comune appartenenza - ognuna con le sue caratteristiche e modalità - al grande fiume del Terzo Teatro, una delle più straordinarie ed innovative esperienze della storia del teatro. Allegati: - Locandina del laboratorio. - Alcune foto di Dario La Ferla. L'associazione QU.EM. quintelemento ed il Centro Culturale Next / NexTeatro La filodrammatica «QU.EM. quintelemento» è una associazione di promozione sociale che svolge soprattutto attività video-teatrale, nell'ambito del «Progetto Next Theatre»: una commistione fra il teatro e le varie tecniche video, sempre alla ricerca di modalità creative e sperimentali. La sede è a Cremona, nel «Centro Culturale Next» del Palazzo Schinchinelli-Martini, in via Cadolini 20: è lo spazio dedicato ai laboratori, i corsi, gli eventi. Dal gennaio del 2024, il Centro Next è riconosciuto ufficialmente come una delle diciotto Sedi Itineranti mondiali della «Fondazione Barba-Varley», istituita e presieduta da Eugenio Barba, uno dei grandi maestri della storia del teatro e fondatore del leggendario Odin Teatret. Dal 2010 la compagnia fa parte della Rete Associativa UILT, Unione Italiana Libero Teatro; il socio fondatore di QUEM, Paolo Ascagni, ne è presidente nazionale dall'anno 2019.

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libri
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giocata in casa:

A quasi un secolo della scomparsa, Book City di Milano ha prodotto un importante rivisitazione della figura della “Signora Anna”, della “Dottora” con l'ultima fatica dell'apprezzato accademico e divulgatore storico Maurizio Punzo.
Una iniziativa editoriale e, una conviviale di presentazione presso la prestigiosa sala del Civico Museo, corrisposta da un numeroso e qualificato pubblico (tra cui l'accademica cremonese professoressa Betri, che un anno prima aveva animato l'iniziativa divulgativa della Fondazione Kuliscioff, e la dottoressa Angela Bellardi, già Direttore dell'Archivio di Stato ed attuale Presidente della Società Storica Cremonese e dell'Ucid). A coordinare gli interventi, introdotti dall'autore del saggio in presentazione prof. Maurizio Punzo. Già docente alla Statale di Milano, la professoressa Marina Tesoro, già professore ordinario di Storia Contemporanea presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Pavia, nonché coordinatore del Dottorato in Storia della medesima Università. Che in tali ruoli (ovviamente a quelli della saggistica storica) abbia, la professoressa Tesoro, seminato bene è dimostrato dall'episodio, più che sorprendente, edificante, dell'incrocio, espressamente cercato, di due laureati (oltre trent'anni fa) cremonesi che hanno voluto omaggiare e salutare il professore relatore della loro tesi.
Concludiamo, allo scopo di promozionare l'acquisto, da parte dei lettori e dei cultori di storia, di questo bel lavoro di Punzo (come di tutti gli altri collocati nella nostra Bacheca), del profilo che la nostra testata pubblicò di Anna Kuliscioff.
IN MEMORIA DI ANNA KULISCIOFF
NEL NOVANTESIMO DELLA SCOMPARSA

"Il 29 dicembre di 90 anni fa moriva Anna Kuliscioff, la “dottora dei poveri” che lottò per il diritto di voto delle donne. Per sottolinearne il grande carisma, il filosofo Antonio Labriola la definì “l'unico uomo del socialismo italiano”. Anna Rosenstejn nasce in Ucraina nel 1857, figlia di un'agiata famiglia di mercanti ebrei. Nel 1871 inizia gli studi a Zurigo dove cambia il nome in Kuliscioff, probabilmente utilizzando il termine tedesco “kuli”, facchino. Medico, giornalista, ma soprattutto protagonista delle battaglie politiche e sociali, la sua formazione politica è permeata dalla concezione materialistica della storia. Anna Kuliscioff è la figura femminile più importante del riformismo socialista. Fu in primo piano nelle lotte per la piena parità tra i sessi, per i diritti delle donne lavoratrici e madri nei luoghi di lavoro e per il suffragio universale. Nel suo fascicolo informativo del 1899, raccolto dalla Prefettura di Milano, si afferma che “ ha molta influenza data la sua intelligenza e cultura”. Anna non accettava ambiguità, era realista ma coraggiosa, capace di analisi acute e di proposte concrete. Straordinario fu il suo legame affettivo e politico con Filippo Turati con il quale pur non mancò di registrare divergenze di analisi e proposte di cui dava conto puntualmente la “Critica Sociale”.
La Conferenza sul “Monopolio dell'uomo” da lei tenuta nel 1890 al Circolo Filologico Milanese (in cui era al tempo preclusa l'iscrizione alle donne) può essere considerata il “Manifesto della questione femminile italiana” che pone sotto una nuova luce, anche per gran parte dei socialisti del tempo, la questione della subordinazione femminile nella società e nella famiglia, negando che sia un fatto naturale antropologico. Solo il lavoro sociale, retribuito al pari dell'uomo, può portare la donna alla conquista della libertà, della dignità e del rispetto; senza questo il matrimonio non fa che umiliarla in un dramma che le toglie la dignità e l'indipendenza. Netto è il suo distacco dal “femminismo “ che considera un fenomeno borghese.
Gli studi di medicina la portano a frequentare nel tempo diverse università. Nel 1885 viene accolta a Pavia da Camillo Golgi, futuro Nobel della medicina, con cui collabora con una propria ricerca sulle origini batteriche delle febbri puerperali. Dopo la laurea a Napoli nel 1886, si trasferisce a Milano dove diviene la “dottora dei poveri” e affianca Alessandrina Ravizza, finche la salute glielo consente, nell'ambulatorio medico gratuito che offriva assistenza ginecologica alle donne povere.
Nella fondazione del PSI a Genova nel 1892 la Kuliscioff presenta l'ordine del giorno, che respinge le tendenze operaiste e decide il distacco dagli anarchici. Arrestata dopo i fatti di Milano del 1898 e accusata ingiustamente assieme a Turati e ad altri di aver fomentato la rivolta, scrive dal carcere: “Se si aggravassero le mie condizioni di salute, vi prego a mani giunte di opporvi a qualunque passo che si volesse fare per ottenere la mia libertà come grazie personale o con un indulto speciale. Impedite a chicchessia che mi sia fatta un'offesa morale”.
Il 19 giugno 1902 viene approvata la Legge per la tutela del lavoro femminile e dei minorenni che fa proprie molte delle rivendicazioni contenute in un progetto elaborato da Anna e proposto in parlamento da Turati. Appoggia senza riserve la Camera del Lavoro di Milano, cuore dell'azione riformista del tempo che “tiene testa alle follie anarchiche e ripara ai danni dello sciopero generale. Per Anna “A Milano sono i riformisti la sola visibile forza morale ed elettorale del socialismo che con l'Umanitaria danno vita alle scuole operaie professionali, che con gli Uffici del Lavoro affrontano i problemi più urgenti dei proletari di città e campagne, fondano cooperative di produzione, diffondono biblioteche popolari negli strati più oscuri del proletariato.”
La sua indipendenza di giudizio ne fa una voce fuori dal coro, capace di affrontare le scelte più difficili con grande chiarezza. Quando a Caporetto l'Italia rischia la disfatta Anna concerta con Caldara, il Sindaco socialista di Milano, un manifesto che esorta i cittadini alla calma e alla fiducia “perchè l'invasore sia al più presto ricacciato e rifulga nel mondo la pace e la giustizia imperi sui popoli” e chiede a Turati di “influire sullo spirito dei soldati con parole esplicite e serene per la difesa della patria.”. Nel 1920 raccoglie pareri autorevoli e materiali di documentazione per un programma organico economico di rinascita del Paese che viene illustrato alla camera da Turati nel discorso “Rifare l'Italia”. L'assassinio di Giacomo Matteotti, che considerava “suo figliuolo”è per Anna un dolore enorme a cui si aggiunge il fallimento dell'alleanza di tutte le forze antifasciste, da lei fortemente auspicato, che consegna il potere a Mussolini.
La sua memoria fu per lungo tempo “dimenticata “ da un movimento socialista diviso e debole. Fu Bettino Craxi nel 1975 a rompere il silenzio, cui si erano sottratti in pochi, e a rivalutare la figura di Anna Kuliscioff. La costruzione di quello che oggi chiamiamo il “welfare”, la lotta per l'effettiva parità tra i sessi, la scelta di mantenere la battaglia politica e sociale sul terreno della legalità e del rispetto delle istituzioni, danno al suo pensiero una grande attualità".