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ECO-Bacheca del 20 settembre 2025

  19/09/2025

Di Redazione

ECO-Bacheca+del+20+settembre+2025

Sergio Tarquinio e la sua attività artistica

L'esposizione al Museo Civico “Ala Ponzone” non è certo un grado di riassumere la straordinaria carriera artistica di Sergio Tarquinio, ma intende comunque restituirne, attraverso una trentina di opere, l'alto profilo tecnico e creativo, l'impronta figurativa che è alla base delle sue creazioni e la centralità del disegno in tutta la sua produzione, a partire dalla fine degli anni Trenta, quando realizza e poi pubblica i suoi primi lavori.

Nel 1942  vince i Ludi Juveniles interprovinciali del disegno che gli consentono di partecipare alle finali di Firenze. Lo stesso anno inizia, da autodidatta, a dipingere e a intagliare la sua prima matrice in legno. A cento anni dalla nascita, Tarquinio appare come un artista che ha saputo mantenere un impegno costante tanto nell'incisione quanto nella pittura, rispettandone la rispettiva autonomia di ricerca pur nella continua dialettica reciproca, così come avviene anche riguardo all'illustrazione e al fumetto, arti nelle quali si riversa, spesso sottotraccia, la sua grande sensibilità pittorica.

Gli inizi dell'attività xilografica sono pressoché coevi a quelli  del percorso pittorico. Nel 1942, infatti, dipinge i primi oli e comincia a studiare i trattati di xilografia e ad affinare le pratiche della stampa. Considerata arte minore – come del resto il fumetto e l'illustrazione – l'incisione rappresenta per Tarquinio un altro modo di essere della pittura, un vero e proprio atto di sublimazione creativa attraverso un processo alchemico di trasformazione della materia. L'esempio dell'Espressionismo tedesco del primo ‘900 lo induce a sperimentare le xilografia su diversi legni, stampando in nero o a colori e alcuni metodi calcografici diretti, come il bulino e la puntasecca o indiretti, come l'acquaforte, l'acquatinta, la cera molle o tecniche in piano, come la litografia su pietra o su zinco.

Nel 1945, inizia l'attività d'illustratore che costituirà il suo impegno quotidiano fino all'aprile del 1988. Nel maggio del 1948, comincia a lavorare all'Abril di Buenos Aires, casa editrice che si occupa di libri e fumetti. In Argentina stringerà amicizia con i disegnatori del gruppo veneziano, fra i quali Hugo Pratt e con i giovani disegnatori dell'Abril, dando vita alla Scuola italiana del fumetto sudamericano.

Nel 1952, tornato in Italia, Tarquinio lavora come illustratore a Milano dove, nel 1957, conosce Sergio Bonelli al quale si legherà in esclusiva condividendo una duratura amicizia e continuando una felice carriera di disegnatore di fumetti d'avventura, fra i migliori del periodo per le sue capacità di coniugare qualità artistica e rispetto della tradizione fumettistica, ottenendo importanti riconoscimenti.

Il fumetto era per Tarquinio solo un onesto lavoro artigianale. Con la pittura, invece, poteva esprimere qualcosa di intimo e personale, come nell'attività incisoria, nella quale possiamo ritrovarne i soggetti e i temi e la sensibilità cromatica e di tocco, declinata attraverso la sapienza tecnica e il dominio degli effetti tonali, anche nel bianco e nero.

Lo possiamo apprezzare nei raffinati paesaggi caratterizzati, da solidi tratti ad acquaforte, da impalpabili chiaroscuri graniti ad acquatinta e da neri morbidi e profondi realizzati a puntasecca, che trasfigurano luoghi reali in immagini di grande fascino.

Molti dei suoi personaggi, uomini e donne dai volti scavati tratti dal vero, sono intagliati nei legni con forte realismo espressivo. I suoi uomini del Po e i suoi migranti meridionali, sono presenze umili di un mondo da lui intimamente conosciuto, ritratti come avrebbe potuto fare un fotografo o un regista neorealista.

Anche le Baracche e le Demolizioni trascrivono emotivamente la metamorfosi della città durante gli anni Cinquanta attraverso l'abbattimento di interi caseggiati, che Tarquinio registra con “sordo risentimento” non per protesta, ma per esprimere la nostalgia di quegli “alveari umani” ai quali resta aggrappato, fino a trasformarli in organismi viventi in via di disfacimento. Queste opere straordinarie sfociano nelle Texturologie urbane del nuovo millennio, contrassegnate dalla progressiva perdita di riconoscibilità dell'oggetto e da intricati dedali lineari, quasi astratte rappresentazioni della disumanizzazione della società e della città, sulla quale lo sguardo dell'artista sembra posarsi dall'alto, con crescente distacco, svelando la sua continua necessità di aggiornamento figurativo.

Pubblichiamo di buon grado il comunicato, la locandina dell'evento, le immagini trasmessi dall'Ufficio stampa del Comune, compiacendoci per l'iniziativa destinata ad ampliare le consapevolezze sui valori espressi dagli artisti cremonesi. Il festeggiato, la sua lunga carriera, la sua ampia ed apprezzata produzione ne sono la prova.

Di tutto ciò ne siamo consapevoli e da epoca non sospetta. E per rapporto diretto con l'artista. Al quale la Federazione Socialista commissionò un'opera con cui “griffare” un evento particolarmente importante: la visita del Presidente Pertini a Cremona.

Tarquinio realizzò la litografia che, in formato manifesto, tappezzò le vie della città; in formato cartolina, circolò diffusamente ben oltre i confini cittadini; in formato originale e a numero chiuso e debitamente incorniciata sarebbe entrata nelle case private e nei circoli politici e culturali. Nel rinnovare gli auguri al festeggiato, pubblichiamo la litografia.

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sabato 20 settembre 2025, alle ore 11 a Palazzo Comunale

inaugurazione della mostra fotografica Respiro Vitale della serie "Camposanto" di Federico Rebecchi

visitabile dal 20 settembre al 12 ottobre nell'ex Sala Violini a Palazzo  Comunale.

Si tratta, come recita il comunicato dell'Ufficio Stampa, di una selezione di scatti del fotografo Federico Rebecchi che raccontano la bellezza delle opere scultoree conservate nel Civico Cimitero Monumentale.

L'esposizione offre l'opportunità di apprezzare una selezione di scatti che raccontano il territorio e, in particolare, la bellezza delle opere scultoree conservate nel Cimitero Monumentale di Cremona, filtrate dall'obiettivo del fotografo Federico Rebecchi: una sorta di viaggio tra i dettagli di pietra e la natura che si infiltra nel camposanto. La mostra è rivolta ad un pubblico ampio, dagli appassionati di fotografia, alle famiglie e alle scuole, così da contribuire a conoscere sempre meglio alcuni luoghi della nostra città. 

Nel silenzio autunnale, la nebbia ammanta il Cimitero Monumentale, dove le foglie cadono lente come il tempo che passa, prende forma questa raccolta fotografica in bianco e nero, con tocchi di colore che rompono la quiete e catturano l'anima. Le immagini raccontano le storie mute delle tombe storiche, molte delle quali da tempo abbandonate, i cui nomi scolpiti stanno sbiadendo insieme al ricordo. Le sculture – angeli, volti, mani, drappeggi – emergono dalla nebbia del tempo come presenze sospese tra memoria e oblio. 

Federico Rebecchi, con uno sguardo intimo e sensibile, si è lasciato guidare dai dettagli: una crepa nel marmo, un garofano rosso, un angelo ormai dimenticato. Gli accenti di colore, delicati e mirati, diventano ferite aperte o respiri vitali, rendendo visibile ciò che l'occhio rischia di non notare: la bellezza fragile dell'abbandono, la poesia del tempo che consuma e trasforma.  Questa mostra è un invito alla riflessione: su ciò che resta, su ciò che dimentichiamo, e su quanto anche il silenzio – se guardato con attenzione – possa parlare. 

“Il Cimitero di Cremona – dichiara l'assessore con delega ai Servizi cimiteriali e alla valorizzazione di Palazzo Comunale Paolo Carletti - nasconde bellezze formidabili che conserva gelosamente. A noi il compito di mantenerle in ordine e di promuoverne la conoscenza. Questa mostra è un dono a tutti coloro che hanno lavorato nel e per il nostro cimitero e per quanti anche oggi dimostrano passione per un lavoro tanto delicato”.

 

Per Federico Rebecchi (Cremona 1971)  la fotografia è sempre stata un punto cardine nella sua vita: come professionista prima, come appassionato ora. Ogni scorcio per Rebecchi è la registrazione di un momento vissuto, si lascia ispirare da sempre dalla vita quotidiana, dagli ambienti alle persone, ogni momento diventa evocazione. Come dice l'autore si nasce e si muore fotografi.

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 I resti del Carroccio saranno collocati nella Sala Alabardieri di Palazzo Comunale

Nell'ambito delle attività volte alla valorizzazione di Palazzo Comunale i resti del Carroccio di Milano saranno esposti nella Sala Alabardieri di Palazzo Comunale in quanto è quella che, nel complesso, ha mantenuto maggiormente l'originale impianto medioevale dell'edificio. Questa è la decisione presa dalla Giunta.

Il Carroccio di Milano — protagonista della battaglia di Legnano del 1176 e della lega dei Comuni lombardi contro l'Imperatore Federico Barbarossa — venne catturato una prima volta dai Cremonesi nella cruenta battaglia delle Bodesine (presso Castelleone) nel 1213 e una seconda volta nel 1237, nella battaglia di Cortenuova (in provincia di Bergamo), quando Federico II ed i Cremonesi sconfissero le truppe di Milano. Quello conservato a Cremona è probabilmente davvero il primo, perché il secondo venne dall'imperatore inviato a Roma, come trofeo di guerra, e, secondo la versione della cronaca di Salimbene de Adam, bruciato, mentre secondo altri esposto in Campidoglio.

Il Carroccio è stato restaurato nel 2007, quindi esposto in occasione delle celebrazioni per gli 800 anni dell'edificazione di Palazzo Comunale e dei 900 anni del Duomo. L'antico reperto è stato esposto nella Sala Cremona dell'Ala Ponzone a Palazzo Affaitati nel 2013, esposizione suggellata dalla presentazione del volume Il Carroccio di Cremona - Storia e leggenda di un simbolo cittadino, edito da Bolis, e realizzato con il sostegno di Cariparma-Crèdit Agricole. Successivamente, considerata la delicatezza del cimelio, è stato collocato in uno spazio adeguato dei Musei Civici, sotto la responsabilità del Conservatore per la cura e il monitoraggio costante del suo stato di conservazione.

Il Carroccio è stato oggetto, sin dal precedente mandato, di alcune riflessioni e ipotesi di valorizzazione condivise con l'allora assessore alla cultura Luca Burgazzi, che non sono state realizzate dopo una valutazione congiunta con la Soprintendenza circa la loro fattibilità, che risultava problematica. Le riflessioni, proseguite nell'attuale mandato in modo congiunto con l'assessore alla Cultura Rodolfo Bona e l'assessore con delega alla valorizzazione di Palazzo Comunale Paolo Carletti, sono state condivise attraverso una relazione tecnica e progettuale corredata da alcune ipotesi di fattibilità economica, a cui è seguita una prima interlocuzione con la competente Sovrintendenza.

In un ente pubblico l'attuazione di interventi di valorizzazione è definita dall'equilibrio delle valutazioni tecniche, economiche e amministrative, in relazione ai procedimenti di autorizzazione. Questo vale anche per l'adeguata collocazione dei resti del Carroccio, progetto che si lega a una più ampia azione di rilettura di Palazzo Comunale, concordata a inizio mandato, finalizzata alla sua valorizzazione come sede delle memorie storiche della città e come fondamentale Polo culturale della comunità cremonese. Si tratta di un'operazione già avviata e che ha visto, tra l'altro, la sistemazione di alcune sale di rappresentanza, la conclusione dei lavori di restauro e consolidamento strutturale delle arcate di Palazzo Comunale, grazie ai quali sono tornati alla luce pregevoli affreschi cinquecenteschi sottoposti ad un delicato restauro.

“Il Carroccio dei milanesi a Palazzo Comunale: dopo 800 anni troverà la sua giusta collocazione, nella Sala degli Alabardieri che per dedicazione e per struttura è quella che mantiene più genuino l'impianto medievale”, è il commento dell'assessore Paolo Carletti, che aggiunge: “Stiamo lavorando secondo le intenzioni della giunta che vuole Palazzo comunale come uno dei poli culturali principali della città e ci sembra di essere sulla strada giusta. Un ringraziamento al conservatore Mario Marubbi per la cura e il monitoraggio costante dello stato di conservazione di questo importante reperto, nonché per la preziosa collaborazione attuale e futura”.

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chiosa e accompagnamento della notizia

Indubbiamente, più che di eventi (con relative locandine e corredo grafico), l'Ufficio Stampa Comunale ci ha servito una sventagliata di preannunci. Diversamente da altre testate, la nostra generalmente non copia-incolla per l'editing. Perché, sempre diversamente dagli altri, noi non abbiamo spazi da riempire e, soprattutto, non facciamo affidamento sul ritorno delle inserzioni commerciali. Ergo, va da sé, che sugli editings siamo, diciamo, risparmi osi.

In questo caso, però, …crepi l'avarizia! Pubblichiamo, consapevoli ed in certo qual modo ottimisti, tutte le “veline”. Che sono preannuncio di notizie ed eventi fecondi, dal punto di vista della cura del profilo e dell'offerta alla Città. Però, non facendo parte (anzi!) della squadra embedded della “ditta”, non possiamo, si ripete, non affiancare all'apprezzamento delle intenzioni e dei contenuti degli annunciati eventi far mancare un accompagnamento prudenziale.

In generale, apprezziamo molto (noi che come noto non abbiamo mai lesinato sul barba e capelli ad un governo comunale propenso a somministrare, per ragioni di “scambio” coi propri referenti, una inarrestabile offerta di panem et circenses (come, ad esempio, le performances educative di rappers il cui profilo è recentemente finito su altra cronaca), noi, dicevamo, apprezziamo molto il fatto che i più attivi Assessori gettino il cuore oltre l'ostacolo. Con l'offerta di eventi dalla ricaduta feconda per l'elevazione della vita culturale della città.

E' il caso dell'esposizione dei più importanti lavori dell'insigne artista Tarquinio, iniziativa che non richiama ulteriori positivi commenti.

Molto apprezzabile, altresì, mostra fotografica Respiro Vitale della serie "Camposanto" di Federico Rebecchi. Artista che non conosciamo, ma di cui abbiamo letto buone cose. Tale iniziativa presenta, altresì, il vantaggio (se lo si volesse cogliere) di prestarsi a una tiratina d'orecchi (anche per prudenza preventiva, perché non vorremmo che l'evento servisse a una sviatina da ben altri problemi che da anni gravano sul Civico Cimitero) al governo comunale, più che ai singoli assessori.

Il Civico Cimitero si trova (nonostante la dedizione del personale) da almeno trent'anni in una imbarazzante condizione di cedimento funzionale e di decoro. A dispetto, ripetiamo, dal rating monumentale. Ok, buona cosa la mostra (se serve ad allargare il visus sulle problematiche incombenti). Ma se farete come il “passato lo giorno gabbato lo santo” dopo la mostra, verremo a prendervi a casa.

Sul “Carroccio”  che torna a casa non possiamo che apprezzare. In una ineludibile distinzione di convergenza su una finalità che deve essere e restare di richiamo alla storia. Il “Carroccio” è stato per tenti anni emarginato. Contava in tale atteggiamento il fatto che era diventato simbolo di una forza partitica?

Per chiudere, se non applausi scroscianti, sinceri apprezzamenti. Ma avendo riguardo alle modalità dei recenti festeggiamenti della promozione in A della beneamata e dell'uso inappropriato, forse illegale, della Civica Campana (per scopi di irretimento di una parte politica attualmente all'opposizione), ci pare appropriato e doveroso dispensare un Chivalà!

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I Ragazzi del Torrione, insieme alla Pro Loco di Pizzighettone e al Gruppo Volontari Mura, hanno deciso di fare squadra per regalare al paese una serata speciale.

Per noi i Ragazzi del Torrione sono unione e punto di partenza, il punto da cui nasce la voglia di fare qualcosa che speriamo sia ricordato.

Un momento di incontro, collaborazione e condivisione, aperto a chiunque abbia voglia di mettersi in gioco e di contribuire alla nostra comunità.

20/09/2025 Gera di Pizzighettone - Via Smancini, 49 Palazzo Silva con il suo magnifico giardino. Vi aspettiamo per brindare insieme in questa cornice unica!

PIZZIGHETTONE – Il Giardino Silva rifiorisce grazie al Gruppo Volontari Mura: storia, piante, eventi e visite guidate per tutti.

Dopo l'inaugurazione dello scorso 28 settembre, è iniziato un nuovo intervento di messa in sicurezza del percorso interno della ghiacciaia, unica struttura del genere rimasta intatta e accessibile in paese. L'obiettivo è restituire alla comunità un patrimonio di straordinario valore storico e culturale.

Un luogo che racconta la storia.

Le origini del giardino risalgono al Settecento. Il catasto teresiano del 1732 lo cita come “orto del Palazzo dei Silva”, situato nell'attuale via Barone Smancini, allora via San Martino. Nel 1956 il giardino ottenne il vincolo ministeriale a tutela delle bellezze naturali. Oggi conserva l'impronta del giardino romantico ottocentesco, tra alberi ad alto fusto e scorci suggestivi, con la ghiacciaia come vero tesoro storico.

L'ambizione dei volontari.

Il progetto non si limita alla conservazione. Il Giardino Silva è destinato a diventare una location polivalente per matrimoni, concerti, mostre, eventi culturali e visite guidate rivolte a

visitatori e studenti. Ogni pianta è stata censita e dotata di targhe descrittive, per raccontarne caratteristiche, origine e curiosità.

Un tesoro botanico.

Tra le 19 specie presenti spiccano il ligustro giapponese, la mahonia japonica, il glicine cinese, l'acero campestre e il tasso con le sue bacche rosse. Non mancano ippocastani, bagolari e l'affascinante “albero di Giuda” (Cercis siliquastrum), legato a un'antica leggenda cristiana.

Un'aula a cielo aperto.

Le etichette botaniche trasformano il giardino in una vera aula a cielo aperto, capace di incuriosire studenti, turisti e appassionati. Grazie alle visite guidate, ogni pianta e scorcio storico raccontano la loro storia, facendo del Giardino Silva un punto di riferimento culturale e educativo per tutta la comunità.

In foto un momento dei lavori di messa in sicurezza del percorso interno della ghiacciaia e l'etichettatura delle piante.

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