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Dossier Sanità - "DEA di 2° livello"

Percorsi ad ostacoli per potenziali deragliamenti

  25/05/2022

Di Redazione

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Obiettivamente si potrebbe far derivare l'accelerazione del confronto (termine sicuramente riduttivo del concetto) sui temi della sanità territoriale da due circostanze: lo sdoganamento della posizione processuale del Governatore Fontana e l'avvicinarsi del fine mandato. 

Non che il “confronto” sia correlato a step di progressione di un progetto fatto di determinazioni concrete con timing predefinito. 

A ben vedere esternazioni, narrazioni, testimonianze non sono mai mancate in questo biennio terribile. Hai voglia! Se i risultati dipendessero dal monte chiacchiere e roadshow (versione moderna delle antiche madonne pellegrine, schizzate nel rapporto tra establishment e realtà territoriale), non ci sarebbe restato niente sul tavolo per giustificare qualsiasi scambio di idee sulle questioni aperte: tutte risolte! 

Mentre è ben evidente il fatto che così non è. Ad accelerare esternazioni e comparsate in loco deve aver contribuito quel liberatorio proscioglimento del Governatore Fontana (di cui prendiamo atto, in forza del personale impulso al “in dubio pro reo”). In assenza del quale, per noi, pur garantisti, ha costituito un tappo alla piena esplicitazione di percorsi da percorrere. 

Il primo e più importante dei quali è la strategia in vista del rinnovo del mandato regionale. Si sarebbe fatto lo stesso. Ma, indubbiamente, poterlo fare senza la proverbiale spada di Damocle apre gli spazi. 

Ecco, perché, almeno nei nostri contesti, vessati dalle conseguenze pandemiche ma “confortati” dalle rassicuranti narrazioni dell'establishment lombardo, gli ultimi giorni hanno assistito all'innesco delle superiori marce del motore dialettico. 

Diremo la nostra a conclusione dell'edizione n. 10 del Dossier. Anticipiamo subito di avere, in questa circostanza, invertito l'ordine dei fattori. Il nostro commento alla fine. In primis i contributi del Consigliere Regionale Matteo Piloni, della nota attivista sui temi dell'Area donna e ambiente, Paola Tacchini, e del deputato cremonese Luciano Pizzetti. 

In qualche misura, per quanto questi interlocutori siano particolarmente presenti nel dibattito sui temi più importanti del territorio, li abbiamo tirati in ballo, perché si pronunciassero sull'improvvisa intensificazione del dibattito sulle correlazioni tra il riconoscimento della Dea di II livello e del nuovo ospedale di Cremona. A loro la parola, con il nostro anticipato apprezzamento. 

Se la volontà della giunta regionale 

…è quella di riconoscere a Cremona un DEA di 2° livello, dipende dalla stessa Regione. A cui chiedo di evitare però una contrapposizione tra Cremona e Mantova. Ciò che deve essere messa al centro è la salute dei cittadini, e il ruolo che si vuole dare e riconoscere all'ospedale di Cremona all'interno del servizio socio sanitario della Lombardia e nella fascia a sud della nostra Regione. E Cremona da questo punto di vista ha un argomento in più che riguarda la posizione geografica, baricentrica tra Pavia e Mantova stessa. Anche questo deve essere un argomento a cui si deve prestare attenzione.  

Se poi la Regione sta valutando la possibilità di riconoscere il DEA di 2° livello sia a Mantova che a Cremona (oggi la norma non lo prevede, ma le norme si possono cambiare!), lo dica subito e con chiarezza, così ci risparmiano inutili confusioni che non servono.  

Infine al Presidente Fontana e all'assessore Moratti dico anche che, in questo percorso, non ci si dimentichi anche degli altri presîdi ospedalieri, sia per quanto riguarda l'Oglio Po che l'Asst di Crema per il territorio cremasco.

Matteo Piloni – Consigliere della Regione Lombardia (PD) 

Ma io mi domando: cosa ha fatto di male Cremona? 

Col Covid-19 nel 2020 siamo stati "scelti" come primo nosocomio da riempire, con la vana speranza della giunta regionale di risparmiare le province si serie A, quali Milano,  Varese, ecc. Dopo l'emergenza Covid hanno approfittato del calo di prestazioni per chiudere o depotenziare diversi reparti... Riabilitativa, radiologia interventistica e Brest Unit (e lasciamo perdere l'UTIN, come il dimezzamento della Cardiologia, già avvenuti nel 2019). 

Per farsi belli, poi, volano fino a Dubai, l'Assessore lombardo e il Sindaco cremonese, per parlare del grandioso progetto: il nuovo ospedale di Cremona, del quale ipotizzano la costruzione nel giardino di fronte a quello già esistente, ma con un terzo di capienza in meno e che avrà l'assurdo nome di "Parco della Salute"... (chiedete ai cittadini di Cavatigozzi come sono stati contenti del "Parco Rottami" sorto senza effettivi permessi a luglio 2020). 

Sarà che la parola "parco" fa molto green? 

L'anno prossimo ci saranno le votazioni regionali, e tutto oramai è propaganda. Per prima cosa viene assolto in quattro e quattro otto il presidente Fontana, così è pronto per la ricandidatura... lui o la sua Assessora... 

A Cremona sbandierano, come già scritto, l'ospedale nuovo, (forse tra 10 anni operativo), lasciando decadere progetti già stanziati per il nostro nosocomio, come la riqualificazione del Cancer Center, poi abbandonata, e che a noi pazienti senologiche è costata cara, tra le varie criticità, ad esempio, niente più sala infusioni dedicata alla nostra patologia.  

Infine l'assessora Moratti, va a promettere che, di fatto, certificheranno solo l'ospedale pubblico di Mantova, con il DEA di secondo livello. 

Anzi, no, viste le proteste, meglio tenere il piede in due scarpe, dato che le province del sud Lombardia sono terre di conquista per il centro destra poco presente a livello comunale, e specificare che nulla è già deciso.  

Ora inizi la guerra fratricida tra due province di serie B, come se invece di ospedali e cura della salute dei cittadini, stessimo parlando di un derby in un torneo di calcio... 

Ma davvero gli abitanti di Cremona non reagiscono? E ancora peggio i sindaci della provincia, gli unici che hanno la facoltà di opporsi, cosa fanno? E che siamo, carne da macello? 

Paola Tacchini 

Le conquiste non sono mai un regalo… 

….ma il prodotto di lotta e impegno. Tu più di tanti altri dovresti saperlo e sarebbe offensivo che te lo rammentassi. La verità è che nessun mantovano è così accanito contro la propria struttura sanitaria. Nonostante i cremonesi lagnosi, nonostante l'AssT cremonese sia un terzo di quella mantovana, abbiamo portato a casa un investimento ragguardevole e il potenziamento delle specialità ospedaliere. Risorse per il personale? Certo! Ma quante colpe ha la Regione e quante i nostri Governi nazionali? Apparati scientifici? Quasi 100 milioni saranno a ciò destinati. No compagno, noi siamo i principali nemici di noi stessi. No ospedale, no autostrada, no terzo ponte, no stoccaggio gas, no biogas, no termovalorizzatore. Questa non è terra per i riformisti, per conservatori. Vogliono stare nel brodo stantio? Prego. Ma, come si dice adesso, not in my name. 

Luciano Pizzetti

(Deputato al Parlamento) 

Percorsi ad ostacoli

...per potenziali deragliamenti 

Diciamo subito che coi primi due nostri corrispondenti, Piloni e Tacchini, non c'è partita: concordiamo quasi sempre. Ed anche nella circostanza la loro testimonianza costituisce un punto di approdo difficilmente scalfibile per chi non si fa accalappiare dalla mastodontica fake new della nomenklatura lombarda. Di cui diremo nel prosieguo. 

Senza togliere nulla agli altri due interlocutori, ci intriga molto il ragionamento di Pizzetti che, partendo “dal dito” specifico della politica sanitaria induce ad alzare lo sguardo ad un cielo più vasto. 

Io sono per indole un positivo. Come ho scritto in passato su Eco in modo diretto, sono assolutamente pro Cr/Mn, terzo ponte, termovalorizzatore,  installazione intensiva delle pale eoliche e dei pannelli voltaici, pro stoccaggio, pro biogas. Sulla gestione ospedaliera, invece, sono come i tori, quando vedono rossi. Ma su questo si può e si deve confrontarsi: fra riformisti aperturisti e riformisti circospetti.  

Ripeto, non sono mai stato un gufatore seriale. Semplicemente, da 30 anni osservo e sottopongo a factchecking i percorsi gestionali. Che sono sinteticamente questi: su Mantova il centralismo lombardo ha polarizzato: AST, Camera di Commercio e, a turno, la “supervisione” sull'Asst Oglio Po. Cremona, di suo, si era già fatto sfilare l'ex PMIP e l'Istituto Zooprofilattico, finiti a Brescia. L'ospedale di Mantova, un tempo se non proprio un catorcio ma non un'eccellenza, si è riqualificato nel corso degli anni. Grazie al controllo politico sociale del territorio. Tenendo, evidentemente botta meglio di noi alla vandalizzazione ed allo spoil operate dalle monocratiche Direzioni aziendalizzate. Diciamo che Mantova ha potuto restare sul mercato, perché è riuscita ad introitare benevolenze e a farsi vandalizzare di meno. 

Detto ciò, rifiutiamo di essere catalogati come contrarians, indiziati di volersi mettere di traverso a quello che viene esitato come un risultato taumaturgico: la combinata realizzazione del nuovo nosocomio ed il contestuale riconoscimento della Dea II. 

Non essendo da tempo “militanti”, quindi, privi dell'animus pugnandi (anche se non disposti a farsi prendere, come direbbe Montalbano, per i cabassisi, facciamo cose e sentiamo gente. Giusto per raccontarla bene sulla nostra testata. 

Conclusione: non ce n'è stato uno (ad eccezione degli apparatchik esposti nella narrazione pubblica a dosi industriali) che ci abbia espresso comprensione nei confronti dello sfascio della sanità pubblica (soprattutto, locale) e stimi come giustificata e praticabile l'operazione da due anni spacciata dai “suonatori di Brema” del Pirellone. 

Una narrazione, controfattuale, ininterrotta e poco rispettosa verso la cittadinanza che è ormai diventata il brand del leaderismo e un vero e proprio instrumentum regni. E, dato che ci siamo, diciamo che il kantiano ottimismo della volontà e pessimismo della ragione sta in piedi se non ci sono trucchi ad alterarne gli equilibri. 

Detto questo, affermo anche (ma con molto dispiacere) di non condividere la convinzione dell'amico/compagno Pizzetti circa la fattibilità (io aggiungo, la sincerità della promessa) della realizzazione del nuovo nosocomio.. Io no! Perché il nuovo ospedale è la fregatura di ultima generazione riservata ai Cremonesi. 

Da due anni, come ripetiamo ad nauseam, questa offa (che sta diventando una mela avvelenata) viene estratta dal cilindro ad ogni tornante del percorso di guerra che ha contraddistinto le “performances” del governo lombardo (tanto per intenderci, da Gallera in poi). 

Lo “sdoganamento” (a seguito di proscioglimento) del Governatore sta ringalluzzendo la “squadra” del centro-destra; che pensa di recuperare sparandola, come Trinchetto, sempre più grossa. 

In materia di nesso di causalità/ consequenzialità (tra nuovo ospedale e riconoscimento della dea di II livello) il Trinchetto mayor è il direttore Generale della ASST. Per il quale, ovviamente, non c'è ritegno alcuno a prendere per i fondelli cittadinanza, istituzioni, corpi sociali. 

Eppoi che …zo di ratio è questo percorso ad ostacoli, garantito dal niente ma solo sulla parola, secondo cui per costruire il nuovo H non intervieni per anni sul vecchio e devi interagire con la precondizione della dea II. E per avere questa devi avere una struttura ospedaliera adeguata. Però, non mettono a disposizione risorse per il personale e per gli apparati scientifici.   

Già perché, nelle more dei progetti, degli stanziamenti, dei cantieri, il DG AssT di Cremona, a commento della resistenza all'indennizzo per la mancata realizzazione del Cancer Center, dichiara: “la necessità di salvaguardare denaro pubblico, visto l'avvio del più corposo progetto del nuovo ospedale”. Il Direttore sanitario della stessa Asst: “ l'attività integrata del Cancer Center continuerà indipendentemente dalla mancata ristrutturazione e sistemazione di tutte le attività oncologiche del quarto piano. D'altro lato, anche l'ottimismo della volontà di Pizzetti ad un certo punto sembra cedere, quando dichiara al quotidiano: “elementi di valutazione ulteriori da parte dell'Assessorato Regionale non ve ne sono stati. Se non l'attribuzione di ulteriori attività specialistiche finora assenti a Cremona…Cremona concorre alla realizzazione di un Dea di II livello grazie alla costruzione di un nuovo ospedale. In assenza del quale non ci sarà a Cremona un Dea. “ 

Fateci capire il nesso di consequenzialità per ottenimento Dea II tra requisiti già posseduti e quelli in itinere. 

Perché tra le varie narrazioni si fa fatica a capire. Versione di ultima generazione: collega il riconoscimento alla realizzazione del nuovo nosocomio che si potrà ottenere tra 5 o 6 anni. 

Mantova, aggiungendo la specialità di Neuropsichiatria, praticamente a portata di mano, lo avrebbe in termini enormemente più brevi. 

Se il percorso ha una sua ratio, si può azzardare una domanda. Si aspettano 5 o 6 anni per decidere a chi attribuire la Dea? Tra l'altro, l'attribuzione del Dea spetta al Ministero (con ampi margini per Cremona, si sbilancia il quotidiano “indipendente”). 

Gli unici inputs alla compostezza di elaborazione e, soprattutto, di eloquio, vengono dai pochi “temerari” che non hanno portasto il cervello all'ammasso. 

Il Dott. Lima, presidente Ordine dei Medici, considera: “il riconoscimento del Dea viene considerato essenziale per giustificare l'impegno economico di 330 mln (non sufficiente). Il roster del Dea comprende Cardiologia con Emodinamica, Neurochirurgia,, Cardiochirurgia e rianimazione cardiochirurgia, Chirurgia Vascolare, Chirurgia Toracica e Terapia Intensiva neonatale “ 

Tenetevi forte! L'assessore Moratti (suonino le trombe, rullino i tamburi!) se ne esce con un bel: “il Dea è poco più che un cartello da affiggere all'ingresso… per l'acquisizione del Dea non conterà la realizzazione della nuova struttura ma la semplice progettazione”. 

Da andarli a prendere a casa …Mentre il ringalluzzito Governatore viene a Crema, a sostenere il candidato della destra, e sornione si sbilancia per un NI (si per la casa di comunità a Crema, per la dea si vedrà…) il nuovo ospedale sarà bellissimo… non c'è un derby Cremona Crema”. Che, semmai si aggiungerebbe al derby Cremona- Mantova (per la dea). 

A far la guardia al bidone della benzina resta il borgomastro di Cremona “Il protocollo tra Giunta Regionale e territorio sul nuovo ospedale “salda il patto di collaborazione” …perciò si chiede che il territorio sia coeso e compatto.” 

Per due mandati è stato evanescente sullo smantellamento della sanità pubblica in provincia di Cremona, ma non ha perso cieca fiducia nell'affidamento dei vertici regionali. 

Le battaglie si fanno sempre. Anche quelle che si sa di perdere. Ma ci risparmino la versione più becera che sarebbe il derby con la cugina Mantova. Perché per i territori periferici dovrebbero valere gli stessi standards fissati per le comunità montane.

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