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Consulta Provinciale dei Sindaci dei "piccoli comuni"/7

Contributo del Sindaco di Cumignano sul Naviglio, Aldo Assandri

  28/07/2020

Di Redazione

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Nato a Pianengo il 10 gennaio 1965, sposato con un figlio di 17 anni, diploma di geometra e laureato in architettura, svolge da sempre la libera professione, attualmente con studio in Pianengo. Collabora da oltre 25 anni con diverse amministrazioni per lo svolgimento di incarichi nei lavori pubblici. Nello stesso periodo è stato responsabile dell'ufficio tecnico di Cumignano sul Naviglio (interrotto con la candidatura a Sindaco), Ripalta Arpina e Credera Rubbiano.  

La sua carriera politica inizia presto, a diciotto anni appena compiuti, come capogruppo di minoranza a Pianengo, ma dopo questa prima esperienza, ha abbandonato la scena amministrativa per dedicarsi al proprio lavoro. La candidatura a Sindaco nel 2004, in una lista civica a Cumignano sul Naviglio è stata -a suo dire- "una proposta che non ha potuto rifiutare per senso civico". 

A chi mi chiede  perché ho accettato la proposta, del gruppo che aveva guidato il comune nei dieci anni precedenti, di fare il Sindaco (nel mio caso sindaco di un Comune con  poco più di 440 abitanti) rispondo che mi ha spinto il senso civico e di responsabilità, perchè sentivo che potevo fare del bene alla comunità. 

Ma la risposta corretta dovrebbe essere “perché sono un po' masochista”. 

Perché è questo oggi un sindaco di un piccolo comune: una persona a cui piace farsi del male.

Infatti non è normale che una persona accetti e di conseguenza si assuma tutte le incombenze, di diventare responsabile dell'ufficio tecnico, del servizio finanziario, del servizio stato civile, del servizio sociale, della gestione della polizia locale, che si impegni a partecipare a tutte le riunioni dei sub ambiti, delle società partecipate o  delle società "in house", della Provincia, della Prefettura, del Tribunale (ad esempio per la nomina del revisore dei conti o per la nomina dei giudici popolari), oppure  che si impegni a risolvere le controversie fra vicini o le difficoltà economiche dei propri concittadini ed ancora, che si assuma la responsabilità degli anziani e dei minori  in stato di necessità o, per finire, che si preoccupi se nel proprio comune i giovani sono tornati a drogarsi. 

Perché è questo che fa un sindaco di un piccolo comune o perlomeno è questo che faccio io nel mio piccolo comune.

Con un segretario a scavalco (perché lo stato, come per i medici non ha più personale), un tecnico comunale a tempo parziale, un istruttore finanziario ad incarico esterno e nessun dirigente interno, è stato obbligatorio assumere tutte le responsabilità dei settori fondamentali al fine di potere svolgere ordinariamente la vita amministrativa. 

E senza nessuna copertura assicurativa garantita dallo stato!

Penso che tutti condividano l'opinione che questa situazione non sia normale.

Le norme attuali non differiscono le responsabilità del Sindaco di Milano da quello di Cumignano Sul Naviglio, ma il primo ha fior fiore di dirigenti che si assumono l'onere della burocrazia; io passo dal decidere quale motocarro acquistare per il cantoniere dal programmare la variante del PGT (per fare un esempio banale ma potrei farne decine e decine di simili).

Lo stato non può scaricare sui sindaci ogni incombenza, non possiamo essere sempre l'ultima ruota del carro. 

Maggiormente gli enti superiori al Comune non possono giocare allo scaricabarile, soprattutto con noi piccoli comuni, anche perché, in parecchi casi, non abbiamo le competenze per assumere le decisioni che i vari problemi, anche sovracomunali, necessitano.

Per fortuna la collaborazione fra noi piccoli, soprattutto nella nostra provincia è fitta e proficua, con ampio scambio di consigli e pareri che aiutano a superare le diverse difficoltà quotidiane.

Nonostante tutto il pessimismo sopra esposto, sono orgoglioso di fare il Sindaco del Mio Comune. 

Lottare contro i problemi di quadratura del bilancio, di incombenze a volte assurde, non riesce a danneggiare l'euforia della consapevolezza di essere stato utile per la propria comunità.

Ripeto spesso che la differenza fra un piccolo comune ed uno grande è che in un piccolo comune si fa amministrazione, in uno grande si fa politica.

E per questo motivo che ritengo che dovrebbero esserci disposizioni legislative diverse e distinte in virtù delle dimensioni degli enti locali.

Le incombenze di Cremona non possono essere uguali a quelle Cumignano sul Naviglio. 

I  comuni di piccole dimensioni necessitano di disposizioni snelle, pratiche e semplici, con procedure immediate e senza tanta burocrazia. 

Ai molti che me lo chiedono  ribadisco che negli ultimi sette anni, le incombenze burocratiche si sono moltiplicate in maniera esponenziale: ormai tutto è telematico, con firma digitale, con pagamenti telematici, con consultazioni online ma tutto questo non ha semplificato la vita amministrativa, al contrario l'ha appesantita. In comuni in cui è difficile parlare con il cellulare perché non ci sono ripetitori figurarsi come possa essere la connessione internet per fronteggiare tutte le incombenze del PAGOPA, di ICARO, di SINTEL, di MEPA, di SUE, di SUAP, di ANPR (per elencare alcune sigle di programmi che siamo obbligati ad utilizzare).

Probabilmente è anche colpa nostra perché qualcuno potrebbe farmi notare che lo stato ha messo a disposizione una serie di strumenti per agevolarci la vita come unioni di comuni, convenzioni, accordi di programma, etc...

Vi assicuro che il mio comune ha utilizzato parecchi di questi strumenti ma con esiti disastrosi perché, essendo cosi piccoli non siamo considerati nelle decisioni sovracomunali ma siamo costretti a partecipare alle spese di gestione (pago ancora oggi un mutuo per la sede dei vigili urbani dell'unione soresinese anche se sono uscito dalla stessa da oltre 15 anni). 

La soluzione quindi parrebbe nel farci morire, nel sopprimerci, nel fonderci. 

Sottoscrivo però quello che ha scritto su questo sito il Sindaco di Casaletto di Sopra: non è facendo scomparire l'ente amministrativo che si risolvono i problemi di una comunità ma i problemi si risolvono con la presenza e la disponibilità.

Noi sindaci dobbiamo fare nostri i doni chiesti dal Re Salomone a Dio e cioè tanta saggezza per amministrare la giustizia fra il popolo e per distinguere il bene dal male.   

Non essere esperti informatici, legislativi, dei servizi sociali, dei dati personali, etc.

Ripeto, per sopravvivere abbiamo bisogno di semplicità. E di risorse economiche ovviamente.

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