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Con il "taglio", cosa rimarrebbe della Repubblica Parlamentare italiana?

Di Ermete Aiello

  14/09/2020

Di Redazione

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Egregio Direttore,

io voto NO, convinto e deciso. Si tratta di una riforma sbagliata, frutto solo di epidermica avversione nei confronti della, politica e delle istituzioni, alimentata senza dubbio da un oggettivo scadimento delle qualità dei rappresentanti nei due rami del Parlamento, voluta unicamente da chi ne aveva proclamato la valenza solo per mero scopo propagandistico, subita anche da uno schieramento politico che ha barattato principi costituzionali con la partecipazione al governo.

Né vale 1'affermazione di qualche autorevole commentatore che in ogni caso da qualche parte bisognava incominciare; ma perché incominciare proprio dalla parte sbagliata? L'hanno già detto in tanti: non sarebbe stato più logico e corretto varare prima la legge elettorale (come era facilmente prevedibile i tentativi in extremis sono miseramente falliti ), modificare i regolamenti parlamentari, individuare la differenziazione delle funzioni tra Camera e Senato?

Anche perché il testo di legge che si vuole approvare non è una vera riforma; ricordava Cacciari "che una riforma è un disegno organico, che riporta equilibrio nel bilanciamento dei poteri e armonizza i principi che regolano il funzionamento del gioco democratico,. Qui non c'è niente di tutto questo, c'è il taglio puro e semplice, un'auto amputazione del Parlamento".

E non è affatto vero che si tratta di un concreto taglio alle spese (gli stessi 5 stelle hanno rinunciato a tale risibile argomento) né risulta vero che l'Italia abbia un numero di parlamentari eccessivo rispetto ai paesi europei: classificando l'Europa per numero di parlamentari, deputati e senatori, ogni 100 mila abitanti il nostro Paese si colloca al 23° posto su 27 Stati; con la riforma scenderebbe più in basso. E neppure è sostenibile la affermazione che con un minor numero il Parlamento funzionerebbe meglio perché allora bisognerebbe verificare la qualità degli eletti (c'è da ridere) e soprattutto eliminare (con una concreta ed efficace nuova legge elettorale) la penalizzazione della libertà di scelta dell'elettore al quale è imposta la indicazione dei più fedeli alle segreterie dei partiti e non dei migliori. Altro elemento negativo è poi dato dalla riduzione della rappresentatività, che significa riduzione della partecipazione che in una democrazia parlamentare ne costituisce l'essenza: attualmente il rapporto tra abitanti e parlamentari è di un seggio di Deputato ogni 96.000 abitanti e di un seggio di Senatore ogni 192.000 abitanti. Con la riforma avremmo un Deputato ogni 151.000 abitanti ed un Senatore ogni 303.000 abitanti. Conseguentemente molti territori vedrebbero drasticamente ridotta la loro rappresentanza. Votare NO, difendere i principi costituzionali significa anche frenare l'abuso dei partiti nella imposizione dei fedelissimi alla carica parlamentare e smascherare ancora una volta quell'ipocrita populismo che ha visto tagliare in piazza poltrone di carta. Significa, in fondo, praticare una vera politica, capace di essere interprete dei bisogni della collettività e di avere dei rappresentanti in Parlamento in grado di controllare l'esecutivo senza limitarsi ad essere mero strumento di ratifica delle sue scelte.

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