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Commemorazione dei fratelli Alfredo e Antonio Di Dio, presso il Civico Cimitero 12 ottobre 2022

  17/10/2022

Di Redazione

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Come ogni anno si è tenuta in questa prima metà di ottobre la commemorazione degli eroici Caduti della Resistenza Antonio ed Alfredo Di Dio. L'iniziativa era indetta dalla Associazione Partigiani Cristiani di Cremona ed erano presenti rappresentanze del Comune e dell'ANPI con le loro bandiere. Franco Verdi per l'ANPC ha ricordato le tappe essenziali della vita dei fratelli Di Dio, il momento in cui da ufficiali dell'Esercito rifiutarono di continuare la guerra a fianco dei tedeschi e passarono coi loro reparti nelle file dei partigiani in val d'Ossola. Quindi le battaglie in cui caddero ed il significato che oggi va dato al loro sacrificio. A rappresentare il Comune, essendo la Giunta riunita in Municipio, era incaricato il consigliere Enrico Manfredini che, col saluto del Sindaco, ha portato alcune riflessioni sulla guerra in corso in Ucraina e sul dibattito odierno sull'antifascismo 

Intervento di Franco Verdi, vicepresidente dell'Associazione Nazionale Partigiani Cristiani di Cremona

Ci ritroviamo, oggi 12 ottobre, davanti alla Cappella Funeraria del Civico Cimitero, per onorare la memoria dei fratelli Alfredo e Antonio Di Dio, medaglie d'oro al Valor Militare, caduti per piombo nazifascista sulle montagne della  Val d'Ossola. La data di oggi, 12 ottobre, è importante nella Storia – la scoperta dell'America,1492 – ma per noi dell'ANPC e di tutte le associazioni partigiane, militari, le istituzioni civili ed ecclesiastiche, ricorda il supremo sacrificio di Alfredo Di Dio 12 ottobre 1944,che seguì di qualche mese il fratello Antonio ucciso il 13 febbraio.

La ritualità, la celebrazione della Memoria ci aiuta a comprenderne il valore, tanto più importante oggi che viviamo un presentismo immemore e vacuo, senza tempo, che ci preclude la comprensione della Storia e degli avvenimenti e ci condanna, come è stato scritto, a ripeterne gli errori. E' quindi, per noi tutti, dovere morale custodirla, la memoria, proteggerla, agirla, trasformarla in fattore potente di autenticità e di vita, civile e politica, e, come nel caso dei fratelli Di Dio, religiosa, dal momento che la Fede cristiana, da loro professata, non fu elemento  aggiuntivo ma sostanziale e fondativo.

Un secondo pensiero lo traggo dal valore storico di questo sacrificio che avvalora quanto la ricerca storiografica ha poi pienamente confermato. Dimensione iniziale della Resistenza in armi, dopo l'immane tragedia dell'8 settembre 1943, fu il rifiuto dei militari a cedere le armi e l'organizzazione dei primi nuclei di resistenza armata, in nome dell'onore e della fedeltà alla patria e al re. Ci fu quindi, potremmo dire, una resistenza “monarchica” concorrente e cooperante con le forze combattenti di diversa visione e missione politica. Ciò avvalora e conferma come il fenomeno resistenziale non può essere definito di parte, perché espressione di un pluralismo ideologico e politico insieme, prodromo di libertà riconquistata e di democrazia compiuta.

Chi erano Alfredo e Antonio Di Dio? Ecco qualche breve traccia biografica. Nati a Palermo, Alfredo il 4 luglio 1920 e Antonio il 17 marzo 1922, nel 1928 da Enna si trasferiscono a Cremona. Il padre, Arcangelo, vicebrigadiere di PS, assume servizio presso la Questura. Ottimi studenti, le elementari al Capra-Plasio poi al Ginnasio-Liceo “D. Manin”, eccellenti sportivi in diverse specialità, soprattutto la scherma, dove Antonio fu campione provinciale e convocato in Nazionale, frequentarono la parrocchia di S. Agostino. È documentata l'iscrizione di Antonio alla Gioventù di Azione Cattolica. Al tempo, parroco di S. Agostino era l'austero don erminio Stuani, segretario di Giunta, quindi primo collaboratore dell'arcivescovo Giovanni Cazzani, il vero e unico antagonista di Farinacci. Le sue posizioni, definite “afasciste”, nel senso di netta alterità al Regime senza altre prossimità politiche, non potevano non riverberare sul parroco Stuani e sul contesto parrocchiale, di antiche tradizioni monarchiche. Per entrambi i fratelli il cursus studiorum si completò all'Accademia Militare di Modena, alla frequenza della Facoltà di Giurisprudenza presso l'Università  di Pavia, la nomina e il servizio da ufficiali. Dopo l'8 settembre e tribolate vicissitudini, i due fratelli si ricongiunsero sulle montagne circostanti Omegna, iniziando ad organizzare i primi  nuclei di resistenza. In questa opera Alfredo, nome di battaglia Diala, fuse il proprio gruppo di patrioti con quelli del cap. Filippo Beltrami, un architetto milanese che operava nelle vicinanze e con il quale fu rapido il sorgere di un'amicizia che si fondava su una perfetta comunanza d'intenti oltre che su una profonda affinità spirituale. Il 13 febbraio 1944, durante un fatto d'armi a Megolo, Antonio, generoso e ardimentoso, accorso per difendere il suo comandante Beltrami, rifiutò di porsi in salvo e cadde colpito a morte. Successivamente Alfredo, col nuovo nome di Marco, allargò e potenziò gli organici fino a costituire la Divisione Val Toce con grandi prove di efficienza nel comando e risultati sul terreno. Cadde in battaglia il 12 ottobre 1944 al confine tra Cursolo e Malesco. Come scrisse Fulvio Righi, coetaneo e amico “le due grandi anime dei fratelli si ricongiunsero così alla Luce del loro eroismo dopo aver dato alla Patria, in impeto di cavalleresca dedizione, le gioventù che già si preannunciavano ricche di promesse”.

Mi sia consentita un'ultima annotazione. Il tema dell'antifascismo, nel cui alveo la Resistenza trae origine, è tornato in questi giorni al centro del dibattito politico. Per le note ragioni. La vicenda e la  testimonianza dei fratelli Di Dio ci dicono che non basta un antifascismo verbale, urge un antifascismo di valori, di solido ancoraggio costituzionale, di scelte coerenti e non manipolabili, di dedizione non saltuaria alla causa della Libertà e della Democrazia. Che sono scelte difficili, impegnative, che non vanno mai date per scontate, che necessitano di alimentazione, di tutela, di azione formativa. Coonestate e rese feconde dal Sacrificio. È il dinamismo Pasquale che rende vera la vita.

Foto di repertorio.

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