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A pochi giorni dalla giornata della memoria

  14/01/2023

Di Redazione

A+pochi+giorni+dalla+giornata+della+memoria

Caro direttore, tanti anni fa, per aver accettato l'invito di una famiglia amica, mi sono recata per la prima volta a Soncino. Dovevo parcheggiare una piccola cinquecento e, guardandomi attorno, notai di fronte a me un vicoletto senza alcun contrassegno di divieto. Mi infilai con la portiera del passeggero ben vicina al muro, notando solo una porticina di legno vecchio e scuro ben chiusa e con un gradino. Al ritorno mi vidi aggredire da una persona piuttosto magra, molto anziana, vestita di una lunga palandrana che mi accusava di aver ostacolato l'apertura del suo prezioso negozio. Mi informai e mi fu riferito che era la bottega degli stampatori ebrei insediatosi nel borgo centinaia di anni prima. Adottarono il nome Soncino dal paese in cui poterono insediarsi per iniziare la loro nuova attività. Scopo prefissato: diffondere la cultura attraverso libri non scritti a mano, costosissimi, con altri stampati, quindi a costi minori. Ora questa loro bella casa gotica continua a tramandare la storia del loro operare come Museo apprezzatissimo e molto frequentato. All'interno purtroppo mancano i torni di allora, forse solo uno ha resistito alle conseguenze delle persecuzioni anche nel nostro caritatevole Paese. Leggendo tempo fa un quotidiano, appresi che una famiglia dei discendenti Soncino è giunta in Italia per conoscere le proprie radici. Il Borgo li ha accolti come cugini: nella sala consiliare il primo cittadino e altre autorità, compreso il Presidente del circolo culturale Almirante, hanno dato loro il benvenuto e amichevole assistenza. Se non erro, riflettendo, i soncinesi nelle ultime votazioni hanno dato fiducia a liste di destra dove il partito Fratelli d'Italia faceva e fa bella mostra di sé….

Strano scherzo del destino!! Sicuramente sarò antiquata, qualcuno penserà paranoica, ma anche se fosse… 

“Far buon viso a cattivo gioco “è un gioco politico tornato in auge. Meloni afferma di aver sempre condannato le leggi razziali, di non essere razzista …lasciar morire la gente in mare è per difesa del nostro Paese, tenere cimeli fascisti, tollerare messe o assembramenti di nostalgici non porta mal di testa, preoccupazione alcuna …ma si perché allora l'estrema destra respinge la “vecchia “etichetta, come se la sua appartenenza ad un partito con la fiamma non fosse mai esistito?

Difficile crederlo, ma tant'è…I signori Soncino si convinceranno che è tutto oro quello che luce, che se abbiamo la destra al governo è che l'opposizione non ha saputo infondere la stessa fiducia nell'elettorato …sminuendo il cammino di chi ha combattuto per la libertà (poveri i nostri eroi) e la democrazia. Auguriamoci che nel cuore di tutti    questi valori continuino ad avere la stessa irrinunciabile importanza. I Soncino operarono per secoli nel tentativo di diffondere cultura come base di conoscenza responsabile. Mi unisco alle belle parole, senz'altro usate verso di loro dai Signori rappresentanti del Borgo, per riconoscere il valore dei loro antenati, sino a quell'omino che difendeva giustamente dalla mia ignoranza il suo prezioso territorio, a cui chiedo ancora scusa. 

Un caro saluto, direttore.

Clara Rossini, Cremona, 9 gennaio 2023.

Una scivolata

Innanzitutto, ci sia consentito ringraziare Clara Rossini (che oltre ad essere una nostra assidua corrispondente è anche presidente emerita dell'Associazione Zanoni) sia per l'encomiabile testimonianza sia per il pretesto che ci offre per giustificare la punzonatura di una riflessione tenuta in caldo per un po' di tempo.

Si capisce dal profilo editoriale e dal baricentro tematico della nostra testata che non tiriamo mai indietro la mano; quando sono in gioco ideali e valori irrinunciabili.

La nostra prevalente mission, applicata all'approfondimento e alla divulgazione della storia, sovente triangolati con la contemporaneità, ci pone motu proprio al di fuori del ring.

Stare non al di sopra, ma semplicemente a lato delle parti assicura un rating di extra territorialità rispetto alla politique politicienne (neologismo di trent'anni fa, attribuibile ad un stile politico involgarito, anche se abbastanza meno di quello di oggi). Dovrebbe questo, per quanto non abbiamo niente da dimostrare a nessuno e niente da lucrare da eventuali condotte men che cristalline, far percepire le motivazioni del nostro lavoro come non appartenenti alle logiche “schierate”.

È sulla base di queste premesse che abbiamo ponderato bene, non tanto il rifiuto di un eventuale non possumus, quanto il timbro dell'esternazione. Potevamo optare per la via del silenzio (come han fatto molti altri… o perché non hanno percepito la questione o perché han preferito fare le scimiette) o correre il rischio di essere frantesi. Nel senso di essere associati alla fattispecie dei testimonials divulgativi di questi contesti.

Come si dice, in dubio pro bono fidei.

D'altro lato, ci predispone favorevolmente, in contrasto con il tendenziale incupimento di uno spirito messo a prova da contesti non esattamente in linea con le aspettative edificanti rincorse per una vita, l'incipit della campagna Giornata della memoria, per cui si preannuncia un corposo pannel di iniziative e, soprattutto, il suo avamposto che è stata l'iniziativa dell'installazione anche a Cremona delle pietre d'inciampo. Un format di cui non ci stancheremo di ringraziare il suo ispiratore Gunter Demnig, cittadino della BRD ed apprezzato artista, i ricercatori Azzoni – Mascarini – Carotti, l'ANPI, l'Assessore alla Cultura  Luca Burgazzi e, ultimo ma non ultimo il segmento scolastico dell'operazione, vale a dire la Scuola Primaria Miglioli. Non possiamo dichiararci stupiti di questa testimonianza civile educante; perché tutto il percorso di anni di giornata della memoria è costellato da una stretta sinergia tra associazionismi, istituzioni locali e scesa in campo del valore aggiunto discenti-docenti. Lo si è dimostrato con gli apprezzatissimi Viaggi della memoria, nei confronti dei quali la filiera dell'installazione delle pietre si pone in termine di variabile modale ma anche di continuità di testimonianza.

La nostra testata ringrazia la responsabile del progetto Marinella Barrile e i docenti Angela Scotellaro, Annarita Valletta, Milena Tatti, Caterina Zinerco, Elisa Schinocca, Stefania Manfredi, Marilena Levanti. Ci pare di dover aggiungere che, se anche (fortunatamente!) la tendenza a praticare nella scuola una educazione civica materiale (al di là e forse in termine di rottura con la latente neghittosità delle politiche scolastiche) si sta facendo strada grazie al virtuoso impegno di settori educanti e, da quanto abbiamo potuto dedurre, al placet delle famiglie, non tutto è così scontato. Saremmo omissivi se non procedessimo ad una sottolineatura che riguarda la specificità del plesso scolastico Guido Miglioli (un nome, una garanzia). Insediato in viale Cambonino, un contesto, diciamo, un periferizzato, col suo carico di incagli nella par condicio comunitaria e nell'ascensore sociale. La considerazione sul lavoro educativo dimostrato dal progetto e, soprattutto, la sensazione di inclusività trasudata dalle immagini della scolaresca molto beni metabolizzata nel contesto cittadino (anzi, all'avanguardia delle pratiche civili più avanzate, hanno evidenziato, ieri mattina, il pieno successo del combinato disposto tra testimonianza della memoria storica e aderenza piena allo spirito della Costituzione.

C'è solo da sperare che questi scolari, pre-adolescenti, abbiano la fortuna di continuare ad avvalersi nel prosieguo della loro vita di studio e di formazione di insegnanti come i loro attuali. Come quelli dell'ITIS che da anni si sono impegnati per le celebrazioni della Memoria allo stadio e, come è capitato poco più di un anno fa, per ricordare, in Sala Quadri del Municipio insieme alla professoressa Francesca Di Vita del Liceo Manin e col presidente del Consiglio Comunale avv. Carletti, il Centenario di Attilio Boldori e di Ferruccio Ghinaglia.

Ma per concludere questo incipit non ci perdoneremmo né la totale omissione né la parziale menzione di un aspetto della vicenda che a noi pare invece meritevole di focalizzazione nell'economia della trattazione del valore civile dell'iniziativa.

Che ha preso le mosse da un unanime pronunciamento del Consiglio Comunale, consesso istituzionale rappresentativo del mandato elettivo e del sentiment cittadino, nel cui seno non sempre si coltiva l'impulso ad unire e a collegare. Un altro buon auspicio.

Forse, come ci ammonirebbe il nostro docente di lettere, siamo stati un po' lunghini nella premessa. Ma, credeteci, ci voleva.

Perché quanto dobbiamo considerare nel prosieguo come risposta a Clara Rossini non può essere a minimo sindacale.

La nostra corrispondente dice tutto il bene possibile del Borgo, del suo patrimonio storico monumentale (in primis il museo della stampa), dei ricchi e sempre operanti impulsi a farvi convergere una domanda di sapere e di incrocio del bello.

Sul punto non abbiamo molt'altro da spendere.

Ci sta sicuramente il pressing attrattivo su queste bellezze e su questa storia. Di cui la Casa degli Stampatori da decenni svolge la stessa funzione che da oltre sessant'anni svolge il Violino Stradivari, acquistato a Londra sessant'anni fa.

Ma sarebbe sminuente per l'enorme retroterra di opportunità di diffusione di arte, sapere e storia se Cremona e Soncino si limitassero ad esitare esclusivamente i due “richiami”, in termini avulsi, appunto, dai loro ricchi retroterra di cultura e di significato civile.

Nel caso di Soncino, poi, sarebbe oltre che sminuente, inappropriato far leva sulla prima stamperia di una generazione di innovazioni, che avviò un formidabile processo di acculturazione e di civilizzazione.

Tale profilo, che fonda i suoi perni  nel ricco patrimonio del Borgo e che non casualmente è alla base dei grandi numeri di attrazione di un turismo intelligente, non può in alcun caso essere disgiunto da un marker difficilmente ineludibile, rappresentato dalla circostanza storica (di cui i soncinesi sono ben consapevoli ed orgogliosi): che “gli stampatori” appartenevano alla “diaspora”, che si insediavano con molta precarietà in contesti accoglienti, che avrebbero dispensato il loro sapere e il loro valore aggiunto innovativo, che, ahinoi, sarebbe incappati nella “soluzione finale”. Pochi di loro, tra cui presumibilmente la famiglia texana recentemente accolta a Soncino, riuscirono a sottrarsi ad un destino orrendo. Il fatto che alcuni di loro a quasi 90 anni di distanza sentano l'impulso a ritrovare le radici degli avi non può che essere salutato come fatto positivo, di cui va dato atto al Sindaco, alla Civica Amministrazione, ali dirigenti del Museo, all'intera cittadinanza, animata da senso di accoglienza.

Speriamo tanto che gli eredi della famiglia si sia ritrovata nei contesti storici e culturali che l'ha condotta nel Borgo fortificato. Adesso, però, che è ripartita, non appare sconveniente una riflessione, che non vuole in alcun modo né accendere scontri ideologici né attizzare polemiche suscettibile di mettere in cattiva luce l'asset dell'appealing soncinese.

Il vertice comunale ha tutto il diritto/dovere di selezionare la propria rappresentanza nelle occasioni di accoglienza. Quindi, per essere chiari, non ci fa velo l'idea che insieme al Sindaco Gallina ci fosse il Presidente del Consiglio Comunale eletto come espressione di FdI.

Sorprende che tra i citati a far gli onori di casa di fosse il presidente del circolo culturale locale, intitolato a Giorgio Almirante, notoriamente uno dei più qualificati esponenti del MSI.

Il curriculum di Almirante andrebbe, però, riconosciuto per intero. Vero che non si può dire di lui (per quanto esponente di un neofascismo, incardinato nel motto “non restaurare non rinnegare”) che possa essere assimilato alla fattispecie di chi non cambia idea perché cretino o paracarro.

Nei suoi confronti operò un innamoramento postumo; di cui furono inaspettatamente testimoni anche esponenti si sinistra.

 Si dice del mortuis nihil nisi bonum. Ma, insomma, non possono neanche essere sottaciute imprese del leader neofascista. Tra cui il fatto che, prima di diventare leader del MSI, fosse stato

segretario di redazione della Difesa della razza (posizione dalla quale il 5 maggio 1942 sentenziò “Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti”.

Dal 1943 al 1945 fu capo di gabinetto di Mezzasoma, ministro repubblichino della cultura popolare e firmatario dei provvedimenti che avviarono rastrellamenti e repressione, scatenatid ai decreti del 1938 sulla questione ebraica e dalla guerra contro la Resistenza.

Ha senso inserire nella delegazione comunale per l'accoglienza agli ospiti di nome Sonsino il massimo dirigente di un'associazione, intitolata alle gesta di uno dei principali scherani oppressori di tutte le libertà, a cominciare da quella di stampa e circolazione delle idee e della cultura?

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