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8 marzo (il giorno dopo)

Ne scriviamo il giorno dopo. Ma non perché la ricorrenza ci fosse sfuggita o l’avessimo intenzionalmente derubricata nel palinsesto della nostra testata telematica

  09/03/2018

A cura della Redazione

8+marzo+(il+giorno+dopo)

L'8 marzo, come il 25 aprile, il 1° maggio, il 2 giugno, il 20 settembre, infatti, costituiscono sempre il corrimano della nostra testimonianza ideale e storica.

Ma, come osserva oggi Lucrezia Reichlin sul Corsera, “quanta retorica e quanta poca comprensione di quella che un tempo si chiamava la questione femminile”;di cui, per inciso, l'8 marzo costituì per tanto tempo il focus della testimonianza civile, culturale e politica.

L'ingresso nella tumultuosa post-modernità, per quanto persistano voci e gesti replicanti approcci ispirati ad una continuità incongrua ad un manifesto cambio di passo culturale e civile, ha, da un lato, posto in obsolescenza profili politici ormai marginalizzati dal sentire comune (fino a fare dei loro portatori degli inguaribili, quasi patetici, retrò) e, dall'altro, pone in chi, consapevole della permanenza di un prevalente venatura maschilistica e della necessità di non disarmare la denuncia dell'ancor diffusa discriminazione della donna, l'ineludibilità di un aggiornamento del bagaglio teorico e della narrazione di una testimonianza, che voglia esserecorrelata ai tempi.

In termini autocritici bisognerebbe, pur consci del rischio di fraintendimenti e censure preconcette, realizzare che i picchi di féminisme caviar, nel senso di un femminismo suscettibile di privilegiare rivendicazioni élitarie, hanno finito per disamorare gli stessi cotés culturali e politici che in teoria costituirebbero il substrato delle lotte per l'emancipazione.

Sul punto eravamo stati espliciti (molto espliciti) nell'analisi della ricorrenza dell'anno precedente. E, poiché la riteniamo tuttora appropriata, ne consigliamo la rivisitazione col rimando al link con cui fu postata: [[Leggi: un 8 marzo fuori dagli schemi, ciò che da tempo si sarebbe dovuto dire]].

Abbiamo ispirato la riflessione sulla ricorrenza, in questo 2018, ad un sentiment tiepido se non addirittura disincantato.

Ma non abbiamo voluto rinunciare ad una celebrazione a modo nostro. Come avrebbe suggerito l'indimenticato Lucio Dalla (di cui ricorre in questi giorni l'anniversario della scomparsa) nell' Anno che verrà “Ci sarà da mangiare e luce tutto l'anno,. anche i muti potranno parlare. mentre i sordi già lo fanno. E si farà l'amore ognuno come gli va, anche i preti potranno sposarsi. ma soltanto a una certa età,. e senza grandi disturbi qualcuno sparirà,. saranno forse i troppo furbi. e i cretini di ogni età. Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti...”

Nella consapevolezza di star fuori dagli stereotipi, di prima mattina, abbiamo inviato ad un ristretto gruppo di amiche e compagne un messaggio augurale di tipo assolutamente privato “Buon 8 marzo. Per ciò che realmente presenta per la donna, che ne è motivo di tributo, e per l'uomo che non deve mai perdere di vista la complementarietà, culturale ed affettiva, di genere. Felicitazioni!”

È stato apprezzato dalle destinatarie. Lo rivolgiamo coram populo.

Perché riteniamo permanente la testimonianza per le conquisti civili della donna.

Abbiamo ispirato l'iconografia sottesa al titolo in senso pluralista: la rosa rossa espressione dell'amore; la mimosa simbolo storico dell'8 marzo di lotta; il garofano rosso emblema del movimento socialista.

Ci sentiamo, in questi tempi inclinanti allo smarrimento, vicini idealmente all' “altra metà del cielo”. Nella prospettiva Wetoogether (Noi insieme)

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