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ECOBacheca dell'11 febbraio

  11/02/2024

Di Redazione

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Newsletter della Fondazione Circolo Rosselli

  • Venerdì 16 febbraio 2024. Ore 17:00 "Spazio Rosselli", Via degli Alfani 101/Rosso, Firenze. Presentazione del Quaderno Circolo Rosselli 4/2023 "Ambiente: un salto da gigante".
  • Martedì 20 febbraio 2024. Ore 17:00 "Spazio Rosselli" Via degli Alfani 101/Rosso, Firenze. Presentazione del libro "Storia di un galantuomo. Nello Ticci libraio antifascista".
  • Dal 23 al 25 febbraio 2024. Dalle ore 10:00 alle 20:00 Stazopme Leopolda- Firenze. Fiera dell'editoria organizzata dal Pitti Immagine. La casa editrice Pacini sarà presente alla Fiera con un suo stand.
  • Qui si potranno acquistare i Quaderni del Circolo Rosselli e altre pubblicazioni della Fondazione, tra cui "Storiografia etico-politica e contemporaneità della storia nel Novecento italiano", a cura di Giulio Talini e "Musei e relazioni internazionali", a cura di Serena Giusti. In particolare siete tutti invitati all'incontro dei Quaderni Circolo Rosselli con il pubblico, che si terrà venerdì 23 alle ore 12:00."Lo staff della Fondazione vi aspetta"!

Centenario Matteotti

Per ricordare il centenario della morte di Giacomo Matteotti, si propone la lettura delle nostre pubblicazioni, disponibili presso la sede:

  • "L'idea dentro di me. Matteotti per le giovani generazioni", di Francesca Tramonti (Pacini Ed. Pisa).
  • "Matteotti per noi", fumetto realizzato dagli studenti dell'Istituto di Istruzione Superiore Salvemini-Duca d'Aosta di Firenze.
  • "Giacomo Matteotti", con il discorso tenuto dall'on.le Valdo Spini per l'inaugurazione della Sala Matteotti alla Camera dei Deputati.

Quaderni del Circolo Rosselli

Segnaliamo che la Rivista è gratuita per coloro che effettuano l'iscrizione alla Fondazione Circolo Fratelli Rosselli; le modalità per l'iscrizione sono riportate di seguito.

Per i soci: si ricorda  che è aperto il rinnovo della quota associativa per il 2024 della Fondazione Circolo Rosselli. La quota può essere pagata tramite bonifico o direttamente alla Segreteria della Fondazione Circolo Rosselli in Via degli Alfani 101r.

Per pagamento tramite bonifico bancario: Fondazione Circolo Rosselli – Intesa Sanpaolo. Iban: IT52P0306909606100000101268.

Per il 2023 la quota associativa è così fissata:

  • Socio giovane € 10,00.
  • Socio ordinario € 50,00.
  • Socio sostenitore  € 100,00.
  • Socio benemerito € 200,00.

Chi volesse iscriversi alla Fondazione può presentare la domanda al nostro Comitato Direttivo, competente per l'approvazione, scaricando l'apposito modulo sul sito www.rosselli.org e successivamente versando la quota associativa con bonifico con le modalità sopra esposte.

Destina il 5x1000 della dichiarazione dei redditi alla Fondazione Circolo Rosselli

Il 5 per mille non costa nulla, è semplicemente una piccola parte delle nostre imposte che decidiamo di destinare a organizzazioni senza scopo di lucro che svolgono attività di valore sociale e culturale. Anche quest'anno è possibile donare il 5 per mille alla Fondazione Circolo Rosselli.

Basta mettere la propria firma e il numero del codice fiscale della Fondazione 94030560489 nell'apposito spazio che si trova nei modelli 730, Unico e Cud della dichiarazione dei redditi, riservato al “sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni e fondazioni riconosciute che operano nei settori di cui all'art. 10, c. 1, lett a), del D.Lgs. n. 460 del 1997”

La Fondazione Circolo Fratelli Rosselli è un ente morale riconosciuto dal Presidente della Repubblica con DPR del 28 luglio 1990. Dalla sua nascita, ha realizzato un ampio programma di attività culturali, di ricerca scientifica, di formazione e di iniziativa civile, che l'ha distinta nel territorio toscano e nazionale. Le sue numerose iniziative hanno mantenuto costantemente alti standard di contenuto e hanno ottenuto grande risonanza.

Il Presidente, Valdo Spini

Eventi a Gazoldo

Giornata mondiale del malato: la cura inizia dalle relazioni

Tre pazienti e una caregiver raccontano la propria esperienza

Tre pazienti dell'ASST di Cremona e una caregiver hanno condiviso  la propria esperienza, dal senso d'isolamento al bisogno di sentirsi capiti.

La malattia somiglia ad una bolla di cristallo. Invisibile ma resistente, tende ad isolare chi la vive e indebolisce la rete di relazioni che fino a quel momento caratterizzava la vita quotidiana. Chi soffre, spesso non si sente capito da chi gli sta accanto. L'ha ricordato in questi giorni il pianista e compositore Giovanni Allevi, a due anni di distanza da una durissima diagnosi di mieloma multiplo cronico, un tumore al midollo osseo, che non gli ha impedito di esibirsi sul palco di Sanremo 2024. «Adesso sono come un reduce – ha ricordato sul palco - tormentato dalle ferite e dagli incubi, ma un passo alla volta, eroicamente, sto uscendo dall'inferno. La mia condizione mi conferma che esiste un mondo, fatto di umanità, gentilezza, autenticità e coraggio».

In occasione della XXXII Giornata Mondiale del Malato (11 febbraio 2024), tre pazienti dell'ASST di Cremona e una caregiver hanno accettato di condividere la propria esperienza, raccontando quanto in questo contesto siano importanti le relazioni e quanto a volte sia difficile averne cura, soprattutto quando si affrontano patologie croniche o invalidanti.  Ad accomunarli, la consapevolezza che la malattia è un fatto strettamente personale, ma non può essere gestito senza il sostegno e la vicinanza degli altri, che si tratti di operatori sanitari, familiari o persone care. 

La solitudine di chi soffre

La solitudine è un sentimento molto comune in chi convive con una patologia, soprattutto se cronica o invalidante. Come spiega Jessica Saleri, psicologa clinica e psicoterapeuta all'Ospedale di Cremona, «A differenza di reazioni come paura, ansia, depressione, rabbia, ostilità, invidia, senso di colpa e d'ingiustizia, che in genere accompagnano le prime fasi della malattia, la solitudine insorge più tardi, come risposta ai limiti che la nuova condizione comporta».

 A volte il malessere fisico o psichico porta il paziente stesso ad isolarsi, «Perché non si sente più come prima – prosegue la psicologa – si sente arrabbiato e inadeguato, soprattutto quando si tratta di partecipare ad attività sociali. In altri casi subentra un senso di protezione verso le persone care, per non caricarle di angoscia e preoccupazione; così la persona nega il bisogno di affetto e vicinanza, prendendo le distanze».

 La malattia impatta anche sulla cerchia degli affetti: «spesso amici e familiari fanno fatica ad affrontare la malattia di una persona cara e tendono a prendere le distanze. Il supporto psicologico può essere un valido aiuto, sia per combattere l'isolamento sia per dare una chiave di lettura diversa alle reazioni con gli altri». Parlarne è il primo passo, così come condividere il percorso con i propri cari o altre persone che affrontano le stesse battaglie. Per ricordarsi che la vera forza è non essere soli.

Combattere un tumore: "Il cancro fa paura, per questo bisogna parlarne"

«È difficile descrivere ciò che attraversa la mente e il cuore delle persone malate di tumore». Maddalena frequenta il day hospital oncologico di Cremona da tre anni. Nel 2020 la diagnosi di cancro ovarico, trattato con una prima chemioterapia e un intervento. «Sembrava che le cose andassero bene - racconta - poi la recidiva…E sono ancora in ballo». Oggi prosegue le cure oncologiche, affiancata dal personale dell'Oncologia (diretta da Matteo Brighenti).

«Il tumore è una malattia che spaventa, perché fa pensare alla morte. Chi ci sta vicino spesso tende a sottovalutarla, a prendere le distanze, a negare il problema…È un meccanismo di difesa, per non affrontare una realtà che fa paura. Evitano di chiederti come stai, e forse nemmeno tu hai nemmeno voglia di raccontarlo, per non farli preoccupare». I momenti peggiori sono scanditi dalla chemioterapia, «per la sofferenza fisica e mentale che comporta – prosegue la donna - Quando vado a farla, spesso vedo attorno a me sguardi tristi, persone raggomitolate su loro stesse. Il mio consiglio è semplice: parlatene, dite che avete il cancro e che vi state curando. È liberatorio, aiuta gli altri a sentirsi coinvolti e ad accettare la malattia, che spesso anche in famiglia è un tabù».

 Per Maddalena, la psicoterapia è stata una valida alleata per curare le relazioni, partendo da sé stessa. «Ho capito che dovevo riprendere in mano la mia vita, ripartendo da ciò che mi fa stare bene. Devi scegliere le relazioni che ti sostengono senza compassione gratuita». Allo stesso modo, confrontarsi con chi condivide la stessa sorte può aiutare a sentirsi capiti e meno soli. «Non si sa chi vincerà questa battaglia, ma chiudersi in sé stessi significa arrendersi in partenza, e perdere anche i momenti in cui potresti stare bene».

Convivere con la dialisi: "È importante non abbattesi e gioire delle piccole cose"

Sandro conosce la dialisi da 38 anni. La sua storia inizia nel 1986, a soli 37 anni, per un'insufficienza renale. Nel 1988 riceve un trapianto di rene da un donatore quindicenne: «per 32 anni ho vissuto una vita normalissima - racconta - sono appassionato di bicicletta, ho ripreso a pedalare, ad andare in montagna… Se non avessi detto di essere un trapiantato nessuno si sarebbe accorto della differenza». Il suo destino cambia nel 2020, quando per alcune complicanze perde l'organo trapiantato e torna in dialisi, seguito dagli specialisti della Nefrologia di Cremona (diretta da Fabio Malberti).

«Sto facendo tutte le visite necessarie a rientrare in lista d'attesa per un nuovo trapianto - racconta - nel frattempo cerco di convivere con la malattia nel miglior modo possibile». Da vent'anni è in pensione: «Ormai la dialisi è diventata un secondo lavoro - prosegue - scherzando mia moglie mi chiede “Sei di turno oggi?”, è un modo per alleggerire la situazione». Allo stesso modo, nei giorni liberi Sandro si dedica a svariati hobby, compresa la bicicletta, per mantenersi in buona salute. 

La relazione con gli altri è ciò che fa la differenza: «La famiglia deve essere il tuo punto di riferimento- aggiunge - io posso contare su mia moglie, mio figlio e la sua compagna, che per qualsiasi necessità non si tirano mai in dietro».

A chi condivide il suo destino, Sandro risponde con ottimismo: «Bisogna penderla con filosofia! Se una persona si abbatte, la malattia non diventa solo sua ma anche di tutta la famiglia. È importante non ingigantire le cose, per farla pesare il meno possibile. Soprattutto, ricordarsi di gioire delle piccole cose, come vivere nella propria casa e dormire nel proprio letto». Per trovare bellezza anche in ciò che sembra scontato. 

Affrontare il glaucoma. La figlia: "Per qualsiasi cosa ci siamo noi"

Piero è uno dei pazienti dell'ambulatorio Glaucoma all'Oncologia dell'ospedale Oglio Po (diretta da Giovanni Vito). La sua storia con la malattia inizia circa vent'anni fa, nei quali si sono susseguite tre operazioni, «nonostante gli occhi siano solo due», commenta la figlia, che oggi è per lui un punto di riferimento fondamentale. La malattia è progredita negli anni, fino a compromettere quasi completamente la capacità di distinguere le immagini».

 Questa condizione ha cambiato radicalmente il modo odi relazionarsi, a partire dall'autonomia: «È sempre stato un uomo molto indipendente - prosegue la figlia – Ora la casa è l'unico luogo in cui si muove da solo, altrimenti dev'essere sempre accompagnato. Ha smesso di uscire, di andare al bar…Per un po' l'abbiamo portato a giocare a carte con gli amici, ma non riusciva a vedere e s'innervosiva. La sospensione della patente di guida ha segnato il periodo peggiore…Era molto arrabbiato, non voleva accettarlo. Così in famiglia abbiamo dato tutti la nostra disponibilità, l'avremmo portato ovunque. Sentirci vicini l'ha tranquillizzato».

 A parte la famiglia, le relazioni con il mondo esterno si sono allentate: «Gli altri fanno fatica a capire – prosegue la figlia – Noi cerchiamo di stargli vicino e di accontentarlo in qualsiasi modo - prosegue - gli abbiamo procurato degli occhiali apposta per vedere la televisione, anche se ora la sua passione è ascoltare le partite di calcio con le cuffie».

Nonostante le difficoltà, il sostegno delle persone care ha riservato anche momenti di gioia quasi inaspettata: «L'anno scorso ha voluto accompagnarmi all'altare - ricorda la figlia - ha camminato con me in mezzo ad un prato…Avevo mille paure, ma lui era tranquillo, emozionato e felice di essere al mio fianco. Quando riguardo i video e lo vedo camminare così, non mi sembra vero».

"Questo non è solo un biscotto, ma un abbraccio"

In occasione della Giornata Mondiale del Malato, domenica 11 febbraio 2024 tutti i pazienti ricoverati all'Ospedale di Cremona e all'Oglio Po riceveranno un pensiero speciale. Sul vassoio del pranzo di Natale ogni degente troverà in dono un biscotto, accompagnato da un biglietto con la scritta: “Questo non è solo un biscotto, ma un abbraccio”. L'iniziativa dell'Asst di Cremona è realizzata in collaborazione con Cirfood, gestore del ristorante aziendale che si occupa dei pasti destinati a degenti e dipendenti ospedalieri. Un modo per “curare il malato, curando le relazioni”.

Libreria del Convegno: gli eventi del fine settimana

Sabato 10 febbraio alle ore 17:30 in libreria, presentiamo il libro di Nicola Govoni, “Libertà di amare”, Andrea vive a Milano dove lavora nel mondo della moda per un brand di successo. Mentre fervono i preparativi per la Fashion Week, durante una sessione di colloqui, incontra Simone, un modello che è lì per un provino. I loro sguardi si incrociano e Andrea trova subito un modo di rivedere Simone. I due si incontrano fuori dal lavoro e scoprono di essere reciprocamente innamorati. Iniziano a frequentarsi ma il loro amore viene contrastato dalla cattiveria e dai pregiudizi altrui che ancora Simone non riesce a superare. "Libertà di amare" è romanzo intenso sull'amore e sugli stereotipi che gli impediscono di volare. 

Domenica 11 febbraio alle ore 17:00 Claudio Ardigò parla del libro di Davide Persico, “Terramara”, Si chiama Terramara – Il cambiamento climatico in Pianura Padana ed è il nuovo sforzo letterario di Davide Persico, docente all'Università degli studi di Parma e sindaco di San Daniele Po, paese nel quale da sempre vive e dove ha fondato il Museo paleoantropologico del Po.Un uomo del fiume, e di fiume, che conosce angoli, segreti e peculiarità del nostro territorio. Tutto è nato, ancora una volta, come accaduto anche in precedenza per altri volumi di Persico, da un fatto. In questo caso, l'affioramento, in mezzo al fiume, di fronte all'attracco di Isola Pescaroli, della sommità di un tronco. Un albero vissuto molti anni fa, sommerso dal divagare nello spazio e nel tempo del Po. “Nascosto dalle acque fino al 2022 – racconta lo stesso Davide Persico – l'albero è riemerso grazie alla forte siccità che ha investito la Pianura Padana, diventando un riferimento. Come le pietre della fame rinvenute in alcuni fiumi d'Europa, e di recente anche nel Rio delle Amazzoni, incise con date e simboli per ricordare lo scarso livello dell'acqua durante i periodi di siccità, anche il tronco fossile ha assunto il medesimo ruolo di indicatore delle magre eccezionali, ormai sempre più frequenti. Ci sono evidenze di un cambiamento climatico in atto e da quell'albero è nata l'idea di raccontarle “. 

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