Contro la congiura del silenzio…il cuore civico oltre l'ostacolo
Premessa, il titolo è funzionale ad una adeguata presentazione sia della cronaca dell'evento conviviale di presentazione pubblica del Movimento da qualche settimana contro il cosiddetto “nuovo ospedale” sia dell'editoriale con cui questa direzione intende fornire un proprio contributo di testata indipendente ma non disimpegnata.
Cronaca dei lavori dell'Assemblea
Forniamo di seguito un'ampia cronaca dei lavori dell'Assemblea, da noi preannunciata e svoltasi in un'ampia cornice di partecipazione attenta ed impegnata, organizzata, ad alcune settimane dall'attivazione del movimento per la riqualificazione dell'Ospedale di Cremona, coordinata operativamente dal dott. Enrico Gnocchi.
Che, in apertura dei lavori, ha fornito una sintetica ma esauriente disamina delle motivazioni alla base della scelta di costituire il Movimento e del percorso di enucleazione del progetto di testimonianza e di aggregazione dei sostenitori in forma di cittadinanza attiva. Il coordinatore ha altresì fornito un quadro dei passaggi attraverso cui Il Comitato ha attivato sia il quadro del progetto di testimonianza sia le modalità di comunicazione e di raccolta delle adesioni a sostegno (giunte, anche se la situazione è dinamica, ad oltre 2500 firme regolarmente depositate.
Il panel è stato introdotto dal coordinatore del Comitato Enrico Gnocchi, che, rifacendosi alla apprezzata scheda di inquadramento dell'operazione generale in termini di fattibilità e di allineamento costo/benefici nell'ipotesi alternativa di realizzazione di una nuova struttura nosocomiale o di efficientamento dell'attuale.
Il relatore, dopo aver ricordato il non semplice percorso di testimonianza e di convergenza attraverso cui una delle più elevate manifestazioni di cittadinanza attiva capace di mobilitare migliaia di adesioni, ha esortato ad allungare il raggio della penetrazione del Comitato nell'opinione pubblica in modo da sensibilizzare il senso della battaglia e raccogliere concrete manifestazioni di adesione.
Anche in vista di una necessaria, ineludibile campagna di sensibilizzazione di un'opinione pubblica probabilmente non completamente avvertita del danno sottrattivo incombente né dall'insidia pendente sulle sorti di sostenibilità del sistema di cura della salute nel territorio.
Gnocchi ha, da ultimo, affrontato il prossimo, quasi immediato, appuntamento di mobilitazione del Comitato e del Movimento: l'evento di suggello del potere politico regionale sulla conclusione della fase progettuale che vorrebbe essere un segno di non ritorno. Ci riferiamo alla visita “pastorale” (una delle tante con cui dalla piena pandemia in poi, singolarmente o in tandem con gli Assessori al Welfare del momento) con cui il combinato di potere politico ed istituzionale (il governo regionale di destra ed il governo comunale di centro-sinistra) ha tracciato un'operazione deviante dalle vere responsabilità, insistente sul modello di un sistema sanitario prevalentemente privato e penalizzante per gli ultimi della fila sociale e irresponsabilmente sfociante in un progetto strategico. Che distrugge risorse, dilata senza serie motivazioni una spesa ingente e penalizzante la sostenibilità del servizio a danno di tutto il territorio, soprattutto, rende plastico un format relazionale on i cittadini caratterizzato da un timbro autocratico. Capace di rendere l'idea che orienta la nomenklatura nel rapporto di trasparenza e di partecipazione della cittadinanza alle scelte strategiche. In proposito, Il Coordinatore ha sollevato dubbi sull'esclusività dell'evento del 30 novembre, localizzato (ad inviti) nel Museo del Violino. Sono stati mandati gli inviti... io da grande ingenuo pensavo che tutti potessero intervenire all'evento... fino a saturazione della sala. Sia quel che sia il Comitato, dentro o fuori il prestigioso palazzo dell'Arte, si mobilita fin da ora per organizzare il dissenso popolare verso l'intera operazione (anche di immagine).
Per fornire ai nostri lettori il più ampio quadro possibile dello svolgimento dell'importante assemblea, ospitata dal Filo, pubblichiamo di seguito il testo scritto fatto, su nostra richiesta, pervenire.
Sono stata piacevolmente sorpresa nel vedere la sala del Filo stracolma di partecipanti al primo incontro pubblico promosso dal Movimento Riqualificazione Ospedale al quale ho aderito da subito.
Con le parole della preparatissima Anna Maramotti, architetto e presidente di Italia Nostra sezione Cremona, abbiamo avuto l'ennesima conferma che il nostro ospedale cittadino, nei fatti è tutt'altro che obsoleto e inutilizzabile. È stata l'incuria degli ultimi direttori generali, la tendenza della giunta regionale a concentrarsi più sul privato che non sul pubblico, a rendere sempre più pieno di ostacoli il percorso per lavorare bene al meglio del personale sanitario, ad esempio con una burocratizzazione eccessiva e un sistema informatico inefficace.
La medicina, come ogni altra scienza, è in continua evoluzione, e la risoluzione dei tanti problemi non si attua di certo buttando giù una struttura da 1200 posti per metterne una nel giardino adiacente con un terzo della capienza.
Le tecnologie consentono di attuare ottimi restauri, rendere la struttura antisismica, ridurre le dispersioni energetiche con nuovi accorgimenti, e il tutto ha comunque un costo nettamente inferiore alla attuale spesa prevista per il nuovo progetto e l'abbattimento del vecchio monoblocco.
Ristrutturare, conservare è una forma di cura anche per l'ambiente, perché evita un inutile consumo del suolo.
Sono rientrata in questi giorni da un interessantissimo incontro con l'europarlamentare Mariangela Danzi, tenutosi a Bruxelles. Ebbene, la tematica del diritto alla salute è molto sentito sia a livello europeo, nazionale e regionale. Nella commissione sanità di regione Lombardia, la nostra consigliera Paola Pizzighini, ci ha esposto tutto il lavoro che si sta cercando di fare per invertire la rotta contro lo sfascio della sanità pubblica.
Negli ultimi anni, le cifre stanziate per le mega cliniche sono sette volte superiori a quelle per gli ospedali pubblici.
Ecco perché, anche se la strada è sicuramente in salita, dobbiamo continuare a sensibilizzare tutti i cittadini su cosa veramente rappresenta il progetto del nuovo ospedale.
Non ci regaleranno un "parco della salute" ma un costosissimo contenitore vuoto, per riempirlo di professionalità, ci vorranno altri finanziamenti (non ancora preventivati).
Allora, sempre più convintamente No al nuovo progetto. Sì alla riqualificazione di quello che abbiamo, il nostro ospedale cittadino!
Francesca Berardi
Davvero importante la partecipazione sabato scorso all'assemblea convocata dal Movimento per la riqualificazione dell'Ospedale di Cremona. Nonostante il richiamo del piacevole tiepido sole pomeridiano e l'attrazione offerta dalla festa del torrone la grande sala dell'Associazione Filodrammatici era al completo: le sedie e i divanetti erano totalmente occupati e tante persone in piedi hanno seguito il dibattito dal corridoio laterale. La cosa che più ci ha colpito, oltre alla folta presenza, è stata la qualità dell'iniziativa a partire dagli interventi introduttivi che hanno fornito dati, spunti di riflessione e considerazioni a tutto tondo sulla situazione dell'ospedale e della sanità territoriale e fatto il punto sulla capacità di mobilitazione e sulle iniziative finora svolte dal Movimento a partire dal successo della raccolta firme on line e cartacea ancora in corso. Questi primi interventi sono stati subito ripresi e arricchiti da una vivace partecipazione da parte di chi riempiva la sala. Non è stato un convegno, è stata un'assemblea vera di persone preoccupate per la concreta accessibilità al servizio sanitario e alla garanzia del diritto alla salute sul nostro territorio provinciale per tutte e tutti. Condividiamo i punti fondamentali emersi dalla discussione come la possibilità reale di ammodernamento e ristrutturazione dell'edificio esistente, lo spreco di denaro pubblico con la costruzione ex novo dell'ospedale (spesa peraltro difficilmente contenibile nelle cifre ufficiali finora emerse), le conseguenze ambientali connesse all'abbattimento del vecchio Ospedale, il recupero di risorse dai minori costi della ristrutturazione da impiegare nelle strutture territoriali, come le case della salute, previste delle leggi regionali ma ad oggi del tutto insufficienti se non inesistenti. Se a questo si aggiunge la carenza dei medici di base ci si può facilmente rendere conto di quanto precario sia diventato l'accesso gratuito alle cure nel nostro territorio. E' emersa chiara la consapevolezza che un ospedale nuovo concepito per cure altamente specialistiche, con pochi posti-letto, porti a un'inevitabile diaspora degli utenti verso le strutture della sanità privata convenzionata e non convenzionata, con un drenaggio continuo di soldi pubblici verso la sanità privata e un più oneroso esborso da parte degli utenti (quelli che ovviamente possono permetterselo). Inoltre l'idea di portare al declino una struttura esistente e funzionante per rendere necessaria una nuova costruzione in realtà è già iniziata da anni come la Corte dei Conti ha rilevato in queste settimane a proposito di svariati milioni disponibili mai spesi. Al contrario sono stati pagati indennizzi a imprese in seguito alla cancellazione di lavori di ammodernamento già appaltati. La condivisione da parte di tutto il territorio sulla centralità di questa lotta è molto forte: tante sono le firme arrivate anche dal Casalasco e dal Cremasco, forti e molto apprezzate sono state le testimonianze di chi lotta per la difesa dell'Ospedale Oglio Po e di chi ha dovuto assistere impotente a quanto è successo all'ospedale di Soresina e di cosa oggi è quella struttura. E' emerso inoltre anche un problema, non secondario, che potremmo definire sindacale: il malcontento e i dubbi tra il personale ospedaliero sono più diffusi di quanto non appaia. In questa vicenda evidentemente i lavoratori e le lavoratrici non si sentono abbastanza tutelati nel loro diritto ad esprimersi in libertà. Il diritto alla salute per tutte e tutti è garantito fondamentalmente dalla professionalità, dalle condizioni di lavoro, dall'organizzazione, dagli orari, dal riconoscimento anche economico del personale, dalle strumentazioni e dalle tecnologie a disposizione: che contano e che fanno la differenza non sono i muri ma le persone. Come forza politica abbiamo espresso la nostra posizione netta a favore della ristrutturazione dell'ospedale fin dal 2020, quando la stampa locale ha dato notizia del nuovo progetto, e poi in interventi successivi. Oggi con ancora più convinzione sosteniamo questa battaglia che sta coinvolgendo tante persone che hanno deciso autonomamente di prendere parola e di autorganizzarsi, fare controinformazione e iniziative per difendere il diritto universale alla salute. Non è un battaglia persa, il tempo c'è, nonostante quello che ci viene detto ogni giorno. Il processo è solo all'inizio, come è emerso chiaramente dall'assemblea di sabato e si può con determinazione e volontà lottare per cambiare quello che sembra impossibile mutare. E allora avanti tutta con le prossime e sempre più partecipate mobilitazioni del Movimento.
Clara Rossini Chissà perché, quando cerco di immaginare la formazione di un governo che debba guidare il proprio Paese lo vedo come una potenza capace di seguire un buon andamento familiare, che riesce a far quadrare entrate e uscite, rinunciando a qualche desiderio per rafforzare la disponibilità economica dei vari componenti, base di una buona società.
Una brava casalinga, un volonteroso compagno sono efficaci nel guidare nella vita quotidiana il nucleo a loro affidato. Certamente una bella villa, un viaggio attorno al mondo indimenticabile, arredi preziosi potrebbero apparire nella nuvoletta tentatrice al di fuori della quotidianità, ma la consapevolezza che a nessun familiare, grazie ad una saggia conduzione, mancherà mai nulla. Allontanando la povertà, rende consapevoli di saper raggiungere i traguardi più importanti. Sbaglio nell'annoverare tra essi, come conseguenze, serenità, compartecipazione, sana complicità e unità? Un passo alla volta si avanza, si cresce, si migliora.
Eppure mi ritrovo a riconoscere come le priorità della gente che vive onestamente non abbia alcun valore. Pensioni minime, assistenza sanitaria, facilitazioni per ridurre le spese vive, mille promesse ma si rimane sempre al palo. Mi par di ricordare che Dante assegnò ai bugiardi l'ottavo girone dell'Inferno) onerano i traditori ecc.), un po' scomodo ma ben meritato …
Sarebbe ovvio se non affiorassero tesoretti intoccabili che permetterebbero di bruciare capitali ingenti in decisioni incomprensibili come un ponte su uno stretto in zona sismica o la costruzione di ospedali sulla demolizione di altri ancora efficienti, seppur impoveriti dalla decimazione di medici e infermieri. Si suggeriscono corsi di formazione per ragazzi senza lavoro a cui attingere per coprire posti necessari in varie attività…ma quando?! Un aiuto all'economia parte dalla base, se la base è ben supportata, curata, considerata.
Finalmente le delusioni stanno favorendo il rialzarsi di chi ha tanta dignità nell'opporsi ad un inquietante andazzo. Auspicabile l'appoggio di chi non si limita ad osservare dal di fuori chi osa contrastare tutto ciò che arriva pur se dall'alto. Fortunatamente non siamo sotto dittatura ed è logico esprimere divergenze d'opinione e favorire dialogo ed ascolto.
Abbiamo l'occasione di iniziare tale percorso approfondendo quello indicato dal Comitato del No sulla dannosa demolizione del nostro attuale Nosocomio. Io la vivo con riconoscenza e inderogabilità. Cremona chiama, perché non rispondere?
Un forte ringraziamento ai membri del Comitato
"Se la cantano e se la suonano a porte chiuse…
…disponendo senza remore dei soldi e dei diritti dei contribuenti mai interpellati come si fa con i sudditi non con i cittadini”. Copiaincolliamo titolo e sottotitolo da una breve mail trasmessa al Comitato da Rosella, che non conosciamo personalmente ma che in due righe sintetizza efficacemente il senso dell'input implicito nell'operazione nuovo ospedale.
Cui, con un certo compiacimento, aggiungiamo il telegrafico giudizio di Stefano Pareti, coetaneo, socialista idealista non pentito, Sindaco del Comune di Piacenza ad inizio anni 80 (“Una manifestazione perfetta. Ho percepito la rabbia dell'intelligenza offesa. Cari amici cremonesi vi sono vicino”). Pareti ci è vicino per comunanza di ideali sociali, ma anche perché, in servizio civile permanente, è interessato a capire l'evolversi della testimonianza sulla sponda sinistra del Po, fondata nel 218 a.c., contestualmente alla sponda destra. Dove, con caratterizzazioni locali, l'establishment ha deciso che il Polichirurgico piacentino costruito ed entrato a regime nel 1994 è obsoleto e suscettibile di fare la fine del nosocomio di Cremona.
Come si vede si è dilatata la fattispecie delle mamme produttrici di un ceto di governo locale, per il quale la soluzione dei problemi comunitari non passa per la razionalizzazione e per l'efficientamento di strutture e di servizi, bensì, come atto iniziatico di tutto, dallo spianamento e dalla distruzione dell'esistente.
Una sorta di distruzione “creativa”, una rigenerazione goebbelsiana, dal cui risultato rovinoso si dovrebbero trarre spunti e risorse per innovare.
Prendendola come sempre alla lontana, diamo conto di una recente performance dialettica accesa dal solito scaricabarile delle criticità problematiche, tra il Governatore Lombardo ed il Sindaco Sala, su tematiche di spuria o trasversale attribuzione. “Il problema della sanità non è lombardo ma italiano. Ci stiamo pensando”, azzarda il Governatore. Prescindendo dallo sconcerto suscitato dalle percezione dell'inesauribile pulsione degli investiti di funzioni pubbliche a palleggiare le responsabilità giurisdizionali e i limiti prestazionali, non si può non prendere atto del fatto che tra Comune Capoluogo di Regione e governance regionale è in corso un confronto sull'esito performante di questioni nodali e si ripete di trasversale attribuibilità gestionale. A parte la permanente stroncatura dell'esito della riforma del Titolo V, che ha ulteriormente intorbidito le acque delle funzioni (in particolare in campo sanità flagellato dall'istituto della concorrenza), se è chiaro che la governance effettiva è inequivocabilmente in capo all'istituto regionale, altrettanto chiaro è il fatto che il Sindaco resta la prima autorità territoriale in materia di tutela della salute. Apprezzabile in tal senso è il pronunciamento critico ma fattuale di Sala. Di cui a Cremona non c'è stata eco, all'insegna dell'aria del tutto va ben madama la marchesa, neanche nei picchi drammatici pandemici e postpandemici. Insomma, un territorio, specie comunale, omologato in un costante inesauribile endorsement a favore del gestore dei servizi di tutela della salute e dell'assistenza. Le criticità? Tamquam non esset.
Le lotte concrete non si fanno solo con le emozioni. Ma non è vietato connotare una testimonianza di denuncia e di volontà di inversione di un pessimo gesto amministrativo con un po' di partecipazione emotiva, fatta dalla consapevolezza di stare in una parte e dalla memoria scandita dalla conoscenza. Della storia e dei protagonisti di prestazioni civili assolutamente imparagonabili con le performances dei cicli successivi.
Sarebbe il caso in ispecie del principale “dossier”, di cui da molto tempo ci occupiamo e di cui questa edizione vuole essere, come si potrebbe dire, un subtotale significativo.
Non sappiamo deciderci se essere più che deluso, amareggiato e oseremmo dire incazzati per il totale cedimento di uno dei perni del modello democratico in cui abbiamo sempre creduto: la circolazione delle notizie e delle idee. Che nel caso del No nuovo ospedale e No Biometano (e forse qualcun altro) vengono sistematicamente conculcate. Ad usum delphini. Perché la polarizzazione del sistema dei "poteri" (stratificati nella demarcazione ma sostanzialmente sovrapposti e manovrati da volontà di rango superiore) non solo monopolizza l'approdo delle scelte strategiche del territorio, ma le impone al ceto istituzionale che dovrebbe rispondere alla propria costituency (dante mandato) e, peggio del peggio, si avvale di un intollerabile "accompagnamento" di manipolazione di un'opinione pubblica da tempo sfibrata dall'asfaltatura del peso della partecipazione popolare (movimenti di massa, sindacati, associazionismo di sinistra) alla vita pubblica. Su un tema fondamentale, come la tutela della salute (un tempo affidata ad una cultura-prassi di timbro se non proprio autogestionario), la stanza dei bottoni (l'entourage del maggior imprenditore, i cosiddetti vertici dei corpi intermedi datoriali e, scendendo per li rami, gli "addetti alla comunicazione") impongono il pensiero unico. Che ammette una sola verità (in materia di welfare tutto va ben madama la marchesa, mentre come si sa non sarebbe esagerato ipotizzare per render conto delle responsabilità una Norimberga e un piazzale espiativo) quella di regime. Che svia le percezioni fattuali e la formazione delle consapevolezze. Il fatto, poi, che sul "nuovo ospedale" converga il teatrino indistinto di destra (che governa la Regione e di sinistra (che governa il Capoluogo e la Provincia), evidentemente costituisce una sinecura. E per noi che con i nostri errori di 60 anni di testimonianza politica restiamo correlato alla cultura socialista e di sinistra, tutto ciò è intollerabile. Sulla questione principale del diritto alla salute chi scrive qui e la sua più stretta collaboratrice (Clara Rossini, presidente dell'associazione Zanoni ed erede del Sindaco Gino morto nel 1948, a seguito delle ferite di trincea e delle successive bastonate farinacciane e in condizioni di indigenza provocata dalla lunga malattia e dal rifiuto del "gettone" di carica), riteniamo che sia l'avamposto più significativo della dialettica civile e sociale. Ringraziamo la cittadinanza attiva diventata movimento contro lo scempio multidisciplinare della rottamazione dell'attuale esemplare nosocomio e della costruzione farlocca di uno nuovo. Che risponde unicamente a logiche autocratiche e se non proprio capitaliste di preminente tutela degli interessi forti a danno dei ceti fragili. Che con uno sistema sanitario e socioassistenziale discriminante sono sempre più marginalizzazione negli equilibri comunitari. Per quanto ci riguarda non solo non abbiamo motivo di ripensamento dell'adesione data di cuore al Movimento. L'assemblea di sabato ha dato dimostrazione di capacità di testimoniare e rappresentare un diffuso sentiment popolare, in una visione trasversale di tutte le sensibilità politiche e culturali e in una pratica di garanzia delle medesime. Spinti dalla sollecitudine di restare aderenti a tale visione, limiteremo, tramite L'Eco del Popolo ed alla rete relazionale correlata e personale, il nostro apporto al segmento della corretta informazione e dello stimolo del pensiero critico e del confronto dialettico.
Ma la voglia, anzi il voglione, di “hic Rodhus hic salta” sarebbe tanta! Entro fine anno scadranno i direttori generali: 8 ATS 27 ASST. Tra cui quello di Cremona. Circostanza questa che da sola indurrebbe a capire le ragioni vere della grande ammuina dell'operazione nuovo ospedale.
Un semestre dopo il rinnovo (questo, però, per via elettiva) interesserà il governo comunale. Vero che il sistema preposto al socio assistenziale non costituisce espressamente né la prima né l'unica attribuzione di funzioni in capo all'istituzione comunale.
Ma, per come sono messe le cose, se pensi al combinato disposto delle “criticità” (il cedimento del modello sanitario pubblico, l'annessione della gestione municipalizzata di alcuni servizi fondamentale in una logica da profitto, l'allungamento “delle mani edilizie” sulla città) non si può non azzardare la possibilità di sovrapporre queste problematiche non solo in una percezione comune ma anche in un progetto di testimonianza convergente.
Uno dei primi passi propedeutici potrebbe essere, di fronte alla quasi impenetrabilità dell'operante sovrastruttura di potere, che rende ben visibile “l'inciucio” (come lo definiva Giorgia, prima di diventare “statista”), la verifica della praticabilità dell'ipotesi di indire un referendum popolare.