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Questione padana /1

Dopo le promesse elettorali, la chiamata a render conto coi fatti!

  24/02/2023

Di Redazione

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E, così, tanto per accreditare il senso di come vuole procedere la nostra riflessione, mettiamo in campo il quadro sinottico (pubblicato dieci giorni fa dal quotidiano locale, evidentemente col proposito fecondi di un promemoria per l'immediato futuro) degli impegni in corso di assunzione da parte dei prevalent players (preannunciati) dei rapporti di forza rappresentativa e, conseguentemente, e delle responsabilità gestionali negli scenari postelettorali.

Diciamolo francamente: non c'è stata partita. Più che per merito dell'alleanza di centro-destra (che, a dispetto del fallimento performante durato per 28 anni e costellato di errori madornali, suscettibili di far percepire l'ex “locomotiva d'Italia” come una delle Regioni peggio gestite e più centraliste nel rapporto col proprio territorio) per demerito dei competitors. I quali, anche volendo, non avrebbero potuto dare il peggio di quanto hanno offerto in termini di aggregato politico alternativo e di proposta riformista.

Ma, tant'è, sarà per la prossima volta! Per nostra fortuna, non ci siamo impiccati alla fidelizzazione del campo. Abbiamo turato le nari, esercitando ed invitando ad esercitare il diritto/dovere di partecipazione e, come obiettivo da minimo sindacale, abbiamo indicato l'opportunità del “voto disgiunto”, imperniato sul curriculum dei candidati e sull'endorsement programmatico.

Non proprio un “chi si accontenta gode” (perché non c'è proprio niente di cui accontentarsi e goderne). Ma certamente un certo autocompiacimento, quanto meno di aver previsto adeguatamente e, ovviamente in rapporto alla nostra stazza, aver concorso almeno a garantire la conferma del seggio espressione del riformismo di centro-sinistra.

Archiviato l'incipit, affrontiamo uno dei primi capitoli programmatici che dovrebbero delineare la più rapida attivazione dei propositi gestionali concreti.

Per quanto il tema sia collocato nel comparto strettamente “infrastrutturale” (mentre rappresenterebbe un ambito interdisciplinare) è facile capire la priorità/centralità del progetto definito (“navigabilità del Po e ZLS”). Un vero e proprio evergreen, destinato, per effetto del combinato delle conseguenze dell'inerzia e della dissolvenza delle consapevolezze, ad essere acuito dall'ineludibilità di uno scenario reso drammatico dai fenomeni climatici. Destinati, come già hanno fatto, a riverberarsi sia sulle condizioni di vita che sulla sostenibilità antropica ed economica.

C'è veramente poco, ormai, per incoraggiare, a petto della pressione dei fatti di ogni giorno, alla tattica delle smemoratezze e delle spallucce. Hic Padus, hic salta! E (diversamente da un pregresso di un ognuno per sé e Dio per tutti, con cui si è colpevolmente tergiversato, quando non irresponsabilmente avversato un programma ineludibile) si delineano una percezione/consapevolezza ed un proposito collettivo.

Ne è rivelatore l'impegno editoriale e divulgativo di ordine tematico su cui cimenta da tempo sulle pagine del quotidiano locale (e senza soluzione di continuità, nonostante la quiescenza) Fulvio Stumpo. Diventato a tutto tondo il più accreditato cantore di una padanità, oseremmo definire, “multipiano”. In quanto si diffonde sui richiami storico-culturali, sulla fruibilità tempo/ liberista e turistica, soprattutto (negli ultimi anni) sul disastro toso procedere del disequilibrio idrico/ambientale. Che noi, anche grazie alla collaborazione di Giuseppe Azzoni, abbiamo segnalato e denunciato in tempi non sospetti.

Come bene fa, Stumpo (anche sull'onda di un'emergenza facilmente percepibile anche solo dall'occhiometro e dal contatto con la penuria), la testimonianza e la denuncia, che partono dall'immagine raccapricciante di un profondo sconvolgimento dell'ambito idrico e che, giustamente, ammoniscono a considerare le dirette conseguenze sulla sopravvivenza di uomini, animali, attività primarie, vanno viste nella loro globalità e interdisciplinarità.

Il format editoriale e politico di cui siamo stati per decenni parte se ne occupò costantemente (in scenari non allarmanti, come gli attuali). Ne è prova l'edizione di questa testata pubblicata 35 anni anni fa.

Dopo avermi dato il benservito per i 7 anni di segretario provinciale, nel 1987 all'inizio della sua campagna elettorale il deputato socialista percepì un vuoto pneumatico di programma territoriale. Gli indicai la questione padana. Ne ricavò, su suggerimento di chi scrive, l'idea della Fondazione Po 2000 e il coinvolgimento dell'amico giornalista Antonio Leoni, direttore del settimanale Mondo Padano

Questo memoir per sostenere che la “questione padana” richiede, a fronte di una situazione emergenziale, solleciti interventi corali, ma anche e forse soprattutto un quadro organico di conoscenze e di progetto. e il coinvolgimento dell'amico giornalista Antonio Leoni, direttore del settimanale Mondo Padano. Come si vede, anche da questi articoli, l'Eco del Popolo continua. Fa piacere che la testata degli Agrari (con la preziosa testimonianza del maggiore cantore del Po, Stumpo) ricollochi la questione in posizione di centralità.

Si può (generosamente) comprendere che almeno le ultime due generazioni di amministratori siano state private di inquadramenti e accompagnamenti in materia (essendo scomparsi i grandi testimoni della navigabilità, della bacinizzazione, della canalizzazione, della preservazione del bene idraulico, che furono, trasversalmente, i parlamentari Lombardi e Grossi, il dottor Camillo Genzini della CCIAA e dell'Unione Padana delle Camere, i Presidenti della Provincia Ghisalberti, Manfredi e Dolci, il dottor Gianezio Dolfini). Condizione questa che è stata seguita dalla tabula rasa con cui sono stati delistati i grandi progetti e gli istituti conseguenti (il Consorzio per il Canale Navigabile e l'Azienda Regionale dei Porti Interni).

Nel libro/film “la mia Africa” il servitore somalo, non ha dubbi: “Quest'acqua abita a Mombasa”. Ma testardamente Karen Blixen, scrittrice e farmer in Kenya, non desiste dal tentativo di trattenere quell'acqua, essenziale per le sue coltivazioni di caffè.

Prendiamo la citazione come metafora didascalica, finalizzata a far cresce la consapevolezza collettiva, in chiave, si ripete, globale e interdisciplinare. Suscettibile di partire dalla drammaticità del dato irriguo, ma anche di declinare la “questione padana” in tutte le sue declinazioni. Un “tavolo” ad hoc, di investiti di ruolo di rappresentanza istituzionale e di ruoli di governo locale e di vertici dei corpi intermedi sociali, sarebbe la risposta conveniente.

Concludiamo, dando spazio all'apprezzata dichiarazione del Consigliere Regionale Matteo Piloni.

"Fontana ammette le sue responsabilità. Ora dichiari subito lo stato di calamità naturale"

Le dichiarazioni di Fontana sono una vera e propria ammissione di responsabilità. In questi cinque anni nulla è stato fatto per affrontare il tema della siccità. Tanto che adesso lo stesso Fontana è stato costretto ad appellarsi al Governo. Ci è voluta un'intera legislatura per fargli capire che la situazione è grave. Ora non gli rimane che dichiarare lo stato di calamità naturale fin da subito.

Tratteggia un lustro di mancati interventi il commento di Matteo Piloni, neo riconfermato consigliere regionale del Pd, alle parole del presidente regionale a proposito del dramma della siccità.

Regione non ha fatto negli anni nulla di quello che avevamo suggerito e che era stato richiesto anche dalle tante associazioni di agricoltori e dai consorzi di bonifica: niente piano degli invasi, niente piano di sviluppo economico, niente piano rurale con le risorse per fare gli interventi – elenca Piloni –. Persino la risoluzione per combattere la crisi idrica è stata stimolata da noi. Eppure, nulla si muove. Non sappiamo nemmeno come Regione intenderà usare le risorse del Pnrr. Il problema di questi anni è stata l'assenza di misure importanti da mettere in campo.

Giunta pesantemente in ritardo anche quest'anno:

L'assessore regionale Sertori, coordinatore delle attività del tavolo permanente per l'utilizzo della risorsa idrica in Lombardia, ha annunciato la convocazione del tavolo per il 2 marzo, esattamente come nel 2022, quando si è rivelato tardivo: non si può aspettare marzo per capire che non c'è la neve.

 I rischi che si corrono sono enormi, ribadisce per l'ennesima volta il consigliere Pd:

Ormai non siamo più nemmeno in una situazione di emergenza e quest'estate la siccità sarà peggiore e con effetti peggiori di quella dell'anno scorso perché sta diventando strutturale. E di questo la politica regionale deve prendere atto. A Fontana e alla sua Giunta di centrodestra non rimane che dichiarare lo stato di calamità naturale e iniziare a lavorare sul serio per affrontare gli effetti della crisi climatica. Basta immobilismo, basta negazionismo come hanno fatto in questi cinque anni.  

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