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Memoria... ogni giorno

  05/04/2023

Di Redazione

Memoria...+ogni+giorno

Tale dovrebbe essere l'imperativo dei testimoni della memoria e della verità storica. Che vengono compitate secondo calendarizzazione delle ricorrenze. Di cui, col tempo, ahinoi, ci siamo fatta una ragione; anche se non possiamo sfuggire all'impulso ad esortare a mantenere il baricentro della testimonianza tracciato dalla consapevolezza di non sono consentire né smagliature né pause. Soprattutto, nei nuovi contesti indotti da un equilibrio generale, in cui appare determinante il ruolo di una rappresentanza politica, che, pur appartenendo al novero dei soggetti “omologati” alle prerogative e alle dinamiche liberaldemocratiche scaturite dalla Liberazione e dalla Costituzione, non è appieno percepita (con quel suo motto rifondativo “non rinnegare non restaurare”) come rassicurante testimonial di un approdo irreversibile.

Ne è riscontro il “fatto nuovo” di via Rasella. Protagonista la “seconda carica” della Repubblica, prodottosi in un uno sforzo ermeneutico dell'attentato prodromo dell'eccidio delle Ardeatine. Rispetto al quale il meno che si possa dire è che si tratta, non già come sentenzia il Premier di una “sgrammaticatura istituzionale, bensì di una palese manomissione e riscrittura storica.

“Il culmine della contro storia” definisce oggi sul Corriere Aldo Cazzullo. Anche se il diretto interessato esterna il proposito: “di storia non parlo più”

Eh… ci dovremo abituare a questa nuova tonalità “dialettica”, su cui fa premio la cinica aspettativa della nuova sala regia di smorzare i toni dei richiami alle radici (non ripudiare non restaurare) modulando con l'ineludibile necessità di ammiccamenti (circa le “radici”) diretti al bacino di riferimento.

Saranno, da questo punto di vista, settimane di fuoco; quelle che per tutto aprile terranno inchiodate le parti in causa.

Meglio prepararci con adeguato sentiment e con lungimiranza.

La testimonianza di cui ci riteniamo portatori è diretta alla permanente crescita della consapevolezza dell'irreversibilità dell'approdo alla Costituzione Repubblicana, attraverso l'indefettibile divulgazione dei passaggi propedeutici della guerra di Liberazione e della transizione alla modello liberaldemocratico, di cui la Costituzione repubblicana è la dorsale.

Avremo modo di fornire una cronaca puntuale della successione delle iniziative celebrative; che già si preannunciano, copiose e edificanti. E, soprattutto, sono dirette attraverso l'approfondimento delle fonti storiche, a creare inappuntabili basi documentale dei fatti.

Tra i preannunci di iniziative celebrative non ci è sfuggito il ricordo delle staffette partigiane, confluito in una conferenza presso la scuola secondaria e nella presentazione di “Pedalando per la libertà”.

Tra i protagonisti delle iniziative abbiamo interpellato Gianfranco Gambarelli, amico e fecondo ricercatore e divulgatore storico della Città Murata, che ci ha ragguagliato attorno alla divulgazione della vicenda delle “staffette”.

Cui va riconosciuto merito, oltre che a Gambarelli, sempre attento ad un impiego edificante del risultato delle sue ricerche, anche al “tavolo” dell'iniziativa, che ha visto impegnati l'AVIS di borgo rivierasco, l'ANPI Grande Fiume, CGIL di Milano e Gruppo Volontari delle Mura. C'è, diciamolo, modo e modo, non solo per salvaguardare e dispensare memoria storica, ma anche per renderne la divulgazione “potabile”. Vale a dire sintonizzata, oltre che sugli stili di chi meritevolmente la offre, anche sulle propensioni dei destinatari.

Si può parlare di Resistenza e di Guerra di Liberazione nei tempi correnti, non solo con manifestazioni celebrative ufficiali, ma anche, come ha fatto di recente il docente e divulgatore cremonese Gigi Torresani rispetto alla “testimonianza” concreta di Bartali nei confronti delle decine di ebrei salvaguardati dallo sterminio, partendo da spunti apparentemente “minori” o marginali. Che, in realtà, offrono l'aggancio per una rivisitazione a più vasto raggio dei percorsi dell'antifascismo e del patriottismo democratico. Come è stato lo spunto offerto da questa inedita modalità di rievocazione, di cui va reso merito alla citata sala regia, alla dirigenza scolastica, ai protagonisti ciclo runner che ogni anno aprono un'opportunità intrigante (soprattutto, come nel caso, per i giovani) per conoscere la storia.  Affinché, attraverso la conoscenza (anche particolareggiata e umanizzata) non si ripeta nelle sue atrocità e sia di monito nei contesti civili attuali.

Fino a qualche anno fa, di fonte alla complessità del vasto fenomeno della Resistenza, le “staffette” (prevalentemente declinate al rosa) hanno costituito, abbiamo anticipato, un segmento minore. Nel corso degli anni e con la progressione di affinamento rievocativo si è teso a focalizzare, più che a ritagliare, un ruolo importante anche per questa testimonianza attiva.

Peraltro, andrebbe ricordato che la guerra di Liberazione non fu, nel quadrante pizzighettonese interessato dalla persistenza di importanti insediamenti manifatturieri e di rilevanti incroci infrastrutturali, un fatto marginale nel più vasto contesto del Nord Italia.

Vi operarono in unità di intenti tutte le sensibilità del movimento partigiano ed in particolare le Brigate Matteotti, sotto il comando politico e militare di Comunardo Boldori (figlio di Attilio, il primo martire antifascista massacrato ancor prima della “marcia”).

Poiché, non sempre negli ultimi anni l'establishment istituzionale locale ne ha avuto giusta consapevolezza (al punto che il Sindaco qualche anno fa ebbe, opponendosi alla revoca della cittadinanza onoraria offerta, dopo l'assassinio di Matteotti, a Mussolini, a dire che “qualcosa di buono era stato anche fatto”) ci pare opportuno ripubblicare, a beneficio della memoria e a corollario della, ripetiamo, bellissima iniziativa sulle “staffette Partigiane” pubblicare l'elenco dei Partigiani Pizzighettonesi, il rapporto di Boldori sulle dinamiche con cui avvenne la Liberazione e il corredo documentale trasmessoci da Gianfranco Gambarelli. Il quale ha ricordato, semmai ce lo fossimo dimenticati, che dal carcere più duro d'Italia “vennero deportati verso lo sterminio e l'internamento più 400 carcerati. Circostanza questa che ha indotto la consigliera comunale Elisa Mancinelli a proporre l'installazione anche nel cortile dell'ex reclusorio pizzighettonese di “pietre d'inciampo”.

Pubblichiamo, altresì, il memoir relativo alle circostanze in cui operò una significativa componente del movimento resistenziale e la documentazione trasmessaci da Gianfranco Gambarelli.

Post scriptum

Al momento di chiudere l'editing veniamo notiziati di un fatto gravissimi avvenuto nella tarda serata di ieri, nel contesto della seduta del Consiglio Comunale di Pizzighettone. Nel cui ordine del giorno era prevista la trattazione della mozione della consigliera Elisa Mancinelli, sopra menzionata, in materia di installazione presso il vecchio carcere di “pietre d'inciampo” a ricordo dei 400 carcerati internati nei lager.

Diversamente da quanto avvenuto tre mesi fa al Comune di Cremona in cui l'assunzione dell'iniziativa ha avuto l'unanime consenso di tutte le componenti politiche, a Pizzighettone la Giunta e la maggioranza consigliare ha adottato una linea ispirata dalle stesse pulsioni revisioniste sul piano della storia. In pratica, la controproposta della Giunta e del suo massimo esponente (lo stesso che quattro anni fa si era opposto alla revoca della cittadinanza onoraria attribuita a Mussolini pochi giorni dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti), è stata, sostanzialmente, di svuotare di contenuto il senso delle “pietre d'inciampo”, sulla base di una incredibile equivalenza. In materia di responsabilità di eccedi e di valore delle vittime.

Di fronte a tale posizione della Giunta, Il Gruppo Consiliare “Con la gente” di Pizzighettone si dichiarava

...assolutamente favorevole e dava il pieno appoggio alla mozione presentata dal Gruppo Consiliare “Insieme si cambia Pizzighettone”. Tendente a far apporre nei pressi delle ex carceri militari una targa a ricordo dei militari (400 o 500?) che in quel periodo erano qui reclusi e che furono deportati in Germania. Qualora fosse possibile installare una “Pietra d'inciampo” in forma multipla sarebbe ancor di più cosa gradita. Non siamo, viceversa, con quanto auspicato dalla maggioranza consiliare che proponeva di ricordare non solo vittime di quel regime nazifascista ma accomunare ad esse tutte le altre vittime di eccidi o di regimi totalitari. Riteniamo, aggiungeva il consigliere Bissolotti, che anche il ricordo di questi nostri fratelli che hanno perso la loro vita sia doveroso ma che si debba fare in modi ed in luoghi diversi da quello specifico menzionato nella mozione.

Abbandonando, per protesta, la sala consiliare, Elisa Mancinelli, anche a nome del Consigliere Sinelli, ha dichiarato:

Il no del Consiglio comunale di Pizzighettone alla mozione presentata dalla lista civica “Insieme si cambia Pizzighettone”, di cui sono capogruppo, per il posizionamento di pietre d'inciampo in Piazza d'Armi da dove, il 18 settembre del 1946 furono portati via tra i 400 e i 532 prigionieri, è un fatto politico grave. E gravissima è la presa di posizione della maggioranza guidata dal sindaco Luca Moggi che vuole inserire il tragico fatto della deportazione nazi-fascista che colpì il borgo sull'Adda in un contesto troppo ampio, quello che riguarda “in generale” i crimini di guerra. Non è accettabile l'atteggiamento di questa maggioranza che, indefessa, continua non solo a non prendere le distanze da quella che è la pagina più turpe della nostra storia, la dittatura fascista, ma a giustificarne bonariamente l'agire. Per esempio non accogliendo, nella scorsa consigliatura, la mozione volta a togliere la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Spiace constatare che la maggioranza che governa il paese, non avendo preso una posizione netta sulla posa delle pietre oggi e sulla negazione della cittadinanza a Benito Mussolini, ha bocciato la dignità di una comunità intera. Relegandola all'ignoranza storica.

Sugli sviluppi dell'imbarazzante piega assunta da una iniziativa dagli intenti fecondi, daremo nel prosieguo ulteriori informazione. Anche se sin d'ora la nostra testata invita le espressioni dell'antifascismo ad una vibrata protesta. Affinché ne venga recuperata la fattibilità

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