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La sinistra e la questione socialista /53

  10/10/2025

Di Redazione

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Riprende la rubrica dedicata all'approfondimento e al confronto sullo stato della sinistra e, specificatamente, sulla questione socialista. In questo caso con un annuncio importante. Che interesserà la locandina con la specifica dell'evento e riprodurrà l'Editoriale esplicativo di Mauro Del Bue. Seguirà una nostra chiosa editoriale, che si allargherà alla cronaca di “lavori in corso” nella riserva socialista.

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RASSEGNA DELLA STAMPA CORRELATA

L'editoriale di Mauro Del Bue

E' nato

E' nato un movimento, non l'ennesimo partitino. Un movimento che vuole unire e non dividere. Che vuole unire coi socialisti riformisti e liberali, quelli che non accettano di essere degli attendati nel campo largo, tutti i riformisti di estrazione laica e cattolica. Quelli che ritengono Conte e i Cinquestelle, che hanno partorito il più grande trasferimento di risorse dai poveri ai ricchi che si sia mai verificato nel dopoguerra attraverso il cosiddetto 110/100, incompatibili col riformismo. Siamo quelli che non accettano, ma anzi combattono, un bipolarismo che denota sempre più crepe evidenti. Da una parte Salvini che non ha timore dei russi ma di quelli che vogliono rubargli il portafoglio (lo spieghi ai polacchi e agli estoni) e Vannacci che si mostra preoccupato del colore della pelle degli italiani del futuro, dall'altro i Cinque stelle che per l'Ucraina pretendono un negoziato che Putin non vuole, mentre Fratoianni propone l'uscita dell'Italia dalla Nato. Insieme Cinque Stelle, Avs e la Schlein e la stragrande parte del Pd compongono la larga maggioranza populista e massimalista di un campo largo scentrato, col tendino riformista più simile a un sacco a pelo. Che dire dei pacifisti che vogliono la guerra e non la pace in Medioriente e che protestano per l'accordo lanciato da Trump e accolto dall'Autorità palestinese, da tutti i paesi arabi tranne l'Iran, apprezzato e condiviso da tutti i paesi europei e che alla fine verrà con ogni probabilità sottoscritto anche da Hamas? E' pieno di ingerenze e di contraddizioni? Sì. Non è perfetto? Sì. Ma è meglio una pace imperfetta di una guerra perfetta. E' oggi l'unica possibilità che a Gaza non continui la carneficina e che gli ostaggi vengano liberati. C'è sempre uno più a sinistra che ti espelle dalla sinistra. Noi siamo riformisti e in Italia siamo sempre stati una minoranza di eretici spesso bruciati col rogo. Ne siamo consapevoli. Rimandiamo a domani tutte le considerazioni sul convegno. Rimandiamo la pubblicazione del documento conclusivo. Oggi pensiamo di avere ben impiegato il sabato. Un sabato che ha visto un nuovo inizio di tensione ideale e di partecipazione, di riflessione e di unità. Un grazie sincero soprattutto ai molti giovani che sono intervenuti e a coloro che sono venuti, tutti a loro spese, a Montegrotto anche dall'Abruzzo, dell'Umbria, dalle Marche, dalla Liguria, da Roma sorbendosi molte centinaia di chilometri. E anche a chi, non potendo arrivare, si è collegato da remoto come il consigliere regionale neo eletto delle Marche Massimo Seri, il primo consigliere regionale del movimento. Abbiamo la certezza di aver fatto un buon lavoro, utile a chi è orgoglioso di una storia e vuole investirla per costruire il futuro.

L'editoriale

Mauro Del Bue Direttore. Nasce a Reggio Emilia nel 1951, laureato in Lettere e Filosofia all'Università di Bologna nel 1980, dal 1975 al 1993 é consigliere comunale di Reggio, nel 1977 é segretario provinciale del Psi, nel febbraio del 1987 è vice sindaco con le deleghe alla cultura e allo sport, e nel giugno dello stesso anno viene eletto deputato. Confermato con le elezioni del 1992, dal 1994 si dedica ad un'intensa attività editoriale (alla fine saranno una ventina i libri scritti). Nel 2005 viene nominato sottosegretario alle Infrastrutture per il Nuovo Psi nel governo Berlusconi. Nel 2006 viene rieletto deputato nel Nuovo PSI. Nel 2007 aderisce alla Costituente socialista nel centro-sinistra. Nel 2009 é assessore allo sport e poi all'ambiente nel comune di Reggio. Dal 2013 al 2022 dirige l'Avanti online.   

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Gli otto punti di Montegrotto

Questo il documento approvato al convegno di Montegrotto: “Il Movimento socialista liberale dovrà essere l'occasione per concorrere a dare finalmente una casa alle forze riformiste di questo paese. Per decenni la politica italiana è stata costretta a un bipolarismo che prima ha tramutato gli avversari in nemici di opposti schieramenti, poi ha radicalizzato il dibattito pubblic? spostandolo su posizioni spesso meramente ideologiche e nocive all'individuazione di soluzioni concrete a beneficio di tutti i cittadini. Lavoriamo per promuovere una costituente aperta a tutti quei partiti, movimenti, associazioni che si riconoscono nel riformismo, nelle sue diverse declinazioni: liberaldemocratica, socialista, popolare. Sono queste le culture alla base dei valori dell'Unione Europea, è da queste tradizioni che hanno preso origine, nei vari paesi che la compongono, le più importanti stagioni di riforme. Oggi più che mai, nel delicato e drammatico contesto internazionale, abbiamo bisogno di queste culture. In questo modo, già a partire dai primi appuntamenti elettorali, sarà possibile presentare una proposta politica comune, con l'obiettivo di dar vita, entro le prossime elezioni politiche, a un nuovo soggetto riformista che rappresenti un chiaro riferimento elettorale. Le linee essenziali del Movimento, che aprirà la campagna di adesioni, fissando poi l'assemblea di tutti gli iscritti, sono le seguenti:

1) Una netta propensione alla pace in Palestina assecondando i venti punti di Trump, accolti da Netanyahu, dall'Anp, dai paesi arabi tranne l'Iran, da tutta Europa (importante anche l'astensione concordata delle opposizioni italiane in Parlamento), mentre Hamas pare anch'esso avviato ad accettarli. Si tratta al momento dell'unico modo per por fine alla carneficina di Gaza. Chi lavora contro deve essere consapevole che opera per la continuazione della guerra.

2) Un appoggio senza condizione alla lotta di resistenza all'invasore russo del popolo ucraino. Ben sapendo che, qui, i margini di un accordo sono molto ristretti e un negoziato tra le parti, dopo l'incontro di Anchorage tra Trump e Putin, deve ancora iniziare per responsabilità di Putin che ha invece iniziato una guerra ibrida coi paesi europei. Il movimento condivide il piano di difesa, votato da tutti i socialisti europei tranne che dal Pd, illustrato dalla Von del Leyen.

3) Si ritiene che l'Europa debba unirsi subito. Soprattutto in settori chiave quali la politica estera, la difesa, la finanza e che una mancata unità politica rischia di essere pagata a caro prezzo dagli stati nazionali. L'Europa unita può e deve svolgere un ruolo di terzo polo tra la nuova alleanza di Pechino, che coinvolge Russia, India e altri paesi generalmente autocratici o dittatoriali, e un'America che con Trump oscilla tra tentativi anche generosi di por fine alle guerre e pesanti ritorsioni economiche da far pagare a paesi tradizionalmente amici.

4) Il movimento deve essere parte della tradizione del socialismo riformista e liberale che ha i suoi padri in Turati, Rosselli, Matteotti, Saragat, Nenni e Craxi, ma anche nella stagione delle lotte sui diritti civili che hanno visto protagonisti Fortuna e Pannella. Oggi questo filone non esiste nella coalizione del cosiddetto campo largo, dominato dal massimalismo e dal populismo e nella quale ai riformisti é assicurata solo una tenda minoritaria. Dunque il movimento, che si ritiene altresì alternativo alla destra, si colloca in autonomia e dialoga con quanti si ritrovano nella stessa collocazione: Azione di Calenda, il movimento liberaldemocratico di Marattin, associazioni e liste civiche

5) In particolare il movimento deve impegnarsi a sostenere la riforma costituzionale della giustizia che prevede la separazione delle carriere dei magistrati, vigente in tutti i paesi europei a lunga tradizione democratica, lo sdoppiamento del Csm e una elezione per sorteggio degli stessi, tutti punti che si trovano nella proposta di legge della Rosa nel pugno, primo firmatario Enrico Buemi. Al referendum il movimento si impegnerà nella campagna per il sì.

6) Gran parte delle sinistra italiana ha in questi trent'anni, sempre sostenuto la magistratura anche quando commetteva palesi violazioni. Tiepida sul caso Tortora, colpevolista sul caso Craxi, silente sul caso Del Turco, ha evidentemente un debito da pagare che risale al suo mancato coinvolgimento ai tempi di Tangentopoli come riferisce con dovizia di particolari il sen. Pellegrino nella sua intervista al Corriere della sera. Chiediamo ancora per questo l'istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta su Tangentopoli.

7) Il movimento deve proporre la fine del Parlamento dei nominati, con la reintroduzione del sistema delle preferenze, che peraltro ancora esistono alle consultazioni europee, regionali e comunali, o dei collegi uninominali, la fine dell'incompatibilità tra assessore regionale-comunale e consigliere, l'elezione diretta dei Consigli provinciali, perché le province soni dimensioni storiche incancellabili, nonché una preferenza, per quanto concerne la riforma dello stato, sul modello tedesco, con elezione proporzionale del Parlamento. 8) Il movimento promuoverà un'apposita conferenza sul tema del lavoro e in particolare di quello giovanile e femminile, dei bassi salari, del salario minimo, del ruolo del sindacato in una moderna democrazia occidentale.

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forum

Sarei andato volentieri a Montegrotto….

…  non foss'altro che per le terme. A parte gli scherzi. La piattaforma la sottoscrivo  subito, sembra scritta da me. Spero che il dibattito eviti di attorcigliarsi attorno alle solite accuse all'attuale Psi. Per il resto è un rituale già visto dove " il meglio siamo noi " e dovranno capire,  gli altri socialisti, che bisogna aggregarsi a noi. Il fatto che già si siano disgiunti da Calenda è significativo.  Evitano di dire in che lista è stato eletto il loro candidato,  immagino nel PD. Quindi nulla di nuovo. Auguri sinceri ma io non intendo spendere una goccia di sudore per questo. Ho avuto avvisaglie che i socialisti milanesi sono interessati, infatti hanno già cominciato le manovre per dirottare in tal senso. Spero che producano qualcosa di meglio di quanto han fatto in questi trent'anni.

Come avevo già  anticipato in altre occasioni e anche leggendo il programma di convocazione  del convegno di Montegrotto nutro da sempre una certa diffidenza verso queste iniziative. Intendiamoci apprezzo i lucidi editoriali di Del Bue, come considero e conosco come persone valide parecchi dei partecipanti e dei promotori. Tuttavia penso che questo sia l'ennesimo fallimentare tentativo di riunire i riformisti.

Il primo motivo è  la debolezza della proposta politica.  Beninteso, io la potrei sottoscrivere per il 90 per cento. Ma... quanti cittadini e specialmente quanti giovani si sentono o si sentiranno toccati,  coinvolti, animati da questi scritti?

Cosa c'è di diverso e maggiormente significativo di quanto dicevamo  come socialisti, 20 anni fa? Le proposte politiche devono delineare o far immaginare una soluzione ai problemi posti. Devono altresì avere il coraggio di dire cose a volte impopolari ma orientate alla soluzione. Ti porto l'esempio della adesione completa e incondizionata alle decisioni prese dall'Europa in difesa dell'Ucraina. Decisioni che per forza di cose, considerato l'attuale atteggiamento degli USA, comportano un aggravio di costi e responsabilità di tutti i Paesi dell'Unione ma che non fanno avanzare di un millimetro le trattave di pace.

Già tre anni fa in un mio scritto sostenevo che la soluzione doveva essere  negoziale e si doveva tornare all'armistizio  (tale era l'accordo promosso nel 2014 da Macron). Era comunque l'unione europea  la protagonista dell'accordo. Mentre dall'inizio del conflitto i protagonisti sono stati gli americani. Russi e anche ucraini invece che disinnescare il conflitto han fatto di tutto per riacutizzarlo. Lo sdegno di tutti per l'invasione russa non doveva far dimenticare ai governanti che le ragioni del conflitto nascevano nel Don Bass.  La contesa diventava plateale fra Usa e Russia. L'illusione do poter vincere la guerra ha portato al protrarsi del conflitto.

Ora la posizione più corretta è che maggiormente può aiutare Zelenski a far accettare una pace con cessione di territori è quella di far capire e garantire ai poveri ucraini che noi saremo sempre al loro fianco ma che il conflitto deve fermarsi. Zelenski ha condotto e conduce con coraggio questo immane compito ma gli esempi della storia ci dicono che difficilmente potrà restare al suo posto.

Mi accorgo di essere stato troppo prolisso. 

Aggiungo solo che la piattaforma di Montegrotto non delinea nulla di coinvolgente su due problemi.

Quello della crisi industriale  dovuta per la gran parte all'accelerazione verso le auto elettriche e il tema collegato dell'energia. Così come non analizza il perché della disaffezione al voto, limitandosi a proporre il proporzionale ( che condivido) e altre proposte tecniche che sono certamente utili ma che sono scarsamente conosciute dell'elettorato. A mio avviso la marcata disaffezione, non solo dei giovani, è dovuta al distacco sempre più crescente fra il progetto sociale della legislazione e la vita reale. Magari in altra occasione potremo approfondirlo.

SANDRO GABOARDI – Crema 4 ottobre 2025

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la questione socialista non è un capitolo chiuso

… né un reperto d'archivio da affidare alla storia. È, piuttosto, una ferita ancora aperta nel tessuto democratico del nostro Paese, e insieme una sfida inevasa: quella della modernizzazione dell'Italia, della giustizia sociale senza giustizialismi, della libertà coniugata all'uguaglianza.

Oggi che il dibattito pubblico è prigioniero di semplificazioni populiste e nostalgie identitarie, vale la pena tornare a interrogarsi su ciò che fu il socialismo riformista italiano: un progetto di emancipazione laica, europea, e profondamente radicato nella cultura del lavoro e dei diritti civili.

Non si tratta di operare riesumazioni, ma di riconoscere un'eredità politica ingiustamente delegittimata e colpevolmente dimenticata. Forse è il momento di riaprire, con onestà e senza ipocrisie, una riflessione storica e politica sulla fine del PSI e su ciò che quell'esperienza ha significato – e potrebbe ancora significare – per l'Italia.

Matteo Bettini

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Si deve parlare con la gente

Non sono d' accordo sulla fondazione di un nuovo partito si chiamerà La Giustizia?  Quando ero all' hotel Mille pini di Montegrotto ho assistito a due congressi e mi è parso una mostra di orgoglio intellettuale da parte di persone colte, preparate e un po' arroganti. Le divisioni portano sempre ad una sconfitta, bisogna convergere su punti condivisi e confrontarsi seriamente sul disaccordo trovando un punto d'incontro. Abbiamo bisogno di volti nuovi e giovani per coinvolgere tutti i cittadini, non solo i più acculturati. Si deve parlare con la gente, ascoltare i loro bisogni, dare risposte concrete calarsi nella realtà in cui viviamo. Fare capire  con valide motivazioni che sui social media c'è molta propaganda politica, che i sondaggi sono falsi e le promesse sono ingannevoli. Con la destra al potere stiamo assistendo  all' annullamento del merito nelle cariche istituzionali: solo personaggi dei partiti al governo ottengono gli incarichi. Gli scioperi contro l' ingiustizie sociali vengono strumentalizzati. Non voterò si al Referendum sulla Giustizia perché la separazione della carriera dei  M agistrati è fumo negli occhi, abbiamo bisogno di una giustizia vera, veloce nelle sentenze e a favore dei più deboli. Oggi la Giustizia non è uguale per tutti. Ribadito che non condivido alcune linee del programma, segnalo che anche oggi in Calabria l' astensionismo è risultato il primo partito!! Bisogna scuotere le coscienze di  tutti i cittadini iniziare dalla base, i vertici non devono fare nomenclature

C.L. – Vicenza 5 ottobre 2025

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diritto di replica:

con titolo realisticamente interpretativo:

…uniti come la Cesarina?

Premettiamo subito (per dovere di riconoscenza e diverità) che senza l'ottimo lavoro di informazione del compagno Del Bue e della testimonianza della testata storica che dirige, nonché della corrispondenza, generosa e incessante, di alcuni nostri lettori (che evidentemente anche senza tessera ed orpelli concatenati) difficilmente saremmo stati in grado di allestire questo editing (lasciatecelo dire) ampio ed esaustivo sullo stato dell'arte della, come recita la rubrica, sinistra e della questione socialista.

Volendo (e dovendo) essere sinceri una questione che sembra, al di là delle manfrine quasi sempre allestite per coprire il minimo vitale della permanenza idealistica (ad ovvio servizio delle cattive coscienze tutte pervase dalla messa in pratica della politica liquida e dei movimenti leggeri) del tutto espunta da quel che resta dei sinceri sentiments della teorica cultura “di sinistra” (in particolare quella orientata a quella che un tempo si definiva sistemazione teorica ed ideologica del socialismo).

Come si può percepire, questo “vernissage” dedicato alla esternazione degli accadimenti “militanti” intervenuti a livello di collocazione nella periferia estrema dello scenario politico di qualche “pietra” della memoria socialista; con non malcelata intenzione di ricavare (attorno alla reiterazione di permanenza in vita) spazi di operatività negli attuali contesti.

Dico subito ai miei tre valenti corrispondenti e costanti interlocutori che, non prima di aver ribadito interesse ed apprezzamento per l'impegno dell'Associazione Liberale e Socialista e per il concreto approdo del convegno di pochi giorni fa (che suggella una significativa, costante testimonianza), anch'io personalmente nutro ulteriori riserve che si aggiungono al sedime della ritrosia nei confronti di reiterate militanze in asset traballanti dal punto di vista della sistemazione teorico-progettuale. L'intemerata è diretta universalmente al sentiment/concept che da trent'anni ipnotizza i riposizionamenti rispetto ai cicli della seconda repubblica.

Simulacri di un passato che viene evocato solo  per illusionismo nostalgico praticato nei confronti dei sempre più rari veterans sopravvissuti dell'antica militanza ed obnubilati dalla pretesa di mantenere ruoli e prerogative (spartitorie) nei nuovi contesti. Senza considerare l'aspettativa del trickledown di infinitesimali ed ininfluenti strapuntini.  Tra cui l'accesso al 2 per mille. Che per il PSI vale 200000 euro. Una mancetta, verrebbe da dire. Ma una mancetta fortemente  agognata per una formazione tutto sommato sollevata da quelle che si potrebbero definire spese organizzative. E' per queste ragioni spiccie che dalla metà degli anni 90 abbiamo preferito continuare la nostra testimonianza operando lateralmente alla politica militante, con un impegno prevalente per l'associazionismo e il giornalismo dedicati  all'approfondimento, alla divulgazione ed all'attualizzazione della cultura e della storia  del socialismo.

Pur comprendendo il genuino idealismo di chi ha militato nel PSI di continuare la militanza politica nei formats successivi al “sciogliete le righe” (decretato dal combinato ostracismo di magistratura, “poteri” e nemici politici, non ci siamo lasciati prendere dal nostalgismo. Specie quando (non raramente) l'”offerta” militante era incardinata in un modulo più che stantio e dagli esiti irrilevanti, si presentava come significativamente non consapevole dei cambi di fase imprescindibili.

Il combinato di testimonianza ideale e politico-istituzionale e di (teorico) pacchetto di consensi elettorali non poteva non passare sotto il tritatutto dei nuovi equilibri e dei nuovi poteri, caratterizzati soprattutto dal bipolarismo e dal “maggioritario”.  Quanto di più controindicato per la postura di un movimento che fece, sia pure con qualche scivolone, dell'indipendenza e della dialettica un punto di forza.

Insomma, come non pochi altri socialisti, non abbiamo soggiaciuto al ricatto del “o di qua con il salvatore della patria Berlusconi amico di Bettino o di là con i carnefici del “nuovo corso”.

E' quanto avvenne a metà anni 90 quando 100 anni di onorata (almeno dal punto di vista dell'idealismo) vennero tagliati a fette come un salame. Una parte della vecchia nomenklatura (quella non clamorosamente esule) si affidò all'abbraccio del centrodestra; un'altra parte a quella che, in omaggio al dogmatismo, sentenziava “non potete essere socialisti se non state a sinistra”.

Negare tutto ciò non solo sarebbe non onesto, ma non sarebbe utile al dispiegamento di uno sforzo dialettico, che volesse minimalmente porsi l'obiettivo di sondare preventivamente la sostenibilità della ricerca delle precondizioni per invertire le precondizioni ostative per un ruolo negli attuali contesti delle teorie socialiste; con l'intento di innescare (tra le testimonianze singole ed associate di richiamo ai perni della sinistra democratica) un processo di armonizzazione e convergenza in vista di una “costituente” capace di dare una congrua sintesi ed attualizzazione dei valori lib-lab (come si potrebbe sbrigativamente qualificare il combinato disposto tra modelli liberaldemocratici (in forte sofferenza, anche nella sua tradizionale area costituency) e laburismo (in fortissima remissione, per ignavia degli apparati ed inadeguatezza delle riserve intellettuali, sotto tutti i cieli).

Si sarà colta la nettezza con cui, nell'enunciato propedeutico, ci siamo tenuti ben lontani  dalla solita tiritera dei propugnatori del richiamo “all'unità socialista”. Sempre evocata dai titolari del nome e del simbolo (nonché, spudoratamente, del copy right di 100 anni di storia); nell'ovvio intento di ribadire il proprio rango e di operare, nella migliore delle ipotesi, piccole campagne di reclutamento destinate a rivitalizzare le file militanti e pesare (o tentare) qual cosina di più nei rapporti coi “superiori”.

Che nel caso del PSI (per facilità di identificazione, quello che la sala regia del “campo” ha collocato (innaturalmente) nell'area del radicalismo politico ed ambientalistico (in tal modo recidendo le radici con la storia pregressa). Da cui viene proiettata l'ombra di un vassallaggio di testimonianze irrealistiche (come il fiancheggiamento in Campania dell'ideona del Governatore di far esibire un musicista russo iperputiniano e, come ancora, il voto contrario espresso, in sede di legge per il fine vita assistita, da una consigliera regionale targata PSI (di Maraio).

Insomma grande la confusione (non disinteressata) sotto il cieli …la situazione è ottima…per chi si occupa di armonizzazione e convergenza dei socialisti nel solo intento di ottimizzare piccole “ditte”.

Si noterà, infine, che i players di questa manfrina esordiscono sempre col richiamo all'unità. Circostanza questa che ci ha indotto a griffare l'incipit di questa riflessione al richiamo della compagna Cesarina, che, al culmine delle criticità dialettiche di un'assemblea di lavoratori di fine 800 ed all'evocazione dell'imperativo dell'unità, se ne uscì con un “ sì, uniti come i coglioni”.

Mettere insieme tutti, sostiene Mieli, non basta a fare la forza. Per una sinistra rivelatasi non in grado di convincere gli elettori di rappresentare una credibile alternativa di governo. Ciò vale sia per la situation room dei conduttori del vapore della sinistra lato sensu sia, soprattutto, per il segmento che si richiama all'apporto delle teorie lib-lab.

Ci sembra che questa sollecitudine possa essere ravvisata nell'allestimento e nello svolgimento del convegno dell'Associazione Liberale e socialista. Cui consiglieremmo di allestire una ulteriore sessione suscettibile di impolpare maggiormente il format teorico progettuale.

Di sicuro la nostra testata e la Comunità Socialista Territoriale non intende perdere di vista il contatto con l'Associazione e la testimonianza del Circolo Rosselliano, erede dell'esperienza dei Laburisti italiani di trent'anni fa. Che avrebbero molto da dire, in questo sforzo di resilienza del socialismo riformista italiano.

[Ci sembra di essere stati chiari. Come lo fu ad un certo momento Troisi con quel suo “ Io sono responsabile di ciò che dico non di quello che capiscono gli altri”

Dall'archivio L'Eco Politica e Istituzioni

  giovedì 27 ottobre 2022

La sinistra e la questione socialista /7

Virginio Venturelli sul rilancio del progetto di comunità socialiste

  lunedì 31 maggio 2021

Riunito a Cremona l’attivo territoriale della Comunità Socialista

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  giovedì 30 marzo 2017

Il congresso provinciale aperto dei socialisti cremonesi Carletti riconfermato segretario

Paolo Carletti, unanimemente rieletto segretario provinciale e delegato nazionale, ha scandito i passaggi più significativi della presenza del PSI nella realtà locale

  sabato 29 giugno 2024

ECO-Election day giugno 2024 /novem

Nuova Consiliatura a Cremona

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