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Gaza

Rassegna della stampa correlata

  17/07/2025

Di Redazione

Gaza

Riprende, con un editoriale del Direttore de La Giustizia dedicato ad un'ampia analisi della profonda crisi mediorientale, questa rubrica che ha lo scopo di segnalare ai lettori del bacino socialista la testimonianza (in questo caso costante, in quanto La Giustizia, riferimento dell'Associazione Liberalsocialista, ha una cadenza quasi quotidiana) della rete di testate e di associazioni di area.

In questo caso, abbiamo preferito focalizzare un incombente tema di politica estera, su cui il segmento associativo di ispirazione riformista esprime, con coerenza, continuità e chiarezza una linea che, diversamente a quella del PSI (paradossalmente zavorrato da  alleanze ancillari contro natura), si pone nel segno della continuità della miglior visione europea ed occidentale

L'editoriale  Mauro Del Bue  Il caso Albanese

Non sono filo israeliano né filo palestinese a prescindere. Sarebbe meglio metterla in positivo. Mi ritengo un filo israeliano e un filo palestinese sposando le giuste cause di entrambi. Quella a vivere in pace e in sicurezza dello stato di Israele e quella di avere una patria riconosciuta del popolo palestinese. Una soluzione pareva individuata a Oslo nel 1993 da Rabin, che pagò con la morte la sua volontà di pace, e Arafat, ma poi tutto è sfuggito di mano. Cisgiordania e Gaza dovevano essere territorio palestinese anche se la Cisgiordania a fette, cioè dividendola in tre con transitorio comando israeliano, misto e palestinese. Ma certo con graduale sgombero delle colonie israeliane mentre Gaza veniva ripulita dei coloni con azioni anche decise e non sempre pacifiche di Sharon. Certo Oslo non risolveva tutto. Restava aperta la questione di Gerusalemme e soprattutto dei ritorno dei profughi in Israele che, data la quantità degli esuli, avrebbe determinato una sproporzione tra gli abitanti che Israele non avrebbe potuto accettare. Mentre l'Olp si è insediata pacificamente e riconoscendo il diritto di Israele a esistere, Hamas, dopo avere vinto le elezioni e a seguito di una sanguinosa guerra civile contro  Al Fatah, si è insediato al governo di Gaza proprio a pochissimi chilometri da Tel Aviv. E qui è cominciato il dramma coi proclami di Hamas di costruire una Palestina dal fiume al mare, dunque eliminando Israele, cogli attentati ai civili israeliani considerati bersagli militari come quel bus in cui hanno trovato la morte 38 persone tra le quali molti studenti, e poi lanciando quotidianamente missili contro i territori israeliani e costringendo i suoi abitanti a vivere parte della giornata nei rifugi. Poi l'attacco più grande e cruento ad Israele il 7 ottobre del 2023 e il massacro di 1200 persone inermi tra cui bambini e neonati. Da qui ha preso inizio la guerra di Gaza per colpire le postazioni militari di Hamas e singoli dirigenti e militanti delle tre H, Hamas, Hezbollah, Houthi. Qualcuno parla di genocidio. Poco importa la definizione. Si tratta di un vero massacro che ha mietuto decine di migliaia di vittime anche se il conto esatto di una delle parti in causa non é mai da prendere alla lettera, così come le stragi per il pane che sarebbero state commesse dagli israeliani secondo Hamas e dagli stessi terroristi di Hamas secondo Israele. In questo contesto si inserisce il caso di Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni unite. Marco Taradash, che si é sciroppato tutto il documento della Special Rapportuer on the situation of human right in the Palestinian territorie, lo definisce “materiale di propaganda, pronto a essere usato direttamente nell'azione politica di chi vuole avversare Israele”. Dunque non certamente ispirato a quei criteri di “obiettività, indipendenza, integrità ed equità, divieto di incitamento all'odio o alla violenza, astensione da atti che compromettano la neutralità” ai quali il mandato dell'Albanese era vincolato. Innanzitutto la definizione di Israele come “entità” e non come stato, e per di più “illegittimo” la dice lunga. Scrive ancora Taradash: “A queste condizioni, Israele cessa di essere un oggetto concreto, un paese in cui vivono dieci milioni di persone, ma diventa una figura retorica, il simbolo di un'oppressione coloniale che, secondo costoro, opprimerebbe il mondo intero. La lotta contro questo stato, pertanto, assume un valore globale; l'antisemitismo, qui, non è tanto un fattore causale quanto un gradito incentivo, che fornisce tutto un arsenale retorico ben collaudato.”. L'intera economia israeliana si fonderebbe sull'apartheid. “Sarebbe frutto dell'oppressione e oggi del genocidio dei palestinesi: tesi ridicola persino più che atroce”, secondo Taradash. “Ma è, appunto, una conclusione inevitabile, visti i presupposti: dato che, secondo questo documento, l'esistenza stessa di Israele coincide con l'oppressione dei palestinesi, ciò vale, a maggior ragione, per la sua economia. Unica soluzione il boicottaggio, i disinvestimenti, le sanzioni. Secondo Aldo Torchiaro, redattore se “Il Riformista”, Albanese ha più volte violato gli obblighi del mandati attraverso dichiarazioni pubbliche, affiliazioni e comportamenti”. Innanzitutto il video del 2022 in cui Albanese sosteneva una conferenza a Gaza organizzata dal Consiglio per le Relazioni internazionali-Palestina (CIR Palestine), un think tank affiliato ad Hamas che promuove apertamente la “liberazione totale della Palestina”, espressione ampiamente intesa come eliminazione dello Stato di Israele. Il CIR ha dichiarato che “il popolo palestinese continuerà la sua lotta contro l'occupazione […] con ogni mezzo disponibile e legittimo”; un linguaggio che richiama direttamente la Carta di Hamas. Alla conferenza erano presenti alti esponenti di Hamas e della Jihad islamica palestinese, entrambe considerate organizzazioni terroristiche da Usa e Ue. Le dichiarazioni di Albanese, e cioè “Israele dice “resistenza uguale terrorismo”, ma l'occupazione genera violenza”, sono state trasmesse dai media affiliati ad Hamas e si allineano alla cornice ideologica dell'evento. La sua partecipazione ha conferito legittimità a un contesto che glorifica la violenza armata. Inoltre Albanese non ha mai condannato esplicitamente il barbaro eccidio del 7 ottobre. Le dichiarazioni  (“In America comanda la lobbie ebraica”) e l'evidente spirito non solo anti sionista ma anche antisemita hanno spinto numerosi paesi alla denuncia. Le dichiarazioni di Albanese hanno suscitato reazioni senza precedenti: il 3 aprile del 2025 gli Usa hanno sancito una condanna per antisemitismo e sostegno ad Hamas, la Germania per aver paragonato Netanyahu a Hitler, i Paesi Bassi, il 26 marzo del 2025, per dichiarazioni pubbliche inaccettabili, mentre la Francia ha definito le sue parole sul 7 ottobre “una vergogna”. Ora i nuovi attacchi dell'amministrazione Trump all'Albanese e la Schlein e il Pd che scendono in campo a sua difesa. E non solo il Pd ma anche Verdi e Sinistra italiana, e ci mancherebbe, e addirittura Più Europa (meglio sarebbe dire Magi) e lo stesso Psi. Senza dover censurare o condannare alcuno per reato di pensiero, bisogna ricordare che Albanese é un inviata dell'Onu e che da mesi propaganda l'illegittimità di Israele ad esistere, la legittimità di una rivolta contro questo stato creato da una delibera delle Nazioni unite del 1947, che si pone fuori dalla politica dei due popoli e due stati sancita a Oslo nel 1993, e che ha giustificato il barbaro eccidio del 7 ottobre (nel 2022 aveva testualmente detto alla presenza di Hamas e della Jihad islamica  “Avete il diritto di resistere a questa occupazione… Un'occupazione richiede violenza e genera violenza”. Mi tornano alla mente le parole di Craxi che aveva convinto Arafat a desistere dalla lotta armata e a proposito della violenza, pur non condannandola in assoluto, l'aveva definita inutile in Medio Oriente e anche dannosa “perchè avrebbe fatto migliaia di morti innocenti”. Che altro tono, che altro senso patriottico, che altra sensibilità rispetto ai troppi morti generati in questa guerra. Che equilibrio e razionalità e che fanatismo odierno e superficialità nello schierarsi senza leggere e riflettere. Come quell'organizzazione che propone per Francesca Albanese il Nobel per la Pace….

 Direttore. Nasce a Reggio Emilia nel 1951, laureato in Lettere e Filosofia all'Università di Bologna nel 1980, dal 1975 al 1993 é consigliere comunale di Reggio, nel 1977 é segretario provinciale del Psi, nel febbraio del 1987 è vice sindaco con le deleghe alla cultura e allo sport, e nel giugno dello stesso anno viene eletto deputato. Confermato con le elezioni del 1992, dal 1994 si dedica ad un'intensa attività editoriale (alla fine saranno una ventina i libri scritti). Nel 2005 viene nominato sottosegretario alle Infrastrutture per il Nuovo Psi nel governo Berlusconi. Nel 2006 viene rieletto deputato nel Nuovo PSI. Nel 2007 aderisce alla Costituente socialista nel centro-sinistra. Nel 2009 é assessore allo sport e poi all'ambiente nel comune di Reggio. Dal 2013 al 2022 dirige l'Avanti online.

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