Vai all'archivio notizie categoria L'Eco Forum dei lettori

ECO-Welfare /43

Forum. La parola ai lettori e ai rappresentanti istituzionali:

  18/05/2025

Di Redazione

ECO-Welfare+%2f43

Invio a nome del PRC di Cremona una riflessione sul nuovo ospedale in corso di progettazione. La nostra contrarietà è stata netta fin da subito e ancora oggi siamo convinti che la costruzione di un nuovo ospedale non risolva i problemi molto gravi del servizio sanitario pubblico a partire dalle liste d'attesa. Ringraziando per l'attenzione invio cordiali saluti,

 Francesca Berardi per il circolo PRC di Cremona Via Cavitelli 4 3397491876

Quando interessi, gruppi di potere, livelli istituzionali locali e regionali e politica al servizio dei soliti si coalizzano intorno a un progetto oneroso quanto discutibile, sono i cittadini a doversi rimboccare le maniche e a muoversi per fare prevalere l'interesse collettivo. L'obiettivo è impedire lo spreco nella sanità di denaro pubblico che viene dalle opere superflue e che non si concentra sugli interventi edilizi necessari. Sono numerosi i comitati e i movimenti sparsi nel territorio regionale lombardo che chiedono a gran voce di convogliare le cospicue risorse disponibili per l'edilizia sanitaria in progetti sostenibili di ristrutturazione, ammodernamento e messa a norma di edifici ospedalieri esistenti. In alcuni significativi casi, progetti di nuove costruzioni e abbattimento delle esistenti, progetti magnificati e pubblicizzati dalle istituzioni regionali e locali come la panacea a tutti mali della sanità, sono stati abbandonati anche grazie alla pressione determinata dei cittadini preoccupati per la riduzione dei servizi territoriali (come nel caso dell'ipotizzata unificazione degli ospedali San Carlo e San Paolo di Milano in una nuova mega struttura) e il continuo consumo di suolo. E' il caso anche dei progetti di riqualificazione del San Matteo di Pavia e del Civile di Brescia: si ristruttura l'esistente. E a Cremona perché la Regione Lombardia e l'ASST vanno avanti imperterrite, senza fare una valutazione approfondita di un progetto di ristrutturazione del maggiore ospedale cittadino, incantando sindaci e coinvolgendo gli operatori in un progetto fantasmagorico che pretende di fondere in un'unica struttura avveniristica necessità della cura con attività ricreative, luoghi di svago e siti commerciali? La partecipazione e la condivisione con la cittadinanza dove sono finite? Si è scambiata l'idea della partecipazione con la comunicazione ad alcune categorie di interessati e istituzioni di decisioni già prese e progetti di fatto già approvati. Migliaia di firme sono state raccolte a sostegno della riqualificazione dell'ospedale pubblico più importante della provincia, sono stati fatti presidii, assemblee pubbliche, volantinaggi, accessi agli atti, approfondimenti e proposte che portano elementi tecnici ed economici a favore del recupero della struttura esistente con notevole risparmio di denaro, eppure è come trovarsi di fronte a un muro di gomma. E intanto i costi preventivati (250 milioni) per la costruzione del nuovo ospedale con l'aggiunta dei costi per l'abbattimento dell'esistente (30 milioni) sembrano destinati a lievitare ancora ma non si sa di quanto. E quali sarebbero inoltre i costi di manutenzione di una struttura così complessa? Non è dato sapere. Ma il progetto faraonico in realtà ha subìto cambiamenti tra una presentazione e l'altra come il numero di piani e anche il numero dei posti letto in questi mesi ha oscillato più di un pendolo. E' forse necessario rinunciare a qualcosa per cercare di non allontanarsi troppo dal costo preventivato? Il piano di fattibilità economico finanziario del progetto al momento risulterebbe ancora in corso di validazione (e forse non è un caso).

Siamo comunque allo stravolgimento dell'idea di servizio sanitario pubblico. Qualcuno si ricorda durante e subito dopo la pandemia i bei discorsi, le promesse che tutto sarebbe cambiato? Che la visione ospedalocentrica doveva essere superata, che era necessario istituire e far funzionare strutture diverse e diffuse sul territorio, investire nelle case di comunità, alleggerire l'attività del pronto soccorso...Dove sono tutte queste strutture alternative? Certo una pezza, e bella costosa, pagata dalla collettività, ce la metteranno comunque le cliniche e gli ambulatori convenzionati. Dov'è il personale necessario a far funzionare le case di comunità quando mancano anche i medici di base? Già, il personale, la competenza, l'organizzazione, la consistenza numerica adeguata, la remunerazione equa, la stabilità lavorativa contro le esternalizzazioni, le attrezzature all'avanguardia e la ricerca: questi elementi rendono attrattivo un ospedale e consentono di avere un servizio pubblico efficace e rispondente alle esigenze della popolazione.

Da cittadini e utenti del servizio sanitario e come organizzazione politica siamo stati e siamo convintamente per la difesa della sanità pubblica, per la riqualificazione dell'Ospedale di Cremona contro ogni speculazione, contro la cementificazione, gli sprechi, le privatizzazioni e i tagli al servizio sanitario pubblico imposti dal Governo.  

-----

tante parole e pochi fatti concreti

Buon pomeriggio Enrico ho letto con interesse Focus sanità/42 pubblicato su Eco del popolo è esaustivo, veritiero e comprensivo. L' informazione libera e civica che tu pubblichi non confonde le menti, anzi rende consapevoli che il default della SSN è frutto di politiche dissennate e legate a favoritismi di spartizione dei poteri. Vero è che neanche la libera professione non funziona più, sono tre mesi che aspetto per fare una visita oculistica. Le tanto reclamate riforme stentano a decollare e ho l'impressione che circolino tante parole e pochi fatti concreti

C.L. Vicenza 14 maggio 2025

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

Il...est un autre jeu…

Avevamo titolato la chiosa dedicata ai contributi dei lettori e alla riflessione in diretta, del testa-coda in atto tra i protagonisti della nomenklatura regionale, messi o messisi di fronte al muro dal redde rationem della vicenda dell'ingestibilità del welfare lombardo. Trasferiamo qui l'estratto del “confronto” in corso. Qualcosa di molto simile alle proverbiali baruffe.  Che, nel caso non sono chioggiotte ma meneghine.  Alle viste appare se non proprio un "abbiamo scherzato" e o un ridimensionamento della sostanza della contesa (del quid agitur), di un traccheggiamento dialettico. Con cui, accertato il fallimento della pretesa di un epilogo condiviso dello scontro, si opera una dissolvenza tattica. L'epicentro, in contrasto e a dispetto dei contenuti irriconciliabili espressi con una narrazione dai toni alti, del contrasto di offerta gestionale apparentemente incompatibile viene temporalmente marginalizzato, prorogato a successivi scenari. Un quasi fatti un po' in là. Ma il messaggio anche se apparentemente correlato al metodo-merito delle politiche welfare (con picchi di esternazione molto più congrui per una opposizione, che invece appare silente o inadeguata alla bisogna), il vero messaggio, si diceva, non è un radicale cambio strategico, bensì la posta in gioco delle posizioni di potere degli scenari configurati dalla staffetta di Legislatura.

Delle ultime ore, infatti, la notizia del “tutto va ben, madama la marchesa”, con cui i contendenti rinfoderano (con tono rassicurante verso i cittadini e gli utenti) le armi fatte balenare dalla messa in campo dei Nas, da un lato, e, dall'altro, dagli alti lai, con cui la sanità privata della Lombardia aveva qualche giorno fa protestato l'intendimento dell'Assessore al Welfare di rettificare, almeno parzialmente, quella sorta di patto leonino dei convenzionamenti con la sanità privata. Diventata invadente, ma solo quando si tratta di trarre profitti dai segmenti lucrosi.

Fermo restando che quasi sempre non è ciò che appare, viene lasciato intendere (a futura memoria, s'intende, dei nuovi equilibri di potere in itinere dopo il verdetto della chiamata alle urne) che si troveranno intese.

Merita particolare interesse anche un potenziale incrocio con un approfondimento, che, per l'analogia coi nostri contesti, fa pensare all'idea di parlare di corda in casa dell'impiccato.

Ci riferiamo al dossier “politica sanità malata” edito da L'Espresso del 3 maggio. Che ai nostri lettori, interessati alle vicende della sanità, consigliamo di non perdersi.

Ne diamo, nell'intento di non violare il copyright in danno del pregiato settimanale, un richiamo grafico.

Già non c'è, non ci sarà e non ci sarebbe stato neanche nella più fantasiosa delle ipotesi. Se l'establishment istituzionale e gestionale lombardo, come si ha motivo di percepire quello di altre Regioni, non avesse escogitato l'ideona di affrontare le drammatiche conseguenze del Covid (già molto esplicite e palpabili nel contesto pregresso di smottamento dei perni della sanità pubblica) con la messa in campo, in chiave di sviamento, dei mirabolanti progetti di nuovi nosocomi.

Della realtà in cui operiamo abbiamo detto ad nauseam. Per cui, almeno in questa occasione, ci asteniamo da qualsiasi reiterazione critica.

Vero è che compulsando, come si conviene a contatto del segnalato dossier molto ben strutturato, veniamo a sapere che siamo in buona compagnia.

L'ospedale “che costa il triplo e che non c'è” è quello (programmato da tredici anni) del Su Salento. Come si avrà modo di verificare tra quella fattispecie (sia pur distante da noi un migliaio di Km) e la nostra c'è più di analogia.

A cominciare dalla coincidenza e o dall'omonima (in tal caso ce ne scusiamo subito) dell'incaricato della progettazione di fattibilità tecnico-economica redatta, si tengano forte i deboli di cuore, dallo studio Cucinella di Bologna.  Ammesso che, come dice Greggio, sarà lui…proprio lui, il premiato studio interviene un anno successivo a rettificare l'importo di prefattibilità, che sim salabim incrementa di 3 mln. Cui andrebbero aggiunti altri 13 per gli arredi non calcolati. Cui due anni dopo il direttore generale dell'ASL pugliese chiede se ne aggiungano altri 65. Nella vicenda pare non c'entri lo studio di Bologna, ma la stessa tendenza a deludere le previsioni di spesa è stata verificata anche per l'ospedale di Tivoli, il cui projet financing è passato velocemente da 141 a 205 mln.

Questo per affermare che anche se non lo siamo mai stati sin dall'inizio, la sicumera con cui si è giurato sull'attendibilità del preventivo e sulla sostenibilità dei tempi di realizzazione, dovrebbe quanto meno essere sottoposta a verifica.

Nelle more delle “consultazioni” istituzionali e popolari (molto simili alle “adunate”) da parte della Direzione dell'ASST, si viene a sapere che i posti letto in esercizio dell'attuale nosocomio sarebbero 400, suscettibili di aumentare, con la nuova realizzazione, a 500.

^^^^^^^^^^^^^^^^

Il dossier Sanità si allarga…al welfare

E non solo per interesse ad essere interfacciati al format delle struttura regionale.

Negli ultimi due giorni la stampa locale, attraverso servizi redazioni ed interviste, ha lodevolmente  fornito un quadro inquietante dello stato del comparto che una volta si chiamava socio-sanitario e si rivolgeva all'assistenza dedicata alle fragilità della terza età.

Il quadro che esce da tale analisi stabilisce una condizione di precarietà strutturale e gestionale.

Di cui sono elementi rivelatori la non sostenibilità economico-finanziaria delle strutture, il sempre crescente coinvolgimento delle famiglie dei ricoverati, la drammatica riduzione del bacino degli operatori socio-assistenziali.

In questo numero pubblichiamo due contributi. Il primo riguarda la denuncia del Sindacato della condizione dei lavoratori del settore (i cui contratti non vengono aggiornati da anni).

Il secondo riguarda il combinato di fragilità del comparto gestionale. Sempre più indirizzato a passare dal campo pubblico o parapubblico a quello privato.

^^^^^^^^^^^^^^^^

Spett.le  Direttore,
Le scrivo per significare il mio disappunto su quanto letto nell'articolo della Provincia in merito alla Fondazione Opera Pia Luigi Mazza. Sebbene nel titolo si parli di fusione poi nelle righe sottostanti non viene mai chiarito che la Fondazione Mazza non esiste più giuridicamente. La fusione per incorporazione, e sottolineo incorporazione, significa che chi e' stato incorporato, quindi Fondazione Mazza, non esiste più ed il suo patrimonio è confluito direttamente a chi incorpora, quindi Fondazione Vismara.Non riesco a comprendere quali siano le ragioni che vogliono in qualche modo offrire una lettura bucolica della realtà dei fatti.Senza entrare in polemica sulla pittoresca rappresentazione di un salvataggio di un naufrago che si trovi sulla terra ferma, indicando scenari di una Fondazione Mazza decotta, riprendo un paragrafo presente nella relazione al bilancio 2023 della Fondazione Vismara (documento ufficiale) in cui si parla dell'operazione di fusione e dell'impatto dell'operazione sul bilancio Vismara, che delinea uno scenario ben diverso da quello apocalittico descritto nell'articolo della Provincia, bensì si tratteggia un matrimonio con dote. Nella relazione del Vismara, sottoscritta dal Consiglio di Amministrazione, si dice: "Tra le informazioni di carattere generale è fondamentale ricordare che nell'aprile 2022 si è perfezionata la fusione per incorporazione dell'Opera Pia Luigi Mazza che ha comportato in neutralità fiscale senza alcun costo in capo alla Fondazione Vismara, un incremento patrimoniale di oltre 6 milioni di euro e la contestuale acquisizione di 96 posti letto RSA e di 15 posti CDI. A corredo dell'informazione qui resa si segnala che l'operazione di fusione non ha comportato un peggioramento sotto il profilo reddituale". Tradotto per i non addetti ai lavori vuol dire che l'operazione fusione ha fruttato al Vismara oltre 6 milioni di patrimonio e un accreditamento in termini di posti letto che vale circa 1.700.000 annui senza costi e senza scossoni dalla parte reddituale e quindi la situazione Mazza non era certamente decotta altrimenti il Vismara avrebbe avuto qualche scossone a livello reddituale.
Da ultimo mi preme sottolineare che se oggi ci fosse ancora il Mazza si troverebbe sicuramente a dover gestire profitti visto che dal 2021, data in cui l'ultimo CDA nominato da Pizzighettone in cui era presente come consigliere l'attuale Direttore del Vismara, le rette e le remunerazioni della Regione Lombardia sono state aumentate portandosi a circa 65/70 euro giorno contro i 54,50 euro giorno del 2020, che facendo i conti della serva avrebbero comportato ricavi maggiori per circa euro 650.000.
In ragione di quanto sopra e di quanto dichiarato nella Relazione del Vismara ( documento ufficiale) credo che non si possa proprio apostrofare la fusione per incorporazione come salvataggio e che sia corretto dire alla cittadinanza di Pizzighettone che il patrimonio dell'ex Fondazione Mazza non è più della comunità ma e' di un altro soggetto giuridico.
Ringrazio e saluto.
Egidio Sinelli

La lettera di Sinelli (già presidente del Mazza e Consigliere Comunale di Pizzighettone) suggerisce l'opportunità di tornare sull'argomento, in coerenza dell'attenzione mantenuta in passato dalla nostra testata.

*******

 

Dall'archivio L'Eco Forum dei lettori

  mercoledì 3 giugno 2020

Joke

Dedicato a chi per mestiere dovrebbe cercare di farsi comprendere da tutti

  giovedì 25 giugno 2020

Coronavirus e stress psicologico

I mass media non hanno certo aiutato

  giovedì 27 gennaio 2022

Giornata della memoria

Lettere ed Eventi

  martedì 11 febbraio 2025

Lettere all'ECO /51

Riceviamo e molto di buon grado pubblichiamo

Rimani informato!