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Dossier sanità /41

I “poteri” rispondono: dategli brioches

  05/05/2025

Di Redazione

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La parola ai lettori e ai rappresentanti istituzionali

SS Comunicazione e relazioni esterne, ASST Cremona

Nuovo ospedale di Cremona. Da gennaio ad oggi,.incontrati centinaia di cittadini. Dialogo aperto e costruttivo

Nel mese di maggio proseguono gli incontri di presentazione del progetto. 

Al via anche una nuova fase di confronto con i sanitari. Poi con i comitati di quartiere

 Nuovo Ospedale di Cremona: proseguono gli incontri per condividere il progetto fra la Direzione generale dell'Asst di Cremona guidata da Ezio Belleri, i rappresentanti dei cittadini e i dipendenti. Un dialogo in corso da più di un anno che si è rafforzato nel primo semestre del 2025, attraverso uno scambio costruttivo.

Percorso di condivisione con i sanitari, a gennaio nuova fase

Il percorso di condivisione del progetto Nuovo Ospedale con i sanitari, iniziato a febbraio 2024 con i workshops e proseguito con la raccolta e rielaborazione delle osservazioni di chi ha partecipato, nel mese di maggio vedrà una nuova fase. Si tratta di ulteriori momenti di confronto organizzati con i responsabili medici e infermieristici di servizi e unità operative, per la valutazione conclusiva del progetto di Fattibilità Tecnica Economica (FPTE). Questo a conferma della serietà e dell'accuratezza di un processo di progettazione partecipato.

 Dal 20 febbraio 2025 ad oggi, la direzione dell'Asst di Cremona ha incontrato i membri dell'Ufficio di Presidenza del Comune di Cremona, l'Assemblea dei Sindaci, il Terzo settore e il mondo del volontariato, i membri del cantiere nove MasterPlan “Io ci Credo” della Provincia di Cremona dedicato ai «servizi alla persona», le organizzazioni sindacali, i consiglieri regionali. «La prossima settimana incontreremo i sanitari iscritti agli ordini professionali e gli studenti dei corsi di laurea delle professioni sanitarie e così via» precisa Belleri.

 «Mi sembra evidente che stiamo parlando con i rappresentanti dei cittadini eletti dai cittadini e non solo, seguendo un criterio rigoroso, senza clamore, nel rispetto di tempi e modi istituzionali e secondo un calendario che impegnerà tutto il 2025». Inoltre – aggiunge Belleri - «i rappresentanti del Movimento per la riqualificazione dell'ospedale che hanno chiesto di essere ricevuti sono stati accolti e considerati in quanto cittadini, per lo stesso motivo hanno partecipato anche alla Conferenza dei sindaci di quest'anno e avuto la possibilità di essere fra i primi a vedere la presentazione del nuovo ospedale. Ogni richiesta documentale del Movimento è stata evasa secondo i principi di trasparenza. Da parte dell'Asst il dialogo su questioni oggettive resta aperto con tutti i portatori di interessi. A questo proposito, i prossimi ad essere coinvolti saranno i Comitati di quartiere, attualmente in fase di elezioni per il rinnovo».

 Dal mese di marzo 2025 è stato attivato un laboratorio in diverse edizioni dedicato ai dipendenti di ogni ruolo che proseguirà per tutto l'anno. Lo scopo è duplice: dare a tutti la possibilità di conoscere il progetto e l'organizzazione del nuovo ospedale sulla base di elementi oggettivi basati sull'evidenza; offrire la possibilità di fare domande (anche scomode), di esprimere opinioni critiche e dubbi eventuali. Dal 21 febbraio a oggi abbiamo incontrato più di 600 dipendenti: la composizione delle aule è fondata su principi paritari e non gerarchici. Nelle prossime settimane il programma prevede l'incontro con altri 400 operatori. Lo scopo è coinvolgere tutti i dipendenti anche in quanto cittadini. «Per me e gli altri direttori – sottolinea Belleri - è un'occasione molto arricchente, la presentazione del Nuovo Ospedale ci dà la possibilità di entrare in contatto con centinaia di collaboratori. L'interesse per il progetto e la passione per il lavoro di cura sono alla base del dibattito che nasce ad ogni incontro, è molto utile anche per noi».

 Il finanziamento per il progetto Nuovo Ospedale di Cremona, stanziato per il 95% dal Ministero e per il 5% dalla Regione Lombardia, è finalizzato all'edilizia sanitaria e come tale non può essere impiegato in altro modo. «Nei bilanci pubblici le voci di spesa sono nette e separate: i finanziamenti per i lavori strutturali non possono essere utilizzati per assumere personale e viceversa» – aggiunge Belleri. Detto questo, i fondi per il reclutamento delle risorse umane non mancano, a mancare purtroppo sono i sanitari, medici e infermieri, da reclutare.

 La progettazione di un ospedale nuovo è la somma di un complesso percorso tecnico-operativo che interessa aspetti clinici, organizzativi ed economici, oltre ad aspetti edilizi, urbanistici e ambientali. Alle scelte progettuali corrispondono precise ricadute gestionali con un unico scopo: migliorare l'organizzazione e l'assistenza. «L'obiettivo è realizzare una struttura moderna e funzionale, capace di integrare tecnologie avanzate, modelli organizzativi innovativi e soluzioni progettuali orientate alla sostenibilità – conclude Belleri. Caratteristiche che renderanno il Nuovo Ospedale di Cremona attrattivo sia per i pazienti sia per i professionisti».

Dal movimento per la riqualificazione dell'Ospedale di Cremona

Ancora una volta chiediamo a lei a tutti i suoi colleghi dei media locali di pubblicare un nostro comunicato stampa che vuole evidenziare come i propositi democratici dichiarati in oggetto dalla dirigenza dell'Asst di Cremona non sono stati fino ad ora attuati pienamente...non solo gli "eletti" devono poter dire la loro opinione... mancano i rimanenti 162.000 cittadini.

Enrico Gnocchi per il "movimento per la riqualificazione dell'Ospedale di Cremona"
Enrico Gnocchi per il "movimento per la riqualificazione dell'Ospedale di Cremona"

Enrico Gnocchi per il "movimento per la riqualificazione dell'Ospedale di Cremona"

Contestiamo "un criterio rigoroso, attraverso il coinvolgimento dei rappresentanti eletti dai cittadini…" del DG Dr Belleri

Il 14 febbraio scorso il movimento ha inviato al DG dell'Asst Dr Belleri una PEC con alcune richieste in merito al percorso informativo dell'Azienda ospedaliera riguardante la costruzione del nuovo ospedale a Cremona.

Nella missiva abbiamo riassunto quanto è stato fatto dal Direttore Generale nel 2024 per “informare” i dipendenti ospedalieri, i politici locali, le associazioni e “gli appartenenti a tutti i profili professionali” delle caratteristiche del progetto vincitore dell'arch. Cucinella e  gli abbiamo chiesto, come più volte è stato promesso, di organizzare a maggio una o più assemblee cittadine ed incontri con la gente dei più popolosi 50 paesi dell'Asst un'ampia area provinciale che assomma a circa 163.000 abitanti. Come nel foglio di cronaca “salute e territorio” pubblicato ieri on line da La Provincia e come la risposta pervenuta via PEC sempre ieri al nostro movimento, Belleri risponde ribadendo l'elenco degli incontri “informativi” attuati nel 2024 e nei primi mesi del 2025 specificando che “Appare evidente come il dialogo si stia sviluppando secondo un criterio rigoroso, attraverso il coinvolgimento dei rappresentanti eletti dai cittadini… fino al coinvolgimento dei “comitati di quartiere”. Inaccettabile per il nostro movimento ritenere sufficiente che si debba informare solo la catena degli eletti di ogni ordine e grado escludendo il 99% dei cittadini. Sarebbe stato più credibile e più proficuo un coinvolgimento dei cremonesi prima dell'inizio dell'iter che ha portato ad indire la gara internazionale attraverso dibattiti anche con assemblee indette dai Consigli di Quartiere. Per due volte in questi due anni abbiamo chiesto la collaborazione ai Consigli di Quartiere e ai Sindacati… minacciati dai politici locali hanno rifiutato l'invito e si sono allineati, pronti quando saranno convocati i soli consiglieri di Quartiere ad applaudire al nuovo ospedale senza alcuna riserva… e senza alcuna conoscenza delle alternative possibili e molto meno costose. I più informati di loro ripetono la favoletta, “tanto i soldi ci sono”, “tanto non si possono spostare finanziamenti da un capitolo all'altro del bilancio regionale e/o nazionale…!” Informiamo i meno creduloni che in queste settimane il bilancio dello Stato Italiano dovrà rastrellare miliardi per le spese militari e il riarmo per arrivare, e anche superare, il 2% del PIL. Dove troveranno questi fondi se non dalla sanità e/o dalla scuola? Ma il Dr Belleri ha assicurato i sindaci che i soldi che mancheranno, sicuramente a causa dell'insufficiente finanziamento di 280 milioni per il nuovo ospedale, NON saranno recuperati dai privati: lo Stato provvederà nello stesso modo di sempre. E il debito pubblico salirà a vette ben oltre i 3.000 miliardi

L'ASST di Cremona ha avviato gli incontri pubblici sul progetto del nuovo ospedale nel 2024, dopo che: la decisione politica e tecnica di costruire un nuovo ospedale era già stata presa senza preventivo “concorso di idee” che consentisse di valutare anche l'ipotesi concreta della riqualificazione. era già stata bandita e aggiudicata la gara per il progetto di fattibilità.

In pratica, il percorso partecipativo è servito non per valutare se costruire o meno un nuovo ospedale, ma solo per informare e “coinvolgere” i cittadini in una decisione già presa. Questo è ciò che si definisce “partecipazione a valle”, che non soddisfa i requisiti sostanziali di una vera consultazione democratica, è una scelta che va contro lo spirito della legge. Secondo il Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, che recepisce la Convenzione di Aarhus, la partecipazione del pubblico dovrebbe avvenire prima che vengano prese decisioni sostanziali, consentendo ai cittadini di influenzare l'esito del processo decisionale. Si può senz'altro parlare di processo non trasparente e scarsamente partecipativo.

La comunicazione successiva può essere percepita come strumentale o “addomesticata”, specialmente se:

  • non vengono ammessi interlocutori contrari ; o se ammessi, come è avvenuto con l'incontro con i sindaci il 10 marzo, è stato espressamente “vietato filmare e intervenire per i non sindaci” notizia che nell'articolo di Salute e Territorio il Dr Belleri “si è dimenticato di dire” …
  • non si dà spazio a valutazioni indipendenti ; se dovessimo calcolare lo spazio riservato a chi è contrario al nuovo ospedale in dibattiti pubblici organizzati da parte dei sostenitori del nuovo H. sarebbe facile dire “zero minuti”.
  • non si espone pubblicamente il confronto costi-benefici tra possibili e documentate alternative; ne risulta che un comune cittadino dell'Asst sente una sola musica. La voce di chi propone altre soluzioni è soffocata da un velo di silenzio inquietante.

Ad una nostra precisa proposta il Dr Belleri ci risponde “ Il programma della giornata di studio , cui si fa riferimento nella nota del “movimento”, è attualmente in fase di definizione e, al momento, non è ancora stata individuata una data precisa per il suo svolgimento , si ritiene di conseguenza prematura ogni considerazione al riguardo.”

Ma la nostra domanda non era “se le assemblee” si faranno, ma “come si faranno”. Così come il movimento chiede “non come verrà costruito il nuovo ospedale” ma “se verrà costruito il nuovo ospedale”. Infatti il progetto dell'arch. Cucinella riempie i sogni dei circa 1000 cremonesi intrattenuti da telegrafiche esposizioni di un progetto sempre in divenire, senza un contradditorio emerso nella sala convegni e successivamente reso noto al pubblico. Dal 30 novembre 2023, con magnificenza di particolari e di giochi acquatici e sportivi degni della imminente fiera di San Pietro, si è passati negli ultimi incontri informativi, senza dire che cosa c'era prima e che cosa si è perso rispetto al primo progetto Cucinella. Nei recenti incontri sempre “informativi” il Dr Belleri ha parlato di un progetto molto ridimensionato nel numero dei piani, dai 9 piani presentati il 30 novembre 2023 alla presenza dei VIP cittadini agli attuali 7 piani. Non è più stato citato il famoso laghetto con mitigazione del clima dell'intera area ospedaliera, assente la pista pedonale che si inerpicava sui tetti del nosocomio… ed altre amenità che fanno pensare a quanto la realizzazione di questo “futuribile ospedale” sia legato ad un esiguo budget disponibile tanto che fra qualche mese anche le camere singole a forma di trapezio saranno trasformate tutte o quasi a camere con due letti per poter recuperare il taglio ora dichiarato di 150 letti.

Dire che questo ridimensionamento, come ebbe a dire il Dr Belleri, è frutto di una accurata riorganizzazione dovuta ai suggerimenti dei sanitari coinvolti negli incontri del 2024 è contradditorio con le aspettative iniziali, e sarebbe ancor più deludente per tutti coloro che potendo studiare con calma i dati del primo progetto e del secondo progetto Cucinella, li potessero confrontare con la nostra proposta di riqualificazione, ove tutto ciò che era presente nel primo progetto Cucinella è presente nell'attuale H riqualificato, risparmiando pure centinaia di milioni.

Sia nella risposta alla nostra lettera sia nell'articolo di Salute e Territorio si legge “… il principio di trasparenza. Da parte dell'Asst il dialogo su questioni oggettive resta aperto con tutti i portatori di.

Siamo fiduciosi quindi che il dialogo non rimanga un monologo informativo e per questa ragione abbiamo proposto al Dr Belleri una verifica oggettiva di quanto i “portatori di interesse” a cui fa riferimento siano o meno soddisfatti di ciò che udiranno negli incontri previsti a maggio. Per ovvi motivi non si potranno incontrare tutti gli abitanti dell'Asst. Per tale ragione abbiamo proposto all'Asst una consultazione popolare con i mezzi che la scienza statistica ci mette a disposizione. La risposta di Belleri “la scrivente Azienda non ha titolo ne competenza per l'organizzazione di: «procedure simili a sondaggi elettorali commerciali o altri test simili attuati anche in grandi città» alle quali si fa riferimento nella nota del 12 aprile u.s.”

Probabilmente non siamo stati sufficientemente chiari e vorremmo rassicurare che non pensiamo ad un referendum esteso alle 163.000 persone dell'Asst, ma ad una consultazione ridotta ad una percentuale significativamente rappresentativa come vengono attuate nelle frequenti e attendibili indagini statistiche usate per conoscere l'opinione della gente in merito alle più diverse problematiche di una comunità locale o nazionale.

Come è stato fatto dall'Asst negli incontri “informativi” in questi ultimi mesi, al termine dei quali i convenuti sono stati invitati a rispondere a questionari che avevano lo scopo di conoscere quanto fosse stato utile, o meno l'incontro per confermare o cambiare opinione sul nuovo ospedale.

Pensiamo che così si debba fare anche su un campione significativo di cittadini dell'Asst di Cremona., Questo servirà per capire se e quanti hanno accettato il nuovo ospedale o se sono favorevoli ad un recupero edilizio e funzionale dell'attuale Ospedale con le stesse caratteristiche funzionali (letti, specialità mediche, sicurezza sismica e sistemi antincendi ecc.) del progetto ora ridimensionato dell'arch. Cucinella.

Il...est un autre jeu

Innanzitutto, onde evitare una deformazione ottica nella percezione dell'editing, che vede una sorta di par condicio nell'esposizione di narrazioni (che dire contrapposte non renderebbe l'idea). Per quanto testata “militante” crediamo molto più che nella deontologia editoriale nel pensiero critico e nella forza del confronto dialettico.

Per di più non vogliamo in alcun modo contaminarci con i canoni comunicativi (praticamente operanti in regime di monopolio e di assenza di contraddittorio) di competitor plurale, che si avvale di una condizione di strapotere.

Ne fanno fede la convergenza granitica dei “poteri”, coesi come un suol uomo a sostenere una campagna innescata nel momento del picco pandemico. Da cui siamo risaliti solo nelle immediate ricadute di drammatica paralisi operativa, mentre il lato resiliente verso la normalità delle prestazioni e di una auspicabile riprogrammazione del futuro non sono mai seriamente partiti.

Se si presta fede alla cronaca praticamente quotidiana, con un trend uniforme pur se con picchi maggiori in una realtà territoriale come la nostra, in cui i morsi “dell'aziendalizzazione” (spacciata come ottimizzazione gestionale ai fini dell'esercizio della libera opzione tra offerta pubblica e offerta privata, ma in realtà funzionale alla demolizione della sanità pubblica), la normalità è ben lontana (ammesso che ci sia la volontà di farlo)  dal ripristino di standards prestazionali, che pur dovrebbero essere nella logica del SSN. Rispetto al quale, se, come temiamo, non c'è nessuna volontà di rifunzionalizzare (nei livelli prestazionali e nell'intelaiatura amministrativa correlata alla cultura autogestionaria delle iniziali USSL, che riconoscevano dignità civica alla cittadinanza e  ruolo gestionale alla rappresentanza della rete istituzionale territoriale), ebbene se questa volontà non c'è (e molte concause si incaricano, nel quinto anniversario della pandemia, di dimostrarlo) è meglio, come si dice al mio paese, tirarci una riga sopra e ripartire (con obiettivi strategici e modalità di lotta) da presupposti di reciproco rispetto tra le parti in causa.

Diversamente da ciò, il combinato disposto tra le forze in campo (gestionali, politiche e informative) opera da cinque anni (cioè da quando il deputato europeo “azzurro” lanciò l'ideona del nuovo ospedale come panacea di tutte le falle, esplicitate dalla gestione pandemica ma già ben percepibili nel pregresso) una costante, ficcante campagna di dezenformatsiya e di sviamento, dalla realtà reale. Che mette, si ripete, in campo i poteri legislativi e gestionali della Regione, la sua proiezione gestionale nel territorio (rappresentata dalla Direzione dell'Asst con caratteristiche molto simili alle prerogative di cui erano dotati i gauleiter), un ceto politico e amministrativo locale che ha smarrito (non si sa se consapevolmente o meno) il contatto con l'edita dell'esercizio del mandato e, lo diciamo a malincuore, l'evanescenza (termine da male minore) di qualsiasi di costituency sociale e politica, più che in grado, interessata ad esercitare quelle prerogative (dialettiche e di contrasto sociale) che costituiscono il brand di qualsiasi aggregato civile, minimamente strutturato in senso liberaldemocratico e progressiste.

Osserviamo subito che tale senso di titolarità di un diritto fondamentale (la cura della salute, al pari, come abbiamo sottolineato nei commenti alla ricorrenza della Festa del Lavoro,  degli altri “comprimari” di rilevanza costituzionale (il lavoro, le condizioni per una vita decorosa, la tutela nei luoghi di lavoro, l'istruzione) si sta dimostrando vieppiù una chimera in contrasto, si ripete, di una realtà, che un tempo non sarebbe stata tollerata.

Ma, ripetiamo, il punto di maggior caduta è rappresentato dalla evidente, palpabile “sanità negata”. Che, ad eccezione di alcuni paesi europei in cui, sia pure con molte difficoltà e contraddizioni, il welfare non subisce il nostro verticale tracollo, il fenomeno dà il meglio di sé (ovviamente, si fa per dire) da noi.

Non sappiamo quanto a lungo possa resistere (in termini di sostenibilità della normalità sociale e civile) una condizione di penalizzazione dei ceti sfavoriti (chiamati ad accettare lo stato di cose, a subire le “code” o a pagare di tasca le prestazioni o, come fanno i più fragili, a rinunciare alle cure.

Fasce di popolazione che da decenni si trasmettono marginalità, povertà, fragilità dovrebbero prima o poi ribellarsi di fronte a quello che è mai diventata una condizione sociale, prima endemica, poi resa conclamata dalla vastità dei numeri e dalla conformazione, che è rappresentata dalla precarietà da insicurezza.

Il professor Giuseppe Remuzzi, notevole scienziato medico e grande divulgatore, frequentemente presente a Cremona) autorevolmente sostiene: essere curati quando ci si ammala è l'essenza stessa della società giusta. Il problema delle liste d'attesa non può essere visto fuori contesto della fragilità complessiva del SSN. Il PNRR suggerisce una strada di riduzione dei tempi d'attesa: le Case di Comunità. Non certamente quella che favorisce negli stessi nosocomi, record di liste d'attesa, il out the pocket, con cui i solventi aggirano a pagamento le code prerogativa degli inabbienti.

Che, al di là delle narrazioni controfattuali si sia giunti al punto di non ritorno, lo dimostrano una realtà ben percepibile per chi volesse vedere, ma non secondariamente l'innesco, se non proprio del presupposto di uno scontro tra poteri istituzionale, sicuramente di qualcosa di più garbato e contenuto confronto dialettico. Se ne ha sentore dall'incrocio delle lame tra il Ministero preposto, che scarica (forse non troppo ingiustamente) una ragguardevole responsabilità sulle Regioni

Il Ministro Schillaci: non c'è guerra con le Regioni. I cittadini meritano servizi migliori. Se fosse permesso un consiglio di opportunità lessicale, proporremo al Ministro, un emendamento: più che migliori consiglieremmo (dato il ranking del rimbalzo dallo sprofondo attuale) adeguati e conformi alla tipologia del mandato costituzionale.

È in atto una contrapposizione tra poteri costituzionali in materia, se non proprio di attribuzione, certamente di esercizio effettivo di competenze in materia di gestione sanitaria.  Siamo di fronte al portato della sciagurata "riforma" del Titolo V, sul terreno sia dei poteri concorrenti sia delle prerogative sostitutive, nei casi di inadempienze.

E, diciamolo senza eccessi di severità, la Regione Lombardia (da Formigoni in poi…) non è fatta mancare proprio niente sul terreno dell'affossamento della sanità pubblica.

E poi, per dirla fino in fondo, il nostro temperamento è ben diverso dalla coppia che, estasiata, sviene al primo approccio con l'oggetto del desiderio della location.

Checché ne pensi e ne dica (sempre più timidamente) l'attuale titolare del Welfare Lombardo.

Dalla cui faretra sembra assottigliare, da quel che si desume da imbarazzate esternazioni, la scorta delle frecce a sostegno della vasta campagna di nuovismo edilizio, che ha interessato anche il programma strutturale di Cremona.

Nei giorni scorsi il GDB sillabava: “Si taglia un nastro, si riapre un fronte. La visita dell'assessore regionale Guido Bertolaso a Desenzano, in occasione dell'inaugurazione del nuovo centro sociosanitario intitolato «Damiana Abrami», è stata anche l'occasione per tornare a parlare del futuro dell'ospedale Montecroce. Le sue parole hanno riacceso il dibattito.”

Nuovo ospedale a Desenzano, Bertolaso: «Dopo l'estate una soluzione» «Abbiamo predisposto l'accordo di programma – ha dichiarato Bertolaso – e dopo Pasqua torneremo con il presidente Fontana per la firma ufficiale. Il tavolo tecnico, con il supporto del Politecnico di Milano, valuterà tutte le ipotesi, compresa la ristrutturazione. Entro l'estate vogliamo arrivare a una soluzione condivisa, senza condizionamenti esterni».

Il che dimostra che, nelle realtà in cui il ceto politico e istituzionale locale e la cittadinanza attiva territoriale non si fanno imbesuire dalle narrazioni fantasmagoriche, si possono riaprire giochi dall'esito scontato.

Ripetiamo, in piena assonanza con il Movimento che si è relazionato col suo comunicato e con le altre testimonianze civiche (che non si sono bevuto il cervello), che mancano totalmente i presupposti giustificativi per una strategia da “piccone risanatore” (com'è l'idea di costruire un nuovo nosocomio, anziché riqualificare una struttura con ampi margini di rifunzionalizzazione). Ciò per convincimenti etici di impiego temperante delle risorse pubbliche, di rispetto ambientale, di aderenza ai canoni di buona gestione amministrativa.

Per di più (e non è esattamente un particolare insignificante) il fabbisogno finanziario non solo non è garantito (specie alla luce dello scaricabarile tra Stato e Regione, come finanziatore), ma sta cedendo la sicumera dei soldi che ci sono.

Perché (per non prenderci per i fondelli) i soldi che ci sarebbero (come dimostra la vicenda di Piacenza) verrebbero attinti dalla catena che parte dal project financing suscettibile di innescare quella partnership pubblico-privata che renderebbe ultracostoso il saldo finale dell'opera e, quel che più grave, una struttura incardinata nelle logiche del privato.

Dall'archivio L'Eco Dossier

  giovedì 20 febbraio 2025

Focus sanità /37

La parola ai lettori e ai rappresentanti istituzionali

  venerdì 4 febbraio 2022

Incinta, ma appena appena…

Dossier Tamoil

  mercoledì 20 marzo 2019

Tamoil ter. Per progettare il futuro partire dalle consapevolezze del passato

Sono intercorsi più di sei anni dalle conclusioni del “tavolo” istituzioni/Tamoil, perché partissero le operazioni di smantellamento di impianti industriali, non più finalizzati al processo produttivo, inutili e forse pericolosi, quanto meno per effetto di quanto si sarebbe appreso dall’auto-denuncia aziendale

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