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Dopo una lunga malattia, ci ha lasciato Sanasi. Ciao, Franco

L’estremo saluto si svolgerà domani martedì 6 febbraio 2018 alle ore 11 nella Chiesa dell’Ospedale Maggiore di Cremona. La redazione di questa rubrica per l’estensore, mosso dall’intento di non disperdere nell’oblio testimonianze e profili virtuosi, implica, come e forse più dei precedenti, intima partecipazione e sofferenza

  05/02/2018

A cura della Redazione

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Un po' perché, nella fattispecie, chi ci ha lasciato è praticamente coetaneo ed un po' perché insieme abbiamo condiviso un lungo percorso esistenziale e politico.

Stessa scuola dell'infanzia, stessa scuola primaria, stesse medie di primo e secondo grado, stesse gravitazioni pendolari a scopo scolastico. Ma le analogie non finiscono qui: nati nello stesso paese…genitori impegnati nella stessa fabbrica…attività extrascolastiche comuni (anche se sul campo di calcio era un'ala veloce travolgente e promettente ed io uno svogliato spettatore)…ore extrascolastiche perse allo stesso bar.

Finché, anche non volendo, realizzi che nella vita quelle adolescenziali ed effimere convergenze parallele (come direbbe Aldo Moro, conterraneo pugliese della famiglia del padre Aldo originario di S. Pietro Vernotico) si incaricano di convergere, appunto, su terreni più impegnativi e solidi. Donde sarebbero stati tratti convincimenti e scelte concrete, suscettibili di permeare e durare un'intera esistenza.

Primi volantinaggi sui treni di denuncia delle tariffe esose del trasporto ferroviario e, quasi contestualmente, primi giornalini studenteschi (conservati e sopravvissuti fino a noi) e primi affacci ai cancelli della fabbrica-paese, l'ATA Pirelli (per capire cos'era il lavoro e per i primi volantinaggi). Dove, come sopra ricordato, i nostri genitori lavoravano e traevano sostentamento per la famiglia e, soprattutto, per la prospettiva di un futuro migliore ai figli.

I primi rudimenti politici li traiamo dal padre Aldo, operaio, reduce dall'ARMIR, che si era sorbito la ritirata ed era approdato a S. Bassano; persona molto colta ed interessata a trasmettere, con lievità, gli ideali di giustizia sociale, al figlio ed ai suoi compagni di scuola.

Per farla breve, in men che non si dica si trova l'occasione per partecipare all'assemblea della Sezione Socialista del martedì sera presso la Cooperativa di Via Montegrappa. Ancor meno che ce l'aspettassimo a chiedere (nel 1962, anno del 70° della fondazione del PSI e dello sblocco della difficile e tormentata ricerca della svolta a sinistra) la tessera della Federazione Giovanile Socialista e ad attivare il proselitismo nell'area dei coetanei o quasi.

In due anni avremmo reclutato cento giovani socialisti, che s'affacciano alla militanza, autorevolmente praticata a Pizzighettone da trecento iscritti e guidata da giganti dell'idealismo del nome di Piero Cabrini, di Giusto Corbani, di Brunilde (figlia di Attilio Boldori) e di tanti altri “quadri” ed attivisti. La cui dedizione, esercitata tra fabbrica, partito, sindacato, cooperativa, a costo di sottrazione di tempo alla famiglia e di risorse economiche a bilanci domestici dignitosi ma contenuti nonché foriera in non pochi casi di ritorsioni sui luoghi di lavoro, traeva ispirazione e linfa da un aggregato, in cui la militanza costituiva la stella polare dell'intera esistenza.

Sarebbe stato così, almeno per qualche decennio, anche per noi.

L'anno successivo saremmo entrati entrambi (poi seguiti da Fulvio Pesenti, Rizzi ed altri) nel vertice dell'organizzazione provinciale dei giovani socialisti; alternandoci alla segreteria in base alla prevalenza delle rispettive sensibilità (più autonomista la sua decisamente più a sinistra quella di chi scrive).

Passano, con assoluta fedeltà a questo canovaccio, gli anni; si passa da adolescenti a giovanotti; si completano gli studi; si affrontano, per brevi periodi, esperienze da “rivoluzionari a tempo pieno” (in Federazione o nel Sindacato) e si diventa grandi per un'attività professionale definitiva.

Franco Sanasi ne imbocca una (funzionario di Ragioneria della Provincia) che seguirà ininterrottamente per l'intero arco lavorativo. Diventando, specie nel periodo dell'applicazione alla Sezione cremonese del Comitato di Controllo della Regione Lombardia, uno dei massimi esperti di contabilità pubblica. Fino al punto di costituire, insieme con altri valenti colleghi, un ineludibile punto di riferimento per amministratori ed amministrazioni che avessero voluto predisporre bilanci e delibere ineccepibili. Per quanto quella Sezione fosse tenuta ai controlli successivi, gli operatori erano certi del fatto che con un consiglio preventivo si poteva essere sicuri di superare l'esame del Comitato a Cremona e a Milano e, soprattutto, di essere perfettamente in linea con le disposizioni legislative e procedurali.

Bastava farsi precedere da una telefonata ed andare a colloquio con Sanasi, Bisceglie, Soldani ed, ovviamente, con altri valenti e disponibili funzionari  e si poteva essere certi, in una temperie in cui i controlli di legittimità e di merito costituivano condizione di buona amministrazione, di un fecondo accompagnamento.

Insomma, Sanasi, con Bellisario, con Majori costituì per molti anni quel think tank di studiosi e di esperti di materie istituzionali ed amministrative, che in quegli anni 70, 80 e 90 influenzeranno parecchio lo sforzo progettuale del territorio e le politiche socialiste locali.

In ragione di questi presupposti, in temperie in cui il cursus honorum era scandito dal provato valore della testimonianza, dalla professionalità e dal consenso preventivo di un popolo di militanti (che, per quanto riguarda il PSI, contava oltre 5.000 iscritti, 110 sezioni, 30 Sindaci, 400 consiglieri comunali), tutti sarebbero ben presto approdati, dopo il vaglio elettorale, a concrete responsabilità gestionali; contribuendo, tutti, agli esiti performanti delle Giunte Zanoni (nel capoluogo) e Dolci (in Provincia, come abbiamo ricordato due anni fa).

Sanasi, appena trentenne, sarebbe stato eletto (nel suo Collegio di Pizzighettone, dove il PSI aveva raggiunto il 33% dei consensi) in Consiglio Provinciale, per diventare contestualmente Assessore ai Lavori Pubblici (in precedenza retto dall'avv. Silvestro Ferrari, poi destinato alla Camera dei Deputati). Un po' per esperienza professionale velocemente acquisita ed un po' per acculturazione sul campo  ottenuta dal tanto ciabattare tra le sezioni, la Consulta provinciale degli amministratori socialisti, gli incontri in loco, Sanasi disponeva perfettamente di un quadro generale del territorio e delle singole realtà. In materia di collegamenti e di viabilità. Se si pensa a ciò che, ai giorni nostri, è diventato quel groviera d'infrastrutturazione, conseguenza della trascuratezza dei superiori organi di governo nei confronti dei sottoposti livelli o di silenzi o di nescienze autoctone, fatto di crolli ed inagibilità, quell'operosità amministrativa merita di appartenere ad un ciclo aureo.

Gli si deve quel filotto di miglioramento della viabilità provinciale e di realizzazione di nuovi ponti di valico fluviale, che avrebbero messo in museo i traghetti (funzionanti fino agli anni 70, anche se invocati ai giorni nostri per andare oltre il Po ed oltre l'Adda).

Come ha potuto succedere (l'interrogativo lo dobbiamo alla memoria del suo protagonista appena scomparso) che ponti nuovi, come quello di S. Daniele, dovuti all'entusiasmo ed all'intraprendenza di amministratori come Dolci e Sanasi e realizzati quasi in un battibaleno, possano essere degradati al limiti dell'inagibilità?

Ma, probabilmente a causa della lunga malattia che l'ha afflitto, questo triste epilogo gli è stato risparmiato.

Completando l'excursus di una così virtuosa testimonianza civile ed istituzionale, non potremmo non fare menzione di un altro importante avamposto di gestione amministrativa applicata ad un contesto critico.

A metà degli anni ottanta, il Consorzio per gli Acquedotti per i Comuni della Provincia di Cremona (costituito, su pressante sollecitazione dei socialisti cremonesi, dalla Giunta Ghisalberti poi partecipata dagli eletti del PSI) si trovava, con una perifrasi linguisticamente un po' azzardata, in “cattive acque”. Probabilmente dovute a miopie delle gestioni politiche quanto a storture indotte dall'assuefazione al potere.

Su pressione di chi scrive, Sanasi accettò l'amaro calice dell'assunzione  della Presidenza dell'Ente, non casualmente schivato dagli altri partners dell'alleanza maggioritaria. Nell'arco del mandato, a seguito di un lavoro oscuro, logorante, impegnativo, l'Ente affidatogli sarebbe risultato risanato nelle finanze e rilanciato nelle potenzialità operative di un servizio essenziale per i territori.

Tale è il profilo sintetico sui perni idealistici, sulla militanza politica, sull'operato istituzionale di un compagno e di un amico che troppo presto ha lasciato la sua famiglia e noi che con lui abbiamo condiviso un non breve percorso.

Il corredo iconografico è tratto sia dalla raccolta dell'Eco del Popolo sia da Provincia Nuova.

1° foto Franco Sanasi

2° foto Franco Sanasi ad un Convegno PSI anni '80

1° allegato: Provincia Nuova - contributo di Franco Sanasi 

2° allegato: giunta Dolci 1975 con didascalia

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