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Ci ha lasciato Ugo Intini

  13/02/2024

Di Redazione

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Sintetico profilo biografico

È morto Ugo Intini, all'età di 82 anni, ieri sera a Milano, dopo una lunga malattia. Lascia la moglie Carla e il figlio Carlo. È stato direttore del giornale socialista Avanti! de Il Lavoro di Genova e deputato per quattro legislature. Ugo Intini ha ricoperto incarichi di governo nel secondo Governo Amato e nel secondo Governo Prodi, nel ruolo di sottosegretario agli Esteri. È stato responsabile dell'informazione, portavoce del Psi, rappresentante del partito all'Internazionale Socialista. Negli anni difficili dello sfascio del PSI, Ugo Intini non ha mai lasciato il movimento socialista italiano.

Una stagione lontana nel tempo ma ben conficcata nelle consapevolezze del presente

A metà anni 60 era il capofila chioccia dei fgssini milanesi e lombardi attratti dall'idea di esprimere la militanza anche con l'impegno giornalistico. Punto di riferimento, simbolico oltre che logistico, era la redazione milanese Avanti di piazza Cavour (insediata in quella che era conosciuta come la casa della stampa). Ben consapevole dei miei limiti, vi approdavo come corrispondente da Cremona, designato, dopo la trafila dei giornalini studenteschi (tratto comune a tutti gli esordienti dell'epoca) e de L'Eco del Popolo, dal Direttore Emilio Zanoni, segretario della Federazione e, soprattutto, formatore di operatori del giornalismo militante. Periodicamente si convocavano sessioni di indirizzo, ma soprattutto di implicito addestramento, almeno dei "fondamentali". Ero stato incardinato nel ruolo da Sassano (un gigante, umano e giornalistico). Ma il referente capofila di quella nidiata di potenziali giornalisti e dirigenti socialisti era, lo ripeto derivando questa certezza dal tratto umano, indiscutibilmente Ugo. "Socialista autonomista" ma rispettoso delle diversificate sensibilità.  Dall'unificazione socialista del 1966 in poi la testata socialista, non capofila della categoria ma solo per la fragilità materiale, avrebbe formato una ragguardevole leva che combinava eccellenza di professione giornalistica e di impegno politico istituzionale. Indiscussi riferimenti Tognolino e Intini.   In qualche misura anche Pilitteri. "Promesse" in formazione anche Fontana, che sarà apprezzato Sovraintendente della Scala, Tobagi, che diventerà indiscusso protagonista ai vertici del Corsera e dell'associazionismo della categoria, Finetti e Besostri e, extra moenia, i mantovani Bertazzoni, che sarebbe diventato primo cittadino ed apprezzato scrittore, di tanto in tanto Enrico Novellini, che sarebbe diventato parlamentare e sottosegretario alla Pubblica Istruzione, e, ben consapevole di essere parva res, il sottoscritto.

Insomma una feconda stagione in cui, dal punto di vista socialista, veniva testata concretamente la volontà di radicare sul campo il punto più alto mai raggiunto del riformismo e, ad un tempo, di plasmare (almeno di provarci) un movimento socialista che riuscisse ad archiviare definitivamente la triste stagione frontista e a catalizzare le testimonianze ideali e militanti per dar vita ad un partito che rappresentasse in Italia il modello europeo del socialismo liberale e laburista.

Di questo progetto fu sempre autorevole testimone Ugo Intini. Al vertice della storica testata e nella vita parlamentare.

La conoscenza cementata in quel ciclo lontano nel tempo è continuata nelle temperie più recenti, pur nella consapevolezza dei profondi cambiamenti interventi, soprattutto a livello delle discontinuità laceranti.

L'avevamo invitato in più occasioni a conviviali di presentazione degli ultimi suoi lavori editoriali. Era venuto a Cremona portando con sé il tratto misurato e forse umile, ma autorevole nella testimonianza che voleva divulgare. Nella recente partnership ricordiamo la concessione della replica sulla nostra testata del profilo, nel decimo anniversario della scomparsa, di Giuliano Vassalli, eroe della Resistenza, esponente di spicco del socialismo italiano, valente giurista.

(e.v.)

Ciao Ugo, grande cuore del socialismo italiano

Editoriale di Mauro Del Bue
Editoriale di Mauro Del Bue

La notizia della morte di Ugo Intini non può che provocare dolore nei suoi compagni di viaggio, ma anche nei suoi avversari politici. A lui tutti riconoscevano profonda coerenza intellettuale e assoluta purezza di comportamento. Era il grande cuore della storia socialista degli ultimi cinquant'anni. Era milanese, autonomista come la nidiata di giovani raccolti attorno a Bettino Craxi, da Claudio Martelli, a Carlo Tognoli, a Ugo Finetti, a Nuccio Abbondanza, a Carlo Fontana, a Ferdinando Mach, a Gigi Da Rold, solo per citarne alcuni. Giornalista della redazione milanese dell'Avanti apparteneva a una tendenza non disposta a piegarsi ai voleri del Pci e neanche della Dc. Apparteneva a un partito che a Milano eleggeva Pietro Nenni e Loris Fortuna ed esprimeva i migliori sindaci della città. Ugo scriveva e mi insegnò l'arte dello scrivere. Ad esempio che prima si fanno i titoli e poi si espone il contenuto, già sintetizzato nel titolo. Fu direttore de “Il Lavoro nuovo” di Genova e amico di Sandro Pertini che lo accolse con favore come suo successore alla Camera. Fu direttore dell'Avanti e venne travolto dallo strazio della scomparsa della figlia, il dolore più acuto che possa capitare a un genitore, ma non mancò mai, me lo confessò Roberto Villetti, suo vice, neanche dall'ospedale, di far mancare i suoi articoli. Possedeva un senso del dovere assoluto. Fu uno dei massimi dirigenti del Psi e portavoce di Craxi e alla scomparsa del suo partito non si rassegnò. Volle lottare con la mente e soprattutto col cuore, il suo cuore grande, fondando addirittura il giornalino e il movimento “Non mollare”, che riprendeva il titolo del celebre organo rosselliano creato al tempo del fascismo. Poi lanciò il movimento Liberalsocialista con Margherita Boniver e infine il Ps che poi si unificò col Si di Boselli creando lo Sdi. Fu sottosegretario agli Esteri del governo Prodi e tornò alla Camera. Sempre con l'umiltà e la generosità verso gli altri e quel sorriso timido che lo caratterizzava. Telefonava spesso per commentare gli articoli, anche i miei, per chiedere un parere sulla situazione politica. Sapeva ascoltare, altro suo pregio in un mondo che sa solo sentenziare. Scrisse diversi libri. Tra tutti “La storia dell'Avanti”, poderoso volume denso di episodi inediti e di ricordi personali. Condusse quasi da solo una battaglia per contestare la figura di Togliatti, al punto d'essere soprannominato Ugo Palmiro con ironia. Sognava un passato che non esiste più. Per questo fu eroe romantico. Forse tra tutti i dirigenti del vecchio Psi é stato il più amato per il suo candore. Nessuno credo abbia mai alzato la voce con lui che scriveva tutto, anche gli interventi per una riunione con pochi intimi. Segno di rispetto e di educazione appresa dai più grandi socialisti, primo fra tutti Pietro Nenni. Non sarà facile fare a meno di Ugo Intini, il socialista più amato. Impossibile sarà dimenticarlo.

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